Il colore delle emozioni: dal bronzo all'oro

di Effye90
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Aphrodite era quasi certo che nessun misero cavaliere di bronzo avrebbe mai potuto raggiungere la dodicesima casa.

Quando la lunga salita fino alle stanze di Arles iniziò, il cavaliere dei pesci pensò:
"Quello sciocco di Mu li starà aiutando a riparare le armature, tipico. Vede sempre del buono anche là dove non vi è. Ma Aldebaran, non sarà altrettanto gentile!"

Se ne stava all'entrata dell'ultima casa, paziente. Sapeva che era solo una questione di tempo e che presto lo avrebbero avvisato dicendogli che la missione di Seiya era fallita.

" Traditori di Athena!" ripeté più volte in quelle lunghe ore.

Voleva che i suoi capelli rimanessero in perfetto ordine e teneva sempre tra le mani la sua rosa più bella.
Si disse:

"Alcuni penseranno che sono vanesio, ma parlano solo per invidia. Anche Seiya e gli altri se mai arriveranno così in alto, non potranno fare a meno di ammirare la mia bellezza, le mie rose e ammettere il loro essere inferiori!".
Proseguì poi: "Ma tanto, non supereranno mai tutte le case!".
Ridacchió.

Si sbagliava.

Ogni ora che passava si avvicinavano sempre di più, forse li aveva sottovalutati ma non si scompose mai Aphrodite, li attendeva.

Lucidó un'ultima volta la sua armatura ed il suo elmo; diede un'occhiata alle sue rose e si preparò.
Attese con compostezza e pazienza l'arrivo di un qualsiasi nemico; sapeva che grazie alle sue rose, nessuno avrebbe mai raggiunto Arles. Sarebbero tutti morti nel tentativo.

"Così belle, così fatali!" disse un attimo prima che Seiya e Shun sopraggiungessero.

L'ultimo scontro che avrebbe portato alle stanze di Grande Tempio, stava per iniziare ed il tempo a disposizione per salvare Athena, stava per scadere.




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