Ricordami
Quando riaprì gli occhi la sua visione non era chiara,
vedeva
tutto come se avesse un velo trasparente davanti, i suoni erano
attutiti
come se si trovasse all'interno di una bolla, osservò per
capire
cosa stesse succedendo intorno a lui, c'erano i suoi amici che
piangevano, perché stavano tutti piangendo, che cosa era
successo?
Si spostò mettendosi in mezzo a loro, stranamente sentiva il
corpo più leggero quasi come fosse inesistente, gli sembrava
di
fluttuare più che camminare.
"Cosa sono quei musi lunghi? Non è mica morto qualcuno.
Avanti amici che vi prende?"
Provò ad agitare una mano davanti ai loro occhi ma niente da
fare, sembrava che non riuscissero a sentirlo né a vederlo,
ma
come era possibile e poi perché si sentiva così
bene,
ricordava vagamente che fino a poco tempo prima stava sentendo dei
dolori così lancinanti da mozzargli il fiato, invece ora si
sentiva perfettamente in salute, forse un po' debole ma niente di
così tremendo se paragonato a come si sentiva prima.
"Robbie amico mio, perché sei così triste?"
domandò posandogli una mano sulla spalla, ma si accorse con
orrore che non poteva nemmeno toccarlo.
<< Oscar... >> rantolò il
giovane ragazzo e Oscar
sorrise pensando che finalmente si era reso conto che lui era
lì.
<< Sì sono qui, finalmente te ne sei accorto,
cominciavo a pensare che...ma dove vai? >>
Vide l'amico spostarsi e allontanarsi da lui, si avvicinò
verso
qualcuno che stava disteso su un letto, si accasciò cadendo
in
ginocchio cominciando a singhiozzare e piangere, Oscar si
avvicinò lentamente a lui.
"Perché piangi così tanto?" guardò
oltre la spalla del giovane e capì.
"Oh" disse solamente, allora era così, era successo
veramente
lui era morto, era il suo corpo privo di vita quello disteso sul
materasso, ecco perché tutti sembravano anzi erano
così
tristi e piangevano, ma non aveva senso lui era lì nella
stessa
stanza e stava bene, solo che gli altri non potevano vederlo e neppure
saperlo.
"Non...loro devono sapere che io sto bene."
"Hey guardatemi, sono qui" provò a spingere un vaso per
farlo
cadere, ma non aveva ancora abbastanza forze perciò non
accadde
nulla, stava cominciando a disperarsi come poteva comunicare ai suoi
amici di non preoccuparsi se non riusciva nemmeno a spostare gli
oggetti, poteva provare a scrivere qualcosa ma sembrava persino
più difficile che far cadere un vaso.
Li sentiva parlare tra loro, abbracciarsi e soffiarsi i nasi, non
comprendeva esattamente tutte le parole ma la maggior parte
sì,
e soprattutto riusciva a sentirne l'energia, erano parole vuote,
tristi, prive di speranza e lui non voleva che i suoi amici si
sentissero così, non era giusto.
I suoi pensieri vennero interrotti da qualcosa, si sentì
trascinare via e si rese conto in quell'istante che Robbie era uscito
dalla porta, camminava a testa bassa con le mani infilate nelle tasche,
cominciò persino a piovere giusto per farsi beffa del
momento
già abbastanza disperato, ma lui continuò il suo
passo
senza degnare l'acqua che lo bagnava di uno sguardo.
"Perché non prendi una carrozza? Ti bagnerai e finirai per
ammalarti. Sei il solito testardo vero? Guarda che se anche ti ammali
non cambierà quello che è successo, io sono morto
fattene
una ragione e sali su quella benedetta carrozza!"
Niente da fare, uno di quei mezzi gli sfrecciò affianco ma
lui
non lo considerò nemmeno, camminò verso casa, una
volta
arrivato era ovviamente bagnato come un pulcino, ebbe solo la forza di
togliersi i vestiti zuppi per asciugarsi, accendere il fuoco, mettersi
abiti più asciutti e lasciarsi andare in un angolo buio
della
stanza.
Ranicchiò le gambe verso il petto e le avvolse con le
braccia,
appoggiò il mento sopra le mani e il suo sguardo triste e
spento
si perse nel vuoto, non riusciva nemmeno a piangere da quanto il petto
gli faceva male, non poteva credere che quel giorno era arrivato, ormai
lo sapevano da tempo che non c'era più speranza, ma
nonostante
la consapevolezza il dolore lo aveva investito come un treno in pieno
volto.
Oscar si inginocchiò di fronte a lui, il suo corpo
cominciava a
svanire, era più trasparente rispetto a prima e in effetti
si
sentiva più stanco ma non voleva arrendersi, non avrebbe mai
lasciato il suo migliore amico da solo nelle condizioni in cui si
trovava.
"Robbie ascolta so che adesso sei triste, ma non devi capito? Io voglio
che tu sappia che sto bene, la tua tristezza passerà presto
ci
sono passato anche io, so cosa significa perdere qualcuno. Ma se ti
concentri sui bei ricordi allora tutto sarà più facile."
Il ragazzo però guardava oltre il suo corpo, gli occhi gli
si riempirono di lacrime e ricominciò a singhiozzare.
"No, no non piangere. Guardami, guardami ho detto! So che puoi vedermi,
puoi farlo ti prego guarda verso di me! Sono qui davanti a te, devi
solo sentirmi. Sono qui e non me ne andrò mai dal tuo cuore,
sarà quello il mio posto, oh Robbie ti prego non fare
così mi stai uccidendo. Beh non proprio in senso letterale."
Si stupi di riuscire a fare dell'ironia anche da morto,
ricordò
che Reggie una volta gli aveva detto che tra i defunti sarebbe stato
l'anima della festa, ma di persone come lui non ne aveva viste o meglio
le aveva viste in un momento particolare ma poi erano svanite, forse
perché lui era ancora ancorato lì, o forse
perché
ci voleva del tempo prima di andare in qualsiasi posto fosse destinato.
<< Perché te ne sei andato via?
Perché proprio tu? Non è giusto. >>
Oscar si sedette accanto a lui.
"Era il mio momento, dovevo andarmene non chiedermi come lo so ma sento
che è così. >>
<< Mi hai lasciato solo, avevi...- >> si
asciugò una
lacrima col polso << avevi promesso che saremmo rimasti
amici per
sempre, dovevamo visitare dei posti insieme >>
singhiozzò.
"Noi siamo amici Robbie caro, lo saremo davvero in eterno solo in modo
diverso."
Le parole venivano interrotte dai singhiozzi e dal pianto, non credeva
che in un essere umano potessero essere conservate così
tante
lacrime, in effetti lo sapeva, anche lui aveva pianto a lungo fino a
farsi venire gli occhi gonfi e prosciugarne le riserve, si rese conto
che molte cose della sua vita non le ricordava, o gli venivano in mente
in momenti particolari come questo.
<< Per te era sempre tutto così facile vero?
Semplificavi
ogni cosa come se non te ne importasse, ma io so che ti importava!
>>
"Tu mi conoscevi meglio di tutti, ti ho confidato la mia intera
esistenza, le parti più segrete del mio cuore le ho donate a
te."
Quel botta e risposta che si stavano dando sembrava così
reale,
era simile a una conversazione anche se solo lui poteva sentire
sé stesso e le parole dell'amico, ma forse in fondo Robbie
in
una parte nascosta della sua anima sapeva che lui era lì, e
le
parole che diceva erano risposte dirette veramente a lui. Oscar sperava
che fosse veramente così, avrebbe significato che aveva una
speranza di poter comunicare con lui, doveva solo continuare a tenere
accesa la miccia del cuore del suo giovane amico, anche se questo gli
stava costando gran dispendio di energia.
<< Ed ora mi hai lasciato qui a parlare da solo come un
perfetto imbecille! >>
Oscar allungo un braccio e sfiorò i capelli scuri
dell'amico, li
ricordava morbidi e soffici, invece ora non riusciva a sentire niente e
questo lo rattristì molto, gli mancavano già
tutte quelle
sensazioni umane, quel calore che dava il corpo di qualcuno, il
solletico di una carezza, sospirò e spostò la
mano, la
guardò per scoprirla trasparente, poteva vedere attraverso
di
essa.
<< Dio che freddo >> si alzò di
scatto e si diresse
verso l'armadio << mi avresti detto di prendere una
coperta, mi
avresti detto di prendere una carrozza, mi avresti detto tante di
quelle cose e ora...- >>
Si lascio cadere seduto sul materasso, le mani sul viso e i gomiti
puntellati sulle cosce << ora cosa mi avresti detto di
fare?
>>
L'uomo si avvicinò nuovamente a lui chinandosi,
appoggiò
le mani alle sue ginocchia anche se quel gesto era del tutto inutile.
"Vivi, continua a vivere e se tu vivrai anche io vivrò
attraverso di te. Attraverso i tuoi ricordi io vivrò per
sempre,
manda avanti la mia memoria e sarà come se non me ne fossi
mai
andato. I tuoi occhi saranno lo specchio dei miei, le tue parole
saranno un eco delle mie, i nostri cuori batteranno insieme per sempre
e nessuno potrà portarti via il ricordo che hai di me te lo
assicuro."
Il suo corpo vacillò ancora, si spense e si riaccese come se
fosse una lampadina in procinto di bruciarsi.
"Io devo...andare ora. Anche se...-" svanì solamente senza
poter terminare la frase.
Si stupì di essersi risvegliato in un letto, la luce che
entrava dalle
finestre gli indicò che era giorno e accanto a sé
giaceva
il corpo addormentato di Robbie, si sporse verso di lui per guardargli
il viso, era arrossato, gli occhi erano gonfi e vi erano dei rigagnoli
secchi dovuti alle lacrime che si erano seccate sulle guance.
Allora non se ne era andato, era solo sparito per un po', non ricordava
nemmeno dove fosse stato per tutto quel tempo, forse era andato a
riposarsi e in effetti in quel momento si sentiva un po' più
in
forze, il suo corpo brillava nuovamente di una luce più
accesa e
frizzante.
Robbie si mosse accanto a lui, uno sbadiglio gli comunicò
che si
era svegliato, non aveva per nulla voglia di alzarsi sentiva il corpo
pesante come se tonnellate di cemento pesassero sopra di esso, gli
occhi gli bruciavano e la testa gli doleva in un modo atroce, quello
era il risultato di aver pianto tutta la notte.
Si alzò di malavoglia per andare in cucina a farsi un tea
anche
se il suo stomaco si rivoltò all'idea di buttare
giù
qualcosa, Oscar come il giorno prima venne trascinato e finì
in
cucina con lui, cominciò a farsi in strada in lui che forse
non
poteva allontanarsi troppo da Robbie, se erano nella stessa stanza
poteva muoversi liberamente, se invece si spostava lui era "obbligato"
a seguirlo.
Forse in qualche modo la sua anima era rimasta legata al cuore di
Robbie, e la tristezza che provava lo teneva legato in questo mondo che
più non apparteneva a lui, probabilmente per poter andarsene
davvero doveva trovare il modo di far stare meglio il suo amico, come
se fosse facile poi, aveva un'aurea talmente grigia ed appesantita che
avrebbe fatto paura al più tremendo dei fantasmi.
Lo osservava mentre preparava quella bevanda calda che tante volte
avevano bevuto insieme, era così depresso e spento che gli
faceva venire rabbia, con un gesto riuscì a far cadere una
zolletta di zucchero sul pavimento e si meravigliò, il
giorno
prima non era riuscito a toccare nulla mentre adesso poteva, gli
serviva soltanto molta energia.
<< Fantastico! >> brontolò il
ragazzo tirando su
quel pezzettino di zucchero, lo osservò indeciso sul da
farsi
poi ci soffiò sopra.
"No, no Robbie non farlo."
<< Tanto a chi importa. >>
"Santo cielo non puoi ridurti così."
Lo seguì mentre si vestiva, lo accompagnò quando
si
ritrovò con Reggie ed altri per organizzare il funerale, lo
accompagnò da una parte e l'altra della città a
firmare
documenti e parlare con persone, faceva tutto in maniera automatica,
non sembrava più il ragazzino distrutto dal dolore della
sera
prima, era un uomo tutto d'un pezzo quello che aveva davanti.
Oscar ipotizzò che aveva messo da parte il dolore solo per
organizzare al meglio l'ultima commemorazione nei suoi confronti,
voleva che tutto fosse perfetto lo aveva ripetuto più volte
durante quella giornata, Oscar si meritava l'addio degno della persona
che era stata per questo stava mettendo tutto sé stesso in
quell'impresa.
Anche se faceva male organizzare il funerale del tuo migliore amico,
della persona che hai sempre amato e ammirato, ma perdersi in
piagnistei non avrebbe fatto bene a nessuno e poi non voleva farsi
vedere piangere, odiava ricevere tutte quelle pacche sulle spalle, quei
sorrisi di circostanza, odiava tutto quanto e sapeva che il giorno del
funerale ne avrebbe ricevute oltre i limiti della sopportazione. Voleva
solo tornarsene a casa sua e piangere, piangere e piangere.
Oscar decise che non avrebbe fatto nulla fino alla fine del funerale,
avrebbe così avuto modo di recuperare le energie e avrebbe
permesso a Robbie di chiudere un capitolo.
Il giorno delle esequie arrivò, il tempo era in tempesta con
il
celo imbrunito di nuvoloni scuri e carichi d'acqua, pioveva a dirotto,
il terreno era bagnato e scivoloso, il fango si appiccicava alle
scarpe, si attaccava sotto le ruote della carrozza frenandola, rendeva
tutto più difficile. Era una bella e triste metafora, come
se
anche il cielo facesse fatica a lasciarlo andare.
Erano tutti vestiti di nero, gli ombrelli della stessa tinta e sui visi
le espressioni uguali, scavate e vuote, le lacrime si confondevano alla
pioggia e ad Oscar parve inquietante notare quei visi una volta pieni di
espressioni diverse tra loro che li distinguevano, ora tutti uguali
come se fossero stati fatti in serie.
Si mise vicino a Robbie che col capo chino oltre l'ombrello reggeva
anche il peso di quei due giorni carichi di emozioni e decisioni, si
era preso in carico tutto lui, forse troppo per il suo esile corpo ma
era sempre stato un ragazzo forte e non lo stupì affatto con
quanta determinazione avesse portato avanti tutto. Non si era lasciato
andare per due giorni interi, ed Oscar sapeva che era una bomba sul
punto di esplodere.
Il viso contratto, la mascella serrata, le spalle tese erano tutti
segni della sua tensione e gli parve di sentire persino il cuore che
ticchettava come se fosse veramente l'allarme di un congegno esplosivo,
si meravigliò di come stava affrontando tutte quelle persone
che
si dispiacevano per lui, rispondeva pacatamente senza sorridere ma non
era mai maleducato, fosse stato lui probabilmente avrebbe
già
dato di matto ma Robbie no, aspettava paziente solo il momento in cui
sarebbe rimasto di nuovo solo e allora lì sì che
avrebbe
potuto lasciarsi finalmente andare.
Voglio andare a casa e piangere, voglio rimanere solo, solo e basta si
ripeteva nella sua mente mentre il sacerdote esercitava la funzione,
ogni volta che faceva il nome di Oscar o che qualcun altro lo faceva
lui sussultava come se fosse punto da un ago, era il suo
turno di
parlare, si mosse come se fosse un soldatino giocattolo, non guardava
nessuno mentre le parole gli uscivano dall'anima, non le aveva provate
o pensate, erano uscite e basta.
<< Oscar era...era il mio migliore amico, la persona che
ammiro-ammiravo di più e che continuerò ad
ammirare
e...lui vivra sempre nel mio cuore, sempre >> si morse
forte il
labbro e quando Reggie lo raggiunse lui tornò al suo posto
ringraziando
mentalmente l'amico che lo aveva salvato da quella situazione.
Si sentiva fortunato ad avere Reggie con sé, lui era sempre
stato bravo a capirlo senza che parlasse e forse dopo che avrebbe
buttato fuori tutto quel dolore avrebbe potuto contare su di lui,
concedersi di piangere su una spalla amica invece che su un freddo
pavimento. Forse sì sarebbe stato possibile, ma adesso
entrambi
sapevano che non era questo di cui aveva bisogno.
"Meno male che almeno hai portato l'ombrello" disse Oscar mentre erano
sulla via di casa.
"Certo se lo usassi anche ora sarebbe la cosa migliore, ma per lo meno
durante la funzione lo hai tenuto, è un passo avanti. E'
stata
una bella cerimonia non trovi, non mi aspettavo tutte quelle persone."
Robbie sospirò affranto.
"Vuoi smetterla di sospirare così, se mi avessero dato una
moneta per ogni tuo sospiro a quest'ora avrei guadagnato più
soldi di quanti ne ho fatti in tutta la mia vita."
"Sarebbe piaciuto anche a me rimanere ancora un po' sulla terra, ma che
vuoi farci la vita va così. Sono sempre i migliori quelli
che se
ne vanno" ridacchiò della sua stessa battuta sgomitandolo
anche
se non poteva toccarlo.
"Uffa che noioso" con un gesto gli fece volare via il cappello.
<< Oh ma cristo santo! >> lo
inseguì per qualche
metro e quando lo raccolse lo ripulì per quel che
poté
dal terriccio.
<< Ma che succede non c'è nemmeno vento, roba
da matti. >>
"Oh! finalmente ti riconosco, un po' di azione ti farà solo
bene mio caro."
Una volta dentro casa si lasciò cadere sul divano
sospirando, il
cappello tenuto a penzoloni tra le gambe, lo fece scivolare a terra e
si mise sdraiato con una mano sulla fronte, gli era impossibile pensare
al futuro, riflettere su cosa avrebbe fatto il giorno dopo, quello che
percepiva era un sibilo alle orecchie e un vuoto o meglio una voragine
all'interno del corpo.
Nemmeno quel giorno mise qualcosa tra i denti, erano tre giorni che non
toccava cibo e nemmeno gliene veniva voglia, probabilmente era anche
giusto così doveva darsi la possibilità di vivere
quel
dolore tanto grande nel modo più congeniale per lui, senza
costringersi a fare nulla che non volesse.
Oscar si accomodò di fianco a lui, gli accarezzava il viso,
le
braccia, i capelli, c'erano attimi in cui Robbie aveva un piccolo
fremito come se gli fosse venuto freddo ma poteva anche essere dovuto
alla temperatura della stanza, rimasero entrambi in silenzio al
più grande era passata qualsiasi voglia di scherzare o fare
battute, sentiva la tristezza del suo amico e vederlo così
lo
distruggeva, lo faceva sentire impotente, incapace di fare qualsiasi
cosa che potesse tirargli su il morale.
"So quanto sia difficile lasciare andare una persona Robbie,
probabilmente ti farà male per mesi e la ferita non si
chiuderà mai del tutto, ti capisco sai e in un modo diverso
anche io sto soffrendo, mi dispiace vederti così e avrei
tanto
voluto continuare a vivere rimanendo al tuo fianco. Mi sarebbe piaciuto
vedere i passi che avresti fatto, l'uomo che saresti diventato ed hai
ragione dovevamo fare ancora tante cose insieme e lo so che non puoi
sentirmi adesso ma troverò il modo va bene? Io
riuscirò a
comunicare con te, non ti lascerò solo, non lo farei mai."
Una lacrima solcò la guancia del giovane lasciando dietro di
sé una riga umida << il punto è che
mi mancherai
terribilmente capisci? E non sono nemmeno riuscito a dirtelo
>>
tirò su col naso.
"Io lo so, me lo stai dicendo ora" provò ad asciugare quella
gocciolina salata e Robbie d'istinto si portò la mano in
quel
punto come se lo avesse sentito.
<< Mi manchi già ora che ti ho detto addio,
come faccio a
vivere un' intera vita senza sentire la tue voce, senza i tuoi sorrisi
dolci e quelli di scherno che usavi quando volevi prendermi in giro.
>>
"Ricordali Robbie basta solo questo, so che sembra poco ma ti assicuro
che non lo è."
<< Nessuno mi...mi abbraccerà mai come sapevi
farlo tu,
nessuno saprà mai consolarmi o starmi vicino...
>> mentre
diceva queste parole la voce gli si spezzava, si rompeva in mille
pezzetti d'anima che venivano rilasciati attraverso le lacrime.
Se fosse stato ancora in vita ad Oscar si sarebbe spezzato il cuore,
invece sentiva la sua energia, la sua essenza turbinare e pulsare.
"Non dire così mio caro, ci sarà sempre qualcuno
per te, non sarai mai solo, mai."
<< Fa così tanto male. >>
"Lo so tesoro mio, lo so."
<< E non ti ho nemmeno ringraziato abbastanza per tutto
quello
che hai fatto, avrei dovuto dirtelo ogni giorno quello che provavo per
te
perché non hai idea di quanto io ti...- >> gli
si
spezzò la voce e il pianto esplose ancora più
forte di
prima, Oscar non ne poteva più di assistere impotente a
tutto
quel dolore, si piazzò in ginocchio davanti a lui.
"GUARDAMI."
Robbie aprì gli occhi di scatto e guardò davanti
a sé.
Oscar sorrise stupito e speranzoso.
"Mi vedi? Oh dimmi che mi vedi, sono qui davanti a te, Robbie guardami.
Ma lo sguardo allarmato di poco prima lasciò il posto
nuovamente a quello opaco e vuoto.
<< Che idiota sono >> una lacrima cadde
infrangendosi sul pavimento.
"No che non lo sei" sussurrò Oscar posandogli una mano sul
petto, voleva lenirgli il dolore o almeno provarci, istintivamente
Robbie fece lo stesso gesto sotto lo sguardo stupito del più
grande, ora le loro mani erano una sopra l'altra anche se non potevano
toccarsi, "sono qui" continuava a ripetergli sussurrandogli quelle
parole come una nenia, Robbie si addormentò sul divano, la
mano
ancora stretta al petto ma stranamente si sentiva con il cuore un po'
più leggero.
Il giorno dopo non aveva per niente voglia di alzarsi, e alla fine dei
conti non doveva fare nulla in quella giornata, aveva preso dei giorni
dal lavoro perciò poteva continuare a poltrire, ma qualcuno
non
era proprio d'accordo, con la consapevolezza crescente che Robbie in un
certo senso riusciva a percepirlo decise che lo avrebbe aiutato lui a
darsi una mossa.
"Che ne dici di uscire? Potremmo fare una passeggiata" ma il ragazzo si
girò con un brutto scatto dandogli le spalle, allora lui gli
fece volare via la coperta.
<< Ma che!? >> sbottò stranito e
anche spaventato.
"Se non ti alzi ti darò il tormento per tutto il giorno" e
mantenne la promessa, iniziò a fluttuargli vicino sollevando
anche aria e naturalmente più era vicino più il
ragazzo
sentiva freddo, così irritato decise di alzarsi, si
vestì
in fretta e furia concordando con sé stesso che una
passeggiata gli
avrebbe fatto bene ai nervi e magari avrebbe smesso di avere le
allucinazioni.
Soddisfatto Oscar lo seguì in strada, quel giorno c'era un
bellissimo quanto raro sole, l'aria era tiepida e si stava davvero
bene, passarono davanti a un Caffè e Robbie si
fermò
davanti alla vetrina, era il preferito di Oscar e molte volte si erano
fermati a fare colazione in quel posticino tanto accogliente.
"Fermiamoci qui" disse Oscar "certo io non posso più
mangiare ma a te farà bene"
Robbie sembrava molto indeciso sul da farsi, entrare lì
dentro
significava essere investito dai ricordi e lui non sapeva se era pronto
o meno ad affrontarli.
"Il tuo stomaco brontola ragazzo mio."
In effetti lo stomaco del giovane brontolava, reclamava il cibo da cui
era stato privato negli ultimi giorni, Robbie sospirò
<< e
va bene... >> disse a sé stesso,
entrò nel
Caffè e immediatamente gli odori, i suoni gli attanagliarono
la
gola con una morsa dolorosa, osservò il tavolino in cui si
sedevano di solito ma era impegnato.
"Non importa sediamoci in un altro."
Il giovane scelse un altro tavolino e si accomodò,
ordinò
senza pensarci troppo e quando il cameriere gli portò al
tavolo
ciò che aveva ordinato lui spalancò gli occhi
<< ci
deve essere uno sbaglio, io non ho ordinato tutte queste cose
>>,
il cameriere lo guardò confuso << nessuno
sbaglio signore,
qui c'è la sua ordinazione >> gli
mostrò il foglio
in cui aveva scritto e in effetti c'era un ordine per due.
Aveva ordinato anche quello che solitamente prendeva Oscar, si chiese
come fosse possibile una cosa del genere, non era nemmeno
sovrappensiero, era così abituato ad ordinare anche per lui
che
la sua mente aveva deciso in automatico, certo doveva essere
così.
Oscar dal canto suo era felice e intenerito da quel gesto
così
tenero e anche romantico, si sentiva lusingato e capiva come mai aveva
fatto prima quanto quel ragazzo tenesse a lui, erano legati da qualcosa
di profondo e magico, qualcosa che forse stava iniziando a comprende
solo in quel momento.
"Non ti farà male una doppia colazione."
Per il resto del tempo lo osservò mangiare lentamente,
guardava
le espressioni su cui mai si era soffermato, si era perso tanti di quei
piccoli dettagli quando era in vita che era grato di quella
opportunità che il cielo gli aveva dato, poteva gustarsi
senza
paure o interruzioni tutti i momenti che gli erano sempre sembrati poco
importanti.
"Sei carino quando mangi, le tue guance si gonfiano come due teneri
batuffoli di cotone" gli disse mentre si incamminavano verso il parco,
"vorrei scoprire più cose di te e di tutto quello che mi
circonda, i dettagli a cui non ho prestato attenzione. Ma il mio tempo
è poco e prima di andarmene voglio assicurarmi che tu stia
meglio, sei tu la cosa più importante adesso."
Mentre erano in piedi di fronte al laghetto Robbie si perse con lo
sguardo oltre l'orizzonte, l'acqua si increspava lievemente creando
delle soffici ondine, le invidiava perché ognuna di esse era
unica e una volta che si infrangeva contro il terreno la sua vita
finiva lasciando posto alle altre, non vi era tristezza nella loro vita.
<< Vorrei che fossi qui >> aveva perso il
conto di quante
volte aveva pronunciato quelle parole in quei giorni, ma erano sempre
state vere e forti in lui, non avevano perso il significato che gli
dava e anche se sapeva che non lo avrebbe più riavuto
indietro
in quella semplice frase metteva sempre quel pizzico di speranza e
illusione che suo malgrado non lo abbandonava mai.
"Ma io sono qui " gli appoggiò una mano sulla spalla pur
sapendo che l'avrebbe solo sfiorata.
Quel giorno però accadde qualcosa di sensazionale,
inaspettato e
magico, Robbie si voltò sentendo il contatto e divenne
bianco in
viso, un urlo agghiacciante e stridulo lasciò le sue labbra,
fece qualche passo indietro e finì nel seduto a riva del
laghetto, Oscar lo guardò confuso non capendo ancora che
cosa gli
stesse succedendo.
<< Tu-tu...non puoi essere tu >> mormorava
come un mantra
fissando un punto imprecisato del giardino, alcune persone si
avvicinarono per aiutarlo a rialzarsi, gli chiesero se stesse bene ma
lui non rispose a nessuna delle domande, anzi si discostò
bruscamente da quelle persone e prese la via di casa, doveva
assolutamente far ritorno nella sua dimora e far smettere
quell'allucinazione.
Eppure non aveva preso farmaci né altro che potesse indurre
immagini irreali, in qualche modo era riuscito a riposare quindi non
era nemmeno la stanchezza il colpevole, e lui era certo di essere
sveglio quindi perché la sua mente gli aveva fatto uno
scherzo
così poco simpatico?
Si sedette sul divano rannicchiando le gambe al petto <<
non
può essere, non può essere >> si
ripeteva, ma
chissà come quella convinzione che stava cercando di dare a
sé stesso non riusciva a farlo stare calmo nemmeno un po',
anzi
stava peggiorando la situazione.
"Che cosa non può essere?" chiese Oscar pensando di non
ricevere
risposta, aveva seguito tutta la scena e pensava che il suo amico
stesse semplicemente avendo una crisi di nervi.
Robbie voltò la testa nella direzione della voce, non
avrebbe
voluto farlo ma il riflesso fu incondizionato, vide la sua
allucinazione che si avvicinava verso di lui, indietreggiò
sul
divano rannicchiandosi in un angolo, si coprì il viso con le
mani
lasciando lo spazio con le dita per spiare.
<< Non avvicinarti >> singhiozzò
con la voce stridula.
"Allora riesci a vedermi!" esclamò Oscar con un sorriso ad
illuminargli le labbra.
<< C-certo che ti vedo, anzi no, no che sto dicendo? E'
solo la mia mente. >>
L'uomo allungò una mano per sfiorare quel fagottino tremante
che
era diventato il suo amico, ma lui si rifugiò ancora di
più nell'angolo del divano.
<< Non toccarmi...ti prego. >>
Oscar ritrasse la mano, in effetti doveva essere scioccate vedere
il proprio migliore amico passato a miglior vita in piedi nel proprio
salotto, forse lui avrebbe avuto una reazione diversa ma Robbie non era
lui e doveva rispettarlo, si allontanò di qualche passo per
farlo stare tranquillo, doveva spiegargli e soprattutto fargli capire
che non stava diventando matto anzi aveva aperto la sua mente a
qualcosa
che praticamente tutti ritenevano impossibile.
"Robbie..."
<< Smettila di parlare smettila! >>
continuava a premersi
le orecchie con le mani, aveva anche iniziato a piangere, non poteva
credere che stava facendo questo a sé stesso, era
già
doloroso pensare continuamente a lui ed ora doveva anche sopportare di
vederlo e sentire la sua voce che era davvero così uguale
alla
sua, sembrava reale ma non poteva esserlo.
<< Tu non esisti, sei solo frutto della mia immaginazione
quindi
ti prego vattene e lasciami in pece >> si
coprì gli occhi
con le mani come quando i bambini immaginano una brutta cosa e
coprendosi gli occhi credono andrà via, ma questa volta non
poteva succedere così, infatti quando spostò le
dita per
sbirciare quella che lui chiamava allucinazione era ancora
lì.
"Non sono un'allucinazione, io sono reale, non avere paura."
Robbie però ancora tremava e aveva il viso coperto dalle
mani.
<< Non posso credere a tutto questo altrimenti nulla
avrebbe più un senso. >>
"Se fossi frutto della tua immaginazione sarei già sparito,
come te lo spieghi che sono ancora qui."
<< Io...io non lo so, può darsi che sono
definitivamente impazzito. >>
Oscar si avvicinò lentamente "sai bene che non è
così, ascolta ciò che ho da dirti e se poi vorrai
me ne
andrò", prese i polsi del ragazzo con le sue mani, ora
poteva
sentirli quasi come li stesse toccando, riuscì persino a
spostarglieli di modo da scorgere il suo volto.
"Un'allucinazione potrebbe fare questo?"
Robbie scosse la testa debolmente, ancora non poteva credere ai suoi
occhi e non aveva nemmeno idea di che cosa stesse succedendo.
<< Che cosa sei? E non dirmi lo sp...- >>
"Lo spirito di Oscar."
Il giovane sospirò.
<< Appunto...non voglio, non posso credere a questa cosa
perché quando tu svanirai io starò peggio di
prima.
>>
<< E poi se sei il suo spirito perché non te
ne sei andato? >>
"Avevo una cosa importante da fare qui. Sono giorni che ti sono vicino
e che ti seguo ovunque vai...-"
<< Che cosa!? Tu...tu mi stai dicendo che sei stato tutto
il
tempo vicino a me? Ma...ma è impossibile, io non mi sono mai
accorto di niente! >>
Oscar sorrise dolcemente, allungò una mano e con le dita
sfiorò la guancia di Robbie che chiuse gli occhi per un
attimo,
sentì il suo cuore incredibilmente leggero dopo tanto tempo,
quando li riaprì lui era ancora lì e non
se ne era
andato come temeva.
"E' stato confuso anche per me all'inizio, non capivo perché
voi
non riuscivate a vedermi e poi quando ho compreso il motivo non capivo
perché non me ne ero andato. Poi l'ho compreso."
<< E quale sarebbe se posso. >>
"Farti accettare la mia morte."
Robbie fece una smorfia e un nodo gli strinse la gola, in un moto
di rabbia si alzò dal divano spostando malamente il cuscino
e si
diresse in cucina a fare nemmeno lui sapeva bene cosa, Oscar lo
seguì conscio che stavano per trattare un argomento
difficile, il
ragazzo si voltò verso di lui con sguardo amareggiato.
<< Allora puoi anche andartene perché io non
l'accetterò mai, sarebbe tutto tempo sprecato.
>>
"Non posso e non voglio."
<< Come sarebbe non puoi? >>
"Sono legato a te, se il tuo cuore non guarisce io non potrò
andare via e comunque non lo fare nemmeno."
I suoi grandi occhi scuri si riempirono di lacrime, strinse le labbra e
si avvicinò di pochi passi allo spirito di Oscar.
<< Quindi è colpa mia >> disse
con voce spezzata.
"Non è colpa tua mio caro tesoro."
<< Tu non puoi andartene solo perché io sono
un dannato
debole piagnucolone! >> si diresse a passo spedito in
sala, le
lacrime oramai avevano preso a rigargli il viso, le spalle si alzavano
e abbassavano, si sentiva in colpa, era arrabbiato con sé
stesso
mai avrebbe voluto fare una cosa simile, soprattutto al suo amato, dopo
tutto ciò che aveva sofferto non si meritava di rimanere
imprigionato a causa di qualcun altro.
Oscar lo raggiunse, vedeva la sua schiena sussultare e voleva trovare
un modo per calmarlo, posò le mani sulle sue spalle, l'altro
sussultò ma non si mosse, continuava solo a piangere e a
ripetere insulti contro sé stesso, l'uomo più
grande
avvicinò il viso all'orecchio del giovane "non è
colpa
tua, credi che non mi lusinghi il fatto che sei così legato
a me
da non riuscire a lasciarmi andare? Pensi che io non sia felice di aver
avuto la possibilità di passare più tempo con te?
Certo
mi fa male vederti così triste, sono stato sull'orlo del
panico
quando ti vedevo solo piangere senza mangiare niente ed io non sapevo
come fare, ma ora guardaci abbiamo una seconda possibilità."
Robbie lasciò ricadere le braccia lungo i fianchi, il pianto
chissà come si era placato, sentiva la presenza di Oscar
dietro
di sé ma non era come tutte le altre volte quando era in
vita,
era una sensazione diversa più leggera ma al tempo stesso
carica
di energia, era rassicurante e in questo non era cambiato.
<< Ma tu comunque dovrai andartene. >>
"Lo so ma voglio tu sia sereno, io starò bene, tutto quel
dolore
che ultimamente mi affliggeva non c'è più, mi
sento in
forze e so che sarà sempre meglio, l'unica cosa che mi sta a
cuore però è la tua serenità, so che
non
è facile."
<< No tu non lo sai >> disse voltandosi e
guardandolo negli occhi.
"Sai bene che anche io ho perso qualcuno."
<< Sì ma non era l'amore della tua vita.
>>
Si rese conto di ciò che aveva detto, gli era uscita una
frase
egoista come se una perdita fosse più dolorosa di un'altra,
lui
non era così aveva sempre cercato di fare il bene di tutti,
ma
in quel momento sentiva un dolore, una rabbia perforargli il petto e
non riusciva a fare altro che ferire e ferire, si allontanò
da
lui e quella meravigliosa sensazione svanì, non se la
meritava,
si diresse in camera da letto e si buttò sul materasso,
avrebbe
provato a dormire e l'indomani magari avrebbe scoperto che tutto quello
non era mai successo, e avrebbe potuto sentirsi meno in colpa.
Oscar lo seguì, si sdraiò sul letto accanto a lui
abbracciandolo da dietro, la sua energia brillava illuminando la stanza
ti una tenue luce bianca, evanescente, con le dita sfiorava i riccioli
che si formavano alla base dei capelli ormai cresciuti del suo amico,
erano morbidi come li ricordava, per qualche assurdo e fantasioso
motivo ora riusciva a sentirli.
<< Scusa io non volevo...- >>
"Lo so. Smettila di scusarti per qualcosa di estremamente umano, non
puoi chiedere scusa per la tua sofferenza, hai il diritto di sentirti
così."
<< Anche tu hai sofferto a tuo tempo, ed io ho sminuito
il tuo dolore. >>
"Sono certo che se fossi stato più lucido non lo avresti
fatto."
<< No, infatti >> chiuse gli occhi e una
lacrima gli rigò il viso.
<< Raccontami un po' com'è essere dall'altra
parte, voglio sentire la tua voce. >>
"Oh bè non ho ancora visto tutto ma ci si sente leggeri,
molto
leggeri, e senti una sensazione di benessere totale come se fossi
circondato dalla beatitudine, percepisci cose che prima non avresti
nemmeno notato."
<< Quindi non soffri più? Intendo le emozioni
le provi? >>
<< Sì quelle le sento, in modo diverso
perché ne
comprendo l'origine e so che sono inevitabili, però credimi
mi
addolora vederti così e sarei più felice nel
saperti in
qualche modo sereno. Vedi Robbie quando sei da questa parte le emozioni
riesci a capovolgerle ed è quello che si dovrebbe imparare a
fare anche quando si è in vita. >>
Ormai però il ragazzo non lo ascoltava più, si
era
addormentato cullato da quella voce che mai avrebbe pensato di poter
riascoltare, Oscar gli rimase accanto per tutta la notte
accarezzandolo, cullandolo con la sua voce e per la prima volta dopo
giorni Robbie non aveva pianto nel sonno, non si era svegliato nel
cuore della notte in preda ad una crisi e non aveva avuto incubi.
Il mattino dopo si svegliò con uno strano sorriso sulle
labbra,
strano per lui perché non capiva che avesse da sorridere, ma
poi
si ricordò che aveva fatto un bellissimo sogno, Oscar era
andato
a trovarlo e aveva passato la notte con lui cullandolo e prendendosene
cura come se fosse un bambino, si stropicciò gli occhi, era
da
tempo che non si sentiva così bene e in pace con
sé
stesso, avrebbe voluto che il sogno non finisse mai.
"Buon giorno principino, dormito bene?"
<< AH! >> si voltò di scatto
spostandosi in un lato del letto con le coperte tirate fino al naso.
<< Oddio Oscar! >>
"Che c'è ti vergogni di me adesso?"
Robbie arrossì lasciando andare il lenzuolo.
<< No ma non mi aspettavo tu fossi qui. >>
"Ma come? Ieri sera sera...-"
<< Credevo fosse stato un sogno >> disse
stropicciandosi il viso.
Si alzò dal letto e prese la vestaglia << se
vuoi
andartene >> disse infilandosi una manica
<< va pure, io
sto bene >> si infilò il resto dell'indumento
e si diresse
in cucina con l'intenzione di preparasi un tea, Oscar
corrugò le
sopracciglia confuso, lo osservò allontanarsi ma non attese
molto prima di seguirlo, sapeva che stava mentendo e voleva scoprirne
il motivo.
"Perché sei così scontroso adesso?"
Robbie appoggiò il bollitore sul ripiano.
<< Non sono scontroso, è che non mi piace
averti qui
sapendo che sei costretto, mi sembra ingiusto quindi ti sto dicendo che
puoi andartene. >>
"Non funziona proprio così."
<< E allora spiegamelo tu, perché io proprio
non capisco, non so come fare per aiutarti. >>
"Te l'ho detto Robbie quando starai meglio...-"
<< Ma le emozioni non si possono controllare, io non lo
so quando
starò meglio per l'amor del cielo! Potrebbero volerci anni e
tu
cosa fari allora? Capisci che non ha senso. >>
Oscar si parò davanti a lui, gli sollevò il mento
con
l'indice, Dio com'era bello poterlo toccare di nuovo, i loro occhi si
incontrarono, due perle che brillavano in modi diversi ma altrettanto
intensamente.
"Tu stai già meglio, solo che non te ne rendi conto ma io
sì, lo sento. Questa notte eri sereno e sorridevi."
<< Come lo...oddio mi hai guardato dormire
>> arrossì e si coprì il volto con
una mano.
"Non devi provare imbarazzo, è stato così bello
guardarti, avrei tanto dovuto farlo quando ancora potevo. Se avessi
approfittato di quegli istanti la mia vita sarebbe stata migliore"
sorrise malinconicamente.
<< Io lo facevo...eri sempre tu quello che si
addormentava per
primo, e a me piaceva stare a guardarti per un po', le smorfie che
facevi, il respiro che ti riempiva il petto, eri la visione
più
tenera e rilassante su cui mi fosse capitato di posare gli occhi
>> sorrise dolcemente a quel ricordo.
"Oh io non...non me ne sono mai accorto."
Robbie ridacchiò stupendosi lui stesso di sentire la sua
risata.
<< Certo, perché dormivi come un bambinone.
>>
"Ehi! Questo non è vero."
Il ragazzo incrociò le braccia al petto con aria di sfida.
<< Scommettiamo? >>
"No, no mi fido, finiresti per vincere tu come sempre.
Ma...perché non me lo hai mai detto."
<< Oh beh Oscar non sono certo cose che si vanno a dire,
era
imbarazzante e speravo non lo scoprissi mai, credevo mi avresti preso
per pazzo. >>
"Per una cosa così bella?"
<< Bella ma poteva essere anche inquietante.
>>
"Non se eri tu a farla."
Le guance di Robbie si colorarono di rosso, per Oscar fu come vederle
per la prima volta, erano sempre state così belle o era lui
ad
essere diverso?
<< Che c'è? >>
domandò il ragazzo notando la strana espressione dell'uomo
davanti a sé.
Oscar scosse la testa.
"Nulla è solo che mi stavo chiedendo quante altre cose
meravigliose mi sono perso."
<< Oscar non mi hai mai guardato così, che ti
prende? >>
"Mi sto rendendo conto adesso che non ti ho mai dato l'importanza che
meritavi."
<< Ma cosa dici, non è affatto
così. >>
"Non ti ho mai guardato veramente e mi dispiace."
Il giovane deglutì, non voleva piangere proprio in quel
momento,
si avvicinò posando il capo sul petto di oscar, sentiva
l'energia di quel corpo evanescente che lo teneva impedendogli di
cadere in avanti.
<< Tu mi hai dato tutto, non ti sei mai reso conto di
quanto mi
hai insegnato? E di quello che mi hai fatto provare? >>
"Robbie cosa accadrebbe se ti rendessi conto di starti innamorando
quando ormai è troppo tardi? O di esserlo sempre stato ma te
ne
rendi conto solo nel momento più sbagliato."
<< Succede che il cuore della persona che resta
batterà
per due, ma perché mi stai chiedendo questo? >>
"Tu ne saresti in grado, il tuo cuore batterebbe anche per il mio?"
Quella domanda lasciò spiazzato il giovane, allora Oscar
stava
parlando di loro due e non se ne era nemmeno reso conto, il cuore
iniziò a battergli forte, deglutì e si morse il
labbro,
quanto aveva desiderato quel momento ma sapeva che Oscar non avrebbe
mai potuto dargli di più di quello che gli stava dando
perché era fatto così, e lo aveva accettato, non
senza
sofferenze ma lo aveva fatto. Ed ora quello stesso uomo era
lì
davanti a lui che gli chiedeva se aveva abbastanza amore da amare per
entrambi, tentò di parlare ma la voce gli si
spezzò
più di una volta e dovette schiarirsela.
<< C-certo che posso Oscar, io...io lo farò.
>>
L'uomo si chinò sulle labbra carnose dell'amico sfiorandole
con
le sue, era stato un bacio particolare, diverso, le sensazioni erano
quasi assurde da pensare ma erano reali, una luce illuminò
il
corpo di Oscar che divenne più luminoso, i contorni
più
nitidi e chiari, Robbie lo guardò con un'espressione di pura
confusione sul volto ma anche lui era nella sua stessa situazione.
<< Stai per andartene? >>
"No, non credo" mentì.
Rassicurò il ragazzo con un sorriso ma dentro di
sé
sapeva che era giunto il momento, Robbie era pronto a lasciarlo andare
ma era lui che non voleva andarsene adesso, desiderava qualche giorno
in più e sentiva di doverlo anche a Robbie, per questo non
disse
nulla e si barricò dietro quella bugia sperando che non
portasse
conseguenze.
Per dei giorni continuarono a fare quello che facevano in vita,
passavano il tempo insieme, ridevano, scherzavano, restavano vicini
come se fossero realmente abbracciati, Robbie si addormentava tra le
sue braccia e lui lo guardava dormire, gli piaceva quell'abitudine e la
cosa bella era che poteva portarla avanti fino al mattino.
Era come se si fossero dimenticati che uno dei due ben presto sarebbe
dovuto scomparire, non si rendevano conto che la separazione avrebbe
fatto più male adesso che si erano ritrovati e avevano
vissuto
quei momenti che erano solo lo specchio della realtà, Robbie
era
rifiorito, aveva chiesto altri giorni a lavoro e nemmeno gli importava
se lo avesse perso.
I suoi amici si chiedevano spesso che cosa avesse, sembrava strano a
tutti ma era anche vero che si faceva vedere poco in giro, le giornate
le passava interamente con Oscar e la vita che brulicava al di fuori
gli sembrava poco importante, come se avesse potuto farne a meno.
Un pomeriggio però mentre erano seduti sul divano Oscar
perse
tutta la sua luce per un istante, Robbie sussultò spaventato
e
guardò l'amico in cerca di spiegazioni ma lui guardava un
punto
fisso davanti a sé, vedeva qualcosa di non terreno, qualcosa
che
gli occhi di Robbie non potevano vedere.
<< Oscar? >>
Lui si girò e lo guardò negli occhi, aveva
un'espressione
di pura dolcezza ma anche di enorme tristezza, gli accarezzò
il
viso e Robbie chiuse gli occhi, capì che cosa stava per
succedere ma non pensava che sarebbe mai stato pronto, di nuovo
sentì come se lo stesse perdendo per la seconda volta.
"Credo mi stiano aspettando..."
<< Come lo sai? >> domandò il
giovane con la voce già incrinata.
"C'è una luce ed è da giorni che è
comparsa..."
<< Come sarebbe da giorni? >>
"E' così."
<< E perché non me lo hai detto? Oscar tu...-
>>
"Non volevo andare via, ero io a non essere pronto a lasciarti."
<< Ma Oscar... >> si morse il labbro
inferiore, gli occhi
erano lucidi, bagnati dalle lacrime che stavano per uscire, non poteva
credere che Oscar avesse resistito tutto quel tempo perché
non
voleva allontanarsi da lui, il cuore gli si sciolse nel petto e ebbe
l'impulso di abbracciare quell'uomo che ora gli sembrava tanto fragile.
Si alzò e allungo la mano verso di lui, era il suo momento
di
fare qualcosa di buono per lui, per quell'uomo che gli era rimasto
accanto nonostante la morte, quell'uomo che aveva sorpassato i limiti
del possibile solo per stargli accanto e lenirgli il dolore, aveva
rimesso insieme i pezzi del suo cuore, attaccati pezzettino per
pezzettino con il collante più potente mai inventato. Ed ora
stava a lui accompagnarlo in quell'ultimo viaggio, Oscar lo
guardò confuso ma appoggiò la mano sopra la sua,
si
alzò in piedi a sua volta.
<< Ti accompagno, dimmi solo dov'è.
>>
Gli occhi di Oscar si illuminarono come se fossero diventati lucidi,
strinse le labbra e nel petto sentiva un tumulto, voleva abbracciare
quel ragazzo, voleva stringerlo e non farlo andare via.
<< Non fare quella faccia, ci rivedremo e...-
>> ma non
riuscì a finire la frase che la gola gli si strinse
facendogli
perdere tutto il coraggio, Oscar indicò un punto davanti a
loro,
Robbie annuì e si avvicinarono insieme, erano l'uno di
fronte
all'altro e adesso aveva cominciato davvero a piangere anche se faceva
il possibile per trattenere i singhiozzi.
Le lacrime cominciarono ad inondargli il viso, si era promesso di non
piangere ma non ce l'aveva fatta, stava per perdere di nuovo la persona
che aveva amato e che amava ma questa volta non sarebbe stato un addio
no e lo sapeva, voleva dirgli mille cose ma chissà
perché
nessuna gli sembrava giusta, singhiozzava e basta esprimendo con lo
sguardo tutto l'amore che provava. Era stato tutto per lui Oscar, un
amico, un fratello, un insegnante, e un amante ma la cosa
più
importante l'aveva fatta quando avrebbe potuto pensare solo alla sua
esistenza, lo aveva salvato da sé stesso ed ora i loro cuori
erano uno solo, unito per l'eternità.
Robbie allungò una mano, Oscar fece altrettanto e le loro
dita si sfiorarono.
"Ripensa a me, non dimenticarlo mai."
"Ricordami dovunque tu sarai."
"Uniremo con le note..."
<< Il cuore e le anime... >>
"Il tuo amore rimarrà..."
<< Sempre per me. >>
Oscar si chinò baciandogli la fronte poi scomparve in un
fascio
di luce, Robbie chiuse gli occhi lasciando che una lacrima solitaria
scivolasse via, non la raccolse né la cancellò
con la
mano, sarebbe stata il segno che tutto quello che gli era accaduto era
reale, avrebbe dovuto sentirsi triste ma in realtà si
sentiva
bene, perché sapeva che Oscar non se ne era andato
veramente,
sarebbe rimasto nel suo cuore per sempre e lui avrebbe mantenuto vivo
il suo ricordo in ogni modo possibile.
Note:
Il dialogo finale
è composto dalle parole della canzone del film Coco
"Ricordami" cantatata da Michele Bravi.
|