Parole tra i ghiacci

di Najara
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Sci
 
La neve cadeva copiosa, era meravigliosa, così bianca, così calma e ogni fiocco unico e perfetto. Dagli occhi le scese una lacrima, le succedeva spesso quei giorni di emozionarsi per le cose più banali, come quando aveva pianto per la gentilezza con cui le era stato porto un bicchiere d’acqua.
“Hai mai pensato che gli sci non sono altro che una metafora della coppia?” L’uomo con la sua voce gentile e il forte accento russo la distolse dalla sua contemplazione.
“Come?” Chiese, notando che il suo collega, seduto sulla sedia fissava il paio di sci con cui era arrivato e che aveva posato contro la parete dell’infermeria che la ospitava da almeno una settimana.
“Sono due, puoi usarne anche solo uno, ma la tua vita è misera.” Rise e lei annuì, ricordando la fatica di avanzare con un solo sci nella neve. “Se sono in sincronia tutto va che è una meraviglia, ma se uno decide di andarsene a destra o l’altro a sinistra sei finito.”
“Mmm.” Disse soltanto. Boris Ivanov era sposato da dieci anni e amava sua moglie alla follia, avevano cinque figli.
“Io ho trovato il mio sci, la perfetta compagna delle più folli discese e delle più dure salite. Tu, mia piccola Sarah Wilson?” Quando lei lo guardò lui sorrise. “Ho sentito spesso mormorare un nome, mentre vegliavo sul tuo sonno. Una certa Beth…” Lei arrossì e l’uomo rise di nuovo. “Non a tutti Anguta da una seconda possibilità, battiti per il tuo perfetto sci.”




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