Concetto magico

di Victor Duval
(/viewuser.php?uid=1202948)

Disclaimer: questo testo è proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Concetto perfetto

Dimmi, cosa vuoi che ti faccia? Raccontami una storia!

Buonanotte, sono Victor, ma lo avrai già capito dal titolo, e sono un vampiro. Tuttavia non ti chiederò nessuna vena.

Godiamoci insieme questi profumi speziati.

E' un tramonto livido e piove da giorni.

Ci sono due cose alle quali penso quando osservo dalla finestra del salotto i colori al nascere della notte: che ogni pezzo di cielo possa essere considerato sempre romantico e che vorrei poter condividere con qualcuno queste sensazioni.

La risposta non è quella giusta, ma ho deciso di chiudere un occhio e sorvolerò sulle ulteriori possibilità. Immaginerò di essere a Natale e mi fingerò un delizioso angioletto gentile.

Quindi, asseconderò il tuo desiderio e ti racconterò una storia:

__________

Sono gli ultimi giorni di Novembre, il trenta per l'esattezza, ed è piuttosto presto per i regali di Natale, ma la testa è già perfettamente inserita nell'ottica dello shopping più insensato, inno al consumismo compulsivo.

Il Natale economico.

I lampioni appena fuori dalla città sono spenti per poter tenere accese le luci nelle strade del centro, che brillano gradevolmente, gioiose e rassicuranti.

Camminando sotto i portici, si percepisce la nostalgia di essere stati bambini emozionati da quella trasformazione improvvisa del paesaggio.

Campane, stelle e scritte augurali straziano il nero del cielo, mascherando con tinte accese la realtà più in bianco e nero dell'anno.

I lavoratori vanno a casa nel buio del quasi inverno, portando nella ventiquattrore l’idea di regalare la luce a un ufficio, a un negozio o a una catena di montaggio.

La circonvallazione è satura di mezzi, nervosi e stressati dall'ora di punta.

Da qualche negozio scappa e si diffonde nell'aria una musica vagamente a tema, che viene ravvivata dai clacson delle auto al pari di rutti a tavola.

Perfetta rappresentazione di un'atmosfera automatizzata, ormai abituata, come sono le narici a questo pizzicante odore di pioggia ghiacciata.

Raluca ha deciso di affrettarsi ad acquistare un regalo di Natale per una persona particolare.

Si tratta di un'adorabile vecchina che viveva in fondo alla strada dove abita la ragazza, non ha mai potuto, o voluto, avere figli ed era diventata la "tata" di tutti i bimbi della via.

La tata viveva una piccola casetta con due o tre stanze che scoppiavano di oggetti di ogni fatta, oggetti spesso senza un vero motivo di esistere, ma che lei conservava con cura: se c'è serve, nulla è inutile.

Veniva chiamata la vecchia dei gatti pur non avendone mai avuti, perché tutti i felini del quartiere accorrevano da lei ogni mattina sapendo che avrebbe offerto loro un sacco di cibo e sembravano ascoltarla recitare le sue preghiere sussurrate.

Era delicata, piegata dagli anni e deliziosamente dolce, vera e gentile.

Raluca sa già che potrebbe donarle anche solo un sasso e un abbraccio, ma questa volta vorrebbe trovare qualcosa di speciale, che la colpisca e le rimanga.

Il vero e proprio sogno di chi cerca la perfezione in un dono: che fra le mani l'altro possa percepire il pezzo di cuore a lui dedicato.

«Prendi questo!» urla René, saltando con un orsetto tra le mani. Glielo dondola davanti al viso e ride scherzoso. Per l'occasione, si è infilato in testa un ridicolo berretto di lana rosso più grosso di lui.

Ralu lo guarda divertita.

Anche il diavoletto adorava la tata e ogni anno non vedeva l'ora che arrivasse Natale. La signora era solita allestire un presepe d'eccezione.

Metteva le figure classiche della natività mescolate a bambole, noci, arance, caramelle, cucchiai, forchette, candele e carte da briscola...

Ogni anno era una vera e propria caccia al tesoro fra il muschio.

«Se mi trovassi il peluche di un gatto potrebbe andare.»

«Ralu, questo! O questo! Questo?»

Tira fuori dallo scaffale un delfino, poi un ragno, un ornitorinco e un fenicottero.

«Calmati, René, cerca di non toccare tutto... non so nemmeno se sia il caso di donarle un peluche!»

«Questo?»

Raluca salta quando il suo migliore amico le si piazza davanti con una maschera da Freddy Krueger rimasta da Halloween.

Si massaggia il cuore e Renè scoppia a ridere, riponendo l'oggetto.

«René, dobbiamo...»

__________

Scusa, mi schiarisco un attimo la gola, non è facile imitare la voce di una sedicenne, dicevo:

__________

«René, non siamo qui per giocare, è tardi e fra poco il negozio chiude!»

«Mh... è la prima volta che mi permetti di uscire con te... e tu cosa fai? Mi chiedi di stare fermo? Come se ti regalassi una penna per poi impedirti di scrivere!»

La faccia di René si fa cupa, nemmeno lui vorrebbe che uscisse il suo lato iroso, ma ha come una piccola fiamma nella pancia, all'imboccatura dello stomaco, e se si accende non riesce a fermarla.

La ragazza sospira e gli si avvicina abbracciandolo, ma lui non si muove e scansa il viso infastidito.

Raluca prova quindi a parlargli dolcemente: «Non volevo farti arrabbiare, ti porterò fuori più spesso, ok?»

«Secondo me sbagli a voler cercare un oggetto, continui a costringere un sentimento in un pezzo morto...»

«No, so benissimo che il regalo non è quello nella scatola colorata, ma aiuta a ricordare e se si riesce a trovare qualcosa di speciale il ricordo sarà per sempre!»

René è ancora arrabbiato, osserva Raluca negli occhi e cerca di percepirne i pensieri.

L'amica si allontana da lui e stringe le labbra. «René, René, René...» Scuote il capo e si avvicina al reparto delle cornici, pensa che potrebbe donarle qualcosa di suo, tipo una foto, un ricordo emozionale, ma René le mette la mano sulla spalla, attirando la sua attenzione.

«Perché non usi il concetto magico?»

Lei sbarra gli occhi e lo guarda interrogativa.

«Non mi sono persa ora, cosa dovrei fare?»

«Ragiona, non esiste al mondo il regalo perfetto, è un concetto. Un messaggio e qualcosa di te, non tuo, non un'immagine, non un oggetto ma il pensiero libero trasportato dal vento...»

«Aiutami a capire, così è difficile!»

René le strappa un capello arricciato dall'umidità e glielo mostra.

«Ora usa il concetto e scrivi un sentimento.»

Raluca estrae l'ago dal portafoglio – dopo averlo smarrito una volta ha pensato bene di portarlo sempre con sé –, prende il capello e lo fa passare nella cruna, poi osserva il suo migliore amico, aspettando spiegazioni.

«Io non so cucire, tantomeno ricamare, poi... cosa potrei scrivere?»

«Il tuo cuore sa farlo, ricorda, è un concetto magico, c'è qualcosa che vorresti dirle?»

La ragazza osserva la punta sottile e lucida di quell'ago magico, domandandosi cosa potrà mai dire all'amata vecchina. Chiude gli occhi e la mano si muove nell'aria guidata da un profondo desiderio. Il capello si ferma come a cucire il respiro e disegna nell’aria parole.

René si morde il labbro è sente gli occhi farsi lucidi, ora è triste, incupito e nostalgico, vuole sorridere, ma gli riesce male.

«Forse non è perfetto, ma credo che un regalo più bello non avresti potuto farlo!»

Velocemente afferra quel desiderio con la mano e guarda la ragazza.

«Andiamo?»

Raluca annuisce mentre sente una lacrima sulla guancia; è così calda e delicata. Si passa la mano e sorride grata al diavoletto.

Pensa anche lei che quello sia il regalo, forse non perfetto, ma quello più vero.

In una mezz'ora raggiungono l'appartamento di lei e si dirigono in camera, dove René si avvicina all'anta a specchio dell'armadio e si volta per salutarla.

«Alla prossima, Ralu!»

Lei sorride e muove la mano nell'aria stringendosi fra le spalle.

«Ciao... ah, René... mi raccomando, dalle anche un bacio da parte mia!»

«Agli ordini, mia padrona!»

Sghignazza l'eclettico diavolo lasciandosi cadere nello specchio.

La ragazza nota che tiene la mano col regalo stretta a pugno, ma nell'altra stringe qualcosa di più grande, rimane sconvolta quando realizza di cosa si tratta e si avventa sull’anta dello specchio colpendola con un pugno.

"René!!! No fermo! Non ho pagato quella maschera... è un furto!"

Riempie i polmoni di aria che subito butta fuori contrariata, ma ormai dell'amico non c'è più traccia.

Non vedo l'ora di poterti abbracciare forte, mi manchi tanto. La tua sempre bimba Raluca.

__________

Bene, bene, la mia storia è finita, se alcune cose non ti sono chiare potrei farti leggere Concetto magico, dove racconto di com’è nata l'amicizia tra Raluca e René.

Prova a scrivere nei commenti messaggi d'amore, dolcezze allo zenzero da regalare ai tuoi cari lontani. René glieli porterà volentieri.

Questa storia è dedicata alla mia tata Lina.

Alla prossima, Vic 🖤

 




Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=4006359