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Io, la fossa e le ossa: un mucchio penoso sui vecchi guai.
Seduto qua per chi mi vuole qua, su cento guai.
Offendo la carta con sgorbi ritorti. E’ un cuore!
Arrendi o ribellati.
Ape Regina – Marlene Kuntz
Unhealthy.
Ti sembra così facile e naturale che non riesci neanche lontanamente ad immaginare una vita senza. Perché, infondo, ti piace.
Dopo un po’ hai il tuo rituale: ognuna di noi ha il suo. Il tuo è semplice e nessun’altra ce l’avrà mai uguale. Comincia con il semplice atto dello specchiarti e stare lì, ferma, a guardarti per un tempo quasi infinito. Ti chiedi se magari staresti meglio con un taglio di capelli diverso. Ti rispondi che i capelli sono forse l’unica cosa buona che hai. Poi apri il cassetto e prendi un elastico e, quei maledetti capelli, li leghi. Ti accendi una sigaretta che butterai a metà, sei quasi impaziente. Quello che accade dopo lo sai solo tu.
E’ come se uscissi fuori dal tuo corpo e ti guardassi pensando “ecco”. Non ti ricordi neanche più come tutto è cominciato. Potrebbe essere stata colpa del tempo, o della televisione, o della professoressa con le sopracciglia aggrottate, o addirittura di quel ragazzo con la pelle troppo chiara che ti toccava i fianchi o, perché no?, di quegli occhi che vibravano troppo e tu volevi disperatamente che smettessero di vibrare, ma hai scelto la via sbagliata.
Non c’è. Non si sa. Nessuno potrebbe mai risalire all’inizio. Neanche tu. Ci pensi e ci ripensi, non dormi cercando di visualizzare il momento in cui la bussola del tuo cervello si è rotta e la freccia ha smesso di puntare il nord.. al contrario, ha cominciato a puntare verso l’Inferno. E tu ti sei fidata.
Ti guardi allo specchio e vedi carne. Cumuli e cumuli di carne, pezzi di carne, granelli di carne, ritagli di carne, frammenti di carne, brandelli di carne.
Cerchi di mettere insieme i pezzi per comporre la tua faccia e non ci riesci. Gli occhi non ci sono. Dove sono? Non lo sai.
Sei la regina del tuo angolo di Inferno e pensi di avere tutto sotto controllo. Sei la marionetta nelle mani di te stessa e piangi pregandoti di trovare una soluzione. Ti sembra un controsenso ma, pensaci, non lo è. Sei da sola e sei nella posizione più prestigiosa alla quale potresti mai aspirare. Tu comandi e tu esegui. Ogni tanto ti chiedi se sei veramente tu a dettare legge. Ti rispondi di sì.
Hai scelto la via più facile e lo sai. Ricordi il giorno in cui hai capito. Ricordi il giorno in cui hai buttato via definitivamente te stessa. Ti sembra ieri ma sono passati anni. « Non si può. E’ così e basta », dicesti. « Sarei veramente un mostro, sarei così disumana e schifosa, se per una volta decidessi di percorrere la via più facile? Sarebbe così grave se questa volta prendessi l’ascensore? »
Non hai mai pensato ad un perché. Piuttosto ti sei chiesta “perché no?”.
Fa male. Fa male e lo sai. Ti brucia dentro, ti scava le ossa e ti percorre le vene con un trapano.
Non sei pazza. Non sei illusa. Non sei stupida. Non sei malata. Sei solo tu, e sei troppo a tuo agio, sei troppo fottutamente dipendente, troppo maledettamente debole, troppo.. troppo e basta. E’ una parte di te. Sei tu. E sei troppo logora e stanca, per dire di no.