"Non più tuo.
Quel-piccolo-bambino-capriccioso" le lacrime
tracciano delicate il contorno del mio viso, come se avessero timore a
scendere, scandisco parola per parola facendo
attenzione che la voce non mi si incrini, ciò che esce
è
solo un sussuro.
Sono arrabbiato, per la prima volta nella mia vita sono arrabbiato
davvero, con lui.
Come può essersi arreso così, gettando le armi ai
miei
piedi e inginocchiandosi, abbassando il capo in segno di resa, come se
fossi un nemico dall'armatura di diamante, inscalfibile.
Cosa potrebbe accadere a un essere così fragile lasciato
solo?
Senza una guida, qualcuno che lo prottegga e si prenda cura di lui, non
posso abbandonarlo, lui ha bisogno di me, tanto quanto io ho bisogno di
lui.
Quello che farò è scendere da questo treno e
tornare
indietro, raccoglierò quel piccolo uccellino caduto dal nido
a
cui nessuno ha insegnato a volare.
Corro disperatamente, ansimo per lo sforzo, devo raggiungere l'altro
capo della stazione e prendere il treno che mi riporterà a
casa,
solo che è troppo tardi penso, il treno è
lì ed io sono
troppo lontano, mi tolgo la giacca e la lascio cadere a terra, tutto
intorno a me si muove a rallentatore, sento il cuore scandire il tempo
che mi rimane per arrivare.
Il sudore oramai ha bagnato l'intero corpo ma sulla fronte, quelle
piccole goccioline perlate sono fredde, inciampo e cado ma mi rialzo
prontamente, senza prestare attenzione ai lamenti del mio corpo troppo
debole e provato per uno sforzo simile.
Il treno dopo potrebbe essere troppo tardi, il treno dopo è
domani ed io non posso, non voglio aspettare, stanno per chiudersi le
porte ed io con un ultimo balzo, atletico come un vero campione riesco
a salire.
Mi abbandono contro le porte chiuse, serro gli occhi e la mascella, uno
spasmo di dolore mi fa sussultare, poi riapro la bocca, i polmoni
bruciano mentre bevono tutto l'ossigeno di cui hanno bisogno, cerco di
respirare con il naso, la gola è secca e sembra che tutto il
mio
corpo stia andando a fuoco.
Qualcuno mi aiuta ad alzarmi, facendomi sedere su una poltrona,
buon'anima non rieco nemmeno a dirle grazie, sono troppo impegnato a
riprendere fiato, mi portano dell'acqua, dio non so cosa ho fatto per
meritarmi tutte queste cure da perfetti sconosciuti.
Non ho nemmeno i soldi per il biglietto, li ho lasciati nel capotto che
ho pensato bene di sfilarmi, per correre più veloce certo ma
non
è stata una buona idea, ora potrebbero farmi scendere dal
treno,
tutta questa fatica sarebbe stata vana.
Ma il cielo è gentile con me oggi, quel buon signore del
controllore, forse vedendo la condizione in cui sono ridotto chiude un
occhio, diciamo tutte e due, forse è vero che anime buone
vengono sparse per il mondo, persone deliziose e luminose che hanno il
compito, arduo e difficoltoso, di prendersi cura di chi come me,
sembra aver perso l'ultimo briciolo di speranza.
Tengo la lettere tra le mani, la porto al naso per sentirne l'odore,
come se mi aspettassi di sentire il
suo, con
le dita ne sfioro le parole come se carezzassi la
sua pelle,
socchiudo gli occhi e per un attimo di distrazione la lettera, scivola
via dalle mie mani così come ne è scivolato lui.
Sulla moquette porpora del treno il bianco di essa crea contrasto,
sembra una goccia di rugiada illuminata dal sole, mi piego per
riprenderla quando incontro la mano di una giovane donna, il volto
sottile ed affilato, la carnagione chiara come il latte e le
gote
rosate.
Mi sorride mentre si tira in piedi con la lettera nelle mani, il suo
sorriso è come un solvente per il nodo che ho allo stomaco,
c'è un che di magico in quella graziosa fanciulla, rimango
incantato e mi ritrovo a sorriderle a mia volta, come se non potesi
farne a meno.
Con la sua manina pallida e minuta mi porge quel pezzo di carta,
facendomi riflettere su qualcosa di speciale, per tutte le persone
quello è solo un foglio, con su scritte delle parole senza
significato per tutti loro.
Ma per me si tratta di una pezzo della mia vita, se non del mio cuore
di una parte importante di esso, le parole su scritte provocano delle
sensazioni ed emozioni importanti, ma per gli altri no, sono all'oscuro
di questo, continuano le loro vite mentre io sto lottando per salvarne
una, per salvare l'amore che è stato ritrovato e non deve
più essere perso.
"Merci signorina, se l'avessi persa sarebbe stato un duro colpo" le
dico mentre afferro gentilmente la lettera "allora deve essere qualcosa
di importante" mi sorprende con l'audacia che non avrei immaginato
avesse una margheritina così bella "sì
è da parte
della persona che amo" esordisco così, incapace di tenermi
tutto
dentro.
Lei arrossisce facendo diventare le sue gote color tulipano "oh allora
è doveroso che la tenga ben custodita, le cose importanti
devono
essere trattate con maggior cura delle altre" abbasso lo sguardo,
sorpreso da questa genuina sfrontatezza "non le cose importanti
signorina, ma quelle speciali. Perché le cose importanti le
dimentichi nel forziere d'argento in cui le riponi, ma quelle speciali
le conservi in un luogo assai più prezioso".
Un attimo di silenzio separa la sua risposta, impacciata e balbettante
come una bimba al primo giorno di scuola "e dove si trova questo
posto?" sorrido indicando il suo petto a sinistra "proprio qui."
"Che fortunato deve essere, ad avere una persona come lei che lo ama
così tanto. Arrivederci signore" mi congeda sorridendo e si
allontana, io torno nei miei pensieri, prestando poca attenzione alle
parole da lei rivoltemi, poi improvvisamente come un lampo squarcia il
cielo, si fanno palesi nella mia mente "fortunato" ripeto a bassa voce.
Piove ora ed io mi domando come faceva a sapere che si tratta di un
lui,
una donna assai perspicace mi ritrovo a pensare, mi lascio scappare una
risata e poi cullato dai movimenti del treno mi addormento.
Eccomi qui sono tornato, e nonostante sia passato solo un giorno da
quando sono partito mi sembrano passati secoli, non so spiegarne il
motivo so solo che è così.
Come prima cosa devo recarmi a mettermi addosso qualcosa di pulito e
meno sgualcito, so già dove andare e non perdo tempo "che ci
fai
quì?" mentre mi muovo da una stanza all'altra borbotto un
"te lo
spiego dopo" detto questo sparisco nelle camere in fondo, ma
lui
non si arrende "no subito, perfavore si può sapere che ti
prende? Oscar" dice bussando alla porta.
"Ti sei cambiato" costata con un velo di ironia "ora mi puoi spiegare?"
mentre mi guardo per un'ultima volta allo specchio rispondo "devo fare
una cosa, molto importante" mi giro ritrovandomi di fronte a lui che
nel frattempo si era avvicinato, con la mano aperta do un leggero
colpetto sualla sua guancia, lasciandola poi scivolare in una carezza
"grazie di tutto, come sempre Robby" poi sparisco non lasciandogli il
tempo di ribattere.
Cammino a passo svelto ma non troppo, ci tengo a rimanere composto, non
voglio sgualcire anche questo completo, so già dove recarmi
stranamente, penso che in tutta la mia vita non sono mai stato certo di
qualcosa come in questo momento.
So che non si trova a casa sua, ed è un bene
perché non
avrei certamente potuto presentarmi, avrei dovuto attendere e non so se
sarei riuscito ad aspettare ancora, ho il bisogno fisico di vederlo, di
vedere che stia bene.
Poco lontana dalle case si trova una piccola radura, uno spazietto di
un verde smeraldo che illumina il viso, è lì che
andavamo
per leggere io e lui, in verità ci siamo andati solo due
volte
ma, forse per la magia del posto, forse per il romanticismo
è
diventato il
nostro
posto segreto.
Una cosa assai infantile me ne rendo conto, ma comunque l'arte ha
bisogno di rimanere infantile, può farlo solamente se chi le
da
vita, coltiva dentro di se quella giocosa ingenuità
tipica dei fanciulli.
Arrivo ed appena mi inoltro maggiormente in quel luogo, i ricordi, le
sensazione di quei momenti mi colpisocono, mi piombano addosso ed io
barcollo, mi appoggio ad un albero e poso una mano su di esso, poi la
fronte sulla mano e mi lascio andare, piango perché sento la
nostalgia di tutto il bello che c'è stato e di tutto
quello che avrebbe potuto esserci.
Non appena mi riprendo contiuo a camminare e poco dopo, scorgo una
figura seduta su un tronco robusto probabilmente rovesciato dal vento,
sta lì fermo come un fantasma che torna nei luoghi in cui
è stato più felice, o più triste.
So che è lui, mi avvicno silenziosamente, lui non si gira,
probabilmente è troppo perso nei suoi pensieri o nei
ricordi, lo
chiamo "Bosie" tira su il capo che era rivolto verso il basso, di
scatto come una preda che sente avvicinarsi il predatore, si alza e si
gira sembra quasi debba venirgli un colpo da un momento all'altro dalla
sua espressione.
"C-che ci fai quì?" balbetta io sorrido "chissà
perché
oggi mi fate tutti la stessa domanda" dico strappandogli un sorriso
"sai stavamo preparando una festa per la tua partenza, tornando hai
rovinato tutto" dice ironicamente e ridacchiando, mai i suoi occhi no,
non stanno affatto ridendo.
"Stai bene?" domando tornando serio lui sbuffa irritato "sei venuto
fino a qui per chiedermi se sto bene! come vuoi che stia insomma, certo
che sto bene, sto a meraviglia non capisco perché tu sia
tornato" la voce stridula e piena di acidità mi ferisce, ma
non
ho intenzione di lasciarmi ingannare dalla sua strafottenza questa
volta.
Mi avvicino a lui di qualche passo "potrei non essere nemmeno partito"
lui fa una breve risata "ti ho visto salire sul treno, ero alla
stazione e per la cronaca no che non sto bene! come pensi possa stare
dopo aver perso, per la seconda volta la persona che" piange
comprendosi il viso con le mani.
Di fronte a lui poso le mani sulle sue spalle, non sposta le mani dal
suo bel volto, continua a piangere ed io devo essere forte per lui,
anche se mi lascerei volentieri andare "sono tornato per te, sono qui
per
te...Bosie" stringo le labbra con i denti, alzo gli occhi al cielo per
non permettere alle lacrime di scendere, ma la voce mi tradisce uscendo
incrinata come non vorrei.
"L'unico che possa baciare le mie labbra e farle sorridere di nuovo sei
tu" solleva il volto dalle mani portandole verso il basso, rivelando
quel viso rigato di lacrime, gli occhi arrossati ed è
incredibile quanto riesca ad essere bello anche in questo stato,
sorrido nuovamente continuando a tenere le mani sulle sue spalle,
felice di aver ottenuto la sua attenzione.
"Ho letto la tua lettera, devo dire che hai migliorato decisamente lo
stile, sei stato bravo, potresti persino superarmi un giorno. Ma la
cosa che ho notato e credimi sono un esperto, sono le parole
incredibilmente meravigliose che vi erano in essa. Ho ricevuto in tutta
la mia vita, complimenti che potrei definire deliziosi per l'animo, e
lettere mentalmente stimolanti e appaganti. La tua però
è
stata la più bella tempesta dopo mesi o anni di
siccità"
Sfugge dalla mia presa, si allontana dandomi le spalle "sei venuto solo
per complimentarti per lo stile della lettera?" rimango dove sono, la
mia voce è bassa non voglio rischiare di agitarlo,
probabilmente
non ha compreso le mie parole "davvero mi credi capace di una cosa
simile?" alza le spalle "io ho fatto cose ben peggiori, magari vuoi
solo farmela pagare" "Bosie" lo rimprovero ma capisco cosa sta facendo.
So che sta cercando con tutte le sue forze di proteggere se stesso, ma
devo fargli capire che da me non deve fuggire, che può
trovare
rifugio sicuro tra le mie braccia "come facevi a sapere che ero
quì?" mi domanda d'un tratto "ho solo seguito il cuore e mi
ha
portato da te", abbassa lo sguardo e si lascia scappare una risata
amara "certo".
"Ascolta ero seriamente intenzionato ad andarmene, lo sono ancora ma
non prima di averti detto tutto quello che sento" si gira nuovamente
verso di me, avvicinandosi di poco mi guarda negli occhi, facendomi
capire che è davvero intenzionato ad ascoltarmi, forse per
la
prima volta in modo sincero.
"Quando ho letto la tua lettera ero sul treno appena partito, senza
nemmeno pensarci o riflettere sono sceso alla fermata successiva, non
sai la corsa che ho dovuto fare prendere il treno che andava nella
direzione opposta.
Ho creduto seriamente che i miei polmoni sarebbero scoppiati ma alla
fine ce l'ho fatta, volevo tornare indietro da te. Sapevo che era la
cosa giusta da fare, nemmeno per un secondo ho dubitato, per altri
sarebbe sembrata un'idea folle ma per me no."
Mi accarezza una guancia sorridendo "non sembri tanto sudato" io
sorrido di rimando "non pensi davvero che mi sarei potuto presentare da
te in quelle barbare condizioni" gli sfioro le dita di una mano in modo
quasi impercettibile "sono tornato perché voglio che tu
sappia
una cosa, tu prima che partissi mi hai detto che saresti stato felice,
se io avessi seguito il mio cuore. Ma la verita è che, che
io
non l'ho fatto, ti ho mentito e mi dispiace."
Sto piangendo e non me ne sono nemmeno reso conto, me ne accorgo solo
perché lui porta le mani sul mio viso, con i pollici asciuga
le
lacrime che lo rigano "cosa significa che mi hai mentito" sento la sua
voce dolce, piena di una premura che non ha mai avuto, e sono felice di
essere tornato, solo questo.
"Che me ne sono andato ma avevo il cuore straziato, avevo paura di
chiederti di venire con me, temevo un tuo rifiuto o dio solo sa cosa,
così ho proseguito per la mia strada ben sapendo che avrei
pianto ogni notte per ciò che avevo fatto. Poi con la tua
lettera ho visto uno spiraglio, ho sperato che non mi odiassi di
già per non aver scelto te, ho lottato per arrivare il prima
possibile" non riesco a terminare la frase perché mi tira a
se e
mi stringe, in un abbraccio così forte e bello che quasi
credo
di perdere il fiato.
"Come hai potuto credere, anche solo per un secondo che io avrei potuto
odiarti? Ho odiato molte persone è vero, ma mai te, l'odio e
la
tua persona non sono parole compatibili per una stessa frase. Mi sono
comportato male ma perché sono sbagliato, ho qualcosa che
non va
ma non perché ti odiassi.Ti prego non pensarlo mai
più,
promettimelo" mi dice senza smettere di stringermi "te lo prometto"
sussurro vicino al suo orecchio, accarezzandogli la testa come si fa
con i bambini per calmarli.
"Tu non hai niente che non va" mi blocca "si invece" sorrido sulla sua
nuca, gli accarezzo la schiena e lui si lascia coccolare senza
pretendere nulla di più, e dimostra che io avevo ragione, ho
sempre avuto ragione su di lui, solo che non ho mai trovato modo di
dimostrarlo.
E' come una piantina calpestata e strapazzata per anni, violente
tempeste si abbattevano su di lei e nessuno mai si curava di aiutarla.
Poi un giorno, si trova improvvisamente legata ad un bastone, che fiero
e dritto le impedisce di cadere e morire, è felice, ma non
sa
cosa sia la felicità. Così la piantina per paura
di
essere lasciata in balia della tempesta, di nuovo sola, infreddolita e
impaurita si arrampica e cresce, avvolgendo quasi completamente il
bastone, impedendogli di respirare l'aria. La piccola piantina non sa
che sarebbe bastato crescere accanto al bastone, senza prevaricarlo,
per questo approfitta di lui.
Ora che so di cosa ha bisogno la mia piccola piantina, gli
starò
accanto, sarò per lui una guida come avrei dovuto fare molto
tempo prima.
"Ascolta vuoi che ti dica la verità, ti sei comportato da
bastardo egoista è vero, ma non è solo colpa tua.
Io non
ho saputo ascoltarti, non ho saputo capire ciò che tu
realmente
mi chiedevi. Hai implorato il mio aiuto tante volte ed io sono stato
cieco, ma ora ti prometto che sarà diverso. Ti prego non
piangere, ci sono io qui, va tutto bene shhh".
Si stringe ancora di più al mio petto, stringendo con forza
i
lembi della mia camicia, come se avesse paura di cadere, i singhiozzi
lo scuotono "io non ti merito, ti amo così tanto e quando
sei
salito su quel treno ho creduto di morire. Sarei morto se tu non fossi
tornato, sei l'unico che ho amato davvero e l'ho compreso troppo tardi.
Gli altri erano solo una distrazione, per non pensare a ciò
che
provavo per te. Ho creduto che se avessi finto che di te non mi
importava, tu non mi avresti ferito nel caso fossi stato solo uno dei
tuoi amanti."
Sospiro e socchiudo gli occhi, consapevole del fatto che io non
conoscevo davvero lui e lui non ha mai conosciuto me "Bosie come,
spiegami in che modo hai potuto pensare una cosa simile. Con tutto
quello che ho fatto per te, le cose che ti ho detto, credi che le abbia
dette a chiunque?" mi interrompe "anche con gli altri eri gentile e
facevi regali" ora sono io a fermare lui, con il pollice e l'indice mi
premo il naso all'altezza degli occhi, stringendoli, poi continuo a
parlare gesticolando animatamente.
"Lascia perdere gli stupidi regali, sono una persona generosa e lo sai
bene. Io a te ho dato molto di più, ti ho donato la mia
anima,
la mia vita, credi che sarei finito in prigione per chiunque? Tu non
sei chiunque Bosie, non per me" ha gli occhi lucidi e anche io li ho,
serriamo entrambi la mascella, cercando di nascondere almeno in parte
quanto ci sentiamo fragili in questo momento.
"Allora perché io non ti sono bastato? perchè
andavi
anche con gli altri?" chissà se fossimo stati sinceri fin
dal
principio, proprio come ora, come sarebbero andate le cose.
"Semplicemente perché a te andave bene così,
credevo che
tu preferissi compagnie giovanili per soddisfare i tuoi piaceri, ed io
per soddisfare i miei andavo con altri. Ma non sai quanto mi
è
costato, quanto ho sofferto, da un lato ogni uomo che toccavo, sentivo
come se ti stessi tradendo, dall'altro immaginarti soddisfatto ed
appagato fra le braccia di altri ragazzi, mi mandave letteralmente in
pezzi."
Sorride sollevando un lato delle labbra "che sciocchi siamo stati
Oscar" si avvicina nuovamente al tronco rovesciato, si siede poi fa
cenno a me di fare lo stesso, mi siedo accanto a lui, i nostri corpi
vicini che si sfiorano, posa la testa sulla mia spalla "non abbiamo
molti soldi Bosie, devi saperlo questo."
Mi prende il volto tra le mani, si avvicina tanto che i nostri respiri
si fondono l'un l'altro "non mi importa dei soldi, quello di cui ho
bisogno sei tu. L'importante siamo io e te, tornerai a scrivere ed io
cercherò di fare altrettanto, ciò che
guadagneremo ci
basterà. Voglio stare con te, vivere insieme, svegliarmi e
trovarti accanto a me che russi, magari girato da un fianco" incrocio
le braccia al petto indignato "io non russo" lui ride "oh eccome se lo
fai" scoppiamo a ridere insieme, ho i crampi ma non smetto di ridere,
se questo è un assaggio di ciò che mi aspetta,
ben
vengano i crampi.
Ormai è passata più di un'ora e siamo ancora qui,
parliamo, facciamo progetti e ridiamo, il problema è che ci
appoggiamo l'uno all'altro, lui si spinge troppo indietro con la
schiena, cade all'indietro e trascina anche me, cado rovinosamente
sopra di lui, con le gambe ancora sopra il tronco, e un braccio che mi
tiene sollevato per non pesare troppo su di lui.
"Signor Douglas lei ha l'affascinate dote, di trascinarmi sempre nei
guai" dico fingendomi serio "oh vede signor Wilde, questa volta si
sbaglia, volevo farle notare questo bellissimo esemplare di margherita
rosa, e da questa prospettiva si percepisce in maniera ancor
più sublime il suo
splendore."
Mi giro a guardare nella sua direzione, pensando a una presa in giro,
ma con mia sorpresa c'è davvero un fiore, anche se non
è
proprio una margherita "lei casca sempre in piedi eh signor Douglas" un
espressione indecifrabile gli passa sul volto "Bosie per lei" oh ora
capisco "dammi pure del tu, Bosie".
"Per quanto mi faccia piacere questa posizione, potresti, ehm, insomma
alzarti" arrossisco vistosamente "Bosie!" le sue gote si imporporano
"che ho detto?" sguardo malizioso e voce sensuale, falsamente offesa e
capisco che faccio meglio ad alzarmi, prima di incatenarlo
lì.
Mi spolvero i vistiti e lui fa lo stesso "dio che male alle gambe" mi
da le spalle, continua a rassettarsi i vestiti "se vuoi posso
provvedere io a farti passare il dolore" quello che esce dalla mia
bocca
è solo un suono "mmh?" si gira, viene verso di me
guardandomi
negli occhi, nello sguardo vedo eccitazione "conosco un modo" sussura
sulle mie labbra, procurandomi un fremito così piacevole che
credo abbai percepito anche lui.
Siamo pericolosamente vicini, lui si morde le labbra ed io sposto lo
sguardo da esse ai suoi occhi, prendo il suo viso fra le mani, lo
avvicino al mio, i nostri nasi si sfiorano e si solleticano,
è
lui ad annullare la distanza, con un bacio che dio solo sa da quanto
aspettavamo, un bacio ricco di passione, desiderio e amore.
Spinge il suo corpo contro il mio ed io faccio lo stesso, ma
è
necessario fermarci così contro voglia mi stacco, lui
mugugna
contrariato "Oscar perché" io gli carezzo una guancia "non
è il caso di creare un altro scandalo" sbuffa "sono tutti
degli
idioti repressi".
Accarezzo i suoi capelli, arricciandoli con le dita "lasciamoci il
passato alle spalle" lui annuisce ma non sembra convinto "ma dovresti
avercerla con loro, sentiti libero di sfogarti con me Oscar" sorrido,
perlomeno non mi ha consigliato di andare in piazza ad urlare il mio
rammarico, questo mi trasmette fiducia, significa che sta cambiando, in
meglio.
"Perché dovrei sprecare il mio tempo a parlare di loro,
quando
ho qualcosa di assai più prezioso su cui spendere le
più
sublimi parole" arrossisce e abbassa lo sguardo, vederlo sotto questa
nuova luce mi fa quasi commuovere, sembra talmente indifeso.
Ci avviamo verso l'uscita del nostro paradiso personale,
inaspettatamente ci voltiamo entrambi per dare un'ultima occhiata a
quel posto, ha sancito la nostra unione e il tramonto ci da l'ultimo
saluto, probabilmente non torneremo mai più qui, per cui
è giusto porre i dovuti saluti.
Camminiamo vicini con le mani che ogni tanto si sfiorano, in silezio
immersi nei nostri pensieri che probabilmente senza saperlo sono
condivisi, lo guardo con la coda dell'occhio, l'espressione
è
beata, sorride probabilmente senza nemmeno rendersene conto,
è
così sereno ed anche io lo sono, non ho paura del futuro e
di
ciò che ci aspetta.
Siamo quasi arrivati alla piazzetta quando lui prende parola "non
voglio tornare a casa" cerco di farlo ragionare "Bosie caro io devo
parlare con Robby e tu dovrai pur prendere le tue cose" sbuffa
contrariato "non c'è più niente che mi appartiene
in
quella casa, non voglio ricordi, comprerò altri vestiti. Io
voglio, desidero ricominciare da zero."
La sua dolcezza fa capitolare il mio cuore ma non posso dargliela vinta
"devi almeno salutare tua madre, lei ti vuole bene" si ferma
aggrottando le sopracciglia "e cosa le dico che partirò con
te?
Non posso farlo lei, lei cercherà di impedirmelo, poi pensa
se
mio padre lo venisse a sapere, dio ti prenderebbero e finineristi di
nuovo, no, no ti prego non posso dire niente."
E' andato decisamente in panico, gesticola, cammina avanti indietro, il
suo volto è intriso di paura e a me si spezza il cuore, non
volevo farlo preoccupare così lo afferro con delicatezza per
le
spalle "Bosie, Bosie calmati! Non devi necessariamente dire di me,
dirai che hai intenzione di intraprendere un viaggio, che
servirà ad accrescere la tua persona. Non preoccuparti, non
succedererà nulla di ciò che hai detto. Te lo
prometto,
noi due partiremo insieme."
Il sua respiro è affannoso ma rispetto a prima va meglio, ha
gli
occhi molto lucidi, si appoggia sopra il mio petto "non voglio che lui
ti
prenda ancora, non voglio che tu soffra ancora per colpa" lo blocco
"non succederà, abbiamo detto il passato alle spalle
ricordi?
ricordi?" annuisce "scusa è solo che, io, no hai ragione tu,
farò ciò che mi hai detto, poi partiremo" butta
fuori l'aria poi
mi da un bacio a fior di labbra.
"Devi anche dormirci a casa di Robby?" lo guardo "beh dove vuoi che
dorma, se a lui sta bene resterò, partiamo domani" si
gratta la testa e so che sta per dire qualcosa di sciocco, ma si sta
trattenendo "avanti dillo per l'amor del cielo" lui mi guarda confuso
"cosa?" ha anche il coraggio di fare finta di nulla.
"So che c'è qualcosa che vuoi dirmi, quindi dilla e basta"
lui
scuote la testa "no, no figurati non è niente" questa volta
sono
io a sbuffare "ora non metterti a fare il prezioso, ti sentirai meglio
dopo che avrò sciolto il dubbio che sicuramente ti sta
attanagliando."
Passano pochi minuti e cede "oh e va bene! Non puoi dormire in
un
albergo, devi perforza stare con lui? Mi odia e quando saprà
che
partirai con me, perché so che a lui lo dirai
cercherà di
conquistarti" non riesco a trattenermi, così scoppio in una
risata fragorosa "sei geloso" incrocia le braccia al petto "non sono
geloso" gli pizzico una guancia "oh lo sei eccome!"
"Eddai non fare l'offeso" dico mentre lo raggiungo, mentre ridevo lui
fingendosi indignato ha continuato a camminare "io non sono geloso ok?
Sono solo preoccupato" lascio fuggire un'altra breve risatina "ah
è così che si chiama adesso."
Lo afferro per un polso "ascolta Robby è il mio
più caro
amico, mi ama ed io sono lusingato per questo, perché essere
amati da una persona come lui, non può che essere un onore.
Io
gli voglio un mondo di bene e questo non cambierà mai, ci
sarò sempre per lui questo devi capirlo. Anche se non so
come
reagirà quando gli dirò di noi due, probabilmente
mi
detesterà e ne ha tutte le ragioni" e pensare che
ciò
possa accadere mi spezza il cuore, spero che saprà capirmi e
perdonarmi.
Alza gli occhi al cielo rassegnato "se scopro che ti ha toccato o tu
hai toccato lui non ti rivolgerò mai più la
parola" se
prima ero per la libertà, non sopportavo di sentirmi
incatenato
o di incatenare qualcuno, ora mi piace questa sorta di
esclusività reciproca che abbiamo stabilito.
Mi riscalda sapere che io appartengo a lui e lui a me, che non ci
sarà nessun altro "ah se l'avessi saputo prima che era
così semplice farti chiuderre il becco" vengo colpito da un
leggero pugno al braccio, lo tiro verso di me "sai che
ti adoro" lo bacio delicatamente sulle labbra "ora però
dobbiamo
separarci" annuisce e si allontana.
Prendiamo i due lati opposti della strada, ma continuamo a voltarci
guardandoci fino a che siamo troppo lontani, oramai è quasi
buio
ed io sono arrivato a casa di Robby, se quando sono arrivato non mi
sono fatto troppi problemi ad entrare ora, devo ammettere che sono
intimorito.
Rimango fermo per qualche istante davanti al portone, deglutisco
rumorosamente passandomi una mano fra i capelli, sono agitato e come se
non bastasse Robby decide di farmi arrivare il cuore in gola "Oscar che
ci fai li fermo, avanti entra" tiro su lo sguardo e lo vedo, in balcone
e con dipinto sul viso il desiderio di sapere dove diamine sono stato.
"Si può sapere dove diamine sei stato?" ecco per l'appunto
siamo
seduti l'uno di fronte all'altro, lui sulla poltrona ed io sul divano
mi scruta con i suoi occhioni ombrati, in attesa trepidante di una mia
risposta che tarda ad arrivare.
Dopo il mio ennesimo sospiro e i tentativi suoi di capire se sto bene
decido di porre fine alla tortura "dobbiamo parlare, io devo dirti una
cosa, e sono abbastanza sicuro che non ti farà piacere" il
suo
viso si incupisce di colpo, si schiarisce la voce "dio è
successo qualcosa? di che si tratta?"
Sento già il ruomore che farà il suo cuore quando
gli
dirò la verità, non mi rende le cose facili, lui
ha
puntato tutto su di me e mi è sempre stato vicino "vedrai
che
risolveremo tutto" si avvicina inginocchiandosi di fronte a me, posa le
mani sulle mie in segno di conforto "ti prego basta" mi lascio
sfuggire, sfilando le mani dalle sue.
Mi sento un mostro e più lui continua a usare premure nei
miei
confronti, più io mi sento terribilemente in colpa,
evidentemente ha travisato il mio gesto, perché si alza di
scatto con lo sguardo basso e ferito ed io non so se lasciarglierlo
credere o rassicurarlo.
Pensa che non voglio farmi toccare da lui, per non ricadere di nuovo in
quel limbo che mi ha portato due anni da incubo, ma non è
questo
il motivo e deve saperlo così mi alzo anche io, mi avvicino
a
lui posandogli le mani sulle spalle "beviamo qualcosa" dico ma lui ha
gli occhi lucidi "non ne ho voglia" risponde freddamente allontanadosi.
"Robby non è come pensi" dio non so nemmeno da dove iniziare
e
non è da me "ah e allora com'è? Io volevo solo
aiutarti"
lo raggiungo e gli afferro le braccia "lo so!" si divincola dalla mia
presa "allora si può sapere cosa ti prende,
perché ti
allontani da me?"
Ora è il momento, stringo i pugni ma lui non mi lascia il
tempo
di iniziare "ti sono stato vicino tutto questo tempo senza pretendere
niente! E tu cosa fai, ti comporti come se fossi pronto a saltarti
addosso, come se non avessi un briciolo di contegno!" mi giro di spalle
come se servisse ad ovattare le sue urla, sbatto i palmi delle mani sul
tavolo gridando "domani parto con
lui!"
Silenzio, piomba fitto su di noi, lo sento pesare sulle mie spalle ed
ecco l'essatto momento in cui gli ho spezzato il cuore, frantumato in
mille pezzi trattengo il fiato, in attesa di un cenno da parte sua, ma
niente solo orribile, disgustoso silenzio, come nella cella del carcere.
Non ho il coraggio di voltarmi ma lo faccio, glielo devo, mi guarda con
amarezza mista a dolore "c-cosa?" sibila cercando in parte di
trattenere la rabbia, lo vedo stringere forte i pugni, serrare le
labbra e contrarre la mascella, se lo sguardo avesse il potere di
incenerire, sarei già carbonizzato.
"Ripeti" la sua voce è colma di rabbia, allungo una mano
verso di lui ma questo lo fa scattare "ti ho detto di ripetere!"
urla con fermezza, mi schiarisco la voce, nel tentativo di alleviare il
nodo che ho in gola "domani parto insieme a Bosie" porta lo sguardo
verso l'alto mordendosi le labbra "dio..." poi si passa una mano sul
viso "come hai potuto?" poi con un sosprio lascia andar le
lacrime, che come ruscelli rigano le sue guancie.
Faccio un passo verso di lui "mi dispiace" sussurro mentre lo prendo
fra le mie braccia, ma dura solo un momento, il tempo di realizzare il
mio gesto che mi spinge via "sai una cosa vattene! Si va bene va con
lui, per colpa sua sei solo finito in prigione, un sciocchezza! Per non
parlare di quel pazzo del padre, sarà felice di averti come
genero e le nozze a quando?"
Cerco di fermarlo "Robby" ma lui me lo impedisce, è furioso
"no
adesso parlo io Oscar! Ho accettato tutto da te e per te, ho accettato
di essere uno soltanto dei tuoi amanti, ho accettato che scegliessi
lui, sono persino passato sopra al tuo modo stupido e insensato di
definirti generoso nei suoi confronti! Ma questo no, non posso
accettarlo! Perchè spiegami lui riesce a cadere sempre in
piedi!?" ora basta, lo afferro per le spalle e lo spingo contro la
credenza "io lo amo! Possibile tu non riesca a capirlo" grido sul suo
viso, non era questo il modo in cui volevo dirglierlo.
"Ed io amo te, ma questo non t'importa vero? Hai sempre preferito lui,
malgrado le scenate, le richieste continue di soldi, tu l'hai sempre
portato sul palmo di una mano. Ed io dov'ero? In un angolo a guardarti
da lontano, ad osservare impotente come buttavi la tua vita per lui, ad
osservare ciò che a lui era concesso, averti. E a me sarebbe
bastato sai, avere te."
Rimango in silenzio, spiazzato, lui si avvicina avvolgendomi in un
abbraccio, posiziona il viso nell'incavo del mio collo ed inspira
forte, io porto le braccia intorno alla sua vita, ricambiando
l'abbraccio "Robby" ha un fremito "no taci, hai già parlato
abbastanza, non posso tollerarlo più, mi dispiece. Se
desideri
continuare a farti usare da lui, io non voglio più guardarti
mentre ti autodistruggi" mi scosto leggermente da lui "che significa?"
domando, ma la risposta aleggia silenziosa nell'aria.
Sciogliamo l'abbraccio e l'imbarazzo è palese, io ho
compreso
cosa voleva dirmi, la realtà mi ha colpito in pieno viso,
come
uno schiaffo "Bosie è cambiato, questa volta davvero, mi ha
scritto una bellissima lettera non per convincermi a tornare, ma per
dirmi addio" sorride amaramente "per una volta ha fatto la cosa giusta"
ignoro la sua frecciatina "sono tornato indietro e ho scavato
sotto la superfice di arroganza, non lascerò che si
approfitti
di me e lui non lo farà" spero che queste parole servano a
far
diminuire l'astio che ha per questa situazione.
"Se non ti fidi di lui, almeno fidati di me" provo a dire "io mi sono
sempre fidato di te, e guarda che cosa è successo"
mi siedo nuovamente sul divano "quindi è così, la
nostra
amicizia termina qua?" lui scuote la testa "i-io non sono come te, non
ho la capacità di perdonare e ricominciare
un'infinità di
volte" con gli occhi lucidi mi alzo, vado vicino a lui e con la voce
rotta sussurro "hai ragione tu non sei come me, sei molto meglio".
Faccio per andarmene, con il cappotto già in mano stringo la
maniglia della porta ma la sua voce mi ferma "se vuoi puoi restare
quì stanotte, non credo che gli alberghi ti accetterebbero
Oscar, ti conoscono tutti. Resta sarai più al sicuro"
l'ennesima
gentilezza da parte sua, nonostante tutto non siamo poi così
diversi, io non riesco a stare lontano da Bosie, lui è
sempre pronto ad aiutarmi.
"Ti ringrazio" gli dico dandogli una pacca sulla spalla, lui non
risponde, non dice niente accetta tutto con l'onore che lo
contraddistingue, io decido di andare a dormire, ma sono certo che il
sonno mi eviterà questa notte, il pensiero dei cuori che ho
spezzato non mi lascia andare, gli errori che ho commesso sono
marchiati sulla mia pelle e li rivedo sui volti delle persone che ho
ferito.
L'indomani sono pronto per andarmene e lasciare definitivamnete questo
posto, Robby mi guarda appoggiato allo stipite della porta mentre
sistemo le ultime cose, mi volto dalla sua parte, mi avvicino e gli
poso una mano sulla guancia, lui non reagisce "ti voglio bene Robby, tu
non puoi immaginare quanto. Se un giorno mi perdonerai e vorrai
riprendere la nostra amicizia, io ci sarò, ci
sarò sempre
per te" fa un cenno col capo "non metterti nei guai" mi dice per poi
allontanarsi.
Nuovamente sul treno ma questa volta senza rimpianti, mi dispiace
chiaramente per la piega che ha preso la situazione con Robby, ma sono
sicuro che al mio posto lui avrebbe fatto lo stesso, non sei
consapevole delle cose che sei disposto a fare per amore,
finché
non ti ritrovi a farle.
Siamo sul treno io e Bosie, francamente non mi importa delle voci che
gireranno, perché anche se fossimo partiti separatamente
sarebbe
giunta comunque notizia del nostro ricongiungimento, lascerò
che
le cose vadano come devono andare ma senza più azioni
avventate.
"Come è andata con Robby?" sospiro "abbiamo avuto un'accesa
discussione e lui non vuole più saperne di me, almeno per il
momento" sorride soddisfatto ma in un attimo, il sorriso sparisce da
quel volto candido "sei triste?" rimango abbastanza esterrefatto, non
è da lui calarsi così a fondo nei panni di
qualcun'altro,
devo ancora abituarmi a questa sua nuova versione.
Mi gratto il viso puntando lo sguardo fuori dal finestrino "perdere un
amico, specialmente se così caro non è mai
qualcosa che
rallegra l'animo" la sua espressione diventa seria, posa una mano sulla
mia, è così calda "Robby pensa che sia sciocco
unirmi di
nuovo a te" sussulta deglutendo "e tu pensi che quello che stiamo
facendo sia sbagliato? ti sei pentito?" lo rassicuro "caro se mi fossi
pentito non sarei qui, non ti pare?" sorride aderendo compostamente
allo schienale del sedile.
"Senti Bosie, per quanto riguarda la lettera, quella di cui ti ho
parlato dopo essermi ripreso dallo svenimento, non leggerla. Robby mi
ha detto di avertela data dopo la mia partenza, così visto
che
non è passato moltissimo tempo dalla partenza al ritorno,
speravo tu non avessi avuto tempo o voglia di leggerla" abbassa lo
sguardo poi lo punta nuovamente verso di me "troppo tardi."
Due parole che hanno avuto il potere di sconvolgermi, non me ne ha
parlato e non vedendo nessuna reazione da parte sua credevo davvero non
l'avesse letta, probabilmente sono rimasto in silenzio troppo a lungo,
perché è la sua voce a riscuotermi "mi ha ferito
è
vero, probabilmente non sono d'accordo su tutto ciò che hai
scritto, ma avevi tutte le ragioni di farlo, la maggior parte di quelle
cose me le sono meritate. Prima l'avrei gettata nel fuoco senza finire
di leggerla, per come sono ora la conserverò, come testimone
di
ciò che non deve più accadere."
Sorride e il mio cuore sobbalza come il treno sulle rotaie
"è
stato un vero inferno, finisci con il perdere la ragione" stringe la
mia mano "ma tu non l'hai persa, sei riuscito a trasformare il dolore
in una rinascita, questo ti fa onore."
Passano ore fra momenti in cui stiamo in silenzio, frammenti di tempo
in cui io, lasciandomi cullare dai dondolii del treno mi assopisco, ora
è lui che ha chiuso gli occhi, osservo il suo petto alzarsi
e
abbassarsi, i suoi lineamenti così angelici. Non voglio
perdermi
un solo istante di questa visione, ringrazio il cielo di poter
assistere a tale beatitudine, per chi non lo conosce sarebbe
impossibile credere che da un simile angelo, siano uscite parole tanto
crudeli, comportamenti quasi vicini all'isteria, ma ora è
diverso, tutto è cambiato e non ricadremo più
negli
errori del passato.
Stringe gli occhi e fa una smorfia segno che si sta svegliando, si
stiracchia e fa uno sbadiglio "bien réveillé" gli
dico
"ho dormito molto?" domanda con la voce impastata dal sonno "juste
assez de temps de te laisser admirer" arrossisce e sorride imbarazzato
"sei tremendamente sdolcinato" ci guardiamo e scoppiamo a ridere
entrambi.
Un anno è ormai passato da quando ci siamo trasferiti in
Francia, in un'adorabile casetta con giardino, io ho ripreso a
scrivere, non con poca fatica inizialmente, ma avevo accanto lui, che
ogni giorno mi stava vicino, dandomi la forza necessaria a non
mollare, sapevo che la vita, anche se felice, non sarebbe stata
più la stessa, e scrivere mi riportava alla mente vecchi
ricordi, che mi facevano male.
Devo riconoscergli che ha avuto il polso di ferro, gli sarò
sempre grato per questo, ha sopportato con pazienza i miei incubi
notturni che con feroci strilli squarciavano la notte, lui mi stringeva
a se fino a che non mi calmavo, mi portva un bicchiere d'acqua e
così le notti, poco a poco, sono diventate più
serene.
Anche lui lavora, scrive per lo più poesie, ma ora si sta
dilettando anche nei racconti, certo le liti non mancano, ma nessuno
dei due sparisce fuorioso, restiamo l'uno accanto all'altro, sbollendo
la rabbia e placando il disagio che ci ha colti.
In fede mia non credevo che la mia vita si sarebbe ripresa
così
presto, forse avere vicino la persona che ami più di ogni
cosa
al mondo, che ti ama alla stesso identico modo fa la differenza, gli ho
sempre professato amore eterno ed è così che
finirà, ci ameremo finché i nostri cuori
smetteranno di
battere e forse anche di più.
Uno scherzo del destino però, ci ha colpiti con la ferocia
di
una tempesta, al termine di questo primo anno insieme mi sono ammalato,
di dio solo sa cosa, nemmeno i dottori riescono ancora a capire che
sia, non sanno nemmeno se guarirò, sono amareggiato e Bosie
è distrutto, e vederlo in quello stato di disperazione mi
annienta nel profondo.
Inizialmente fingeva che tutto andasse bene, ora non riesce nemmeno
più a fare quello, va alla ricerca costante di una
soluzione, di
persone che possano aiutarmi, piange per ore al mio fianco, chiedendomi
poi perdono perché sono io a rischiare la vita, e avrei
tutte le
ragioni per lasciarmi andare alle lacrime.
Cerco di consolarlo come posso, dicendogli che se gli istanti che ci
rimangono sono gli ultimi, abbiamo il dovere, in nome del nostro amore
di viverli al meglio, allora lui annuisce, mi bacia le labra, carezza
le guancie, il petto e la mia pancia, si accoccola accanto a me,
stringendomi la mano, sento che teme qualcosa, perché la sua
mano trema quando è a contatto con la mia.
Siamo sdraiati sul letto, lui si tiene sollevato con le braccia, per
poterci guardare meglio poi rompe il silenzio, con la sua candida e
meravigliosa voce "non andaretene, e se lo fai portami con te" gli
accarezzo una guancia, con il pollice asciugo una lacrime che lenta
riga il suo viso "non dire sciocchezze, devi restare mio bellissimo
fanciullo, porterai avanti ciò che abbiamo creato, sarai la
manifestazione di un amore che non si spegne mai, resta per me Bosie,
promettimi che non farai nulla di stupido o insensato" lui si gira sul
fianco, dandomi le spalle ed io so che sta bagnando il cuscino con le
lacrime. Mi giro anche io, facendo aderire il mio corpo al suo
"sarà un inferno senza di te" dice con la voce spezzata
"forse
proverai la stessa cosa che ho provato io, quando ero in carcere, senza
il tuo meraviglioso sorriso ad allietare i miei giorni, ma riuscirai a
superarlo, credimi Bosie, io so che ci riuscirai."
Le mie parole non hanno sortito l'effetto sperato, di scatto si tira
su, scende dal letto e il suo viso è un misto di lacrime e
rabbia, rosso come una rosa in inverno "almeno tu sapevi che mi avresti
rivisto, io non ti rivedrò mai più, come puoi
dire che è
la stessa cosa!" grida, sputandomi quaste parole in faccia, forse ha
ragione, probabilmente ho esagerato "Bosie ti prego non fare
così, prendimi fra le tue braccia e dammi il tuo amore,
è
solo questo che voglio ora" lui mi accontenta, avvolgendomi a lui,
respiriamo l'uno il profumo dell'altro, così abbracciati mi
sembra già di essere in paradiso.
Una settimana è passata da quel giorno, non abbiamo
più
toccato l'argomento di una mia prematura scomparsa, la notizia buona
è che la malattia non è peggiorata, la situazione
per il
momento è in stallo.
La mattinata è stata piacevole, Bosie in questi giorni si
sta
comportando in modo strano, sparisce per delle ore, lascia frasi a
metà, come se ci fosse qualcosa che vuole dirmi ma non dice.
E'
nel pomeriggio che si presenta nella mia stanza, con un sorriso
raggiante e insolito esordendo con una frase altrettanto insolita
"indovina chi è venuto a trovarti?" ora è
risaputo che a
me non piacciono gli indovinelli, lui se ne esce in questo modo, ed io
rimango come un ebete.
"Sinceramente mio caro, non ho idea di chi possa aver compiuto un gesto
tanto affettuoso" dico sistemandomi meglio con la schiena poggiata ai
cuscini "sei il solito chiaccherone eh Oscar" una voce familiare
risuona nelle mie orecchie, una voce amichevole che non sentivo da
tanto, entra accompagnata da una figura "Robby!"
Sono piacevolmente sorpreso, da quando abbiamo discusso non ci siamo
più visti ne sentiti, mi è mancata la sua
presenza "che
ci fai quì?" sorride avvicinandosi a me "Bosie mi ha
avvisato
delle tue condizioni di salute, sono venuto per sapere come ti senti,
volevo vederti Oscar" il mio sguardo diventa interrogativo "Bosie?" ci
voltiamo, io e Robby verso il più giovane di noi "sapevo che
ti
avrebbe fatto piacere Oscar, ora vi lascio un po' da soli."
"Dio non sembra nemmeno lui, mi fa quasi paura, così
pacifico"
mi dice Robby appena rimaniamo solo noi due "si sta prendendo cura di
me amico mio, proprio come avresti fatto tu" noto dell'imbarazzo da
parte sua, così lo invito a sedersi vicino a me, poso una
mano
sulla sua "mi sei mancato" arrossisce "anche tu. Ma dimmi come vanno le
cose quì, fra voi due e, insomma sei felice?"
Credo che in tutta la mia vita, nessuno mi abbia mai chesto se fossi
felice, come stavo sì, ma non lo stato della mia
felicità, non è quel genere di domanda che si
pone a
qualcuno, ma se rifletto bene ora, se me lo avessero chiesto, anche nei
momenti in cui ero all'apice del succeso, avrei risposto con una delle
mie massime, con una battuta che poteva dire niente e tutto nello
stesso momento. Ma ora, in questo momento l'unica risposta che mi batte
nel cuore è "sì, amico mio non hai idea di quanto
bene mi
abbia fatto la compagnia di quel fanciullo. Siamo maturati entrambi ed
ora la nostra relazione è stabile, qualche litigio che
pizzica
leggermente le corde, ma la melodia che suona la nostra storia non si
fermerà mai."
Sono certo che Robby mi abbia perdonato, glielo leggo negli occhi ed
ora lui ha avuto modo di sapere che sto bene, che Bosie non
è
l'aguzzino che mi ha portato via da lui, si sporge lento verso di me,
circondandomi il collo con le braccia, ci stringiamo ed è
così bello riabbracciare un amico che non vedevi da lungo
tempo.
"Comunque sia resterò quì finché non
ti sarai
ripreso, ti hanno detto almeno cos'hai?" scuoto il capo "i dottori sono
ancora in alto mare, la situazione per il momento è stabile,
ma
non c'è bisogno che tu ti disturbi Robby. Sai Bosie ha fatto
avanti indietro centinaia di volte, cercando di trovare una soluzione,
ha chiamato i medici migliori, non mi molla un attimo, sono in buone
mani, puoi fidarti Robby." Le mie parole non sembrano averlo convinto
molto, oppure vuole solo recuperare il tempo che abbiamo perso "non
importa voglio restare comunque, sei il mio migliore amico lo sai, poi
hai un anno di arretrati da raccontarmi" ridiamo insieme "allora inizia
a metterti comodo."
Il mio giglio dai capelli dorati entra in camera "Robby ha imposto la
sua presenza quì, sarai felice di sapere che gliel'ho
generosamente concessa" mi dice con la voce squillante e velatamente
ironica "sicuro che ti vada bene?" gli domando, si avvicina sdraiandosi
vicino a me "ma certo come potrei togliere a lui l'onore di
sbeffeggiarmi quando troverà qulacuno che saprà
guarirti,
dio come gongolerà dandomi dell'incompetente buono a nulla"
rido
animatamente di questa sua uscita "ma come ti vengono in mente certe
cose, ed io che ti ho accusato di non avere immaginazione" si unisce
alla mia risata, un istante dopo ci guardiamo "labbra rosse come petali
di rose" sussurro spostando lo sguardo su di esse, ci avviciniamo
contemporaneamente chiudendo la distanza che ci separa con un bacio.
"Bosie sai che dovremmo parlarne prima
o poi"
aggrotta le sopracciglia in un espressione tanto confusa quanto tenera
"di cosa?" mi schiarisco la voce, passando una mano fra i suoi morbidi
e profumati capelli "di questa situazione e dell'eventualità
che
io" non mi lascia terminare la frase "non voglio parlarne
ok! Basta,
smettila di iniziare questo maledetto discorso, tu non morirai
mettitelo
in testa Oscar!" urla furioso, esce dalla stanza sbattendo la
porta violentemente.
Mi ha lasciato sconvolto non sono più abituato alle sue
grida di
nervi, sento come se stessi per soffocare, fortunatamente entra Robby a
distrarmi da questa terribile situazione "problemi nel nido?" chiede
"Bosie non vuole parlare di una mia non tanto improbabile prematura
morte" dico tutto d'un fiato rendendomi conto di che peso hanno queste
parole, una volta dette a voce alta.
Lui è solo un ragazzo ed io lo sto obbligando, a guardare in
faccia qualcosa che è troppo grande da affrontare, non
è
pronto per questo "nemmeno a me piace che parli in questi termini
Oscar" mi dice a voce candida Robby "dovremmo pur parlarne prima o poi,
io non voglio andarmene ora, ma lui deve capire" posa le mani sulle mie
"lui capirà quando sarà il momento" annuisco per
poi
lasciare cadere il discorso.
Decido di uscire dalla stanza, mi farà bene sgranchirmi le
ossa
un momento, vado in salotto dove scorgo l'uomo che amo più
di
tutti, seduto sulla poltrona intento nella lettura "dov'è
Robbie?" domando, mi risponde senza degnarmi di uno sguardo
"è
uscito" un sospiro lascia le mie labbra, ho bisogno che lui sciolga il
dubbio che mi si è insinuato nella mente in questi giorni.
Mi schiarisco la voce prima di parlare "Bosie ho bisogno che tu mi dica
una cosa" il mio tono risulta più titubante di quanto non
vorrei, lui alza lo sguardo su di me senza proferire parola "in questi
giorni sei stato molto distante e misterioso, sappi solo che puoi
dirmelo, capisco che io e te non siamo stati fisicamente insieme a
causa della mia situazione, quindi se hai cercato soddisfazione
altrove, sappi che lo comprendo."
Lui si alza, posa il libro sul tavolo e si avvicina a me "sei uno
sciocco Oscar, uno stupido e insinuoso imbecille" una lama conficcata
nel petto avrebbe fatto meno male, un tempo me le aspettavo, era solito
uscirsene con queste orribili parole, ma ora fanno ancora
più
male, è come se quella parte di se stesso fosse uscita,
appositamente per ferirmi.
"Bosie non parlarmi così per l'amor del cielo,
perchè?"
tossisco "sono stato negli uffici per le corrispondenze, dovevo
scrivere a Ross per invitarlo qui, volevo che fosse una sorpresa per
te, per questo le sue lettere non potevano arrivare qui, c'era il
rischio che tu le leggessi" oddio mi viene quasi da piangere, i
ginocchi mi tremano, come ho potuto dubitare di lui?
"Soddisfatto ora? Pensar male di me è la cosa che ti viene
più facile" dice con voce acida e rammaricata, fa per
andaresene
ma lo blocco per un polso, lo tiro a me e con la poca forza che ho lo
spingo contro la porta "Bosie, Bosie, Bosie mio adorato, meraviglioso
ragazzo, sei il mio fiore tra i fiori, perdona questo povero artista
malandato" si fa scappare una risata, io gli sfioro una guancia con le
dita, sussurro le parole a un centimetro dalle sue labbra.
"Dillo ancora, di che sono il tuo unico ragazzo che" lo interrompo "che
ti amo di un amore così folle, sei la mia aria, la mia luce
dorata, la tua presenza mi è così essenziale per
vivere,
sono e sarò per sempre tuo" i suoi occhi brillano, i miei
sono
languidi, sorride posizionando le mani sopra il mo petto, con una
leggera pressione fa aderire me contro lo stipite della porta, mi bacia
le labbra, poi il collo e di nuovo guarda i miei occhi "sei l'unico che
voglio baciare e sentire in ogni forma possibile, ti amo e so che non
te l'ho mai detto a voce, ma se sarà necessario te lo
ripeterò ogni ora di ogni singolo giorno, ti amo Oscar" mi
bacia, così profondamente e teneramente.
Passano i giorni e le mie speranze sono sempre più vacue,
Robbie
e Bosie fanno il possibile per non farmi pesare questa situazione, non
vogliano che io mi disperi, e che non veda la disperazione dipinta come
nubi grigie nei loro occhi. Ho scritto il mio testamento solo Robby ne
è a conoscenza, a Bosie non ho voluto dir niente, almeno per
il
momento, il suo volto si è fatto ancor più magro,
e
certamente spezzerei il suo cuore se sapesse.
Oggi è un giorno importante probabilmente saprò,
da fonte
certa che destino mi attende, se quello della fredda morte o il tiepido
sole della vita, c'è una cosa che voglio fare prima di
conoscere
la verità, voglio parlare con lui e come se mi avesse letto
nel
pensiero, fa il suo ingresso nella nostra stanza.
"Oscar fra poco arriverà il medico, sono sicuro che le
notizie
saranno buone" esordisce con voce fintemente allegra "siediti vicino a
me" obbedisce ed io gli avvolgo un braccio intorno alle spalle e con
altra mano volto il suo viso verso di me "non voglio parlare di cose
che ti fanno star male, ma tu promettimi una cosa" annuisce e la mia
voce trema come non ha mai fatto prima.
"Promettimi che se per qualche infausto e assurdo motivo, il destino ci
dovesse remare contro, tu non farai nulla di stupido o insensato" non
risponde, distoglie il viso dalla mia presa e lo abbassa guardandosi il
grembo, espiro l'aria dalle narici, la mia voce diventa implorante
"promettimelo Bosie. Questa è l'unica cosa che ti chiedo,
non
lasciarmi andare con questo tormento nell'anima" rimane catatonico per
il
tempo sufficente da farmi impazzire.
Pochi istanti dopo si gira vero di me "tu non le hai mai mantenute le
promesse" mi irrito "questo cosa diamine vuol dire?" fa una lieve
smorfia "non avresti più dovuto vedermi, invece eccomi qui,
con
te" lo scuoto leggermente per le spalle "cristo santo Bosie tu vuoi
uccidermi!" si appoggia con tutto il suo peso sul mio corpo, i suoi
capelli mi solleticano "voglio solo dimostrarti quanto ti amo, non ha
senso vivere senza di te, Bosie e Oscar sono nati per stare insieme,
non esiste Oscar senza Bosie e certamente non può esistere
Bosie
senza Oscar."
Avrei tanta voglia di urlare in questo momento, se solo ne avessi la
forza, come può pensare che la sua vita sia inutile senza di
me
"ascolta tu hai già fatto un profondo atto d'amore nei miei
confronti, non serve che mi dimostri altro. Desidero che tu faccia
fiorire la tua meravigliosa vita, che porti il mio ricordo nel tuo
cuore" la voce mi si spezza, non riesco più ad andare avanti
"io
ho un cuore solo grazie a te" mi sussurra e i suoi occhi diventano due
pozze così lucide e tristememente belle.
Con un forte impeto lo abbraccio, stringendolo forte a me, prendendo i
suoi capelli fra le dita, stringo anche loro, ne respiro il profumo, se
dovesse essere, voglio che il suo sia l'ultimo odore che sento, voglio
che sia l'ultima cosa che vedano i miei occhi "devo sapere che andrai
avanti Bosie, non torturarmi così" lui mi mette una mano sul
viso
"d'accordo Oscar per te e soltanto per te, ti prometto che
vivrò, ma solo per ricordare che uomo meraviglio sei" gli
riempo
la testa di mille baci, poi passo alle sue labbra "grazie ragazzo mio,
sei il dono più bello che la vita mi ha fatto."
Bussano alla porta, la voce di Robbie interrompe il nostro scambio di
affettuosità "è arrivato il dottore" Bosie si
alza dal
letto, si sistema i vestiti stropicciati poi va alla porta "prego
entrate" il dottor Boudier entra seguito da Robbie, questo ometto dai
capelli grigi e ricci mi ha sempre ispirato fiducia "monsieur
Melmoth come si sente oggi?" esordisce così, ed
andiamo
avanti per quasi una mezz'ora a fare discorsi che forse non ho nemmeno
ascoltato.
"Bene se lei è d'accordo gradirei visitarla, se voi signori
voleste cortesemente accomodarvi nell'altra stanza" parla con voce
neutra il dottore "No!" risponde di getto Bosie sbigottendo il
dottore. Robbie interviene "Bosie per l'amor del cielo comportati bene,
almeno in questa situazione!" il mio adorabile ragazzo biondo, mi
guarda come se in me potesse trovare tutte le risposte "caro fa come
dice il dottore, lui sa quel che fa" annuisce e insieme a Robbie che lo
fulmina con lo sguardo lasciano la stanza.
"Lo scusi dottore, solo che è molto preoccupato per me,
è
così giovane e non è abituato ad avere a che fare
con la
morte" il dottore acquisisce un colorito stranamente pallido "messieur
capisco che la sua situazione non le è chiara, ma non ho mai
parlato di morte, e non credo che se altre persone l'abbiano visitata
possano aver detto nulla di simile" annuisco passandomi una mano fra i
capelli "lo so ma vede, non sapere che cosa ti ha colpito,
inevitabilmente ti porta a pensare il peggio, in fondo non mi hanno
nemmeno mai dato certezza che sarei guarito" rspondo atono.
Sinceramente non ho idea di quanto sia durata la visita, il dottore non
ha aperto bocca nemmeno per un secondo, io non avevo il coraggio di dir
nulla poi improvvisamente, quasi fosse stato punto da uno spillo
esclama "ci siamo!" esce dalla stanza di tutta fretta "signori prego
venite!" i due si precipitano nella stanza, quasi sgomitandosi per
entrare per primi "allora dottore ci dica" esordiscono entrambi.
"Bene signori sono lieto di informarvi che mensieur Melmoth" fa una
pausa "non è in pericolo di vita, come sospettavo si tratta
di
qualcosa di raro, la medicina che ho creato in laboratorio, sono sicuro
farà effetto. Una dose gliel'ho già
somministrata, ma
dovrà fare un'iniezione tre volte al giorno, per un intero
mese."
Una buona ntizia è come se glia angeli avessero iniziato a
suonare, proprio in questa stanza la loror meravigliosa musica, sento
il mio corpo rilassarsi, come se un macigno fosse stato appena tolto,
mi commuovo dalla gioia e senza rendermene conto mi alzo, abbraccio il
dottore, poi mi ritraggo scusandomi "mi deve scusare dottor Boudier, ma
lei non sa quale pena ha sollevato dal mio cuore" lui sorride "oh non
si preoccupi, mi raccomando stia a riposo" non finisce la frase che io
esclamo "ci serve dello champagne per festeggiare!" il dottore mi
fulmina con lo sguardo "i festeggiamenti a quando sarà
guarito
completamente, mi raccomando tenetelo docchio" Bosie e Robbie si
guardano, facendosi un mezzo sorriso, poi i miei occhi si incatenano
nei suoi, così belli che sorrido, lui ricambia e
contemporaneamente ci stringiamo l'uno nelle braccia dell'altro "Oscar
sono così felice, sto scoppiando dalla gioia, ho avuto
così tanta paura che quasi temo sia un sogno" gli pizzico
lievemente la guancia "non è un sogno ragazzo mio."
Ora è il turno di Robbie, ci abbracciamo e lui mi da una
pacca
sulla spalla "che ti avevo detto vecchia volpe!" sorrido ad entrambi
"sono così felice di condividere questo momento con voi
"bene
signori il mio lavoro quì è finito, le ho
lasciato
scritto
alcune cose, ora devo proprio andare" stringo la mano a quest'uomo che
mi ha salvato "la ringrazio ancora, le sarò infinitamente
grato"
lui sorride, fa un cenno con il capo ed esce seguito da Bosie, credo
voglia ringraziarlo ma si vergona a farlo davanti a noi.
"Robbie io voglio festeggiare" dico in tono lagnoso come un bambino che
vuole le caramelle, ma sa di non poterle avere "amico ti prometto che
quando sarai guarito festeggeremo per tutto il tempo che vuoi" mi
rassicura posandomi una mano sulla spalla, nel frattempo entra Bosie
nella stanza "che succede?" Robbie toglie la mano "suppongo vogliate un
po' di tempo da soli" detto questo esce dalla camera.
"Allora?" incalza Bosie io mi schiarsco la voce "stavamo progettando i
futuri festeggiamenti, magari in un ristorante alla moda, con tanto
champagne, ho bisogno di champagne" lui sorride malizioso "pensavo che
prima dello champagne avresti voluto festeggiare in un altro modo"
arrossisco capendo dove vuole arrivare. Si avvicina a me sinuosamente,
sporgendo il viso verso il mio, rimane li a pochi centimetri, mi lascia
un bacio delicato sulle labbra, poi un altro e un altro ancora, senza
mai soffermarsi troppo, vuole giocare e farmi impazzire poi
improvvisamente, con voce dannatamente attraente "peccato
però
che dovremmo aspettare" mi spinge seduto sul letto, con una mano
scivola dalla mia guancia alle labbra, poi come se nulla fosse esce
dalla stanza.
Da quel giorno in cui le mie sorti si sono ribaltate, è
passato
esattamente un mese ed è ora di riprendermi ciò
che
è mio, senza però rendergliela troppo facile,
ricordo in
che condizioni mi ha lasciato quel giorno, oggi capirà che
non
è l'unico capace di condurre i giochi.
Sono in salotto seduto sulla poltrona, ho attuato il piano non
mi
resta che attendere la mia preda, si sta facendo il bagno ed una volta
finito sento i suoi passi venire verso la sala, accompagnati dalla sua
voce "Oscar hai visto i miei" si blocca, non finisce di parlare
perché ha visto qualcosa "che ci fai tu con i miei vestiti?"
sorrido sornione, mi alzo e lentamente mi avvicino "dovrai
guadagnarteli, un ad uno" scandisco queste parole sulle sue labbra,
beandomi della reazione che hanno i suoi occhi.
Devo ammettere che sto compiendo un enorme sforzo, lui è in
tutto il suo splendore giovanile avvolto alla vita solo da un
asciugamano, mentre tutto il resto del corpo, i suoi addominali
così scolpiti sono in bella mostra, sembra una perfetta
statua
di marmo, con qualche gocciolina d'acqua che rende il complesso
eccitante e irresistibile.
Lui rimane colpito dalla mia avventatezza, sorride in un modo che non
ha nulla di casto, con un dito passo a sfiorare il suo petto,
scendendo fino agli addominali, per poi fermarmi al bordo
dell'asciugamano, di nuovo su fino alla gola per poi posarlo sulle
labbra, lui ha osservato inerme tutti i miei movimenti, io ho
continuato ad osservare il suo viso.
Levo il dito dalle labbra, mi avvicino posandogli un bacio sul collo,
sento la sua pelle divenire d'oca "non sono più sicuro di
volerli i vestiti" mi dice con voce roca, io sorrido maliziosamente
mentre sollevo la testa per tornare sul suo viso, metto una mano sulla
parte bassa della sua schiena, avvicino il suo bacino al mio, l'altra
mano stretta fra i suoi capelli, il viso ancora nel suo collo, lo muovo
così che il mio naso solletichi la sua pelle, in una lenta e
meravigliosa tortura.
"Sei così meravigliosamente attraente, che non so da dove
cominciare e una buona parte delle cose che vorrei fare, è
così illegale e inopportuna da renderle pericolosamente
eccitanti. Il tuo corpo così marmoreo è per me,
come un
fiore per le api, il tuo nettare mi invita ad un banchetto che non sono
in grado di rifiutare" lo sento gemere, con le mani mi afferra la
camicia costringendomi a guardarlo "se passassi dalle parole ai fatti,
il nettare di cui vorresti bearti non lascerebbe questo fiore
impaziente" la sua voce è dura e al tempo stesso implorante
"come sei irruento Bosie, non credi di avere troppa fretta, in fondo i
fiori si trovano nei prati, non possono andare da nessuna parte, a meno
che qualcuno non li colga."
Irruento mi prende il viso tra le mani e mi bacia "sei così
dannatamente irritante" pronuncia queste parole prima di riappropiarsi
delle mie labbra, io mi scosto ad ogni suo tentativo di baciarmi, mi
allontano e il massimo che gli concedo sono baci leggeri sul collo.
"Non eri tu che dicevi che le mie labbra erano fatte per la follia dei
baci?" sorrido, stupito del fatto che si ricorda ancora di quanto gli
scrissi "sì" rispondo arrossendo "allora baciami!" esclama
tirandomi a sè per il colletto della camicia, ma io
prontamente
lo blocco "ma ho anche detto, che sono state create per la musica delle
canzoni" alza gli occhi al cielo, si appoggia con la testa sul mio
petto mugolando "oddio."
Rido prendendolo per un braccio e lo trascinandolo sul sofà
verde di velluto, si sdraia ed io sopra di lui "devo insegnarti le
buone maniere" lo rimprovero "Oscar giuro su dio che se non la pianti
di parlare" gli poso un dito sulle labbra "shhh devo ricordarti che le
cose oggi te le devi guadagnare?" sospira rassegnato e si lascia
guidare da me.
Sono sicuro che da adesso in poi le cose per noi andranno sempre meglio
e che una vita piena di felicità ci stia solo aspettando.