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«Sybil era l’unica al mondo a pensare che io e te fossimo persone
di buon cuore»
«Credi che riusciremo ad andare d’accordo in futuro?»
«Ne dubito»
Ci sono ricordi che giocano a riproporsi continuamente nella mente
di Mary, sono fatti di suoni e silenzi.
I singhiozzi trattenuti di Edith, in piedi accanto a lei per
l’ultimo saluto a sua sorella.
L'assenza del respiro di Sybil.
È stata sempre accusata di essere una donna fredda e se qualcuno
avesse voluto farlo anche in quel momento, Mary non avrebbe saputo cosa
rispondere né come spiegare quel dolore senza lacrime. Lei stessa si biasimava.
Si era sentita intrappolata nei suoi stessi pensieri, un brusio
costante di parole che non trovavano un senso perché scomparso. Così come era
scomparsa la vita dagli occhi di sua sorella, in un battito di ciglia e sotto
il loro sguardo attonito. Via con lei, tutto. La dolcezza, la fiducia,
l’ostinazione.
Mary non è Sybil.
«Ne dubito»
A lei non piaceva quel silenzio assordante che aveva invaso
Downton nelle ultime ore, non lo voleva. Aveva cercato il modo di riempirlo
mettendo in fila parole per consolare Edith.
Avrebbe voluto che le stanze, gli spazi e i tempi di quella casa
fossero ricolmati nel modo in cui riusciva a farlo Sybil, con i suoi sogni e i
suoi progetti.
Mary invece sa di avere la condanna di una mente razionale e
pragmatica. Il dolore bussa forte, poi scava intorno, cerca una falla in quella
fortezza che è lei stessa.
Nei ricordi che continueranno a ripresentarsi ogni giorno, ci
saranno sempre gli occhi gonfi e le guance rigate dalle lacrime di Edith, i
suoi singhiozzi a stento trattenuti, più che le parole che si sono scambiate. È
in quei dettagli che Mary ha riconosciuto un dolore identico e perfino più
coraggioso del suo. Quella di Edith era una sofferenza più audace, davanti a
quel capezzale, che riusciva a demolire muri di austerità e rigore che avevano
imparato a costruire diligentemente anno dopo anno da quando sono nate.
Ma anche Edith non è Sybil.
«Ne dubito»
Troppo diverse e troppo distanti, lei e Edith, per potersi
scoprire sorelle all'improvviso.
E se in poche ore può svanire tutto, che senso avrebbe avuto
fingersi un’altra persona proprio in quel momento e favoleggiare di un rapporto
che lei e Edith non sono mai riuscite a costruire in una vita intera?
Ha sperato che sua sorella sentisse solo un brusio nei suoi
pensieri, almeno quanto lei.
Che possa esserle bastata l'illusione di sentirsi più
unite, più sorelle di quanto non si siano sforzate di essere fino a quel
momento. Che nei ricordi che busseranno per entrambe resti almeno la sensazione
di quell’abbraccio che si sono concesse.
Loro due non assomigliano a Sybil.
Ma cosa avrebbe detto Sybil?
«Ma possiamo provare a volerci bene, come sorelle.»
***
Ciao a tutti!
Ho concluso da poco la visione di DA e arrivo –
piuttosto incerta - con questa piccola fic in questo fandom.
L’introspezione di Mary riguarda il momento in cui lei
e Edith arrivano a una tregua davanti al capezzale di Sybil nella puntata 3x05. I dialoghi sono tratti dall'episodio.
Nella serie, ho amato molto Mary e spero di essere
riuscita a guardarla nel modo giusto in queste righe nate per fare un regalo
piccino picciò. (Ciao, TU)
Partecipa in questo modo anche all’iniziativa Regali
di inchiostro tra i tavoli del pub del gruppo fbL'angolo di Madama
Rosmerta.
Spero che la lettura sia stata piacevole e che il
risultato non sia un disastro totale!