…
diavolo sta succedendo?”.
Fox non riesce a credere ai propri occhi. Nello spazio di un abbraccio Mirco è invecchiato di una ventina d’anni. I lineamenti dolci e arrotondati del viso fanciullesco hanno lasciato il posto a quelli netti e marcati di un uomo. I suoi occhi, poi, sono neri e profondissimi, come il tono di voce.
<<
Ti ringrazio. I tuoi abbracci fanno miracoli >> gli dice strizzandogli l’occhio. Raccoglie da terra un sacchetto nero di raso e poi esce dalla stanza, lasciandolo lì, attonito e sconvolto.
Fox lo segue, facendo fatica a tenere il passo di quelle lunghe gambe che ora camminano veloci. Abbracciare Mirco è stato come stringere a sé uno di quegli scheletri di plastica che si trovano negli studi degli ortopedici. È più che certo non ci fossero tutti quei muscoli che ora riempiono gli abiti facendoli risultare persino stretti.
“
Ho le allucinazioni, visive e uditive, non può esserci altra spiegazione. Deve essere l’effetto collaterale a scoppio ritardato delle canne che quei ragazzetti si sono fumati ieri sera” pensa, seguendo Mirco verso l’ingresso del condominio nel quale abita Paride.
Un grido acuto e stridulo li sorprende, accapponandogli la pelle.
<<
Perla >> dice questa nuova versione di Mirco, volgendo lo sguardo verso la finestra dell’appartamento. Sale svelto le scale, costringendolo ancora una volta a corrergli dietro.
<< Ehi, aspettami! >> esclama affannato e preoccupato da queste grida demoniache che fatica a credere possano davvero essere umane.
Il campanile della chiesa inizia a battere undici rintocchi quando giungono davanti alla porta. Nello stesso istante in cui Mirco suona il campanello la ragazza lancia un acuto così straziante da gelare il sangue nelle vene.
<< Temo che dovremo rimandare >> dice Fox, raggiungendolo.
<<
Io invece credo di no >> ribatte Mirco, che ha tirato fuori un taccuino dal sacchetto di raso che ha attaccato alla cintura dei jeans, sul quale sta annotando qualcosa con un pezzo di carboncino.
<< Se prima non sapevi se saresti riuscito a indurla in ipnosi in queste condizioni temo sia del tutto impossibile >>.
<<
Fidati di me, vuoi? >> gli chiede guardandolo negli occhi per la prima volta.
Un violento capogiro si impadronisce di Fox che ha la brutta sensazione di perdere il terreno sotto i piedi. La nuotata, il caldo torrido e lo stress che sta provando in questo momento devono aver avuto un pessimo impatto sul suo stomaco pieno solo di gallette di riso e un paio di banane.
Un fischio costante gli esplode nelle orecchie portandolo a temere di stare per svenire. Riapre piano gli occhi ritrovandosi, però, in piedi sulle sue gambe. Paride ha aperto la porta e sta dicendo loro che forse non è il caso di tentare l’ipnosi, data la violenta crisi che sta avendo la figlia. Sente la sua voce ovattata sotto il fischio continuo e gli sembra di essere molto più lontano da loro di quanto in realtà non sia.
“
Ma che cosa mi sta succedendo?” si chiede, tentando di portare una mano alla fronte. Il braccio, però, è pesantissimo al punto da portarlo a desistere dal tentativo.
<<
Mi permetta di provare >> sta chiedendo Mirco. Gli posa una mano sulla spalla e il volto dell’uomo, pallido come un lenzuolo sul quale domina la paura, si spegne di ogni colore emotivo assumento una stupida espressione inebetita.
“
E’ lui… è stato lui” pensa sentendo in lontananza i battiti del suo cuore accelerare appena.
<<
Che ne dici di fargli compagnia? >> gli sta dicendo Mirco invitandolo ad entrare in casa.
Lente e pesanti le sue gambe si muovono contro la sua volontà, come fossero comandate a distanza, fino a parcheggiarlo accanto Paride che fissa ostinato il pavimento.
Mirco sorride soddisfatto e chiude la porta d’ingresso sulla quale appiccica il foglietto strappato dal taccuino. Pronuncia poi una frase in una lingua a Fox sconosciuta, ultimata la quale le grida di Perla si fanno ancora più lontane, come fosse stata posata una coperta ad attutirle.
<<
Aspettatemi qui da bravi. Io vado a fare due chiacchiere con quel parassita >> dice loro per poi scomparire alla vista.
Il foglietto che Mirco ha appiccicato alla porta inizia a sfrigolare come una patatina gettata nell’olio bollente. Fox tenta di metterlo a fuoco curioso di capire cosa ci sia scritto.
“
Silentium et fidem tueri domum et pulchritudo lucis circumdet[1]. Cos’è, una preghiera in latino?”.
Si rende conto di fare fatica non solo a muoversi ma anche a ragionare, proprio come se gli fosse stata somministrata una dose esagerata di calmanti o dell’eroina. Gli effetti che provava quando se la sparava in vena non erano poi tanto diversi, in fondo.
Le grida disumane sembrano essersi concluse. Al loro posto ora, sente lontana la voce di un uomo. L’aggressività delle sue parole e il desiderio violento che sente in esse riescono a dargli i brividi anche in queste strane condizioni. Ci mette un po’ a rendersi conto che quest’uomo parla in inglese e che quella strana versione palestrata di Mirco sta ribattendo alle sue minacce con nonchalance. Ad ogni battuta dei due il diaspro che ha al collo diviene sempre più caldo, tanto da bruciargli la pelle, ma Fox è talmente lontano da ogni cosa da non riuscire neppure ad allontanarlo da sé per proteggersi dall’ustione.
All’improvviso il volto del bambino terribile gli compare davanti agli occhi.
<<
SVEGLIATI! >> grida facendogli dolere la testa talmente forte da portarlo a temere possa esplodere davvero, questa volta. Il riverbero di questo ordine violento scende lungo la schiena e da lì si propaga agli arti, permettendogli di portare le mani alla testa.
“
Ti prego, smettila!” implora strizzando gli occhi, ma la eco della voce del bambino si fa sempre più forte. Poi si spegne del tutto.
Un brusio lontano rompe il breve istante di sordità nel quale è caduto. Fox prende un lungo respiro, come fosse appena riemerso dopo interminabili minuti di apnea e quando apre gli occhi si ritrova catapultato in un’atmosfera carica di elettricità, dove un vento caldo gli scompiglia i capelli vorticando attorno a lui.
<< I'll kill you!![2] >> .
La violenta minaccia dell’uomo inglese gli ferisce le orecchie, che sono tornate ora a sentire i rumori reali di questo luogo. Fox si volta in direzione di questa voce e la scopre provenire dalla stanza in fondo al corridoio, la stessa dalla quale si propaga il vento caldo.
La conversazione al di là della porta prosegue tra le imprecazioni volgari e violente dell’uomo inglese e le risposte pacate di Mirco. Uno sfrigolio simile a quello prodotto dalle scariche elettrostatiche spezza regolarmente la loro conversazione, subito seguito da un grido e nuove imprecazioni da parte dell’inglese.
Sempre più curioso, nonostante il timore, Fox trattiene il fiato prima di fare capolino dalla porta. Vede Mirco di spalle fronteggiare un uomo che sembra indossare una camicia da notte tutta pizzi e merletti. Questi compie un balzo verso il ragazzo e finalmente Fox ha la possibilità di vederlo in faccia.
“
E’ lui!” esclama tra sé, posando una mano sulla bocca per non urlare.
Ricorda bene quegli occhi spiritati, il ghigno sadico e l’intenzione violenta del vagabondo che nell’incubo che ha fatto solo ieri era aggrappato ai suoi piedi, intenzionato ad annegarlo.
“
Sto ancora sognando, non c’è altra spiegazione. Devo essermi addormentato sulla poltrona del dehors della piscina” deduce, trovando così una soluzione anche per l’insolita trasformazioni di Mirco e per tutto ciò che sta accadendo.
Decide allora di stare a guardare cosa abbia in programma il suo inconscio per lui, consapevole di potersi svegliare in caso la situazione dovesse diventare pericolosa. Il vagabondo, infatti, è ancor più spaventoso e violento. La sua pelle non è più giallognola e malaticcia ma rossa come il fuoco, il volto, contratto in una terribile espressione di furia, è gonfio e deforme, circondato da capelli arruffati colore del fieno bruciato. I muscoli di quello che è il corpo sono tesi, gonfi e rossi, come se vi stesse affluendo troppo sangue ed emana un odore ripugnante di carne putrefatta. Compie dei piccoli balzi in avanti con l’intenzione di avventarsi su Mirco, ma viene puntualmente respinto indietro come se sbattesse contro una parete di gomma.
Colpito da questo fenomeno, Fox focalizza l’attenzione su ciò che accade poco prima che il vagabondo venga respinto indietro. Si accorge, così, di come questi sia all’interno di un cerchio disegnato apposta sul pavimento e al cui interno l’aria sembra essere più densa. Questa densità la si percepisce solo nel momento in cui il vagabondo si lancia verso Mirco e si manifesta come l’effetto che si produce quando si fa benzina e l’aria attorno all’erogatore sembra vibrare.
<<
Perla, io ho bisogno del tuo aiuto. Mi devi aiutare ad aiutarti! >>.
Fox non riesce a capire il significato di quanto ha appena detto Mirco. Nel suo incubo in effetti quest’uomo trasandato e spaventoso prendeva il posto della ragazzina pallida e silenziosa che ha tentato di proteggere questa mattina dalle mire di tre bulli e, a quanto pare, la situazione si sta ripetendo anche in questo sogno. Questo potrebbe spiegare perché il vagabondo indossi una camicia da notte.
<<
She will do nothing for you[3] >> ride l’uomo, che continua a tentare di raggiungere Mirco. Ogni volta che si scontra con la barriera si ferisce e sangue scuro cola dalle sue braccia.
“
Aspetta.
Se quello è il corpo di Perla… allora sono le sue braccia quelle che si stanno ferendo” realizza Fox.
Mille spilli pungono la sua pelle ora che si rende conto di come i lividi che aveva visto sulla ragazza potevano davvero essere stati causati dalla violenza di quest’uomo. Era ben sveglio quando l’ha incontrata, di questo ne è certo, e questi odori, queste grida e tutte le sensazioni fisiche che sta provando sono troppo reali.
Non sta sognando. Questa consapevolezza lo colpisce come un pugno in pieno viso.
Perla è davvero posseduta da un demone che non è altri che questo vagabondo. E’ per liberarsi di lui che gli ha chiesto aiuto. Ha pensato tutto il giorno al perché questa ragazzina gli avesse lasciato quel biglietto, dal momento che non era presente al tavolo quando lui e il padre hanno parlato della possibilità di tentare la strada dell’ipnosi. Sembrava aver intuito che l’avrebbe potuta aiutare solo perché aveva al collo il diaspro rosso.
Fox si ritrae sconvolto dalla porta. Preme anche l’altra mano sulla bocca, tentando di soffocare così il panico che si sta impadronendo di lui ora che si rende conto di quanto sta accadendo.
“
E’ un sogno anche questo! Cristo, non può che essere un sogno!” pensa, prendendo la testa tra le mani, mentre nella stanza il mostruoso vagabondo e il suo assistente stanno portando avanti la loro assurda conversazione.
Una scarica elettrostatica più forte delle altre illumina a giorno l’appartamento e Fox soffoca in tempo un grido. Luci e ombre si alternano su Paride, che del tutto inconsapevole di quanto stia accadendo resta fermo dove lo ha lasciato con lo sguardo ancora perso nel vuoto.
“
Mirco lo ha ridotto così toccandolo appena” realizza sempre più affannato.
“Ylenia… mi ha dato questa pietra per proteggermi. Lei deve aver capito chi lui sia in realtà, ma non me lo ha detto perché è assurdo. Cristo, certo che è assurdo! Come può non esserlo pensare di avere a che fare con un esorcista!” esclama premendo forte le mani sulla bocca, mentre scivola piano contro la parete.
Dalla stanza accanto giungono grida, bestemmie e imprecazioni e l’intensa puzza di sangue gli da la nausea. Proprio come quella maledetta sera. Quella in cui era rientrato nel piccolo appartamento nel quale si era stabilito con la madre e ha sentito questo stesso odore. Lo Chef gridava furioso e i suoi pugni sull’esile corpo di lei producevano un suono sordo e cadenzato come il battito accelerato del suo cuore.
<< Lui è mio! Mio e di nessun altro! >> gridava del tutto fuori di sé con la stessa ferocia che ora sente nella voce di questo demone.
Fox cade a terra carponi. Senza fiato, col cuore che gli rimbomba nelle orecchie cerca a fatica di raggiungere la porta.
“Devo andare via da qui!” pensa, ma le gambe non rispondono al suo comando. Non le sente più, come fosse tornato ad essere il quindicenne paralizzato dal torace in giù che non ha potuto difendersi in alcun modo dalla violenza di quel pazzo.
“
No! Non è possibile! Non lo accetto! Voglio andare via da qui!” pensa strisciando sui gomiti, mentre alle sue spalle sembra si stia compiendo una battaglia molto simile a quella che sta causando dentro di lui quest’onda anomala di ricordi dolorosi.
Una folata di vento gelido lo investe obbligandolo a chiudere gli occhi e quando li riapre trova davanti a sé i piedini nudi del terribile bambino. Alza lo sguardo a incontrare il suo, serio e solenne.
<<
Hai promesso! >> esclama assottigliando lo sguardo.
<< Io… io non so di cosa parli. Cosa vuoi da me? >> gli chiede con un filo di voce.
Questi volge lo sguardo alla stanza alle sue spalle, dalla quale si levano nuove grida e improperi.
<<
Voglio che ti liberati del passato. È nel presente che si vive e in questo presente non è la tua vita ad essere in pericolo! SVEGLIATI! >>.
Come avesse ricevuto uno schiaffo in pieno viso, questa parola lo colpisce facendo esplodere un carnevale di immagini nella sua testa. Come se i cassetti nei quali conserva i ricordi gioiosi si fossero aperti tutti insieme, rivede frammenti dei momenti più belli della sua vita scorrergli davanti agli occhi. Momenti spesso nati a seguito di periodi dolorosi, tristi, pericolosi, anche, ma che si sono conclusi con un lieto fine.
Sua madre torna spesso in questi fotogrammi. Sorridente, commossa, felice e soddisfatta della propria vita e di quella di lui. Gli scalda il cuore rivederla così e gli torna in mente quel proverbio che era solito recitare sempre suo nonno e che entrambi ripetono ancora oggi, soprattutto quando qualcuno cerca di prendersi gioco di loro.
<< Scherza coi fanti, ma lascia stare i Santi! >> esclama aprendo gli occhi. << Vuoi che mi liberi del passato? Eccoti accontentato. Ora, però, voglio liberarmi anche di questo presente così poi tu mi lascerai stare! >> dice al bambino ormai scomparso, sicuro che possa comunque sentirlo ovunque sia andato a rintanarsi.
Si avvicina nuovamente alla porta della stanza dalla quale fa capolino. Mirco sta intimando al demone di lasciare il corpo della ragazza, ma questi continua a tentare di rompere quella strana barriera d’aria densa che lo circonda, ferendole sempre più le braccia.
“
Prima ha chiesto a Perla di aiutarlo a scacciare il demone.
Quel mostro, però, gli ha detto che lei non avrebbe fatto nulla per lui. Certo, deve essere spaventata e una bambina spaventata ha bisogno di essere rassicurata”.
Seguendo la sua intuizione raggiunge Paride, lo afferra per i polsi e lo scuote con tutte le sue forze.
<< Svegliati! Tua figlia ha bisogno di te! >> esclama e nel retro cranio sente il bambino bisbigliare una sorta di preghiera in una lingua sconosciuta. Quando questa finisce l’uomo alza la testa di scatto e si guarda attorno, confuso.
<< Ma che succede? >> gli chiede sospettoso, liberandosi dalla sua stretta.
<< E’ lungo da spiegare. Ho bisogno che ti fidi di me >> dice, ma un grido disumano si leva dalla stanza.
<< Perla! Che le state facendo, maledetti? >>.
Paride lo afferra per le spalle tirandolo su da terra come pesasse niente e in un moto di rabbia lo scaglia contro la parete. Fox accusa il colpo e subito si rimette in piedi.
<< Fermati, così ti farai ammazzare! >> cerca di farlo ragionare correndogli dietro.
<< So io che v’ammazzo a te e al tuo collega, maledetti fiji de na… >>.
Stupito dalla scena che gli si presenta davanti, Paride resta immobile, la bocca aperta e un’espressione incredula sul viso. Fox si getta su di lui con tutto il suo peso e lo allontana dalla porta.
<< Vuoi starmi ad ascoltare adesso, maledetto testone? >> sussurra, sperando che siano riusciti a passare inosservati.
<< Ma che… che è quella cosa? >> balbetta Paride esangue. Un leggero tremore lo scuote da capo a piedi e Fox spera solo che non gli venga in mente di svenire proprio adesso.
<< Senti, lo so, è folle ma avevi ragione. Quello che hai visto è il demone che si è impossessato prima di tua moglie e ora di tua figlia. Mirco sta cercando di scacciarlo via, ma… >>.
<< Un demone? Vuoi dire che davero Arianna e Perla non sono impazzite? >> esclama l’omone afferrandolo per le spalle.
<< Sì, è così. Non sono impazzite, ma sono state soggiogate al volere di quel mostro. Tua moglie deve aver pensato che l’unica soluzione per liberarsene potesse essere quella di suicidarsi, ma putroppo quel bastardo si è impossessato di Perla e… >>.
<< Maledetto! Io lo ammazzo! Lo ammazzo! >>.
Ancora una volta Fox viene lanciato via mentre Paride irrompe nella stanza, gridando come un pirata pronto all’arrembaggio.
<<
Sta indietro! >>.
L’ordine perentorio congela sul posto anche Fox. Fatica a credere che possa esserci qualcosa di Mirco nell’uomo che ora li guarda furioso.
<<
Vi avevo obliati! Che ci fate qui? >> domanda loro.
<< Perla è spaventata e penso sia per questo che non ascolta le tue richieste >> risponde Fox facendosi avanti. << Ha bisogno di conforto e l’unico che può darglielo qui è suo padre. Lui saprà convincerla >>.
<< Sì, certo che la convinco >> si intromette Paride dandogli man forte.
Il mostro ride di loro e assesta un colpo più violento degli altri che fa scricchiolare pericolosamente la barriera. Mirco si lascia sfuggire un gemito, portando addolorato una mano al torace. Solo adesso Fox nota quanto la sua fronte sia imperlata di sudore. La nonchalance con la quale lo ha fin’ora sentito affrontare il suo avversario a quanto pare era un bluff. Sembra poi che sia in qualche modo collegato alla barriera che ha eretto attorno al demone. Cosa gli accadrebbe, quindi, se questi dovesse infrangerla?
Fox trova risposta alla sua domanda nell’espressione preoccupata che si impadronisce per un istante del volto di Mirco e nel modo in cui il diaspro che ha al collo diviene rovente e pesante. Lo afferra con delicatezza con indice e pollice e inizia a temere che la situazione stia per precipitare.
<< Lasciati aiutare! Hai a che fare con una bambina spaventata che è possibile veda in te un altro mostro >> cerca di farlo ragionare e il demone ride nuovamente di loro mentre continua a gettarsi contro la barriera che produce una gran quantità di scariche elettrostatiche.
<<
Lei è una brava bambina ubbidiente, vero? >> chiede a Paride, abbozzando un sorriso che mitiga appena l’aria spaventosa che ha assunto. I due si osservano a lungo e poi come ad un muto cenno d’accordo, l’uomo si fa a lui più vicino.
<< Rivojo mi fija! Vojo che torni a vive libbera! >> ringhia, guardando con odio il demone che sta devastando il corpo di Perla.
<<
Allora aiutami a convincerla a ribellarsi a lui >> lo esorta Mirco.
Paride gonfia il petto e stringe i pugni, assumendo una posizione di guardia.
<< Perla, io lo so che sei lì da quarche parte >> dice in tono severo. << E so che ti ricordi ancora der compleanno de Riccardo. Nun voleva che voi piccoli vi avvicinasse a li regali sua, ricordi? V’aveva pure menato, ma tu nun hai pianto. J’hai puntato contro er dito e hai iniziato a dijene de tutti i colori e quanno lui ti ha afferato il polso tu c’hai dato un mozzico così forte da lasciagli er segno >> ride Paride mentre sul pavimento si allarga sempre più la pozza del sangue versato da sua figlia. << Piccola mia questo mostro è propio come Riccardo: prepotente e disposto a tutto pe pottasse via ciò che je piace. Ora vojo che tu prenda in mano lo stesso coraggio che c’hai avuto co Riccardo e che je faccia sentì chi ssei. Devi ajutare sto ragazzo, che ce la sta a mette tutta pe tojette de dosso sto maledetto bbastardo! >>.
La barriera emette un bagliore ancora più vivo e Mirco cade in ginocchio mentre, ridendo beffardo, il demone gioisce per la breccia che è riuscito a crearvi. La colpisce ancora una volta e questa volta si infrange del tutto, spargendo sul pavimento mille luci colorate. Un fuoco fatto di fiamme azzurre si leva dal cerchio di sale e poi subito scompare, alzando una sottile nebbiolina dalla quale emerge trionfante il demone come una rockstar pronta ad esibirsi. È nuovamente libero e se ne compiace, ridendo beffardo.
Nonostante sia visibilmente provato, Mirco si alza in piedi intenzionato a non darla vinta a quel fottutissimo bastardo.
<<
Perla riappropriati di ciò che è tuo! Riappropriati della tua vita. Fagli sentire chi comanda! >>.
<<
Io sono suo solo signore e padrone! >> ribatte il demone piegandosi come un gatto pronto al balzo, ma qualcosa gli impedisce di compierlo. La sua espressione spavalda muta in una di sorpresa.
Molte espressioni tutte diverse scorrono sul volto del mostro, che lentamente torna ai suoi lineamenti originari. Le mani grondanti sangue tremano per la tensione dei muscoli tesi.
<<
You can’t! >> esclama il demone osservando disperato il rossore abbandonare le braccia che lentamente. Grida portando le mani ai capelli dai quali strappa una buona quantità di ciocche, prima di cadere a terra carponi.
<<
Stop it! I’m your master! >> grida furioso sottolineando ogni parola con un violento pugno al viso o all’addome.
<< Basta! >>.
La vocetta acuta di una bimba esce dalla sua bocca e il volto del demone muta per un istante in quello di Perla. Questi continua a tentare di riprendere possesso di lei facendo riaffiorare il suo volto sempre più disperato. La ragazzina, però, tenta imperterrita di posare sul pavimento le mani che frenetiche continuano a colpirla e quando finalmente ci riesce si blocca di colpo.
Il volto chino sul petto si muove al ritmo veloce dei respiri, celato dai capelli tornati del loro solito biondo chiaro e lucente.
<<
Perla guardami >> le chiede Mirco e la ragazza volge piano il bel volto tumefatto verso di lui, guardandolo con i grandi occhi azzurri carichi di lacrime.
<< E’ caduto. L’ho colpito ed è caduto >>.
<<
Sei stata bravissima. Purtroppo è solo svenuto. Non è ancora finita. Pensi di potercela fare? >>.
<< Voglio la mia mamma >> sussurra la ragazza, mentre le lacrime le rotolano sulle guance, cadendo sulle mani bruciate e sanguinanti.
Alle sue spalle, Paride guarda la figlia con tanto d’occhi. Si avvicina con passo incerto e s’inginocchia a sua volta vicino alla ragazza che piange silenziosa, come una bambina intrappolata in un corpo troppo grande che fatica a gestire e a sentire suo.
<< Me lo ricordo come fosse oggi >> sussurra con voce prossima al pianto. << Arianna era annata ar mare co Perla e mi madre. Lei nun era na gran notatrice e la corente l’aveva spinta un po’ più in là e ha rischiato d’annegare. Ricordo che tutta notte nun ha fatto artro che ripete: ‘Mi tira giù, me vole affogà!’. Dalla mattina dopo nun ha più parlato. Stava seduta la maggior parte der tempo co li occhi persi chisà dove. E poi dopo er fattaccio >>, sospira, << anche Perla tutta notte nun ha fatto che ripete ‘Mi tira giù, m’affoga!’ e il giorno dopo anche lei s’è ammutolita, propio come su madre. Io ho sempre sospettato che quarcosa… quarcuno le avesse… stregate. Ma che potevo fa? Fanno presto a dì che uno è pazzo, sai? Pazza a moje, pazza a fija e mo se ’mpazzito pure lui. E 'nvece... 'nvece li matti nun semo noartri, Perlina mia >>.
Paride avvicina la mano enorme al capo della figlia scosso dai singhiozzi e lo sfiora appena, quasi spaventato dall’idea di farle male. La ragazza alza lo sguardo a incontrare il suo e con la spontaneità tipica dei bambini gli getta le braccia al collo chiamandolo 'papà' con la voce rotta dal pianto. L’uomo resta interdetto per alcuni istanti, poi stringe a sé la figlia cullandola e rincuorandola.
Mirco si alza in piedi e si allontana di qualche passo per lasciare che quel breve istante sia solo loro. Prende un profondo respiro e il suo viso si rilassa, così come il corpo che torna lentamente ad assumere il suo consueto volume, lasciando Fox senza parole ad assistere alla sua metamorfosi.
<< Immagino tu abbia tante domande per la testa >> gli dice il ragazzo visibilmente a disagio. << Se potessi aspettare a porle te ne sarei grato >>.
<< Non lo hai sconfitto? >> gli chiede, cercando di mettere in secondo piano il suo stupore.
<< No >> risponde Mirco la cui voce è tornata ad essere quella di sempre. << È ancora dentro di lei. Perla ha fatto la sua parte ed è stata brava. Mi ha dimostrato di voler davvero porre fine a questa storia. Ora, meritano di godersi questo splendido attimo con suo padre >>.
<< Certo, ma… come farai a mandarlo via? >>.
Mirco sorride e gli strizza l’occhio, senza però rispondergli. Si avvicina a Paride e Perla inginocchiandosi accanto a loro ancora stretti nell’abbraccio.
<< Purtroppo non abbiamo molto tempo. Dobbiamo agire prima che William si risvegli. Ho bisogno ancora del tuo aiuto, Perla >> dice Mirco, prendendo tra le sue le mani insanguinate della ragazza. << Devo addormentarti in modo che tu non possa sentire, né vedere. Lo devo fare per evitare che quando si sarà svegliato, William possa riprendere dalla tua memoria le informazioni su quanto ho intenzione di fare per scacciarlo definitivamente >>.
<< Cosa devo fare? >> gli chiede la ragazza, sprofondando ancora di più tra le braccia del padre.
<< Devi solo fissare il mio dito >> dice Mirco sorridendo, piazzandole il dito proprio davanti al naso. << Devi fissarlo e non pensare a nulla. Concentrati solo su di lui. Solo sul mio dito indice. Ora le tue palpebre si fanno pesanti. Pensantissime. E tu hai tanta voglia di chiuderle. Di chiuderle e sprofondare. Chiuderle e sprofondare. Quando schioccherò le dita, tu cadrai come addormentata e quando le sentirai schioccare per due volte di seguitò riaprirai gli occhi. Solo quando le sentirai schioccare due volte di seguito da me e da me soltanto. Hai capito, Perla? >>.
La ragazza risponde con un flebile ‘sì’. Mirco schiocca le dita e gli occhi di Perla si chiudono di scatto, come fossero state il sipario di un teatro che cala a scena conclusa.
<< Che l’è successo? >> chiede Paride, preoccupato.
<< Semplice induzione ipnotica >> risponde Mirco alzandosi in piedi.<< Paride procurati bende e disinfettante: quelle braccia non sono per nulla un bello spettacolo. Rio, tu, invece, porta qui l’auto >>.
<<
L’auto? >> chiedono all’unisono Fox e Paride, scambiandosi un’occhiata.
<< Signori miei, dobbiamo andare nella spiaggia dove Arianna si è tolta la vita >> annuncia Mirco, battendo le mani l’una contro l’altra. << Sarà lei ad aiutarci ad uscire da questa brutta situazione! >>.