A Past and a Future Secret
Disclaimer:
Boku
no Hero Academia non
mi appartiene
e non scrivo a scopo di lucro.
A
Past and a Future Secret
We
could steal time, just for one day
Inko
alzò la testa
di scatto quando sentì suonare il campanello verso le cinque
di
sabato pomeriggio. Non era di certo Izuku, che era rimasto a scuola
per allenarsi, e non era nemmeno Mitsuki che - a differenza del
figlio - per quanto rumorosa, era maestra delle buone maniere e non
passava mai da lei sempre prima avvisarla.
Temeva
potesse
trattarsi di un venditore porta a porta, così finse di non
essere in
casa ma la persona oltre la soglia suonò nuovamente.
Si
alzò lentamente
dirigendosi in silenzio verso la porta, prima di sentire la
persona dall’altra parte bussare. Una volta raggiunto lo
spioncino
sentì il cuore e lo stomaco fare un salto per poi
sprofondare fin
sotto i piedi. Come poteva essere lì?
“Inko...”
si
sentì chiamare da una voce gentile e leggermente rauca, ben
diversa
da come la ricordava ma identica a come l’aveva sentita
l’ultima
volta.
Inko
fece un
profondo respiro e, aggiustandosi i capelli nella speranza di non
sembrare troppo scarmigliata, aprì la porta trovandosi
davanti
l’ultima persona che avrebbe mai pensato di vedere oltre la
soglia.
“Buonasera...”
salutò lei cercando di sembrare il più distaccata
possibile, come
se quella fosse una normalissima visita di cortesia, com'era
già
accaduto.
“Lo
so, ne è
passato di tempo...” disse l’uomo davanti a lei
sorridendo
leggermente “…ma sono io.”
Inko
strinse le
labbra e dopo aver fatto un respiro profondo di scostò,
aprendo la
porta permettendo così all’uomo di entrare. Si
sentì ancora più
piccola nel vederlo rialzarsi dopo essersi tolto le scarpe.
Nonostante non fosse più l’uomo che aveva
conosciuto anni fa,
rumoroso, esuberante e assolutamente fuori dal comune, incapace di
passare inosservato, la sua altezza era sempre vertiginosa e i suoi
modi gentili. Se la sua sconfitta non fosse stata ripresa dalla
televisione nazionale, il suo aspetto avrebbe continuato a farlo
apparire come un normalissimo signor nessuno tra i tanti.
“Posso
offrirti
una tazza di tè, Toshinori?”
L’uomo
sorrise
dolcemente felice di sentire che quanto meno non lo stava trattando
come uno sconosciuto o un semplice professore in visita di cortesia.
“Mi
farebbe
davvero piacere” rispose seguendola nella piccola cucina a
vista
dove era già stato non molto tempo prima quando aveva
cercato di
convincere la donna ad affidare il giovane Midoriya alla UA e farlo
rimanere nei dormitori. Erano stati bravi a fingere di essersi mai
visti, in fondo nessuno dei due era lontanamente la persona che
avevano conosciuto sedici anni prima e Izuku era un buon elemento di
distrazione, ma Toshinori non avrebbe mai potuto dimenticarsi gli
occhi verdi di Inko e, improvvisamente, tutto aveva iniziato ad avere
un senso.
“Ti
trovo bene...”
iniziò a dire Yagi sedendosi su lato più lungo
del tavolo dove la
donna aveva già appoggiato una tazza vuota, pronta per
essere
riempita con del profumato tè bollente.
“Non
dire
fesserie...” lo riprese lei bonariamente portando anche un
piattino
con dei biscotti fatti in casa. Le piaceva molto cucinare, ma ora che
Izuku viveva lontano, lo faceva meno volentieri, per quanto ogni
tanto si divertisse, anche solo per passare il tempo.
“Non
sono mai
stato così sincero...”
Lei lo
guardò di
sbieco.
“Sono
bassa,
grassa e mi stanno venendo i capelli bianchi…”
Yagi
indicò tutto
se stesso con un sorriso sghembo.
“Io
cosa dovrei
dire? Sono diventato un vecchietto rachitico che deve essere protetto
dai suoi stessi studenti...” mormorò lui
ripensando a quando Izuku
aveva distrutto con un Full Cowl il masso che stava per cadergli
addosso in palestra.
Inko
sorrise
rendendosi conto che il cambiamento per lui era stato ben
più
traumatico che il suo naturale evolversi in una donna di mezza
età.
“Diciamo
che non
siamo gli stessi di vent'anni anni fa, quando durante un incendio un
eroe ha salvato centinaia di persone…
Izuku
andava pazzo per quel video, ma io non riuscivo mai a guardarlo.
Evocava troppi ricordi.”
“Belli
o brutti?”
“Entrambi…
ero
una ragazza spaventata che si era infatuata dell’eroe che
l’aveva
salvata.”
“E
l’eroe che
l’aveva salvata aveva completamente perso la testa per
lei”
ammise Yagi facendola arrossire lievemente.
“L’ammirazione
che avevo per te credo di averla trasmessa a Izuku
geneticamente.”
All
Might sorrise
prendendo un biscotto e assaporandolo lentamente, a piccoli morsi.
“Sei
sempre
bravissima a cucinare” commentò lui.
“Beh,
Izuku mi ha
dato un bel da fare, sopratutto quando è arrivato a casa con
quel
folle piano di allenamento e quella dieta…”
“Era
un piano
stilato apposta per lui per...”
“...per
gestire un
Quirk che non aveva mai avuto?”
“Già…
a
proposito. Potrei aver giocato un piccolo ruolo a riguardo.”
“Il
mio povero
Izuku” mormorò Inko triste “So che
è felice di questo Quirk
inaspettato, ma vederlo tornare a casa ogni volta con le ossa rotte
mi ha messo a dura prova. Non capivo come fosse possibile che
improvvisamente avesse sviluppato un Quirk così in
ritardo...”
“Te
l’ha detto
lui?”
Inko
scosse la
testa.
“No,
ma quando ho
saputo che avrei iniziato a insegnare alla UA mi sono ricordata di
quando mi avevi raccontato il quel miracolo che ti aveva trasformato
da Quirkless a Eroe Numero Uno. Tranquillo, non l’ho mai
detto a
nessuno.”
“Lo
so… Grazie
per aver mantenuto il segreto” disse All Might abbassando lo
sguardo.
“Ancora
non ho ben
capito come sia stato possibile, ma sei un professore e ora sei qui.
Per tua stessa ammissione ne sei in parte responsabile...”
disse
lei portando in tavola la teiera e sedendosi davanti a lui dopo aver
riempito le tazze di entrambi.
“Giuro
che non
avevo idea di chi fosse prima di quel giorno che sono venuto qui per
ottenere il permesso di farlo trasferire nei dormitori. Era un
ragazzo che era stato attaccato da un Villain e che mi si era
incollato addosso. Un fan come tanti, ma che voleva sapere se avesse
potuto diventare un eroe pur non avendo un Quirk. Gli avevo risposto
di no, ma poi, quando il suo amico è stato attaccato, lui,
un
semplice ragazzino senza alcuna unicità, è stato
l’unico a
correre in suo soccorso. Lì ho capito che davanti a me
c’era un
altro natural born hero. E’ il cuore a
fare l’eroe, non il
suo Quirk. Come a me era stato donato, in quel momento capii che
avrei dovuto fare lo stesso con lui.”
Inko
sospirò…
Izuku era felice, ma lei si sentiva morire ogni volta che lo vedeva
tornare a casa con lividi graffi e cicatrici sempre più
marcate.
“Eri
da sola ma hai cresciuto un
ragazzo incredibile” disse Yagi prendendo un sorso di
tè.
“Suo
padre ci ha
lasciati per andare a lavorare all’estero ed è
sparito...”
mormorò la donna guardandolo di traverso e Yagi si
sentì mancare la
terra da sotto i piedi.
“Come-?”
Inko
alzò le
spalle.
“Suo
padre è
Hisashi Midoriya, disperso in un incidente. Non aveva famiglia o
parenti prossimi, così ho detto di essere sua moglie, ho
preso il
suo cognome e ho dato un padre a Izuku, raccontandogli che era
all’estero per lavoro. E in fondo, era la
verità.”
Yagi
abbassò lo
sguardo.
“Mi
dispiace. Non
sapevo fosse tuo figlio quando l’ho conosciuto. Mi ha colpito
perché non aveva le carte per essere un eroe,
eppure...”
“...è
sempre
stato un eroe. Il mio Small Might. O All Might Junior. Mi faceva
tenerezza, ma non potevo dirgli quanto fossero veritieri quei nomi da
eroe che stava scegliendo. Ti ha sempre ammirato così
tanto.”
“Mi
dispiace che
per colpa mia sia nato senza Quirk. L’ho costretto a
un’infanzia
difficile.”
“Lui
non si è mai
arreso. E’ sempre stato più forte di tutti e anche
se non aveva un
Quirk ha sempre cercato di coltivare la sua passione e non ha mai
creduto di non poter diventare un eroe, anche se tutti gli dicevano
il contrario. Io per prima.”
“Hai
sempre
cercato di proteggerlo...”
“Invano.
La sua
ammirazione per te non aveva e credo non abbia ancora confini. Hai
visto la bozza del suo costume da Hero?”
Yagi
sorrise.
“Ancora
meglio, ho
visto il costume che gli hai cucito tu. L’ha subito
distrutto, ma
anche quello attuale è fedele a quello che gli hai fatto.
Gli è
stato proposto di modificarlo, ma lui non ne vuole sentir
parlare.”
Inko
sorrise al
pensiero.
“Il
mio Izuku….”
disse con un tono dolce e pieno di orgoglio.
“E’
davvero un
eroe.”
“Anche
questa è
genetica...” ammise la donna, sorridendogli.
“Posso
continuare
a essere il suo insegnate?”
“Non
è una
questione di potere. Devi continuare a esserlo. Ha
bisogno di
te per controllare il suo potere, e tu hai bisogno di lui.”
All
Might annuì
prima di alzarsi. Si era fatto tardi e non poteva abusare
dell’ospitalità della donna.
“Solo
una cosa...”
iniziò a dire Inko mentre lo accompagnava alla porta
“Non dirgli
chi sei. Non ancora. Ha bisogno del suo mito. Sei diventato
improvvisamente raggiungibile, credo che scoprire
all’improvviso di
essere il figlio di All Might possa essere troppo per lui. E possa
esporlo a più pericoli di quanto vorrei.”
Toshinori
annuì
comprensivo. La cattura di All for One era oramai nota, ma
l’implicazione del suo Quirk che era stata la causa della sua
sconfitta poteva essere una notizia troppo difficile per Inko da
digerire.
Avrebbe
fato di
tutto per proteggere Izuku, ora più che mai.
Non
l’aveva saputo
per anni, non poteva sconvolgere completamente la sua vita, quella di
Inko e quella del giovane Midoriya. Avrebbe continuato a essere il
suo mentore.
Per il
momento
poteva bastare.
Note
dell’autrice:
Non era
il mio
intento, ma alla fine Todoroki aveva ragione XD
Non lo
so, mi piace
questa ship, mi piace questa idea che non è niente di nuovo,
ma ho
adorato ricamarci un po’ su.
Il
titolo è una
canzone dei Blind Guardian dedicata a Re Artù e il sottotitolo è un verso di
Heros di
David Bowie perché… non potrebbe essere
altrimenti XD
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