Raizel,
a passo lento, avanza nella tempesta, lo sguardo verde fisso davanti
a sé.
Tra
le braccia, stringe il corpo, privo di vita, della principessa
Sharon, vestito d'un lungo abito blu.
Ad
un tratto, il giovane, sopraffatto dalla debolezza, crolla nella
neve.
Per
alcuni istanti, resta immobile, la testa china sul corpo inerte della
principessa.
Prova
ad alzarsi per due volte, ma non ci riesce.
Abbassa
la testa e i suoi occhi si fissano sul volto di lei. Il bianco della
morte regna su quei lineamenti, da lui tanto amati, e solo il nero
dei suoi lunghi capelli spezza quel candore netto, lugubre, mortale.
Un
singhiozzo si spezza nel suo petto e la sua mano, leggera, si posa
sulla guancia di lei. Come ha potuto essere così cieco?
Per
tanto, troppo tempo ha servito come cavaliere nel corpo dei custodi,
i soldati più forti dell'Imperatore Oscuro.
E
non si è accorto dell'anima corrotta di quell'uomo.
Stringe
gli occhi, ma le lacrime tremano sulle lunghe ciglia, presto
raffreddate dal tocco gelido del vento. Sharon, invece, si è
ben avveduta della natura corrotta dell'uomo che, venti anni prima,
ha preso il potere, tradendo la giusta regina Alynissa.
Si
è mostrata più accorta e intelligente di lui, che pure,
a causa della sua professione di soldato, è ben vicino
Perché
non l'ha ascoltata?
Perché
ha permesso a quell'essere indegno di posare i suoi occhi bramosi
sulla meravigliosa nipote di Alynissa?
Perché
si è fatto ingannare e ha partecipato ad una guerra insensata?
Le
sue mani sono lorde del sangue di centinaia di innocenti e Sharon è
tra di loro.
Non
l'ha uccisa lui, non con un pugnale o una spada.
E
non ha mai avuto volontà cosciente di farle del male.
L'ha
lasciata sola per coprirsi di gloria in una guerra insensata.
E
quel bastardo ha avuto la possibilità di insidiarla.
L'Imperatore
Thuan, che lui ha ritenuto sempre giusto, si è rivelato
d'animo nero, come è stato definito dalle popolazioni da lui
assoggettate.
E
lei, fedele al suo amore per lui, non ha esitato a uccidere se
stessa, pur di non cedere alle sue luride profferte.
Solo
quella notizia dilaniante gli ha squarciato il velo di incoscienza
che, per anni, ha coperto i suoi occhi.
Ha
veduto la crudeltà del suo cuore e, straziato dalla
disperazione, lo ha ucciso.
Ha
affondato la sua spada nella carne di quell'uomo, un tempo da lui
apprezzato.
Ha
sentito il suo sangue, da lui un tempo considerato sacro, macchiargli
le vesti e la faccia e ne è rimasto inebriato.
Tale
atto di giustizia ha liberato, come una fiumana, la rabbia repressa
contro il tiranno.
Dopo
tanti, troppi anni, il regno di Nizan è libero.
Ma
la gioia di tale evento è stata fugace.
Certo,
lui ha dato un contributo decisivo a tale evento, ma questo non ha
alleggerito il peso del suo cuore.
Solo
la morte di Sharon gli ha permesso di capire la verità.
E'
stato cieco e sordo alle ingiustizie che per tanto, troppo tempo,
hanno tormentato la sua terra.
Non
può essere considerato degno di conoscere il nuovo corso delle
terre di Nizan.
Ormai,
è estraneo alla sua stessa patria.
Si
sente perfino indegno dell'affetto dei suoi compagni e delle sue
compagne d'arme.
Loro
lo vedono come uno stupido, che, senza porsi alcuna domanda, ha
seguito gli ordini di un tiranno crudele.
Il
suo coraggio in battaglia è stato dimenticato.
Ed
è giusto così.
Come
miraggi effimeri, i suoi meriti guerrieri svaniscono.
Resta
l'amara realtà della sua collaborazione con quell'individuo
indegno.
Con
un gemito, si affloscia sul terreno bianco e stringe a sé il
corpo di Sharon. Il gelo ha sopraffatto il vigore del suo corpo.
Il
torpore invade le sue membra e gli rende arduo il pensiero.
A
fatica, solleva la mano destra e accarezza il viso di Sharon.
Almeno
a lei, ha dato la possibilità di essere sepolta in un luogo
splendido.
Non
ripagherà il male da lui fatto, ne è cosciente.
Ma
darà alla sua anima un frammento di gioia.
– Sharon...
Ti accompagnerò fino al Fiume Grigio... Perdonami se non posso
seguirti oltre... – sussurra.
Pochi
istanti dopo, il suo respiro, ormai flebile, cessa.
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