Un regalo inaspettato

di cassiana
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Disclaimer: Trama, personaggi, luoghi e tutti gli elementi che questa storia contiene, sono una mia creazione e appartengono solo a me.

Note: Questa storia partecipa al Secret Santa Challenge indetta dal forum Ferisce più la penna.
Cara Inzaghina ecco il mio regalino di Natale per te! Ebbene si, il tuo Secret Santa sono io (zazazan!). Ci siamo incrociate diverse volte durante gli scambi e ho sempre apprezzato i tuoi commenti e il tuo modo di scrivere. Ho puntato su questa originale che spero ti piaccia e abbia in qualche modo soddisfatto la traccia che hai dato. Buon Natale di cuore!




Un regalo inaspettato





Oscar guardò seccato l'orologio, mentre sbatteva il piede contro il pavimento di linoleum della clinica: ormai era lì da un bel po'. Sbuffò scompigliandosi la corta zazzera grigia e si massaggiò il ponte del naso bitorzoluto, spostando un poco la montatura degli occhiali. Non capiva perché ci mettessero tanto pensò, osservando la neve che frusciava leggera fuori dalla finestra addobbata con delle buffe vetrofanie a forma di cani travestiti da renne. Era la Vigilia di Natale e lui era intrappolato là dentro quando avrebbe potuto starsene al calduccio a casa sua a bere sidro caldo e fare le parole incrociate davanti al fuoco scoppiettante. Poi avrebbe riscaldato la sua cena natalizia pronta di Sainsbury e telefonato a sua sorella Mildred per gli auguri. Lei avrebbe insistito, come tutti gli anni, che la raggiungesse a Gibilterra almeno per Capodanno e lui avrebbe promesso che ci avrebbe pensato, come tutti gli anni. Un sorrisino gli allungò le labbra sotto i baffi grigi al pensiero di quella pantomima che si ripeteva ormai da decenni. Ma Oscar era un tipo abitudinario. Prendiamo quella sera ad esempio, come ogni giorno alle sei in punto del pomeriggio, era uscito di casa, svoltato il viottolo e raggiunto il punto di raccolta della spazzatura. Il tempo era cupo e prometteva neve e nessuno gli avrebbe rimproverato di avere saltato un giorno, ma non si passano tanti anni nella Royal Navy invano e così si era coperto ben bene ed era uscito a compiere il suo dovere. Stava giusto per tornare indietro quando aveva sentito un lamento. Al principio non era riuscito a comprendere bene da dove venisse, poi l'aveva trovata dietro alla siepe di pitosforo. Giaceva su un fianco, sembrava sofferente e Oscar l'aveva presa con delicatezza tra le braccia e caricata nella sua piccola utilitaria fino alla clinica, esortandola a resistere con tono burbero, ma parole gentili. Si mosse sulla sedia scomoda accavallando una gamba sull'altra e puntando gli occhi verso la porta verde a doppio battente. Un'infermiera ne uscì e puntò verso di lui che si alzò:

"Come sta?"
"Ora bene, era disidratata e denutrita, povera piccola. Le abbiamo dato della fisiologica e messa al caldo."

Ci stava, riflettè l'uomo, in fondo c'era da immaginarselo visto che quella povera creatura viveva per strada. Lui l'aveva vista gironzolare dalle sue parti da un anno circa, ma lei era sempre piuttosto diffidente e non si lasciava avvicinare. Non che lui avesse voluto farlo, se lei preferiva vagabondare per le vie del paese a lui andava bene così. Si era limitato a lasciarle del cibo, ma non l'aveva mai fatta entrare in casa: non gli piaceva molto la compagnia altrui, non dopo che aveva vissuto per così tanti anni a stretto contatto con un intero battaglione al suo comando e sospettava che anche lei fosse abbastanza solitaria.

"Ce l'ha portata appena in tempo, comunque, Capitano. Sapeva che fosse incinta?"

L'infermiera aveva interrotto le sue riflessioni con quella notizia e a Oscar quasi caddero gli occhiali per la sorpresa:

"Cosa? No, naturalmente. Sa, non me ne intendo molto...ma quindi…"

L'infermiera fece un enorme sorriso:

"Ha partorito si: due bei regali per Natale. Vuole vederli?"

Lo sospinse verso la porta e Oscar fu colpito dall'odore di disinfettante e dai piccoli lamenti provenienti dagli stalli. In fondo alla camerata un grosso recinto conteneva una cesta morbidamente imbottita. All'interno della cesta la randagina solitaria: il pelo marrone era stato ripulito e pettinato, dal musetto appuntito spuntava la sua linguetta rosata. La cagnolina lo guardava con enormi occhi bruni e lo salutò con un guaito e uno sbuffo della coda. Attaccati al suo ventre due cuccioli dalle pancine rosee e il pelo marroncino poppavano con gli occhietti ancora chiusi. Erano bellissimi tutti e tre. Oscar non riusciva a togliere loro gli occhi di dosso.

"Naturalmente possiamo tenerli per un po' di tempo in stallo da noi. Finché non troviamo loro una casa, a meno che…"

Oscar si voltò verso l'infermiera e le chiese:

"Posso portarli a casa con me?"
"Certo! Passeranno la notte qui e…"
"No, intendo adesso. Posso portarli a casa mia?"

L'infermiera sorrise:

"Ha esperienza di cuccioli?"
"Io...ho già avuto dei cani in passato."

Il ricordo di Oscar volò ai suoi anni giovanili quando il padre andava a caccia con i suoi segugi Pop e Tart e quando Tart ebbe i cuccioli a lui fu permesso tenerne uno. Erano cresciuti insieme e Jam era diventato praticamente il suo migliore amico. Si chinò a carezzare la testolina della cagnolina, doveva trovarle un nome e anche ai cuccioli.

"Va bene, allora. Dirò alla segretaria di prepararle tutte le carte per l’adozione. Le dò anche un po' di cibo."

Oscar si risollevò e la seguì docile. Mentre sistemava una coperta sul sedile dietro dell'auto per far stare comoda la nuova famigliola, sogghignò. Non vedeva l'ora della telefonata a Mildred: avrebbe dato oro per vedere il volto della sorella alla notizia che proprio lui, lo scontroso Capitano Oscar Banbridge III, era diventato l'orgoglioso padrone di ben tre cani. I cuccioli ruzzavano guendo sul sedile posteriore dell’auto e dopo aver sbadigliato si addormentarono accatastati l'uno sull'altro, mentre la mamma li teneva d'occhio e abbaiò un paio di volte scodinzolando.

"E Buon Natale a me!"

Mormorò felice Oscar mentre metteva in moto diretto al tepore di casa.




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