Thanks, my suns di Fiore di Giada (/viewuser.php?uid=695733)
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Il
frinire dei grilli interrompeva il silenzio del cimitero e alcune
libellule volavano velocemente,
Gai
fissò quelle lapidi e le carezzò con dolcezza. In quel
piccolo santuario da lui creato, finalmente poteva mostrare un po' la
sua anima più vera...
Dinanzi
a loro, non aveva bisogno di mostrarsi sempre allegro e sorridente.
Solo
loro potevano vedere oltre quella maschera di allegria e modi
esagerati.
Conoscevano
ogni lato di lui.
Conoscevano
il Gai allegro e ridente, capace di sdrammatizzare una situazione
tesa con una battuta.
Conoscevano
il Gai forte e tenace, capace di raggiungere obiettivi impensabili
per altri.
Conoscevano
il Gai intelligente e studioso, che amava leggere libri di ogni
genere.
Conoscevano
il Gai sensibile, capace di emozionarsi osservando le stelle e
sentendo il canto di una allodola.
Non
era necessaria nessuna finzione dinanzi a loro.
E
anche se avesse voluto, non ci sarebbe riuscito.
-Oggi
sono dodici anni che non siete più qui con me. Eppure, il
dolore resta sempre. Ma voi mi avete insegnato, col vostro
comportamento e il vostro esempio, che una grandissima perdita non è
una scusa per chiudersi alla vita. A lei bisogna sorridere, perché
è unica e ci darà il meglio solo se sapremo andare
avanti. Già, la vita è unica e ci darà il meglio
solo se sapremo andare avanti. E nella volontà c'è il
fuoco che alimenta la vita e i nostri sogni, vero?-ripeté con
voce chiara, seppur incrinata.
Il
ricordo si stendeva nella sua mente, oscurando la sua volontà.
Ma
avrebbe continuato a reagire.
Non
si sarebbe cullato nei rimpianti.
Non
era da lui.
Alzò
lo sguardo verso il cielo, terso come una lama metallica, poi lo posò
sulle tombe.
La
sagoma di una aquila si intravide nel firmamento, poi scomparve.
-Io
ho cercato sempre di seguire questo vostro insegnamento. E sono
riuscito, nonostante nessuno scommettesse su di me, a diventare un
guerriero forte e rispettato. Ma so anche bene che non posso
rilassarmi sui traguardi ottenuti. Devo lottare perché nuove
vette si stagliano dinanzi a me. E io voglio scalarle tutte. Me lo
dicevate sempre che non c'è limite ai nostri sogni, se in essi
c'è la volontà. I limiti sono solo mentali,
vero?-mormorò e le sue labbra si aprirono in un sorriso dolce,
seppur venato di malinconia.
Strinse
le mani, scosse da un lieve tremito. Avrebbe voluto abbandonarsi al
dolore che, puntuale, si acuiva ogni ventiquattro agosto, ma non
poteva...
Loro
non avrebbero voluto.
Non
avrebbe mai tradito i loro insegnamenti.
Non
era l'unico che avesse sofferto.
La
vita non era finita fino al suo termine ultimo e non poteva essere
sprecata in lacrime inutili e rimpianti.
-Voi
siete stati i miei eroi, in questi anni. Siete stati per me come due
soli che guidano i viandanti. Mi avete insegnato che la cosa più
importante è il rispetto che si ha verso se stessi. E si può
avere solo se si è sinceri con noi stessi e con gli altri. Mi
avete detto che la parola va sempre mantenuta, a qualsiasi costo,
anche se questo ci rende ridicoli dinanzi agli altri. Io lo faccio
sempre, ma vi prometto che mi impegnerò ancora di più
per ottemperare a questo sacro dovere. Sarete fieri di me! Lo
trasmetterò anche ai miei allievi, soprattutto a Rock Lee!
-esclamò alzandosi dalla sedia con fierezza e stringendo il
pugno.
Nessuno
dei suoi allievi sembrava avere compreso il senso delle punizioni a
cui si sottoponeva quando perdeva le sue sfide con Kakashi Hatake.
In
quegli allenamenti così strani loro vedevano un aspetto di un
carattere piuttosto bizzarro.
Perfino
a Rock Lee aveva dovuto spiegare le ragioni di tali suoi
comportamenti.
Ma
al suo amato allievo non aveva detto tutto.
Quel
suo comportamento, all'apparenza così ridicolo, aveva uno
scopo preciso.
L'onestà
era per lui il valore più importante.
Dinanzi
a lei, le ipocrisie e le considerazioni della gente svanivano.
Glielo
avevano insegnato loro.
E
lui voleva trasmettere questo valore ai suoi allievi.
Ci
sarebbe riuscito. Ne era sicuro.
Il
tempo avrebbe ripagato i suoi sforzi.
Fissò
i ritratti sulla lapide e sorrise ancora. Quei momenti dinanzi a quel
santuario gli davano una serenità dolce, anche se venata di
malinconia... In quell'oasi di pace poteva sentire le loro presenze,
che lo incoraggiavano a proseguire lungo la via che aveva scelto...
-Ora
devo andare, ma prima vorrei dirvi una cosa: grazie per tutto quello
che mi avete dato. Grazie per avermi reso quello che sono. Grazie per
il vostro affetto, mamma e papà.-dichiarò e, dopo che
ebbe piegato la sedia pieghevole, si alzò e si allontanò.
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