Creatura analogica

di ilasi
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Sono sempre stata una creatura analogica. Patetica e nostalgica.
Per quanto il mondo possa andare avanti io rimango inesorabilmente un passo indietro.
Le cuffie ingombranti e intrecciate o il dimenticato vinile nel suo malinconico giradischi mi sembrano, ancora oggi, il modo più bello di ascoltare musica.
Il pacchetto sgualcito di Rothmans blu e il sapore amaro di un fumo che ti coccola, ti logora, ti nausea, ti inebria, non potrà mai essere sostituito da una IQOS all'aroma di cannella. Perché l'ivasione dell'aspro, la sensazione acre che rimane sulla lingua, sono la consapevolezza di un gesto autodistruttivo che non ti inganna. Non si maschera dietro un design accattivante e aromi confortevoli.
L'imbarazzo e l'incoscenza di un gesto senza filtri, quando alla fine ti rialzi e raccogli i pezzi di te, caduti e sgualciti, mentre occhi curiosi ti osservano armeggiare con un pezzo di carta, mai grande abbastanza.
La vita è analogica.
La morte è analogica.
Il piacere è analogico.
Penso e mi deprimo.
Sempre maledettamente un passo indietro.
 




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