a n g e r

di venerescalza
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Sono sempre arrabbiata. Un fastidio che parte da dentro, dalla gola e dalla pelle, che mi fa tremare le dita e venir voglia di urlare. Quando è successo?
Perché sono così e non sono un’altra? Perché ho questi occhi, questi capelli, questa bocca e questo naso; perché ho questo nome e questo padre e questa madre?
Perché non mi va mai bene niente? Non voglio parlare la mattina, né il pomeriggio, né la sera. Non voglio sentire. Voglio che mi aprite il petto e togliete ciò che non va bene. Ciò che fa male.
Scusa. Non so dirlo ad alta voce, non so dirlo a meno che non sia per ripiego, per accontentare mamma che non capisce cosa voglio dire quando litighiamo. Come se le corde vocali non sapessero riprodurre il suono.
S-c-u-s-a.
Scusa: se non voglio che mi tocchi, se non so parlare di ciò che mi fa male, se mi arrabbio e sbotto e rispondo a monosillabi, se mi sento sprofondare quando parli della nonna che non c’è più mentre io sono qui, qui, qui e se non riesco ad accettare il silenzio di papà e se quella volta da ubriaca ho pianto e rovinato la giornata.
Vorrei essere un’altra. Ma forse questo l’ho già detto. Vorrei essere diversa. Forse più spensierata, forse capace di fare qualcosa. Io non so fare niente. Non so cantare ballare fotografare disegnare parlare. Non ho niente che mi piaccia davvero fare. Occupo uno spazio e le giornate sono sempre uguali.  
Sono vuota e arrabbiata e infastidita e triste. Forse ho già detto anche questo. Ma fa paura. Fa paura la consapevolezza di non essere una persona felice. Scusa.
Come si chiama questa? Questa cosa che ho dentro il petto e che non mi fa respirare, questa rabbia infinita e questa paura di vivere ogni giorno esattamente come ieri?
Quando è successo? Come torno indietro?
A quando da bambina volevo fare l’astronoma e il colore del cielo era il mio preferito.





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