(tw: Questa
storia contiene riferimenti a tematiche di interruzione volontaria di gravidanza e abilismo. Non sono
presenti descrizioni grafiche.)
Per GaiaBessie,
compagna di ship e di angst
anche a Natale.
Certezze provvisorie
1.
Il laccio
costringe un flusso di vita perché la magia possa disvelarsi.
Lo applico
sul braccio di ogni strega che viene da me, e così tutti i miei colleghi in
ogni ospedale magico del Paese da quando è stato introdotto il test. Scelgo il
sito, lo lego dieci centimetri al di sopra, sento sotto il polpastrello la vena
divenuta palpabile: in questo modo il sangue è più vicino possibile alla punta
della bacchetta, quando la poso sulla pelle e pronuncio la formula.
La magia si
sviluppa anche in posti inaspettati, perché è essa stessa vita e il suo unico
fine è diffondersi. Ma per l’assenza di magia non abbiamo mai trovato rimedio:
il più recente sviluppo in questo campo consente solo una diagnosi prenatale.
Un Medimago
sa che non esiste differenza di volume-colore-densità-viscosità tra il sangue
di un Purosangue, un Mezzosangue e un Nato Babbano: quando sanguiniamo,
soffriamo allo stesso modo; quando smette di circolare, tutti non soffriamo più.
La procedura che ripeto nel corso di ogni visita mette in evidenza l’unica
difformità che ancora ha valore, in una società che ha fatto della lotta alle
discriminazioni un baluardo: se il feto ha ereditato la magia dei genitori, o
di almeno uno dei due, l’incantesimo lo rileva e scintille di luce scaturiscono
dalla bacchetta; se la donna porta in grembo un Magonò… il buio è anche nella
conversazione che dovrà seguire.
La giovane
coppia che si è presentata per la prima visita è l’incontro molto chiacchierato
tra la magia secolare di una famiglia e magia nuova e spontanea. E dove la
comunità scientifica ha interesse per lo studio di due genealogie così
interessanti, le riviste mondane offerte fuori nella sala d’attesa
chiacchierano della relazione tra un ex-Mangiamorte e un’eroina della seconda
guerra.
«Niente?»
«Non lo
assillare, Draco. Lascialo lavorare.»
«Niente. Ma
capita che nel primo mese sia ancora troppo presto per evidenziare qualcosa. Ci
rivediamo tra quattro settimane.»
2.
Laccio,
vena, formula. Niente.
Nel punto in
cui si posa la punta della bacchetta, la pelle di Hermione Granger si fa traslucida,
segno che l’incantesimo sta funzionando.
Nella
fiducia verso le linee guida risiede la sicurezza con cui posso riprendere a
parlare alla coppia. «Il test non ha rilevato tracce di magia nel feto, mi
dispiace.» Non li chiamo mai “bambini”, quando non sono sicuro delle intenzioni
dei genitori: fa più male prendere decisioni su un “bambino” che su un “feto”.
La mia
paziente lascia andare un sospiro grave e stringe le palpebre, distesa sul
lettino dell’ambulatorio. Il signor Malfoy le posa subito una mano su una
spalla in un gesto di conforto, ma ha l’altra contratta in un pugno lungo il
fianco.
«Aspetti
ancora, continui a provare» mi intima quando mi accingo a rimuovere il laccio.
La procedura prevede un minuto di attesa per il risultato e il laccio non può
restare applicato per oltre due minuti, glielo spiego mentre faccio ciò che
devo.
«Ripeteremo
il test alla prossima visita. Ma nel frattempo devo sapere se volete discutere
delle altre opzioni.»
«No!» È la
prima parola che Hermione Granger pronuncia da quando ho annunciato l’esito
negativo del test. Non sono sicuro se sia un’esclamazione di delusione o una
risposta, così attendo in silenzio.
La donna si
appoggia al marito, che la stringe con il braccio sinistro senza alcun segno di
vergogna – lo noto con quella parte della mia mente in cui risiede
l’informazione che in alcuni esami fisici si può rilevare la cicatrice nera di
un teschio e un serpente, ma essa non si associa ad alcuna malattia magica, per
quel che ci riguarda è un segno sulla pelle come le lentiggini.
«Dica quello
che deve» risponde per lei il signor Malfoy. La moglie non parla e io temo che
anche una mente così famosa per essere razionale possa indugiare sulla ricerca
delle colpe che non ha: una donna, che può essere madre con o senza un figlio,
si sentirà sempre responsabile persino del caso per il quale un bambino nasce
sano e un altro no.
La moglie
sospira. «La ascoltiamo.»
Non succede
spesso di ricevere un test negativo, ma siamo tutti preparati al discorso che
prevede la recente legislazione in materia. «La condizione di Magonò è
estremamente rara, non esiste attualmente una cura. Un Magonò può vivere una
vita piena e felice, però senza magia. I recenti sviluppi della Medimagia ci
permettono di individuare tracce di magia ai primi mesi di gravidanza, ma il
test purtroppo non è infallibile e le dinamiche temporali dello sviluppo
prenatale della magia sono ancora in larga parte ignote. La legge prevede un
limite di dodici settimane per intervenire eventualmente con l’interruzione di
gravidanza. Mi preme ricordarvi che sarete seguiti e supportati in ogni vostra
scelta.»
3.
Il terzo
laccio che applico sul braccio di Hermione Granger è quello che stritola ogni
loro speranza di poter evitare di prendere una decisione: negativo, come i
precedenti. Sotto due identici sguardi di apprensione, ho atteso un minuto e
mezzo prima di ritirare la bacchetta.
Draco Malfoy
indirizza un’occhiata alla moglie, che è curva sotto il peso di una notizia
ripetuta per la terza volta, e poi è lui a parlare: «Procediamo. Stiamo per
entrare nella dodicesima settimana.» Fissa le pareti azzurro chiaro
dell’ambulatorio, identiche in ogni stanza e ogni corridoio dell’ospedale.
Dovrebbe essere un colore riposante, ma mi rendo conto che non c’è niente di
rilassante nel vedere un poster al muro che illustra le fasi di una gravidanza
quando si sta per interromperne una.
«Restano pochi
giorni per intervenire» confermo, in risposta, ma poi mi volto a guardare
Hermione Granger: è lei la mia paziente.
Ha gli occhi
lucidi e scuote la testa. Ho più esperienza di gravidanze culminate in una
nascita che di quelle terminate, eppure posso dire con certezza che questa non
è la faccia di una paziente pronta ad andare avanti con la propria scelta,
nonostante l’inevitabile dolore.
«Signora Granger?»
«No»
singhiozza. Attendo. «Non procederemo.»
«Hermione,
ne abbiamo parlato. Hai lavorato tu stessa a questa legge.»
«Perché ogni
donna dovrebbe avere il diritto di scegliere, non perché ero certa di farlo io!
Fino a qualche anno fa ero io, il rifiuto di questa società. Non considererò
mio figlio, nostro figlio, come tale. Non ce la faccio.»
«Decidi solo
tu? Ogni donna dovrebbe avere il diritto di scegliere, e gli uomini invece?»
Hanno alzato
la voce. Le norme sulla privacy prevedono che le pareti degli ospedali siano incantate
per l’insonorizzazione; l’unico orecchio che origlia l’intimità dei pazienti è
professionale, non indiscreto. Io non sono nella posizione di intervenire in
una discussione che non mi riguarda. «Vi lascio un momento, torno tra un po’.»
4.
Hermione
Granger è venuta da sola per la visita di controllo mensile.
Mi sono
occupato delle pareti: stavolta sono vuote.
Niente
laccio, mi chiede di non ripetere il test.
A ogni altro
esame di routine è tutto normale, tutto regolare. Sono felice di
comunicarglielo. È la visita più breve che ho fatto finora con lei, e la più
facile.
5.
Il quarto
test è ancora una volta negativo.
Getto il
laccio usato nei rifiuti da smaltire – per igiene svaniscono non appena il
contenitore viene richiuso – e abbasso la bacchetta.
«Il signor
Malfoy aveva un impegno di lavoro anche oggi?»
Il mio non è
il gossip della sala d’attesa: una donna gravida ha bisogno di supporto, e il
padre del bambino è soltanto il primo nome da cui ci si aspetta che arrivi. Noi
siamo i professionisti che incontrano una volta al mese o poco più, non
possiamo essere famiglia, non abbiamo cuore a sufficienza per spartirlo tra
tutte loro.
«Purtroppo
sì.»
Una lacrima
che fingo di non vedere scivola sulle occhiaie scure, mentre proseguo con la
visita.
«Procede
tutto bene, il bambino è in salute e anche lei.»
Un sospiro
che esprime tutto il suo sollievo, poi un sorriso.
«È un
maschietto?»
6.
Quando si
accomoda davanti alla mia scrivania, la signora Granger deve scostare la sedia
all’indietro per far spazio al ventre ormai inequivocabilmente ingrossato.
Getta un’occhiata all’orologio da polso e una alla porta chiusa, come se
qualcuno avesse mancato un appuntamento; lei è stata puntuale, ma io non la
vedo accompagnata dal marito da quasi tre mesi. Qualche volta devo domandarmi fin
dove sia il caso di spingersi, cosa può essere considerato legittimo interesse
e cosa invadenza: Hermione Granger è un nome famoso, come approcciarla senza
dare l’impressione di essere alla ricerca di gossip? La divisa ospedaliera che
indosso è sufficiente a ricordarle che tra queste mura riceverà soltanto riserbo?
Qualcuno è
oltre la soglia, riconosco la voce dell’infermiera: si scusa per il disturbo,
c’è il marito della paziente.
Mi rivolgo
alla signora Granger, che ha gli occhi lucidi e il respiro affrettato: «Può
entrare?»
Annuisce.
Il signor
Malfoy si precipita dalla moglie, nemmeno saluta, vede solo lei. Poi, trafelato,
a un solo passo di distanza, un pensiero sembra bloccarlo sul posto. «Ho
ricevuto il tuo messaggio.»
«Io ti ho
scritto l’orario della visita anche il mese scorso, ma non sei venuto.»
Draco Malfoy
si piega in ginocchio davanti a lei, il mantello da viaggio si accumula ai suoi
piedi. Le prende il viso tra i palmi, respira su di lei, poi china il capo e
poggia la fronte sul suo petto.
«No. Dovrai
fare lo sforzo di spiegarti, stavolta.»
«Avevi
ragione tu. È il nostro bambino.»
Lei inizia a
piangere, il marito la stringe in un abbraccio e la bacia tra i capelli, sulle
guance, asciuga le sue lacrime. «Scusa» mormora. «Perdonami, Hermione.»
Sono di
troppo, siamo spesso spettatori imprevisti dell’intimità altrui, ma se mi
alzassi adesso attirerei ancora di più l’attenzione e non è consentito nemmeno
Smaterializzarsi all’interno dei confini dell’ospedale.
«Resti?» Non
avrei mai creduto che la voce della potente Hermione Granger potesse risuonare
così prossima a spezzarsi, ma l’esperienza professionale mi ha insegnato che
non vedrò mai una donna più fragile di una che porta il peso di una nuova vita
e di ansie e preoccupazioni e responsabilità.
«Te l’ho
promesso, è per questo che ti ho sposata.» Il signor Malfoy si scosta appena
per guardarla negli occhi e ciò che intravedo è così intenso che abbasso i miei
sulla cartellina; non oso muovermi, leggo e rileggo nome-cognome-data e luogo
di nascita-data presunta del parto.
«Io… avevo
paura. Questo non è il mondo in cui sono nato, quello che era un pericolo
persino per te, ma è ancora un mondo difficile. Però noi abbiamo abbastanza
magia per proteggerlo da tutto, e tu sei la strega più forte che abbia mai
incontrato.»
Sento la donna
ridacchiare, mentre tira su col naso. «È per questo che mi hai sposata.»
Così,
assisto al suo perdono: intuisco che sperava soltanto che il marito capisse. Le
settimane avanzano e una donna gravida non ha il tempo di serbare rancore verso
qualcuno di cui ha così evidente bisogno.
Poi lei si
rivolge a me, un piccolo sorriso imbarazzato e un volto intero di felicità: «Ci
scusi per lo spettacolo.» Posa una mano sulla sedia accanto alla propria,
invitando il marito a sedersi. «Siamo pronti per la visita.»
7.
L’ultima
volta che applico il laccio sul braccio di Hermione Granger lo tengo per meno
di un minuto, l’esito è quasi immediato: una pioggia di scintille dorate
esplode dalla mia bacchetta, ci circonda, danza sui sorrisi sorpresi e gioiosi dei
genitori del nascituro.
«Draco, hai
visto?»
«Ma com’è possibile?»
Questo test
non è privo di falsi negativi.
La Medimagia
è fatta di certezze basate sulle evidenze, incrollabili fino al momento in cui
crollano, e poi vaste lande di sapere inesplorato. Ci azzardiamo a sfiorarle
con la consapevolezza di non poter mai possedere la più profonda verità, perché
se la magia fosse materia meno complessa non sarebbe stata in grado di renderci
complessi a sufficienza da provare a comprenderla.
Oggi,
rispetto al pensiero di tutto quello che non potrò mai conoscere, trovo
conforto nella felicità che ciò che conosco mi ha permesso di offrire a
Hermione Granger e Draco Malfoy.
8.
«Sta per
entrare nel nono mese, dovrebbe tenersi pronta. Qualche volta ai piccoli maghi
piace anticipare i tempi, qualche volta allungarli. Lasciamo fare a lui.»
«D’altronde
Scorpius è già stato capace di sorprenderci.»
«Sarà un
Malfoy, tesoro, e un Malfoy non è mai banale.»
«Un
Malfoy-Granger, tesoro.»
9.
Un pianto
che sono sempre fiero di ascoltare.
Lacrime che
è una gioia vedere.
Due identici
sorrisi, più il mio.
«Benvenuto,
Scorpius Malfoy-Granger.»
Note:
La Rowling non ha mai approfondito molti
aspetti della Medimagia, perciò ogni informazione presente in questa storia è
di mia invenzione, in qualche caso traslata dal mondo Babbano. Per esempio, il
limite temporale per l’interruzione volontaria di gravidanza è quello della
legge n.194/1978 della Repubblica Italiana.
Nella saga si è sempre insistito sulla
questione del sangue rispetto alla distinzione tra Purosangue, Mezzosangue e
Sanguesporco. I Magonò, però, sembrano essere generalmente tenuti in poco conto
da tutti: ne sono un esempio le condizioni umilissime della signora Figg o di
Gazza. Perciò ho pensato a questa, nell’immaginare una condizione che potesse
essere oggetto di diagnosi prenatale grazie a un nuovo test magico ed
eventualmente motivazione per un’interruzione volontaria di gravidanza, anche in
un’ambientazione temporale dopo la seconda guerra magica.
Il titolo della fanfiction è quello di un
libro di Cristina Cattaneo, medico legale. In questo caso si riferisce alle
riflessioni sulla Medimagia fatte dal narratore, ma anche a quelle che deve
aver sentito Hermione, quando un avvenimento imprevisto ha scatenato una crisi
nel suo matrimonio.
La narrazione in prima persona è quella di un
Medimago, ma ho volutamente lasciato la sua identità ignota, volevo scrivere di
un pov più generico (non a caso, in diversi punti, egli parla in prima persona
plurale). Se avete letto altre mie storie, forse ricorderete che sono solita
preferire la terza persona e la focalizzazione interna su Hermione, qualche
volta su Draco. In questo caso è stato il tema della storia a ispirare questa
scelta stilistica.
I numeri allineati al centro vanno ovviamente
di pari passo con la gestazione.
Riguardo
i cognomi, ho preferito che Hermione conservasse il proprio anche dopo il
matrimonio e che Draco e Hermione scegliessero il doppio cognome per il figlio.
Il nome Scorpius è canon, anche se ovviamente nella saga ha un’altra madre.
Non è una storia leggera e non ha
un’ambientazione natalizia, ma, se non dovessi pubblicare altro nei prossimi
giorni, consideratela il mio augurio di buone feste e buon anno.
Grazie, sempre, per aver letto.
Legar
EDIT: Questa storia è stata betata da Futeki per la challenge "La Penna del Beta" indetta sul forum Ferisce più la penna.
Questa storia ha vinto nella categoria Miglior attore non protagonista agli
Oscar della Penna 2023 indetti sul forum Ferisce la penna.