The Past That Returns

di Nocturnal Valex
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Severus trovò Harry nell’unico posto in cui lo cercò.
Il terreno davanti alla lapide di James e Lily Potter era gelato, ma al ragazzo non sembrava creare problemi. Se ne stava seduto con la schiena appoggiata alla pietra e la gamba ferita stesa davanti a lui. Aveva lo sguardo perso nel vuoto, ma non sembrava aver pianto.
Per un attimo Severus fu indeciso se avvicinarsi a lui o meno, ma Harry alzò lo sguardo e lo vide, e come sempre quegli occhi verdi lo incatenarono. Non sembrava arrabbiato, quindi l’uomo decise di farsi avanti e sedersi accanto a lui senza proferire parola.
Severus non era andato via dalla Tana subito dopo il ragazzo. Aveva osservato la scena tra lui e la minore dei Weasley con una curiosità crescente, ma non aveva indagato. Era rimasto ancora un po’ a parlare con Arthur, perché sapeva che il suo ragazzo aveva bisogno di spazio e di tempo per elaborare qualsiasi cosa lo avesse sconvolto, ma la sua mente era da tutt’altra parte rispetto agli incantesimi di Magia Oscura di cui stava parlando il signor Weasley.
Fu solo quando Ginny scoppiò a piangere in mezzo al salotto che Severus si decise a salutare tutti e a smaterializzarsi davanti alla loro casa di Godric’s Hollow. Per Salazar, ancora non ci credeva. Viveva nella casa di Lily insieme al ragazzo che gli aveva cambiato la vita. Ma ora doveva trovare quel ragazzo e doveva capire cosa fosse successo, il perché fosse scappato via in quel modo da un’allegra festa di Natale.
Non ci dovette pensare più di tanto. Una volta arrivato a casa lasciò tutti i regali che il suo ragazzo aveva ricevuto (ce n’erano un paio anche per lui) e subito si smaterializzò.
Harry tremava, Severus non seppe dire se per il freddo o per qualcos’altro. Il ragazzo sembrava allo stremo delle sue forze, e Severus sapeva che, dopo tutto quello che aveva passato sia da ragazzo che di recente, ora era molto più fragile. Fu per questo che non parlò, che non chiese nulla al ragazzo accanto a sé. Semplicemente rimase lì ad ascoltare i loro respiri che si condensavano in nuvolette bianche davanti a loro. Molte persone andavano e venivano dal cimitero, ma nessuno sembrava notarli. Per fortuna Harry era ancora abbastanza lucido da riuscire a mantenere l’incantesimo di Disillusione attivo.
-Ginny è incinta-. Harry si decise a parlare dopo più di un’ora dall’arrivo di Severus al cimitero.
Snape non rispose, ma si irrigidì notevolmente. Non poteva essere geloso, non ne aveva il diritto, lui ed Harry stavano ufficialmente insieme da meno di una settimana e prima non era altro che un tira e molla giostrato da Severus, quindi non poteva dare la colpa ad Harry se aveva cercato nell’ex moglie quello che lui gli aveva negato a lungo.
-Non so perché sono scappato in quel modo, non ho ragionato- mormorò ancora, finalmente girandosi verso il compagno. Severus vide I suoi occhi verdi liquidi di lacrime e sentì un lieve dolore all’altezza del cuore. -Ginny probabilmente aveva bisogno di me e me ne sono andato-.
Severus lo attirò a sé nonostante dentro di lui combattesse una battaglia con rabbia e dispiacere ai due fronti. -Ora devi pensare a te, Harry. La Weasley capirà e quando tu ti sentirai pronto le andrai a parlare, ma prima devi calmarti- gli sussurrò tenendolo stretto mentre Harry scoppiava a piangere. Gli ricordò quel giorno al quinto anno sulla Torre di Astronomia. -Non è la fine del mondo. Hai già un figlio e sei un bravissimo padre, James ti adora. Cos’è che ti fa stare così?-
Harry prese un profondo respiro e l’odore di pozioni che Snape si portava sempre dietro lo calmò per un attimo. -Non lo so… mi dispiace che nasca da una coppia già distrutta, credo- si staccò dal mantello dell’uomo e tirò su col naso, in un gesto che a Snape ricordò tanto il piccolo figlio di Potter durante un capriccio. -E mi dispiace per Ginny, perché vive da sola e lavora e dovrà crescere due figli da sola-.
-Ma non sarà da sola, Harry. Ha la sua famiglia, e ha te, che la aiuti ogni volta che te lo chiede e lo fai perché ami James e amerai anche il prossimo figlio che nascerà- Severus si stupì di se stesso, perché se da un lato ancora gli bruciava sapere che Harry era andato a letto con l’ex moglie poco prima di mettersi con lui, dall’altro sperava di essere incluso in quella strana vita di famiglia. Aveva sempre pensato che non avrebbe mai avuto dei figli, o un compagno con cui dividere una casa, e anche se i figli non erano i suoi li avrebbe aiutati a crescere, se Harry avesse voluto.
Harry si asciugò il volto con la manica del mantello e sorrise lievemente. -Non pensavo che ti avrei mai sentito pronunciare queste parole- commentò facendo sbuffare l’ex professore -Parli come se li considerassi figli tuoi-.
-Non sono figli miei, ma sono cresciuto in una brutta famiglia e ho visto te crescere in una che ti vedeva come un peso, quindi so come sono fatte le famiglie da evitare- precisò, punto sul vivo dalla frase del ragazzo. -E tu e la Weasley non siete assolutamente quel genere di persone. Avete un sacco di amore da dare alle persone, avete dei valori e degli ideali che trasmetterete ai vostri figli anche se non sarete insieme. Ai bambini basta essere amati-.
Harry sospirò e prese una mano di Severus per iniziare a giocarci distrattamente. -Non ti ho mai detto quanto mi dispiaccia per Lucius e Narcissa- mormorò, sorprendendo il Pozionista. -So che loro erano la tua famiglia e non posso fare altro che sentirmi in colpa per non essere intervenuto prima-.
Severus scosse la testa. Parlare di Lucius gli faceva male, a volte non riusciva a dormire perché appena chiudeva gli occhi vedeva l’amico morire anche se non era presente in quel momento, e spesso si guardava il braccio su cui era tatuato il Marchio Nero per ricordarsi delle loro pessime decisioni e di dove quelle li avessero portati. -Non è colpa tua, ci siamo scelti da soli il nostro destino- distolse lo sguardo dal suo compagno e lo posò sulle tombe circostanti. -Lucius si è fidato troppo di troppe persone, e abbiamo visto com’è andata a finire. Ha trascinato tante persone con sé-.
Harry annuì. -Anche Draco mi ha detto una cosa simile- disse sovrappensiero -Non so come facciate a sopportare una perdita in questo modo. Per me è ogni volta sempre peggio, ancora mi sogno la morte di Sirius…-
Sì, Severus lo sapeva. Nelle ultime notti Harry si era svegliato ben due volte urlando il nome del suo padrino e piangendo poi sulla spalla di Severus, che lo accarezzava dolcemente. -Solo perché non piangiamo non significa che non soffriamo, Harry. Noi Mangiamorte siamo scesi a patti con la nostra morte non appena abbiamo preso il Marchio Nero. Lucius lo sapeva, e anche Narcissa e Draco. Nessuno di noi sarà mai al sicuro finché gente come Yaxley sarà in vita. E dopo il Signore Oscuro verrà un altro mago cattivo, proprio come lui è arrivato dopo Grindelwald. Ma importa poco di noi finché la gente come te, come Dumbledore, si impegnerà a proteggere il Mondo Magico-.
Il ragazzo non seppe che dire. Non aveva mai visto quella faccenda in quel modo, e ora si sentiva stupido ad aver pensato di essere al sicuro. La recente avventura avrebbe dovuto fargli aprire gli occhi. In che mondo dannato vivevano?
-Dai Harry, andiamo a casa, si sta facendo buio- Snape si alzò e tese la mano al ragazzo per aiutarlo ad alzarsi, poi insieme si incamminarono verso la loro casa, con Harry che zoppicava vistosamente e Severus con lo sguardo perso nel vuoto.
 
-Ti proteggerò finché ne avrò la forza-.
Harry e Severus giacevano a letto abbracciati e nudi, poco dopo aver fatto l’amore mentre fuori riprendeva a nevicare. Entrambi non avevano parlato molto dopo il rientro nella casa dei Potter ed erano rimasti pensierosi per tutta la sera e durante la cena avevano solo parlato della vacanza imminente che stavano per fare.
Severus quindi si stupì quando Harry tornò sull’argomento, sollevando la testa dal suo petto per guardarlo negli occhi. -Sì, io ti proteggerò. So che sembra stupido, perché sei sempre stato tu quello che proteggeva me, ma è una promessa che voglio farti. Dovessi morire nel farlo-.
Severus sospirò e accarezzò una guancia al ragazzo. -Moccioso…- non sapeva cosa dire, così si sollevò appena e posò le labbra su quelle del Prescelto, coinvolgendolo in un bacio dolce, di quelli che raramente Severus regalava al più giovane. -Stai con me e basta- sussurrò attirandolo di più a sé finché il corpo di Harry non fu completamente sdraiato sul suo.
-Mi aiuterai a crescere i miei figli?- domandò Harry contro le labbra dell’uomo, mentre una mano scendeva tra i due corpi, dando il via ad un nuovo round di passione.
Severus sorrise lievemente, sopprimendo un brivido a quel contatto. -Solo se tu lo vorrai-.
-Io voglio te Sev, pensavo di essere stato chiaro negli ultimi anni- Harry sembrò irritato dalla risposta del professore, e Snape capì che non sarebbero andati oltre. Questa volta sarebbe toccato a lui frenare quelle paranoie, sperava solo di essere bravo nel farlo così come Harry lo era nel fargli rimangiare i rimorsi di coscienza.
-Sì Harry, non era quello che intendevo- mormorò mettendosi seduto sul letto e coprendosi dalla vita in giù con il lenzuolo. -Ma non voglio intromettermi nelle cose tue e di tua moglie-.
-Ex moglie- precisò irritato il ragazzo, sedendosi a sua volta con le braccia incrociate sul petto -E non è intrometterti se sono io a chiedertelo. Inoltre, vivi con me, non sarà tanto facile nascondere a James e al futuro bambino la tua esistenza-.
Severus fu preso dal panico. Non era pronto a quella discussione, gli sembrava peggio di quella che avevano avuto al cimitero poche ore prima. -Harry, non sappiamo nemmeno se staremo ancora insieme tra otto o nove mesi-.
Pessima mossa. Severus sperava di non dover più vedere quella traccia di dolore che ogni tanto passava negli occhi di Harry, e sempre per colpa sua. -Pensavo avessi capito che… che questo- e indicò con un gesto ampio sia la casa che li circondava che loro due -fosse perché mi aspetto un futuro con te. Quando ti ho proposto di vivere insieme cosa pensavi che intendessi? Che saresti rimasto qui finché non avessi trovato una casa migliore?-
No, Harry stava travisando tutto. Perché non era capace di farlo stare bene per più di ventiquattro ore consecutive? -Per Salazar Harry, ma cosa stai dicendo? Non intendo andarmene via di qui, né da te. Non c’è nessun altro posto in cui vorrei stare se non dove sei tu-. Severus da poco aveva messo da parte il suo orgoglio, e durante quelle frasi dovette mordersi parecchie volte la lingua per continuare a pronunciarle. -Ma… Harry, stiamo insieme da poco e già conviviamo. Tu hai un figlio, sei stato sposato per anni e ora stai per avere il tuo secondogenito. Io sono un ex Mangiamorte che ha ucciso un sacco di persone, cosa potrei trasmettere ai figli dell’Eroe del Mondo Magico? Quando si saprà che io, Severus Snape, sto influenzando i figli del Grande Harry Potter loro non avranno vita facile-.
Harry passò dalla tristezza alla rabbia in una frazione di secondo e trucidò l’uomo con lo sguardo. -Cosa influenzerà i miei figli lo decido io, e se io decido che possono stare a contatto con te allora è perché ti ritengo una persona valida, non importa di quello che pensano gli altri. Se i bambini avranno ereditato anche solo un minimo di questo modo di pensare allora non ci saranno problemi. Non vedo perché tu te ne debba preoccupare- si alzò dal letto e recuperò il pigiama sparso a terra, per poi rivestirsi. -Hai ragione su una cosa però: stiamo correndo troppo, ne riparleremo quando nascerà il bambino, intanto James verrà qui come deciso con il divorzio e se tu vuoi esserci o meno non mi importa-.
Ora doveva solo aspettare che il ragazzo sbollisse quella rabbia inutile. Continuare a discutere non li avrebbe portati da nessuna parte, Snape lo sapeva benissimo. Non riusciva però a capire dove avesse sbagliato, né perché Harry se la fosse presa tanto.
-Va bene- disse solamente l’uomo prima di rivestirsi a sua volta e tornare a letto. Osservò con un sospiro il ragazzo steso accanto a sé, che gli dava le spalle, e dopo un po’ lo abbracciò da dietro, facendolo irrigidire. Si aspettava di venire cacciato, perché sapeva che Harry aveva bisogno di spazio per elaborare le emozioni, ma quando il suo compagno non si mosse sorrise sollevato e lo strinse maggiormente contro il suo petto, sentendolo farsi piccolo prima di iniziare a piangere silenziosamente.
Sarebbe stata una lunga notte, la prima delle tante.




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