La prima
cosa che Levi percepì riprendendo conoscenza fu qualcosa di
tiepido
sulla pelle di cui all'inizio non comprese la natura. Sapeva di
averlo già sentito ma non riusciva ad associarlo a nulla in
particolare e il feroce mal di testa che gli martellava le tempie non
era d'aiuto. Si sforzò quindi di aprire gli occhi, che
vennero
feriti all'istante dalla luce più intensa che avesse mai
visto
strappandogli un gemito.
«Ti sei
svegliato» disse una voce maschile stranamente sollevata
mentre una
mano si posava sulla sua guancia. Un gesto intimo che lo fece
rabbrividire per un attimo di paura e piacere al tempo stesso. Aveva
l'impressione di aver dato a qualcuno il permesso di toccarlo in quel
modo ma non riusciva a ricordarne il volto e nemmeno il nome.
Si obbligò
di nuovo ad aprire gli occhi nella speranza che almeno loro gli
venissero in aiuto ma l'immagine sfocata che gli rimandarono lo
spaventò ancora di più.
«Calmo,
Levi, va tutto bene» intervenne ancora la voce di prima in un
tono
che avrebbe voluto essere rassicurante ma il giovane percepì
comunque una nota di preoccupazione che lo mise ulteriormente in
allarme.
Annaspò
nel tentativo di alzarsi, nonostante il dolore intenso in tutto il
corpo, ma delle mani forti lo costrinsero a rimanere sdraiato. In
occasioni normali avrebbe lottato con ogni briciola di energia per
liberarsi ma un'ondata di nausea lo convinse a desistere mentre
l'uomo accanto a lui provava di nuovo a tranquillizzarlo, riuscendoci
solo in parte. Il suono della sua voce gli rimbombava insopportabile
nelle orecchie ma qualcosa nel suo tocco e in quel volto velato dalla
strana nebbia che lo circondava gli diceva di fidarsi e in quel
momento, a onor del vero, non gli restavano molte alternative. C'era
qualcosa di strano e spaventoso nel mondo intorno a loro e il corpo
non sembrava in grado di rispondergli come al solito.
Si arrese
presto al volere di quell'uomo, che appena percepì la sua
resa si
girò per un attimo in cerca di qualcuno, chiamando forte un
nome che
Levi non capì.
L'ennesimo
segnale di pericolo a cui l'istinto gli urlava di reagire ma con uno
sforzo enorme rimase fermo con gli occhi chiusi, augurandosi che
bastasse per riportare tutto alla normalità.
Percepì
una persona avvicinarsi e uno scambio di battute che non colse ma
sospirò impercettibilmente di sollievo: i suoni erano ancora
troppo
forti e la luce filtrava lo stesso attraverso le palpebre abbassate
ma la sua testa parve apprezzare quel semplice trucco.
Peccato che
il nuovo arrivato, con una voce più acuta e squillante, non
sembrava
incline a lasciarlo in pace e alla fine Levi, stufo dei richiami,
dovette accontentarlo, riaprendo lentamente una fessura con una
smorfia infastidita.
«Scusa,
Levi, ma devo controllare come stai e ho bisogno che tu risponda ad
alcune domande» disse subito, per fortuna in tono
più basso,
sfiorandogli a sua volta il viso.
Chiunque
fosse, avrebbe voluto mandarlo al diavolo e tornare a riposare ma
annuì piano. Da quel poco che vedeva, aveva l'impressione
che quella
persona, forse una donna, avrebbe continuato a tormentarlo se non le
avesse dato retta e preferiva togliersela di torno il prima
possibile.
«Molto
bene» approvò lei soddisfatta, cominciando poi a
esaminarlo con
cura mentre gli poneva domande di vario tipo a cui Levi non sempre
riusciva a rispondere a tono. Era stanco e si sentiva confuso come
non mai, sebbene la nebbia iniziasse lentamente a diradarsi, ma
ancora non volevano permettergli di riposare. Non aveva però
abbastanza forze per farsi valere e dovette quindi limitarsi a subire
docilmente quelle chiacchiere per lui prive di senso e i tocchi
invadenti, e a tratti dolorosi, della donna, che dopo averlo
spogliato lo tastava ovunque in cerca di chissà cosa o gli
muoveva
gli arti, alternando prese più gentili ad altre
più vigorose di cui
non capiva la ragione.
Ogni tanto
si agitava di nuovo per il sovraccarico di stimoli o una fitta
più
intensa delle altre ma l'uomo, che aveva detto di chiamarsi Erwin,
era subito pronto a tranquillizzarlo con dolci carezze e parole di
conforto che erano come un balsamo miracoloso per il suo corpo ferito
e debole. Sebbene non riuscisse ancora ad associarlo a ricordi
precisi, era sicuro che fosse una presenza amica a cui affidarsi
senza timori, motivo per cui, di tanto in tanto, lo cercava con lo
sguardo, ricevendo in cambio coccole e rassicurazioni che alleviavano
all'istante il dolore e la paura.
A un certo
punto, con suo enorme sollievo, lo vide chinarsi di più su
di lui e
mettere la mano in modo da schermargli quasi del tutto la luce mentre
la donna, il cui nome doveva essere Hange, iniziava a medicargli una
ferita alla testa che non aveva ancora smesso di sanguinare.
«Andrà
tutto bene» gli sussurrò Erwin quando la compagna
lo avvisò,
dispiaciuta, che avrebbe fatto male e Levi strinse i denti cercando
di concentrarsi, per quanto possibile, su di lui. Avrebbe potuto
dormire ora ma non riusciva a rilassarsi. Il dolore era troppo
intenso e i rumori intorno a loro, sempre più forti e
spaventosi,
gli comunicavano un'urgenza che lo spingeva a lottare inconsciamente
contro il sonno. Poteva infatti sentire urla e passi concitati,
richiami e nitriti di cavalli, ma anche solo aprire gli occhi e
muovere la testa era uno sforzo troppo grande.
Rimase
fermo mentre Hange lavava probabilmente la ferita con qualcosa che
gli strappò un sibilo di dolore per quanto bruciava prima di
spalmarci sopra una buona dose di un unguento gelido dall'odore
pungente e coprire la medicazione con delle garze, che fermò
con una
benda. Procedette quindi a disinfettargli quelli che dovevano essere
semplici graffi ma Levi, sempre più stordito dal dolore e
dalla
perdita di sangue, non ci fece neanche caso. Voleva solo abbandonarsi
a quel piacevole oblio che continuava a sfuggirgli finché
qualcosa
non gli punse un braccio facendolo sussultare.
«Tranquillo,
è per toglierti il dolore. Con questo dovresti riuscire a
riposare»
lo rassicurò Hange, continuando a iniettargli lentamente il
liquido
mentre Erwin aumentava appena la stretta sulla sua mano.
Bastò
questo per convincerlo a tornare di nuovo nel suo stato di
dormiveglia, abbandonandosi completamente al loro volere.
Poco dopo
gli parve che lo stessero rivestendo come se fosse un bambino e vaghi
ricordi di sua madre e della vita nel sottosuolo, rapidi e
inafferrabili, gli invasero la mente lasciandogli addosso una strana
sensazione di dolcezza e malinconia che nemmeno i violenti brividi
dovuti al contatto con il tessuto ormai freddo riuscirono a spazzare.
Per fortuna c'era ancora il tepore che l'aveva svegliato
chissà
quanto tempo prima a riscaldarlo un po' e ben presto se ne aggiunse
un altro quando qualcuno, probabilmente Erwin, lo sollevò
piano
stringendolo a sé.
Levi riaprì
gli occhi sorpreso cercando di guardarlo e gli parve di riconoscere
un lieve sorriso tutto per lui mentre una piccola parte del suo
cervello registrava confusamente la delicatezza con cui lo stava
tenendo.
«Dormi,
Levi, tra poco potrai sdraiarti di nuovo» gli
sussurrò dolcemente e
il giovane si accoccolò meglio contro il suo petto caldo.
Ben presto
si sentì adagiare con attenzione su qualcosa di fresco e
rigido e lo
richiamò a fatica. Stava bene fino a un attimo prima e non
capiva
perché interrompere un contatto così piacevole.
Erwin si
chinò subito su di lui al suono del suo nome - quando mai
l'amico
annullava a tal punto le distanze tra loro? - e gli prese la mano che
aveva alzato di poco per trattenerlo. Dal suo sguardo era chiaro che
stava lottando, come al solito, per restare sveglio e per un solo
istante quel tocco di normalità lo fece sorridere.
«Va tutto
bene, sei al sicuro. Cerca di riposare adesso» gli disse
comunque,
consapevole che dormire qualche ora gli avrebbe fatto solo bene.
Per
aiutarlo a rilassarsi, ricominciò ad accarezzargli piano la
fronte,
stando attento a non toccare la ferita, accompagnandolo dolcemente
nel mondo dei sogni mentre i soldati intorno a loro finivano di
caricare sui carri i compagni morti o feriti nella speranza di
riuscire a riportarli tutti in città al calare del sole,
quando
avrebbero potuto uscire dalla fitta foresta in cui si erano
rifugiati.
Funzionò e
ben presto Levi cedette al sonno, relegando in un angolino del suo
cervello la paura e le domande che l'avevano tenuto sveglio fino a
pochi minuti prima.
Passarono
ore prima che si svegliasse nell'infermeria del Corpo di Ricerca,
dove Hange gli spiegò che un trauma cranico in seguito a una
brutta
caduta durante la missione aveva causato un temporaneo danno alla
memoria e alla vista. Per fortuna Erwin si trovava lì vicino
al
momento dell'incidente ed era riuscito a prenderlo al voto mentre
precipitava tra i rami evitando guai peggiori e Levi si
ritrovò a
ringraziare in silenzio tra sé l'istinto che anni prima gli
aveva
suggerito di seguirlo. Si guardò bene dal dirlo ad alta
voce, però,
permettendo all'amica di visitarlo e iniettargli poi un'altra dose di
antidolorifico. Si sentiva già meglio in tutti i sensi ma
non
abbastanza da poter evitare medicine e di lì a poco si
addormentò
di nuovo più sereno mentre la caposquadra lo guardava
sollevata. Li
aveva fatti spaventare parecchio quel giorno ma per fortuna si
sarebbe ripreso.
Prompt:
Tiepido (Saint Lucia challenge)
Angolo
autrice:
Ciao
a tutti e grazie per essere arrivati fin qui! Spero che la storia vi
sia piaciuta e che mi farete sapere che ne pensate, se vi va. Grazie
comunque per il tempo che mi avete dedicato anche solo leggendo!
<3
Come
ho accennato nell'introduzione, la fic partecipa alle iniziative
“Advent Calendar 2021” e “Saint Lucia
challenge” (da cui
deriva il prompt usato)
indette dal gruppo fb Hurt/Comfort
Italia - Fanart & Fanfiction.
Venite a trovarci se anche voi amate questo genere! ;)
Se
a qualcuno interessa, ho
fondato tempo fa un gruppo facebook principalmente su Fairy Tail,
Edens Zero e il nuovo Gate of Nightmares (manga basato su un
videogioco che Mashima ha contribuito a creare disegnando
ambientazioni e personaggi), ma anche sugli anime e manga in
generale. Se volete conoscere altri fan di queste bellissime opere,
saremo ben felici di accogliervi qui
(attenzione ai possibili spoiler se non seguite le scan online
però,
anche se cerco di stare attenta). Vi aspettiamo numerosi! :)
Penso
di non avere altro da aggiungere, quindi per ora vi saluto,
augurandovi una buona serata e un felicissimo anno nuovo per voi e i
vostri cari.
Bacioni
e alla prossima!
Ellygattina
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