Wolf e Lilith possessione

di petre frumos
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Wolf e Lilith possessione
 
Wolf, il venticinquenne conte di Loewenkopf, aveva già combattuto a fianco di Giovanna D’ Arco a Orléans. Con i suoi cavalieri alsaziani aveva prestato aiuto a Gilles de Rais, maresciallo di Francia, diventandone amico. Sostenuto da potenti protettori, Wolf aveva rapidamente ottenuto l’elevazione a  comandante dei balestrieri d’Orleans. Arrogante, si prendeva libertà con le donne altrui come aveva fatto anche con  Lilith, la moglie di Jean Tremaille suo compagno d’armi. La donna era entrata con tutta la sua lussuria nel cuore di Wolf e da allora l’odio covava in quello disperato di JeanTremaille
 
 
Lilith mia Domina,
Amo la tua tenebra notturna evocatrice di insane gioie.
Tu, Lilith, mio demone artigliato al mio grembo,
mi possiedi e ti fai possedere.
Ti prendo, mi prendi. Sorridi mai sazia.
Il desiderio mi fa tuo maschio, la lussuria tua femmina.
Ti penetro, penetrami! Fammi soffrire, è destino.
Le tue mani adunche  affondano gioiose nel mio petto.
Le tue pallide dita stringono il mio cuore gocciolante stille di
rosso piacere,
Sazia della libidine da te evocata,
scuoti nel silenzio dell’alba le nere ali.
Altera ed enigmatica, ignori la voce del mio richiamo.
Mi abbandoni solo, senza il piacere, senza possessione, senza sottomissione,
Urlo di rabbia, le viscere ancora gonfie e pulsanti di passione.  Ti invoco.
Vedo con orrore il battito delle nere ali che ti porta lontano.
Mi hai abbandonato. Ora, di chi sono lo schiavo d’amore?
 
Wolf scrisse questa invocazione a Lilith, avido della sua lussuria. Poi la inviò alla Domina
 
Quando Fridolin, il siniscalco di Wolf e spia al servizio di Jean Tremaille  gli portò la poesia dedicata a Lilith, sua moglie, Jean Tremaille ebbe un sorriso amaro  e  regalò un ducato al siniscalco. Poi, quando la moglie del siniscalco   governante presso Lilith   rimise a posto la poesia nel libro di preghiere di Lilith moglie di Jean Tremaille, questi le  fece dono di un grosso d’argento pisano. In cambio di quelle monete d’argento ,Jean, avevo potuto ottenere la poesia e farla trascrivere da Marcovaldo il falsario, che molto in passato lo aveva aiutato, creando falsi documenti a suo favore nelle dispute sulla proprietà delle terre.
Marcovaldo, che per una richiesta di pagamento era stato schiaffeggiato da Wolf, fu felice di potersi vendicare. Approfittando dell’assenza dell’amante della moglie, andato a una battuta di caccia al cervo, il marito tradito fece nascondere lo scritto della poesia tra le pagine del volume di poesie “Silvae” di Stazio. Fridolin rimise il volume nella biblioteca di Wolf che, a fianco di Vangeli e Acta Apostolorum, esibiva un nutrito numero di scritti arabi di scienze e opere relative a eresie o poesia.
 
Ora tutto era pronto per la sua vendetta. Discretamente incontrò l’inquisitore. Mostrandogli la poesia  su Lilith che aveva costretto la moglie a consegnargli,  Jean Tremaille chiese giustizia. “Sapeva”, disse all’inquisitore, “ Wolf  essere lascivo frequentatore di eretici, attentatore alla virtù della  moglie chiamandola con nomi di lussuria e facendole proposte di amori contro natura. “ Poi Jean, piangente  per la vergogna tacque. Naturalmente l’inquisitore sapeva la verità. La moglie era una puttana che lo tradiva con Wolf, ragazzotto nobile sì grazie a potenti protezioni, ma anche molto ingenuo e non poco arrogante . L’inquisitore intuì che il marito offeso nell’onore voleva vendicarsi.
Anche l’Inquisizione aveva un conto aperto con Wolf che, oltre a scrivere versi lascivi, sbeffeggiava i domenicani.  Così a Jean Tremaille fu facile, parlando con l’Inquisitore Rolando da Cambiaso, informarlo che, nonostante avesse perdonato la moglie dopo la sua confessione, era indignato che la poesia dedicata a un demone femmina, chiamato proprio Lilith, fosse nella biblioteca di Wolf nascosta nel volume “Silvae” di Stazio. Sicuramente, aggiunse Jean Tremaille, Wolf  era uno stregone e andava al sabba.
L’inquisitore prese l’impegno di punire Wolf e il marito umiliato sorrise, pronto a saziare il cuore offeso con la  futura vendetta.
Ma le cose non andarono per il verso giusto, perché, come  gli raccontò l’amato cugino Piers Tremaille vescovo., uomini potenti interferirono. E intervennero a difesa di Wolf.
 Ecco quanto scrisse il mirabile Inquisitore di Fiandra padre Robert Albretz:
«Detto carme poetico Lilith mea Domina Io, Robert Albretz Inquisitore in Fiandra, ho inserito nella cartella “Scripta lasciviae atque luxuriae”.
Lilith mea domina, sono le parole scritte da Wolf von Loewenkopf, da noi inquisito in data 1430 Anno Domini per “Visitationem nocturna societate dicta Bone Foeminae atque strigae”.
La ricerca della verità che ho iniziato è stata sospesa “No prosecutio” su ordine del Gallicano Savini che ha presentato la sua richiesta di sospensione controfirmata “Pro bona fide” da Messer Filippo Duca di Borgogna, Sua Signoria Federico Duca d’Austria, Padre Kuno von Stoffeln, Abate del convento di San Gallo. Sua eccellenza il Cardinale Melanton Lepage di Lione, visti i nomi dei garanti, ha siglato per approvazione i Bona fidae acta registrati da Monsignor Giulio Vittorini, segretario particolare di Sua Santità il signor Papa. Essi, Duca, Arciduca, Abate, Vescovo, Cardinale, tramite  bona fide acta attestano e confermano che Wolf von Loewenkopf è un cavaliere di buona reputazione che ha combattuto a fianco della Pulzella d’Orléans e di Gilles de Rais. Non risultano frequentazioni eretiche ne incontri satanici. Conduce una vita irreprensibile confessandosi regolarmente e partecipando ai riti Di Santa Madre Chiesa. Tuttavia, io Roberto Albretz l’Inquisitore di Fiandra, forte della autonomia di giudizio concessa dal Santo Padre alla Santissima Inquisizione e a tutela della verità, pur non dubitando delle parole di questi Viribus Honorabilis, ho voluto compiere altre ricerche convocando Françon Moustier, professore di retorica e poetica latino presso la Università Sorbona di Parigi e il Medico Simeone Gentili da Strasburgo (prior Mosè Benvenisti, judeus).
 
Françon Moustier,da me  interrogato e ammonito a dire il vero, ha confermato che il carme poetico è una copia di una opera latina a cui sono state cambiate alcune parole. Esercizio che frequentemente anche lui assegna agli studenti perché si impratichiscano nel bel e giusto comunicare. Mastro Simone Gentili medico ha visitato l’inquisito trovandolo sano di mente e corpo. Tuttavia, a maggiore diligenza, io, Roberto Albretz inquisitore, ho avuto un incontro con il confessore di Wolf von Loewenkopf e in seguito ho interrogato a fondo l’inquisito stesso benché avesse già esibito gli scritti pro bona fide a lui rilasciati. Per fugare i dubbi se il comportamento fosse dovuto a   lussuria oppure a possessione diabolica, ho chiesto una nuova  approfondita visita medica.
Mastro Simone Gentili:  ha confermato che il nobile Wolf von Loewenkopf è uomo normale e di sano intelletto. In lui albergano, maggiormente che in persone infime, lussuria e forti appetiti carnali. Avendone conoscenza, come risulta dal carme poetico, la sua mente cerca di dominare queste pulsioni e sottometterle alla ragione. Per farlo ricorre a digiuni  e atti religiosi estremi come flagellazione o pellegrinaggi. Mastro Simone ritiene che sia sano di mente e non tarato dal vizio né  posseduto da malvagi spiriti. Per guarirlo suggerisce di proseguire con le pratiche che già compie, aggiungendo solo bagni freddi e tisane di camomilla per calmare gli ardori.
Noi, Mastro Simone Gentili, parlando con il confessore del nobile Wolf abbiamo chiesto di assegnargli un compito alto e onorevole. Questo impegno, richiamando la sua nobiltà d’animo lo a distrarrà dalle sue pulsioni peccaminose.
Il confessore ha suggerito la partecipazione alla guerra contro il turco che dopo Nicopoli preme su Costantinopoli.  Noi, Mastro Simone Gentili, approviamo.»
Riletta al mattino seguente la relazione che il suo segretario aveva diligentemente trascritto, consultato il proprio confessore se fosse peccato di ignavia non proseguire la inquisizione e ottenuta la sua approvazione, Robert Albretz si rassegnò. Meglio non agire contro chi gode di così forte protezione. Rabbiosamente chiuse la memoria con le parole “Fiat voluntas Domini. Ubi maior, ibi minor cessat”.
Lilith finì in un convento in Bretagna, prontamente dimenticata da Wolf. Che aveva ora una amante quindicenne vinta ai dadi.
 Jean Tremaille non ebbe la sua  vendetta. Si ritirò dalle armi dedicandosi a coltivare le sue terre.
Ma, se l’amore può svanire, l’odio vive in eterno, e nel suo nido le uova della vendetta attendono pazientemente il momento di dischiudersi
Anni più tardi, precisamente nel 1440 Anno Domini, Gilles de Rais e i suoi compagni furono condannati e impiccati per stregoneria. L’inquisitore era il Vescovo di Nantes, a cui venne recapitato uno scritto anonimo.
Conteneva la poesia Lilith mia Domina con la relazione di Robert Albretz, e ricordava che Wolf von Loewenkopf era stato amico di Gilles de Rais e aveva goduto della sua protezione.
Undici anni dopo la vittoria a Orléans del 1429, si ricordava ancora Giovanna d’Arco. Gilles de Rais  penzolava dal patibolo. Lilith, ora badessa, ricordava nei suoi scritti che la sua carne impura era morta, e solo lo spirito viveva in attesa della risurrezione. Così ammoniva le donne sciocche preda delle parole degli uomini lascivi
Filippo Duca di Borgogna, in quello stesso anno 1440 AD, si era ribellato a Carlo settimo re di Francia, unendosi alla rivolta dei nobili detta Praguerie. Federico  Duca d’Austria era appena morto a Innsbruck.
Robert Albretz  era stato nominato nel 1440 AD arcivescovo in Norvegia su richiesta di Eric di Pomerania re di Norvegia.
Jean Tremaille abitava a Villejuif, cittadina sulla strada per Parigi.
Dopo aver confinato Lilith in convento, aveva venduto i suoi beni e si era comprato una tenuta. Dal mancato processo a Wolf, i giorni erano passati lentamente lasciando Jean solo con il suo odio.
Ma finalmente, il 27 settembre 1440, giorno di san Fidenzio, lo raggiunse la notizia che, riapertasi l’inquisizione su Wolf von Loewenstein, questi era fuggito.  Trovarono il suo corpo un mese più tardi presso il cerchio di pietre monolitiche di Carnac in Brettania. I contadini, che avevano assistito alla sua caduta dal nero destriero che cavalcava, affermarono che al momento della morte avevano visto una figura demoniaca, una femmina dalle grandi ali nere calare sul corpo di Wolf, e con mani adunche strappargli il cuore.
 




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