I personaggi non mi
appartengono, non scrivo a scopo di lucro e la storia è
inventata.
Chiaccherata al chiar di luna
Quando venne accompagnato nella sua stanza si stupì di
vedere
quanto sembrasse piccolo e indifeso, era solo un ragazzo e
già
doveva sopportare sulle sue spalle un peso così enorme,
aveva
diciotto anni e nessuno doveva soffrire così a quella tenera
età, la vita non aveva il diritto di prendersela con una
creatura così giovane, eppure lui era lì pallido
come le
lenzuola su cui riposava.
I dottori avevano detto che si trattava di semplice influenza, sarebbe
passata in una settimana con tanto riposo e invece non fu
così, le medicine non facevano effetto, il riposo neppure e
le
settimane trascorrevano senza che ci fosse un reale miglioramento,
l'ultimo medico consultato aveva detto che era sotto a una reazione del
corpo al troppo stress ma di solito questi tipi di malattie se ne
andavano come erano venute, e invece in questo caso i sintomi
persistevano.
Si avvicinò lentamente al giaciglio facendo attenzione a
dove
metteva i piedi, non voleva in alcun modo svegliarlo e rischiare di
alterare le sue condizioni, anche un semplice scricchiolio del
pavimento di legno avrebbe potuto peggiorare le cose, una volta di
fronte al letto si tolse il cappello e il cappotto posando entrambi
sulla sedia posta lì a fianco, rimase qualche istante in
piedi
ad osservare quel viso emaciato e madido di sudore e il cuore gli si
strinse.
Stava per mettersi a sedere quando un paio di occhi castani si
dischiusero rivelando quelle pozze scure e lucide, per quanto fossero
sofferenti per lo meno non erano spenti e opachi e questo lo rincuorava
ogni volta, sorrise posandogli una mano sulla spalla con una
delicatezza di cui non credeva d'essere capace.
<< Hey... >>
L’Altro tentò di aprire le labbra per dire
qualcosa ma la
fatica era troppa, chiuse gli occhi probabilmente rimproverandosi e poi
li riaprì scusandosi con lo sguardo anche se sapeva non ce
n'era
bisogno, si sentiva comunque in difetto lui era venuto a trovarlo e
non aveva da offrirgli niente che una semplice occhiata, gli occhi gli
si riempirono di lacrime diventando ancora più languidi di
quanto già non fossero, spostò lo sguardo verso
il
soffitto e cominciò a sudare, sapeva che lo avrebbe fatto
preoccupare e per questo si sentì ancora più in
colpa.
<< Robbie non devi agitarti, lo sai che non devi, ti
prego non ce
n'è bisogno >> disse sedendosi sul materasso
accanto a lui.
In quel momento non gli importava della distanza, delle apparenze, non
gli importava di niente che non fosse quel ragazzo steso sul letto, gli
accarezzò una spalla dolcemente e sorrise di nuovo, voleva
rassicurarlo e sentirsi così impotente lo annientava ogni
volta,
avrebbe dato o fatto qualsiasi cosa per farlo stare meglio.
<< Non c'è bisogno che parli, posso farlo io
per entrambi
e sai bene che le parole non mi mancano mai. Sono un chiacchierone, ho
la fama di non stare mai zitto e perciò tu non devi dire
niente,
ho la lingua abbastanza lunga per tutti e due >> rise.
Quella risata era stata breve e veloce, era da tempo che non se ne
concedeva una come si deve, voleva sdrammatizzare e sperava di esserci
riuscito, quando vide allargarsi un minuscolo sorriso sulle labbra
dell'altro, il petto scuotersi per un istante fu il suo di cuore a
perdere un battito, lo aveva fatto ridere anche se di vera e propria
risata non si poteva parlare, ma non importava gli aveva fatto provare
un'emozione positiva ed era tutto ciò che contava.
<< Non-non voglio tu mi veda così
>> riuscì a dire debolmente.
<< Non hai niente che non va Robbie >>
dalle sue
labbra uscì un sussurro e si chiese se lo avesse udito.
<< Bugiardo >> rispose.
<< Dico davvero, hai gli occhi così lucidi e
profondi che
mi fanno venire voglia di tuffarmici dentro, la tua pelle è
candida, bianca come un prato innevato..- >>
<< Tu odi la neve >> tossì
<< e il freddo. >>
<< Se la neve assomigliasse a te passerei i giorni a
tesserne le lodi. >>
Robbie sorrise spostando lo sguardo di lato, un vago rossore gli
imporporò per un attimo le guance.
<< Non devi dirmi cose carine solo per farmi stare
meglio. >>
<< Le dico perché le penso. >>
Il ragazzo più giovane voltò il viso verso di lui
incastrando gli occhi nei suoi, sollevò con fatica il
braccio e
sfiorò le labbra di Oscar con un dito, lui gli prese la mano
e
gliela strinse tra le sue, era magra e fredda, in netto contrasto con
la fronte che da settimane ormai bruciava.
<< Sei paragonabile a una creatura mistica, fuoco e gelo
vivono
in te, magari stai per trasformarti in un meraviglioso angelo dalle ali
infuocate, accorreranno da tutto il mondo per vederti, i pittori
dipingeranno quadri su tdi te, i poeti tesseranno le tue lodi ma
nessuno potrà mai eguagliare la tua bellezza e il tuo
splendore.
>>
Qualcuno bussò alla porta in quel momento, sarebbe stato
saggio
allontanarsi da lui o almeno allontanare le mani ma sapeva che se lo
avesse fatto per Robbie sarebbe stato un duro colpo da sopportare, e in
fondo non stavano facendo niente di scandaloso, stava solo tenendo la
mano di un amico molto malato, nessuno avrebbe potuto accusarli di
niente.
La governante entrò con un biglietto per lui, lo prese e
prima
di leggerlo congedò la donna, il suo sguardo si
incupì
per un momento ma presto si riprese, si alzò e
gettò quel
pezzo di carta nel camino, si avvicinò di nuovo per
riaccomodarsi
sul materasso, era quello il suo posto per adesso e nessuno gli avrebbe
fatto cambiare idea.
<< Che cosa c'era scritto? >>
domandò Robbie preoccupato.
<< Nulla di importante, sono tutto per te contento?
>>
Di nuovo lo sguardo del ragazzo venne bagnato, le lacrime questa volta
scesero lunghe le guance << non voglio tu vada via.
>>
<< Non vado da nessuna parte, te l'ho detto
>> lo rassicurò.
<< N-no io...i-io intendo che non voglio tu parta.
>>
Il petto di Oscar si strinse, lo stomaco sembrava essere appena stato
colpito da un pugno così forte che si stupì di
non sentire il
sapore metallico del sangue in bocca, non avevano più
toccato
quell'argomento e ora non sapeva cosa rispondergli, qualsiasi cosa
avesse detto avrebbe potuto farlo agitare e per questo aveva messo una
pietra sopra a quel discorso tanto spigoloso.
Sospirò.
<< Robbie per adesso ho rimandato tutto, l'unica cosa che
voglio e che tu stia bene. >>
<< Ma dopo te ne andrai, e comunque non mi aspetterai per
sempre, non aspetterai in eterno che guarisca. >>
<< Vorrei che parlassimo di qualcosa di più
piacevole. >>
<< E di cosa? >> domandò con la
voce spezzata.
Perché in fondo Robbie faceva sempre ciò che gli
diceva
Oscar, pendeva dalle sue labbra, ogni parola era come linfa vitale per
lui, lo ascoltava attentamente e mai avrebbe potuto fare qualcosa che
lo avrebbe messo in difficoltà, sentiva di aver sbagliato prima ad
avergli chiesto di non partire, a mente lucida non lo avrebbe mai
fatto, non ne aveva il diritto, diede la colpa di quella debolezza alla
sua condizione fisica e mentale provata e cercò di non
pensarci
troppo, altrimenti sapeva che quella sensazione avrebbe finito per
consumarlo sempre più in fretta.
Oscar dal canto suo aveva il cuore sanguinante stretto in una mano,
sapeva quanto Robbie soffriva ma non poteva fare niente di diverso da
quello che stava già facendo, non avrebbero mai potuto
essere
felici insieme, c'era una voragine tra loro che minacciava di spaccarsi
e franare sotto i loro piedi da un momento all'altro.
<< Potrei leggerti qualcosa. >>
<< No, raccontami qualcosa tu, i tuoi racconti sono mille
volte meglio di qualsiasi altro libro. >>
Oscar rise e arrossì, di solito i complimenti gli facevano
piacere ma quelli di Robbie gli scaldavano il cuore, lo facevano
sentire
un ragazzino e per qualche momento poteva dimenticarsi di essere un
adulto con delle responsabilità, Robbie era sempre stato
capace
di farlo volare in alto ma anche di tenerlo con i piedi per terra
quando ce n'era bisogno, e questo era uno dei motivi per cui lo
apprezzava così tanto.
Così assecondò il suo desiderio, si mise a
raccontare aneddoti
che gli erano capitati, inventò una breve storiella per lui
e
qualche volta erano anche riusciti a ridere insieme, tutte queste
emozioni però erano troppo per il corpo debole del
giovane, infatti si addormentò cullato dalle parole
fiabesche
che Oscar stava narrando per lui.
Il giorno dopo quando Robbie si svegliò l'ora di pranzo era
passata da un bel pezzo, la sera prima si era affaticato parecchio per
questo aveva dormito così a lungo, si dispiacque nel vedere
che
Oscar era andato via, certo non si aspettava di trovarlo al suo
capezzale ogni volta che apriva gli occhi, aveva una vita e del lavoro
da sbrigare, faceva già troppo per lui. Prima di chiamare la
cameriera per farsi servire qualcosa da mangiare e le medicine gli
venne in mente del biglietto che era stato gettato nel camino, si
alzò con lentezza e si avvicinò un passo alla
volta
barcollando, l'aria nella stanza era tiepida qualcuno doveva aver
ravvivato le fiamme e infatti del biglietto non vi era traccia, non
cera nemmeno la cenere depositata dalla sera prima.
Affranto fece qualche passo per tornare sotto le coperte ma le gambe
non gli ressero e cadde in avanti, fortuna volle che in quel momento
Oscar entrò in camera proprio in tempo per afferrarlo tra le
braccia e impedire che si facesse male colpendo il pavimento, Robbie
aveva chiuso gli occhi preparandosi all'impatto ma invece del duro
legno sentì qualcosa di morbido e tiepido, un rimbombo nelle
sue
orecchie, per un attimo credette di essere passato a miglior vita ma
poi un profumo familiare invase le sue narici
e capì.
Quello che sentiva galoppare era il cuore di Oscar e lui era appoggiato
con la testa sul suo petto, le braccia forti del più grande
lo
tenevano stretto ma senza stringere troppo, si sentì
trascinare
verso il letto, mettere seduto e poi sdraiato, lui non aveva ancora
aperto gli occhi ma le sue mani non volevano lasciare andare i bicipiti
del suo salvatore.
<< Robbie...devi coprirti o peggiorerai. >>
Lui scosse la testa, la chioma corvina si sparpagliava sul cuscino
spettinandolo, Oscar gli prese la mano e piano allentò la
sua
presa, lo coprì e gli accarezzò la fronte e poi i
capelli, quel tocco era la cosa più bella che gli fosse
capitata
in giorni e giorni di malattia, sapeva che non era un tentativo di
sentirgli la temperatura ma una vera e propria carezza, avrebbe voluto
lo facesse in eterno.
<< Perché ti sei alzato? >>
<< Scusa >> sussurrò tenendo gli
occhi chiusi, le
lacrime bollenti solcarono le sue guance magre e scavate, le sentiva
ardere sulla pelle e non sapeva nemmeno il perché stesse
piangendo, forse era tutto dovuto ai deliri della febbre o forse era
troppo tempo che tratteneva la voglia di piangere.
<< Stai tranquillo, va tutto bene >> lo
accarezzò spostandogli le ciocche dei capelli dal
viso.
<< Scotti da morire, mi faccio portare dell'acqua e una
pezza bagnata. >>
Fu quello che fece, per mezz'ora si prese cura di lui bagnandogli la
fronte con il fazzoletto umido e freddo, i brividi lo scuotevano ogni
volta che la pezza toccava la sua fronte, fortunatamente la febbre
scese in fretta, il respiro si calmò e Robbie
riacquisì un
colorito leggermente più sano, riuscì ad aprire
gli occhi
e fu felice di trovare Oscar vicino a lui.
<< Ho fatto un bellissimo sogno >> disse
con la voce
impastata, bevve un piccolo sorso d'acqua anche se non ne aveva gran
voglia.
<< Davvero? Che cosa hai sognato? >>
<< Noi due, eravamo...noi avevamo una bella casa in un
giardino,
era tutto così colorato e noi eravamo insieme ed eravamo
felici
>> tossì portandosi una mano al petto.
<< Lo credo bene, vorrei tanto farlo anche io un sogno
così bello. >>
<< Tu cosa sogni ? >> chiese Robbie
voltandosi verso di lui.
Oscar sospirò grattandosi la fronte.
<< Ultimamente niente, oppure sogno ma non ricordo alcuna
immagine, ma a volte sogno di perderti, ti cerco e non ti trovo e
quando mi sveglio sento una sensazione tremenda di panico.
>>
<< Mi dispiace, è colpa mia. >>
<< Oh Robbie non dire sciocchezze per l'amor del cielo!
Mi
capitava anche prima che ti ammalassi, a dire il vero da quando ti ho
conosciuto...se te lo dico prometti di non ridere? >>
<< Promesso >> rispose incuriosito.
<< Temevo ti saresti stancato presto di me.
>>
Il ragazzo però non mantenne la parola, si lasciò
andare ad una
risatina che lo affaticò ma che lo sollevò anche,
Oscar si accigliò
lanciandogli un'occhiataccia, non era veramente arrabbiato o
offeso anzi era felice, sentirlo ridere era diventato così
raro
che non si sarebbe mai sognato di sprecare una tale occasione per il
suo
orgoglio ferito.
<< Scusa, scusa la smetto ma è assurdo tu
abbia potuto
pensare una cosa del genere, al massimo poteva essere il contrario ma
che io mi stanchi di te è impossibile. >>
<< La tua giovinezza oltre che affascinarmi mi
spaventava, voi
giovani siete così volubili e avresti potuto
incontrare
qualcuno più giovane e interessante di me. >>
<< Da quando sei così insicuro?
>>
<< Da quando i nostri occhi si sono incrociati
>> rispose
Oscar con un fil di voce, l'emozione palpabile sul suo volto.
<< Non dirmi queste cose o finirò per
crederci, e sarà molto più difficile lasciarti
andare. >>
<< Robbie voglio tu sia sincero con me, la mia presenza
ti far star male? >>
<< Perché dovrebbe? >>
<< Rispondi e basta. >>
<< No, ma la tua assenza mi distrugge e il pensiero di
dover vivere senza di te mi uccide. >>
<< Ma noi potremmo vederci comunque, non ti sto
abbandonando. Io
mi sarei solo trasferito, ma questo non significa che ti avrei
dimenticato. >>
Il ragazzo si sfregò gli occhi stancamente.
<< Non è la stessa cosa, non puoi pensare che
lo sia. >>
<< Senti io non voglio impedirti di partire, ti sto solo
dicendo che per me non sarà facile. >>
<< Nemmeno per me Robbie. >>
Il resto della giornata lo passarono tra silenzi e parole, nessuno dei
due toccò più l'argomento anche perché
non vi era
soluzione, non avrebbe portato a nulla parlarne e riparlarne, Oscar non
avrebbe mai rinunciato al suo viaggio e Robbie non avrebbe mai
accettato la sua partenza.
Il giorno dopo la giornata era bella, il sole spiccava alto nel cielo e
scaldava ogni cosa su cui si posava, era un tempo perfetto per una
passeggiata e sotto consiglio del dottore il ragazzo aveva potuto
godere di una quindicina di minuti all'aria aperta, aveva dimenticato
come fosse sentire il calore sul viso, socchiudere gli occhi per
evitare che la luce li ferisse, sentire la terra morbida sotto le
scarpe,accarezzare le foglie degli alberi e gli steli delle margherite.
<< E' tutto così semplice e bello,
è una cosa a cui
non pensi quando la puoi vivere tutti i giorni e io non avrei mai
creduto che mi sarebbe mancata così tanto una tranquilla
passeggiata in giardino. >>
<< Le piccole cose sono quelle a cui prestiamo meno
attenzione mio giovane amico. >>
Robbie si girò a guardarlo con quei suoi due occhioni scuri,
le
ciglia folte che gli fornivano uno sguardo ancora più tenero
e
genuino << credi che se mai guarirò mi
dimenticherò
di tutto questo. Tornerò ad essere superficiale come prima?
>>
<< Non sei mai stato superficiale. >>
<< Rispetto a queste cose sì, non mi
è mai
importato granché delle passeggiate in natura, ho sempre
preferito di gran lunga i club e i posti con tante persone con cui
parlare, oppure le biblioteche dove poter leggere. >>
<< Ma sono tutti luoghi chiusi comunque. >>
Oscar lo guardò con tenerezza.
<< Può essere che questa esperienza ti
cambierà, ma
anche se non lo facesse tornerai ad essere la persona bella che eri e
che sei, non devi preoccuparti di questo. >>
Robbie tossì, le spalle incurvate che si scuotevano, Oscar lo
afferrò dolcemente per le braccia tirandolo verso di
sé.
<< Andiamo dentro, per oggi basta natura e uccellini
>> ridacchiò.
Una volta tornato sotto le coperte decise che voleva stare con la
schiena sollevata, così misero due cuscini dietro la schiena
e
una coperta sopra le spalle, il giovane si voltò verso il
più grande con un sorriso strano sulle labbra, Oscar
sollevò appena un sopracciglio in una tacita domanda.
<< Sai che siamo soli oggi >>
sussurrò Robbie come se
avesse paura che quelle parole suonassero troppo pesanti.
<< E questo dovrebbe significare? >>
Erano seduti vicini, le loro spalle si sfioravano e i loro visi erano a
pochi centimetri di distanza, il ragazzo sorrise e avvicinò
il volto
fino a far combaciare la punta dei loro nasi, il suo cuore batteva
forte aveva una dannata paura di essere rifiutato, ma le labbra
dell'altro erano come una calamita alla cui attrazione non poteva
resistere. Si avvicinò ulteriormente notando che Oscar stava
trattenendo il fiato, le labbra dischiuse che stavano solo aspettando
la sua mossa, non si fece attendere e chiuse la distanza con le sue, un
calore scoppiò nel petto di entrambi mentre i loro cuori
battevano
nello stesso identico modo, le bocche si mossero dolcemente
accogliendosi, accarezzandosi e donandosi finalmente quello che avevano
a spettato da tempi immemori.
Fu un bacio delicato, leggero e senza pretese di andare oltre, le loro
mani si cercarono e si unirono intrecciando le dita come se con quel
gesto anche i loro cuori potessero intrecciarsi e unirsi per sempre,
durò poco troppo poco per chi aveva aspettato una vita
intera,
quando si separarono rimasero con i visi vicini per un po' di tempo,
nessuno dei due aveva il coraggio o la voglia di allontanarsi.
Non avevano la forza di dire niente per paura di rovinare quel momento
magico che si era creato, Oscar gli accarezzò delicatamente
il
mento sfiorandolo con le dita, stava a lui fare la prima mossa, era lui
il più grande quello con più esperienza, ma in
quel
momento si sentiva solo un ragazzino elettrizzato e spaventato.
Sapeva bene quello che sarebbe venuto dopo, conosceva a memoria
ciò che andava fatto, dopo un bacio ne sarebbe susseguito un
altro o forse tanti altri, probabilmente ci sarebbe stato un seguito o
forse dopo i baci sarebbero venuti solo sorrisi e parole, ma in quel
momento era diverso, lui non era con uno dei tanti suoi amanti era con
il ragazzo che gli aveva rubato il cuore, non poteva permettersi sbagli
o errori di alcun genere.
Lui era speciale e così andava trattato, non si sarebbe mai
sognato di collocarlo alla pari degli altri, era il suo diamante, la
sua perla rara e preziosa che voleva tenere solo per sé ma
che mai
avrebbe imprigionato per puro egoismo personale, Robbie era libero di
fare ciò che più desiderava, poteva andare con
chiunque
volesse ma nonostante questo aveva sempre scelto lui, ed era questo uno
dei motivi per cui lo amava così tanto.
<< Sembri stare meglio. >>
Che cosa stupida da dire pensò, davvero non gli era venuto
in
mente di meglio si chiese, si erano appena baciati e l'unica cosa che
aveva saputo dire era una costatazione sulla sua salute, si
sentì
uno sciocco e anche parecchio insensibile, ma quel ragazzo
trovò
di nuovo il modo per stupirlo e lasciarlo senza parole.
<< Quando sono insieme a te sto sempre bene, anche i
dolori
più lancinanti si acquietano, sei il mio balsamo per le
ferite,
sei la medicina più dolce del mondo ed io non
sarò bravo
con le parole come te ma...- >>
Non lo lasciò finire, gli prese il volto tra le mani e lo
baciò più profondamente questa volta,
affondò le
dita tra le ciocche scure dei suoi capelli e per un intero minuto non
staccò quasi per nulla le labbra e le mani da lui, voleva
sentirlo vivo e pulsante sotto di sé, le parole non
servivano in
quel momento, tutto era così futile e senza importanza,
contavano solo loro due e se avesse potuto avrebbe fatto in modo che
fosse così per sempre.
Robbie appoggiò la testa sulla spalla di Oscar cercando di
riprendere fiato.
<< Noi due non abbiamo futuro vero? >>
domandò il ragazzo mordendosi il labbro arrossato dai baci.
<< Non pensiamoci ora >> rispose Oscar.
<< Io ho bisogno di saperlo, voglio sentirmelo dire da
te, solo così potrei farmene una ragione. >>
<< Non potrei mai offrirti la vita che meriti Robbie.
>>
<< E se a me non importasse? Mi va bene qualsiasi cosa,
qualsiasi
modo ci è concesso purché sia con te.
>>
<< Hai tutta la vita davanti, presto...- >>
<< Non dirmi che mi passerà, non osare
iniziare
quell'orribile discorso. Ne ho abbastanza di sentirmi dire che sono nel
fiore dell'età e che quello che provo lascerà
spazio a
nuovi sentimenti. >>
<< Quello che volevo dire era che potresti arrivare a
comprendere
davvero il mio punto di vista e capirlo, potresti incontrare qualcuno e
innamorarti, una persona con cui essere felice. >>
Robbie strinse i pugni attorno a un lembo di lenzuola.
<< Un'altra persona dici, e chi un altro uomo?
Perché se
non l'hai notato io sono questo, è questo ciò che
voglio,
è questo che amo e che desidero! >>
<< Un uomo con cui vivere la vita come l'hai sempre
sognata, un
uomo che può darti il futuro che cerchi a discapito di
tutto. Io
non sono quella persona nonostante sia stato con degli uomini, ma non
posso impegnarmi con qualcuno e vivere come se fossimo una coppia. Sono
un adulto, ho dei doveri e un'immagine da rispettare e ho paura. Vivere
nel costante timore di essere scoperti, avere paura non solo per me ma
anche per te mi ucciderebbe e non riuscirei più a scrivere
niente, non riuscirei più a lavorare. >>
<< Ho già rischiato tanto con quello che ho
fatto fino ad ora. >>
Il giovane lo tirò a sé stringendolo in un debole
abbraccio, lo capiva e non lo odiava per non aver scelto lui, faceva
solo dannatamente male ma un giorno forse quel dolore sarebbe passato o
almeno diminuito, forse avrebbero potuto vivere da amici e ricordare
questi momenti come un gioioso ricordo, ma ora tutto questo gli
sembrava impossibile, sentiva solo il dolore crescere dentro di lui, un
dolore per una perdita che ancora non aveva avuto.
<< Mi mancherai terribilmente Oscar. >>
<< Anche tu, anche tu credimi. >>
I giorni passarono in fretta, Robbie iniziava a sentirsi meglio e con
la guarigione si avvicinava anche il momento della partenza del suo
più grande amore, sapeva che sarebbe rimasto con lui finché
non
sarebbe stato meglio, ed ora quel momento era arrivato, avrebbe dovuto
essere felice di sentirsi finalmente in forze, di poter uscire
e
tornare a fare pian piano una vita normale e invece sentiva solo un
enorme pesantezza sul petto.
Il fulcro dei suoi pensieri entrò nella stanza proprio
mentre
stava finendo di vestirsi, avrebbero dovuto incontrarsi in
città
e salutarsi senza troppe commozioni o lacrime, lo avevano scelto una
notte in cui entrambi non erano riusciti a prendere sonno, troppo
turbati dalla separazione imminente, ma Oscar non ce l'aveva fatta ad
attendere, sì era stato egoista ma non gli importava, voleva
un
momento da solo con la persona più importante della sua vita
che
stava per lasciare.
Robbie lo guardò spalancando gli occhi, non si aspettava una
sua
visita, allontanò le mani dal colletto della camicia che
stava
sistemando e per un istante rimase fermo senza fare nulla, fu un attimo
preceduto dal tremolio del labbro, il magone che gli
attanagliò
senza preavviso la gola, corse tra le braccia di Oscar che lo avvolsero
tenendolo stretto senza esitare neanche un attimo.
Scoppiò a piangere senza sforzarsi di nascondere i
singhiozzi,
le spalle venivano scosse dai tremiti, la gola bruciava e ardeva mentre
le lacrime scendevano copiose come un fiume in piena, non riusciva
proprio a smettere o calmarsi e la cosa che più lo stava
facendo
impazzire era che l'uomo che lo teneva stretto non lo stava forzando a
smettere, stava rispettando il suo dolore, lo stava lasciando sfogare e
questo lo distruggeva perché capiva quanto anche l'altro lo
amasse.
<< Possiamo rimanere qui se vuoi, ho detto alla
governante che
dovevamo parlare di una cosa importante, le ho chiesto di lasciarci
soli. Non mi importa degli altri, non mi importa di nessuno, voglio
vivere gli ultimi momenti da solo con te. >>
<< Oh Oscar...non avrei osato chiedere di meglio.
>>
Tra baci, carezze, abbracci e parole sussurrate all’orecchio il tempo
passò in fretta, non si promisero nulla che non avrebbero
potuto
mantenere, non sigillarono patti di amore eterno ma solo il desiderio
di ritrovarsi presto, per un bacio rubato in una stanza chiusa, per un
bicchiere di liquore che li avrebbe scaldati nelle giornate
più
fredde, si sarebbero rivisti, questa era l'unica cosa a cui mai
avrebbero rinunciato.
Trascorsero tre lunghi anni dove sì si erano visti, ma il
tempo
insieme era sempre poco e di quegli attimi rubati alla vita restava
solo il dolore di dirsi ancora arrivederci, entrambi erano cresciuti e
maturati, il più grande aveva messo in scena nuovi atti di
teatro, scritto libri di racconti e poesie mentre Robbie era diventato
avvocato anche se il suo hobby era sempre rimasto la scrittura.
Si era dilettato a scrivere novelle e qualsiasi cosa gli venisse in
mente la buttava giù, era uno sfogo per lui, l'unico libro
che
aveva scritto ed era stato pubblicato era in uscita proprio in quel
periodo, era dedicato al suo amore segreto quella persona che aveva
sempre amato di nascosto, tra quelle righe vi erano incise parole e
dichiarazioni d'amore che solo il diretto interessato avrebbe potuto
cogliere e infatti fu ciò che accadde.
Oscar teneva quel libro tra le mani mentre se ne stava seduto sul
divano nel salotto della sua casa a Parigi, era aperto alla prima
pagina e da lì non era riuscito ancora da andare avanti,
leggeva
e rileggeva quelle stesse parole come se potessero modificarsi o
prendere un altro senso a forza di osservarle.
"Ero in bilico su un filo troppo sottile per essere visto da chiunque
ma tu hai saputo coglierlo, mi hai strappato via dalla monotonia che mi
teneva prigioniero per travolgermi con la tua spensierata
voglia di vita.
E' solo grazie a te che ho imparato ad amare ogni
più
piccolo dono che l'esistenza ci offre, i sentimenti li ho scoperti solo
grazie a te.
Mi hai insegnato cos'è la sofferenza,
cos'è la
gioia, la felicità, la tristezza e la rabbia, prima erano
solo
ombre vuote ma dopo aver conosciuto te sono diventate emozioni piene,
concrete, pulsavano
di una linfa nuova che aveva il sapore della
libertà. Non
mi dimenticherò mai di tutto ciò che ho vissuto
grazie a
te, non dimenticherò di come mi hai sollevato e portato nel
palmo di una mano
impedendomi di cadere e ferirmi, se sto scrivendo questo
è
solo perché voglio che tu sappia che il mio cuore ti
appartiene
ancora e sarà sempre così.
Non ti ho mai detto quello che provavo, sono stato un codardo
e
chissà forse ora tu sarai con qualcun altro, mi avrai
dimenticato e starai vivendo la tua vita felicemente senza me tra i
piedi.
Sto scrivendo queste righe con la speranza che tu possa
leggerle
un giorno, saprai che questo libro l'ho scritto per te, pensando a te
ma anche in questo caso sono stato in silenzio, spero
nel destino che sia buono con me e te lo porti ovunque tu sei.
Vorrei tanto poter di nuovo chiacchierare al chiar di luna,
osservare i raggi chiari che illuminavano i tuoi capelli e il tuo viso,
vorrei tante cose ma quella che mi renderebbe più felice
è
saperti con questo libro tra le mani.
Ora ti lascio, tuo per sempre. Robbie."
Aveva usato quella parola, la loro parola speciale quella che avevano
deciso di usare per dirsi ti amo in pubblico senza essere scoperti,
"Chiacchierata al chiar di luna" era il libro che stavano leggendo
insieme quando si erano dichiarati i loro sentimenti e così
quel
titolo, quella frase era diventata il simbolo della loro unione, del
loro amore e ogni tanto per avere una parvenza di normalità
la
usavano quando erano in mezzo alle altre persone e questo li faceva
sentire parte di qualcosa.
Era moltissimo tempo che non la utilizzavano più, forse
perché loro stessi erano cambiato, o forse perché
quella
l'idillio provato nei primi tempi aveva lasciato il posto all'amarezza
di una realtà che non li avrebbe visti uniti, credeva che
Robbie
se ne fosse persino dimenticato e invece era l'esatto contrario,
nonostante tutto quel ragazzo aveva continuato ad amarlo.
Non si era dimenticato di tutte le cose che avevano passato insieme,
ricordava i momenti proprio come lui, erano impressi nella loro anima e
mai sarebbero stati cancellati, la verità era che lo amava
così tanto che il cuore gli faceva male quando si soffermava
a
pensarlo, credeva che allontanarsi da lui si sarebbe rivelata una
decisione saggia, che avrebbe aiutato entrambi ad andare avanti ma era
bastata una semplice frase a far cadere il muro di menzogne che aveva
costruito.
Cosa avrebbe dovuto fare ora? Certo desiderava vederlo ma avrebbe
davvero mandato all'aria tutti quegli anni in cui aveva incatenato i
suoi sentimenti per un solo istante di debolezza? Non poteva
permetterselo, aveva conquistato pezze per pezzo una parvenza di
serenità, viveva bene ed era tranquillo almeno in apparenza,
certo alcuni giorni erano più duri di altri da superare ma
niente che non potesse affrontare.
Si era promesso che non avrebbe mai più fatto del male a
quel
ragazzo dagli occhi così buoni, non lo avrebbe
più messo
a rischio, per questo aveva deciso di stargli lontano,
perché il
suo amore per quanto forte e immenso era pericoloso e lui sarebbe morto
se fosse successo qualcosa all'altro.
Lesse il libro finendolo in un giorno, era bello anzi meraviglioso, ma
questo non lo stupì perché conosceva il talento
di Robbie
e quelle dolci parole non potevano provenire da nessun altro se non da
lui, decise poi di prendere un biglietto per il giorno dopo senza dire
niente a nessuno, non si sarebbe fatto annunciare, aveva deciso di
fargli una sorpresa.
Quando rimise piede a Londra gli sembrò di
tornare a respirare dopo tanto tempo, non perché gli
piacesse
particolarmente quella città ma perché era
lì che
aveva conosciuto l'amore della sua vita, colui che gli aveva fatto
battere il cuore in un modo che non aveva mai conosciuto, non si era
mai innamorato prima di lui e mai avrebbe pensato di farlo in una
maniera così travolgente.
Senza perdere tempo si diresse a casa del ragazzo sperando di trovarlo
lì ma niente da fare, così provò sul
posto di
lavoro, attese fuori per quasi un'ora e finalmente scorse in mezzo alla
folla di gente che usciva dall'edificio una chioma di capelli corvini,
sorrise nel notare che per alcune cose non era cambiato affatto,
attendeva sempre che le persone intorno a sé si fossero
sparpagliate prima di incamminarsi a passo spedito verso il luogo che
doveva raggiungere.
Fu come in uno di quei romanzi d'amore le acque si aprono e i due
innamorati finalmente vedono mostrasi di fronte a loro la strada che li
congiungerà dopo tante pene, si osservarono per un breve
istante
ai lati opposti della strada, a Robbie scivolò la cartellina
che
aveva in mano, sembrava non essersene nemmeno reso conto
perché
non la raccolse.
Oscar si avvicinò a lui con un ampio sorriso sulle labbra,
notò che l'espressione dell'altro era esterrefatta,
scioccata,
come se avesse appena visto un fantasma e in effetti una sua visita
proprio non se l'aspettava, per questo era rimasto impalato come uno
sciocco a fissarlo, non poteva credere ai suoi occhi.
<< Ciao >> disse solo il più
grande.
<< S-sei davvero tu? >> gli
domandò il giovane
combattendo l'istinto di allungare una mano verso di lui e toccarlo.
<< Sembra tu abbia appena visto Dio >>
ridacchiò.
<< N-no è che io, io non posso credere di
averti davanti a me. >>
<< Lo so Robbie, non ti ho avvisato ma volevo farti una
sorpresa, pensavo ti avrebbe fatto piacere. >>
Ora Oscar si sentiva insicuro, non sapeva se quella reazione da parte
del suo amico lo dovesse lusingare o mettere in allarme.
<< Certo che mi ha fatto piacere, come puoi metterlo in
dubbio!
>> finalmente stava cominciando a dare segni di vita.
<< Vorrei parlare con te se non sei troppo impegnato.
>>
Il ragazzo scosse la testa.
<< No ho finito >> in realtà
aveva un impegno, ma
non gliene poteva importare di meno, avrebbe spiegato tutto il giorno
dopo, trovato una scusa plausibile, ma ora contava solo l'uomo che
aveva davanti.
Andarono in un posto isolato dove potevano parlare liberamente senza
che nessuno li disturbasse, c'erano stati molte volte in quell'angolo
di felicità che era diventato tutto loro, era un po'
cambiato
perché la natura stava facendo il suo corso, l'erba
cresceva, le
radici invadevano tutto e il muschio cresceva sui tronchi degli alberi,
ma era sempre bello.
Si sedettero su una panchina di legno sgangherata e quasi marcia
pregando che li reggesse, Oscar decise di andare subito al punto senza
girarci troppo intorno.
<< Ho letto il tuo libro. >>
Robbie sentì un tuffo al cuore, sentimenti contrastanti si
appropriarono del suo animo, panico, paura, orgoglio, imbarazzo e tanti
di quegli altri che non poteva più contarli o sarebbe
impazzito,
non sapeva cosa dire né se fosse giusto parlare ma
optò
per la cosa più banale.
<< Ah sì? >> deglutì
<< ti è piaciuto? >>
Il più grande sorrise.
<< Moltissimo, te l'ho sempre detto tu hai un talento per
la
scrittura, quelle parole erano così piene di emozioni
e...non
trovo nemmeno le parole per dirti quanto io lo abbia apprezzato.
>>
Il giovane arrossì e iniziò a fissarsi le scarpe,
non
sapeva se si stesse riferendo all'intero libro o a quella dedica che
aveva lasciato all'inizio, per quanto ne sapeva avrebbe potuto anche
farlo arrabbiare o infastidirlo, ma dalla sua voce, dal suo sorriso non
sembrava affatto così.
<< Tu che non trovi le parole, è bizzarro
>> ridacchiò nervosamente.
<< Già e sai quando mi succede?
>>
Robbie alzò finalmente lo sguardo da terra,
incastrò gli occhi in quelli nocciola dell'altro, scosse la
testa.
<< Solo quando sono con te, il che è assurdo
perché
quando siamo innamorato dovremmo trovare tutte le parole di questo mondo
e invece io, penso che nessuna parola sia adatta a...- >>
M il ragazzo non lo stava più ascoltando, la sua mente si
era
fermata a "quando siamo innamorati" e il suo cuore ora era fermo,
immobile come se aspettasse solo il momento giusto per scoppiare, Oscar
non si accorse subito del silenzio che si era creato, ma quando si rese
conto che l'amico era entrato in uno stato catatonico dovette
più volte cercare di attirare la sua attenzione.
<< Che cosa..che cosa hai detto prima? >>
balbettò nervosamente.
<< Non hai ascoltato una parola Robbie? Non è
da te mio caro. >>
<< Comunque ti stavo dicendo che non riesco mai a trovare
le parole giuste...- >>
Robbie agitò le mani.
<< No, no non quella parte. >>
L'uomo sollevò un sopracciglio confuso non capendo davvero a
cosa si riferisse, il ragazzo si chiese se fosse veramente possibile
che non ricordasse quello che aveva appena detto un attimo prima, e si
domandò anche se in questo caso lui avrebbe dovuto dargli
tutta
l'importanza che gli stava dando.
<< Hai detto quando siamo innamorati...che cosa
intendevi? >>
Fu il turno di Oscar di cadere in uno stato catatonico, non se ne era
reso conto, davvero aveva pronunciato quella frase? Era così
perso in quello che stava dicendo che gli era uscita
così
senza che desse il permesso alla sua bocca di pronunciarla, la sua
mente aveva agito al posto suo facendo ciò che lui non aveva
il
coraggio di fare. Quel silenzio però mandò in
panico
Robbie che iniziava a pensare di essersi sbagliato, di avere frainteso
e cominciava ad avere paura di aver rovinato tutto.
<< Senti lascia perdere, forse ho solo capito male oppure
tu
intendevi altro e...davvero possiamo dimenticarcene e andare avanti. Fa
finta che non ti abbia detto nulla ti prego. >>
<< E' la verità >>
sussurrò guardando davanti a se come fosse perso in una
visione.
Robbie piegò la testa di lato, non stava davvero capendo
niente.
<< Che cosa? >>
<< Sono innamorato >> disse Oscar.
<< Oh >> rispose tristemente Robbie
fraintendendo tutto quanto.
<< Beh, sono...sono felice per te. Io non sapevo avessi
conosciuto qualcuno. >>
La sua espressione era triste e avvilita, guardava verso il basso con
gli occhi pieni di cristalli liquidi, la voce era spezzata e non aveva
più il coraggio di usarla, fu in quell'attimo che Oscar si
riscosse voltandosi verso di lui, quando vide in che condizioni era
capì che aveva frainteso le sue parole, lo guardò
prima
con tenerezza ma poi non riuscì a trattenersi e
scoppiò a
ridere.
Il ragazzo ovviamente alzò il volto di scatto, la rabbia
stava
prendendo il posto della tristezza, stava soffrendo e lui cosa faceva
lo scherniva?
<< Perché ridi adesso!? Ti sembra...-
>>
<< Sei il solito sciocchino >> disse
ridendo e mordendosi
le labbra, il ragazzo lo guardava con occhi sgranati e feriti,
<<
è di te che parlavo Robbie. >>
<< C-cosa? >> balbettò.
<< Santo cielo di chi altro dovrei essere innamorato?
>> lo canzonò Oscar.
<< M-ma...ma non ha senso. Io, tu, credevo che...
>> le sue
labbra si curvarono in una smorfia, si portò entrambe le
mani al
volto e scoppiò a piangere.
<< Oh no vieni qui >> Oscar lo prese tra le
braccia stringendolo al petto come quella volta che si erano detti addio.
<< Shh...scusa non volevo farti piangere, però
mi sembrava
così assurdo che tu potessi pensare che io amassi qualcun
altro.
>>
<< Era possibile invece >> disse tra le
lacrime << io non sono così speciale.
>>
Oscar gli accarezzò la testa con delicatezza.
<< Sei speciale eccome e in particolar modo lo sei per
me. >>
Robbie alzò finalmente il viso dal rifugio sicuro che era
il
petto dell'uomo, i suoi occhioni brillavano con le gocce delle lacrime
incastrate tra le ciglia, le guance arrossate lo facevano assomigliare
a un tenero bambino, e invece era un uomo adulto, un ragazzo che aveva
trattenuto i suoi sentimenti per così tanto tempo che gli
erano
esplosi nel petto senza preavviso.
<< Ma tu avevi detto che per noi...- >>
<< Lo so...e credimi non sono venuto qui per farti
sottostare ai
miei cambi di idee, volevo parlarti e dirti che mi sono reso conto che
il tempo non ha cancellato un bel niente, sono sempre stato innamorato
di te e la distanza mi stava logorando dentro. Credevo in modo sciocco
che ci sarebbe passata, pensavo che il nostro amore fosse un
fuocherello e sono stato egoista perché ho deciso anche per
te,
ammetto che è stato ciò che hai scritto nel libro
a darmi
coraggio, ma questo non significa che non lo avrei mai fatto...sono
solo stato tanto sciocco. Forse non sarei nemmeno dovuto venire qui a
parlarti come se niente fosse successo, però sentivo di
doverlo
fare, sentivo che la verità la meritavi. Io ti amo Robbie e
sarà così per l'eternità, anche se tu
mi vorrai
lontano da te io continuerò ad amarti. >>
<< Vorrei darti un pugno in questo momento.
>>
<< Credo di meritarmelo >>
ridacchiò Oscar.
Robbie strinse i pugni, era così arrabbiato, furioso, tutto
quel
tempo sprecato per poi rendersi conto che il loro destino era insieme,
strinse la mascella e guardò dritto negli occhi l'uomo di
cui
era innamorato, voleva veramente picchiarlo ma lo prese solo per i
lembi della giacca, lo tirò verso di sé e lo
baciò.
Quando si staccarono rimasero labbra contro labbra.
<< Questo non è un pugno >>
soffiò sulle sue labbra Oscar con un sorrisino.
<< Non provocarmi, sono perfettamente in grado di usare
le mani. >>
<< Oh lo so bene >> rise Oscar, certo che
gliele serviva proprio su un piatto d'argento.
Il giovane arrossì vistosamente.
<< La vuoi piantare! >>
Risero entrambi di gusto, si abbracciarono, si baciarono e in quel
momento erano sicuri che niente e nessuno avrebbe potuto portargli via
ciò che avevano, sarebbe stata dura? Certo che
sì, ma
non gli importava, non più. Avrebbero affrontato tutti gli
scalini che la vita gli avrebbe posto davanti, quelli in salita si
sarebbero portati in braccio a vicenda, quelli in discesa invece li
avrebbero affrontati tenendosi per mano. Erano insieme, si amavano e
l'amore per loro era tutto ciò che contava per ora e per
sempre.
Fine.
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