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VITA NUOVA SU GORIANUS
Da quasi un anno, Joy si
trovava sul pianeta Gorianus nel porto spaziale di Sotiria, in attesa che vi
attraccasse l’Arcadia.
Era passato molto tempo dal
suo infausto incidente, di cui conservava un pallido ricordo molto sfuocato,
pur portandone sul corpo i segni. Attualmente si trovava in questa situazione grottesca
al limite dell’assurdo, dato che aveva grossi problemi mnemonici che le
impedivano di collegare alcuni ricordi tra loro. Era coinvolta in una missione
praticamente impossibile e sicuramente suicida, catapultata in un mondo non
suo, in un universo non suo, in una era non sua, con una nuova identità e
soprattutto sotto mentite spoglie. Con il solo aiuto di alcune nozioni che le
erano stare trasmesse al cervello con impulsi elettronici.
Il diabolico regista di questo incubo non era altro che suo padre, o meglio
quello che lei aveva sempre creduto fosse suo padre: il professor Teinosuke
Takuro un uomo finito per sbaglio sulla Terra, attraverso una porta temporale
apertasi in modo errato, durante un esperimento di viaggio nel tempo mal
riuscito. Tutto ciò era accaduto in un altro universo e in un altro pianeta,
guarda caso, ancora per colpa di quella che altro non era che l’evoluzione, o
il parallelo temporale, di Pianeta Gaia: la Gaia Sanction, presente anche nello
spazio e nel tempo in cui era finita Joy, praticamente l’organo governativo che
comandava in quel mondo.
Tutta la sua vita era stata una menzogna. Quell’uomo l’aveva adottata appena
nata, selezionandola accuratamente tra tanti altri bimbi orfani e aveva
dedicato tutta la sua vita ed il suo tempo ad istruirla, plasmarla ed a farle
studiare quello che gli serviva per poi poterla preparare a questa missione, in
cui non erano contemplata l’opzione fallimento.
L’incidente accorso sulle Ande aveva forzosamente accelerato i tempi, creando
una situazione propizia per il professore. La ragazza era stata per tanto tempo
in coma, facendo temere per la sua ripresa, ma per fortuna la sua corteccia
celebrale non aveva subito danni ed il suo cervello era rimasto integro,
nonostante il fortissimo trauma cranico subito. Aveva riportato anche delle
orrende ustioni sulla parte destra del corpo, tutto il braccio e una porzione
del fianco erano state ridotte piuttosto male, le attività motorie però non
erano state compromesse, le erano invece rimaste delle orripilanti cicatrici.
L’obiettivo era troppo importante e, in coma o meno, andava preparata per la
missione che aveva la priorità su tutto.
Joy, pronta o no, doveva entrare in contatto con un pirata spaziale di nome
Harlock ed il suo universo, per poter salvare la Terra da un destino atroce.
Il Dr.Teinosuke nell’anno 2977 era stato uno scienziato fisico nucleare,
studioso delle porte e dei nodi temporali, appannaggio dell’ultima civiltà
aliena: i Nibelunghi che aveva studiato per molti anni.
Grazie al suo lavoro e alle sue conoscenze aveva cominciato ad
avere dei sospetti sulla vera natura della Gaia Sanction, un consiglio
governativo costituitosi molti e molti anni prima, che alla fine di una guerra
chiamata Came Home, aveva posto una pace forzata con precise condizioni
indiscutibili ed inviolabili per tutti gli esseri umani.
Il comportamento dei potenti della Gaia Sanction non era mai stato cristallino
e così, il Dr. Teinosuke aveva cominciato a fare delle indagini per scoprire la
vera natura di questa famigerata organizzazione governativa, apparentemente
molto naturalista e filantropica, ma che in realtà nascondeva bena altri scopi
da quelli pubblicamente dichiarati nel corso degli anni.
Sua figlia Nami, che era sposata da pochi mesi con il giovane comandante Ezra,
una delle punte di diamante della flotta della Gaia Sanction, chiamata Gaia
Fleet, era stata lieta di aiutarlo nell’intento, perché anche lei aveva dei
sospetti, nonostante le continue rassicurazioni del marito, il quale a sua
volta era stato inconsapevolmente un ponte ideale, per scoprire quello che il dottore
sospettava. Così era emerso che il reale intento della Gaia Sanction era sempre
e soltanto stato quello di dominare ed usare la Terra per i loro scopi e solo a
beneficio di pochi eletti. Da quel momento Teinosuke aveva cominciato a
simpatizzare per Capitan Harlock, un pirata spaziale che si opponeva con tutti
i mezzi a questa situazione e con cui, in un secondo tempo, aveva tentato
disperatamente di mettersi in contatto, di fatto non riuscendoci mai.
Così aveva frettolosamente e rischiosamente deciso di mettere a punto alcuni
esperimenti per riuscire ad aprire delle porte temporali. Pensava che se avesse
potuto andare indietro nel passato avrebbe potuto prevenire, o smascherare i
piani della Gaia Sanction. Qualcosa però era andato storto, forse la fretta gli
aveva giocato un brutto tiro. Accadde, infatti, che durante la prova di
apertura di una porta temporale, si ritrovò inaspettatamente catapultato in un
passato troppo remoto e forse anche in una realtà parallela alla sua. Fatto
sta, che per quanto si fosse dannato l’anima non era riuscito a tornare
indietro. Le aveva provate tutte, ma alla fine si era rassegnato. Sembrava
quasi che, come in una sorta di maledizione, i salti temporali si potessero
fare una volta sola, e se si attraversava la porta, il tempo e la dimensione in
cui si arrivava diventavano permanenti e definitivi, senza alcuna chance di
tornare indietro.
Il professore aveva rischiato grosso, ma i suoi motivi erano molto validi.
All’epoca dei fatti della guerra di Came Home, la neonata Gaia Sanction
dichiarò la Terra luogo sacro e inviolabile, rinominandola Gaia e rendendola
inaccessibile per tutti, per la mancanza di risorse.
Harlock a quel tempo era uno dei militari che doveva far rispettare tale
divieto, ma quando si accorse che questa interdizione non valeva per i
potenti capi della Coalizione, decise di ribellarsi, per far tornare la Terra
patrimonio di tutti. Nel conflitto che ne scaturì, il giovane, da ufficiale
della Gaia Fleet abbandonò per sempre i suoi gradi, s’impossessò di una nave,
che rinominò Arcadia, e si dichiarò Pirata, diventando così il famoso e
famigerato Capitan Harlock.
Dichiarato terrorista e nemico giurato della Gaia Sanction, Harlock era
diventato il criminale più ricercato della Galassia, portando dietro di sé una
leggenda che lo dichiarava, non si sapeva bene né come, né perché, immortale, o
qualcosa del genere. Fatto sta, che si raccontava che da più di cento anni la
sua nave infestasse lo spazio, creando moltissimi problemi alla Coalizione, la
quale aveva messo sulla sua testa una taglia enorme. Secondo il professore, era
l’unico uomo che potesse tenere testa a quel governo usurpatore dei diritti
degli esseri umani. Per questo si era dannato affinché la figlia adottiva lo
potesse incontrare.
Joy, che per compiere la
missione era stata costretta a fingersi un ragazzo, aveva veramente poche
informazioni e una gran confusione in testa. Quello che sapeva, era che doveva
venire in contatto con questo Capitan Harlock, anzi il leggendario Capitan
Harlock, il quale si diceva solcasse lo spazio con la sua nave pirata da
sempre. Una leggenda immortale di cui tutti parlavano, ma che in realtà
nessuno, o quasi, aveva davvero mai visto di persona.
Le era stato descritto come carismatico, cupo, imponente, guercio e con una
cicatrice che gli deturpava il viso. Difficile da contattare e quasi impossibile
da avvicinare.
Praticamente una passeggiata.
Le informazioni primarie gliele aveva date suo padre, quando una volta uscita
dal coma e dopo averle impiantato un microchip alla base della nuca, nascosto
tra i capelli, le aveva costruito e cancellato dei ricordi prima, e raccontato
una storia fasulla dopo. L’aveva trasformata in una specie di cyborg, ma senza
alterare la sua volontà e il suo libero arbitrio. Le aveva manipolato solo i
ricordi che lo riguardavano ed impiantato alcune sue conoscenze, per poterla
far muovere meglio dove l’avrebbe spedita. In poche parole, lei si era convinta
di essere una sorta di prescelta che doveva aiutare Harlock a salvare il
destino della Terra, ma che questo il Capitano non lo sapeva e probabilmente
non ne avrebbe neppure voluto sapere, né tantomeno sentirne parlare, a causa
della sua attività piratesca. Non era decisamente un uomo facile né da trovare,
né con cui poter argomentare. Il suo compito sarebbe stato quello di
convincerlo attraverso ciò che lei era ed aveva scoperto, doveva fargli
assolutamente sapere che c’era una speranza per la Terra e per gli uomini.
Teinosuke aveva fatto in modo che per lei tutto questo fosse come noto da
sempre e tutto ciò che non ricordava, o non le era chiaro, fosse solo colpa
dell’incidente e del coma.
Il suo asso nella manica, o meglio il suo lascia passare per avere un incontro
con il pirata, erano un sacchetto di semi geneticamente modificati, frutto
delle sue ricerche prima del viaggio nelle Ande, di cui però lei non ricordava assolutamente
niente. Il piano era semplice nella sua follia: quelli avrebbero attirato
l’attenzione di Harlock, lei conseguentemente avrebbe dovuto conquistare la sua
fiducia, rivelargli la sua vera identità, metterlo al corrente della
possibilità che gli poteva offrire e convincerlo a percorrere quella strada.
Il problema più grande era che ormai da sei lunghi mesi Joy si arrabattava a
Sotiria, in attesa che la nave di Harlock attraccasse per fare rifornimento di
viveri. La ragazza cominciava a dubitare che l’avrebbe mai fatto, d’altra parte
era cosa risaputa in tutta la galassia che l’Arcadia fosse una nave spettro
alimentata da dark matter aliena. L’unica cosa certa, era che l’equipaggio,
quasi interamente composto da umani, doveva pur mangiare e che quindi di tanto
in tanto si dovessero fermare in qualche porto, ad approvvigionarsi di cibo. E
lei su quello contava per salire a bordo.
Era difficile spiegare il suo stato d’animo. Molte cose erano state cancellate
dalla sua memoria, non per pura cattiveria, ma anche per permetterle di agire
meglio, senza il peso di troppi ricordi. Sebbene molto fosse stato rimosso, in
qualche modo nella sua testa c’erano delle tracce sfuocate e incomprensibili di
brandelli del suo passato, che comunque le procuravano confusione e turbamento.
Era spaesata, a volte anche impaurita, ma la sua capacità di adattamento era
stata potenziata tramite il microchip, così come il suo istinto e la sua
capacità di reazione. Di più non era stato fatto, anche perché le tecnologie in
mano a Teinosuke erano limitate e con quello che aveva a disposizione, già così
aveva fatto dei miracoli.
La ragazza aveva ben compreso l’importanza della sua missione ed era motivata
nel portarla a termine, sebbene non ricordasse né la sua preparazione, né
tempi, né i luoghi.
Sapeva di venire da un altro arco temporale, rispetto a quello in cui si
trovava, sapeva anche che veniva dalla Terra, rammentava alcuni dei suoi
trascorsi antecedenti le Ande, ma non molto altro, o giù di lì. Il resto era
confuso e nebuloso, a parte le sue nozioni accademiche che erano chiarissime e
qualche altro ricordo scolastico, che le era stato lasciato perché ritenuto le
potesse essere utile. Sapeva di aver avuto un brutto incidente, di essere stata
moltissimo tempo in coma e di essersi risvegliata senza quasi più memoria.
Le era stato detto che era tutta la vita che si stava preparando a compiere
quella missione, che il momento di entrare in azione era giunto, che doveva
attraversare una porta temporale, ridare vita e risorse alla Terra e quindi
tornare indietro.
Per facilitare il suo compito era stato deciso che si sarebbe fatta passare per
ragazzo, in caso contrario non avrebbe mai avuto speranza di essere presa in
considerazione per poter salire sull’Arcadia, che contava a bordo solo tre
donne, di cui una era un’aliena. Avrebbe dovuto avere delle caratteristiche
troppo specifiche per poter eventualmente far parte dell’equipaggio, farsi
passare per maschio avrebbe in qualche modo semplificato le cose, o almeno così
credeva suo padre adottivo.
Quella mattina come sempre Joy si diresse al porto, al mercato nero. Aveva
sentito dire con insistenza che l’Arcadia era in zona e che ci fossero ottime
possibilità di vederla comparire. Nonostante suo padre si fosse raccomandato di
non parlare a nessuno dei suoi semi geneticamente modificati, lei aveva voluto
fare di testa sua. Aveva capito che attirare l’attenzione di Harlock era
davvero un’impresa impossibile, non aveva né il carisma, né le capacità
fisiche, né tantomeno quelle militari per fingersi interessata a far parte
dell’equipaggio, neppure come semplice mozzo, sempre ammesso che sull’Arcadia
ce ne fosse bisogno, così aveva pensato di giocare d’astuzia e aveva gettato
una bella esca.
Aveva fatto vedere uno dei suoi preziosissimi semi ad un tipo losco chiamato
Hyena, che aveva un sacco di agganci, il quale era quasi impazzito nel sapere
che cosa quel ragazzino smilzo avesse per le mani e così aveva sguinzagliato una
sorta di asta tra possibili acquirenti interessati al preziosissimo seme.
Naturalmente era stata accorta e gli aveva fatto credere di averlo in un posto
al sicuro, quando in realtà il sacchettino con i semi lo portava sempre addosso
con sé.
Stava camminando quando si sentì strattonare per un braccio.
“Ma che diav..” disse prima di essere interrotta e trascinata in un
vicolo al riparo da occhi indiscreti.
“Zitto ragazzo!” gli intimò Hyena e poi ghignò soddisfatto “Abbiamo fatto bingo
io e te, quella robina che mi hai
mostrato ha fatto impazzire l’asticella dell’asta del mercato nero! Lo vogliono
tutti e sono disposti a pagarlo cifre inaudite, pensa che c’è un compratore che
verrà direttamente dall’Arcadia, probabilmente vista la rarità della merce,
potrebbe essere il Capitano in persona. Abbiamo svoltato!”.
Joy, non capendo minimamente che razza di pasticcio avesse in realtà combinato,
annuì soddisfatta, certa di aver ottenuto ciò che voleva “Sì abbiamo proprio
svoltato” disse fiera di sé.
E ora che il pesce aveva abboccato non le restava che attendere i compratori,
Capitan Harlock compreso.
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