Un quarto di cielo

di IlGattoSenzaRadici
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Progrediva la grande guerra
nella nazione del Nord
di campi di ulivi
dalle foglie verdeggianti come pianure
e coi chicchi neri come la notte
di fabbriche e screzio
grigi tanto quanto fumi dei camini.
Camini sempre accesi,
alimentati di legna di quercia
e carta scarabocchiata
e il fuoco si nutriva di essi
e delle anime della casa.
Cadevano le bombe,
e i frastuoni impregnavano il petto
e i pochi esseri umani rimasti
tra i tanti vagabondi
che non riuscivano a udire
neppure le loro stesse urla.
Si diventa freddi
con le armi tra le mani
come se addirittura l'inverno
li circondasse con le braccia
e congiungesse le sue dita
col fiato sul collo
stringesse le loro anime
e le trasportasse dall'aldilà.
Se l'inferno è sulla Terra
dove i bambini riescono a ridere
e si tagliano un pezzo di erba
che continua a crescere fitta
e giocano lì coi mattoncini
mentre gli adulti si dilettano
tra spade affilate e mazzuoli
rivolte, rivoluzioni, assalti
il paradiso deve essere
un quarto di cielo
incontaminato dalla superbia
di chi si crede forte
e vuole creare grandi dissidi.
Quando persino le mura piangono
dalle parole che colgono
da soldati e fanciulle spaventate
allora è la speranza
che non rende più vita
a chi esiste.





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