Let
The Sunshine In
Capitolo Uno: Brividi
«E
pagherei per andar via
Accetterei
anche una bugia
E
ti vorrei amare ma sbaglio sempre
E
mi vengono i brividi, brividi, brividi»
Jerry aveva avuto l’inusuale
idea di voler
partire con l’intera famiglia e visitare tutti gli Stati
Uniti
d’America in camper. Ancora più insolito fu che
tutti accettarono.
Forse era perché ormai sia Summer che Morty erano cresciuti
e
avevano iniziato a staccarsi dai loro genitori, vivendo vite
differenti. L’unica cosa che ormai accomunava
l’aspirante
avvocato di successo dai capelli rossi e l’appena ventunenne
fratello minore era la voglia di rivedersi. Lo studio aveva sommerso
Summer, che aveva poco tempo per andare a visitare Rick e Morty nella
casa in cui erano andati a convivere. Come i loro genitori non
avessero capito che il moro e lo scienziato facessero coppia fissa da
anni, per la rossa rimaneva ancora un bel mistero.
L’idea di Jerry, seppur
generalmente approvata,
non era vista in egual modo da tutti i membri della famiglia. Rick
fin da subito non si era fatto problemi a ribadire quanto trovasse
ridicola l’iniziativa del suo genero, e Beth gli aveva sempre
dato
corda. La maggioranza però era propositiva alla proposta di
un
viaggio, così entrambi furono costretti ad annuire alzando
gli occhi
al cielo. Animati da spiriti differenti, tutti insieme partirono
dalla periferia di Detroit, fino ad arrivare alla prima fermata:
vicino alle sponde del lago Erie, al confine tra il Michigan e
l’Ohio.
Per la notte, Jerry aveva lasciato un
letto
singolo a Summer, ma non a Rick e Morty, perché, ipse dixit:
“passano tanto tempo insieme, per loro non sarà
difficile
condividere anche dove dormire". Povero ignaro. Perché se
per
loro due non doveva essere un problema, allora i pronostici erano in
errore. La condivisione degli spazi non sembrava così
complicata,
eppure loro due erano Rick e Morty, avrebbero avuto un livello di
difficoltà fatto apposta per la loro indole fastidiosamente
litigiosa. Summer ne fu testimone.
“Dammi la coperta, tu
già occupi metà…”,
aveva sussurrato Morty. Alcune parole si persero nell’aria,
però
fu udibile il: “Ahi, Rick!”.
“Ops", Rick non sembrava
dispiaciuto dal
tono, “crampo alla gamba".
“Che — che
diamine!”, il sommesso rumore
di un lamento e di lenzuola che venivano tirate, “S-sei
metà
robot, tu non hai crampi!”. Probabilmente Morty si era tirato
la
coperta su fino al busto, lasciando scoperte le braccia. Forse anche
una gamba, considerando il modo caotico con cui tendesse ad
addormentarsi; non importava quanto il tempo passasse, lui maturasse
sia nel corpo che nella mente, certi vizi non se ne sarebbero mai
andati.
Rick stava ancora guardando Morty, un
sorriso che
esaltava il volto rugoso, raggrinzito, di un uomo che con la scienza
era riuscito a non invecchiare mai dopo i settantacinque anni di
età.
Una subdola soddisfazione sullo sguardo, perché
l’aria aveva il
sapore di una battaglia vinta.
Summer non poté fare a meno
di ascoltarli,
immaginarli, nel buio della notte e con un sonno che faceva il
prezioso e decideva di far tardi.
“Sarà”.
Rick non negò. Non si trattenne
nemmeno dal sogghignare.
“No, fa caldo", si
lamentò dopo un po’
Morty, “non voglio più la coperta". Un fruscio
indicò che se
l’era tolta da dosso.
“Oh, tu che cambi idea
all’ultimo minuto. Che
novità. Emozionante”,
Rick aveva commentato
stizzito, la lingua avvelenata di sarcasmo.
Come in una canzone, ci fu un crescendo
di frasi a
metà, verità nascoste a largo pubblico, una
disperata ma violenta
ricerca di intimità e pace.
“Ancora con quella storia?
Non sarebbe mai
successo se tu…”. Le parole morirono a
metà, sussurrate per non
far sentire ogni loro subdolo segreto agli ignoti ascoltatori della
notte.
“Adesso è solo
colpa mia se…".
“Beh, io non ti ho chiesto un
pugno in faccia!”.
“Hai fatto una cazzata,
equivale a chiedermelo.”
“No, sai che non è
così". Un sospiro
strozzato uscì dalla bocca del moro. Rick gli rispose, ma
Summer non
capì nulla di quello che disse. Sentì in modo
chiaro però suo
fratello dire: “Ancora, Rick? Sul serio? E poi non
è l’ultima
cosa nella lista".
“Quindi hai deciso di
legartele al dito, ora?
Buon per te", il vecchio grugnì. “Come se tu non
mi avessi
trattato come quella coperta del cazzo!”.
“Lo sai, che se solo ti fossi
pentito una volta,
una cazzo di volta, per ciò che mi hai fatto,
io…".
“Una festa enorme solo per
te, dici? Sì,
davvero terribile, Morty. Solo il nonno peggiore del mondo penserebbe
ad assecondare ogni tua idea del cazzo".
“Non parlavo di quello, e lo
sai. Non sei sempre
tu la vittima", Morty sibilò e Summer a volte non capiva se
fosse stato più il coraggio o l’incoscienza a
spingerlo a dire
certe cose direttamente in faccia a Rick. “Merda, se adesso
ti
aspetti che adesso io mi butti piangendo tra le tue braccia a
chiederti di perdonarmi, io-"
“L’unico luogo in
ti voglio ora è lontano da
me, ma no, Jerry doveva avere quest’idea del cazzo di andare
tutti
in camper!". Summer si immaginò Rick incrociare le braccia,
mentre imbronciato guardava tutto fuorché Morty.
“Eh, ecco, vedi
perché non ti ho detto di sì?”,
aveva sospirato Morty, lento, come se farlo velocemente gli avesse
potuto perforare i polmoni, o si sarebbe spostato qualcosa ostruito
nel cuore. Forse aveva anche rivolto lo sguardo dall’altra
parte
rispetto a Rick. Sulla parete del camper beige chiaro, giù
nel
pavimento.
Summer iniziò a registrare
informazioni nel suo
cervello, cercando di ricostruire la vicenda di cui suo fratello e
suo nonno parlavano.
“Ci hai
perso solo tu, stronzetto”.
C’era stata una domanda, a
cui Morty aveva
risposto “no”. Una scelta forse univoca, o magari
per entrambi.
Rick si era lamentato della facile mutabilità delle
decisioni del
moro, di quanto nelle mani di Morty avessero vita precaria. Il
“no"
del giovane adulto probabilmente era stato anche dato
all’ultimo
minuto, quando tutto ormai era alla fine, il termine di una cerimonia
pratica, cogliendo impreparato perfino Rick. La questione deve essere
stata difficile da masticare, soprattutto per lo scienziato, e
rimasta indigesta per entrambi. Bloccata sullo stomaco come il
tacchino crudo di Jerry a Ringraziamento, era un rimasuglio
fastidioso nella loro relazione. Una valigia pesante di scelte
sofferte che si scaricavano a vicenda, perché nessuno dei
due voleva
avere quel peso sulla coscienza.
Summer sapeva che non doveva
rimuginarci troppo,
che aveva anche lei le sue gatte da pelare, ma vuoi la noia, vuoi che
dopotutto di quei due cretini innamorati se ne preoccupava, iniziava
a chiedersi una cosa sola: che cazzo era successo?
“Oh, accidenti,
Rick”, aveva ricominciato a
parlare Morty, “Non mi piace stare sul bordo del letto in
alto,”
una pausa, forse stava guardando suo nonno facendo gli occhi dolci,
“mi — mi mette ansia".
Summer non lo vide, ma in qualche modo
seppe che
Rick stava alzando gli occhi a cielo. “Ora mi devi una
settimana di
aperitivi al bar, stronzetto. No, un mese, cazzo".
Summer sentì il letto sopra
al suo cigolare, ma
grazie al cielo non furono i suoni che tanto temeva di sentire quando
le fu detto che sopra di lei avrebbero dormito Rick e Morty.
Rick borbottò
“Q-questo fa un genocidio di
glomdortiti, alcuni degli alieni più pericolosi del cazzo di
universo, ma ehi, c’è un letto a castello,
a-attenzione!”.
“H-hai finito?”.
Probabilmente Morty aveva
alzato gli occhi al cielo.
“No".
“Finiscila, allora,
perché potresti svegliare
gli altri".
Troppo tardi.
Summer cercò di rimanere in
silenzio, non emise
nemmeno l’accenno di un sussurro o di un sospiro. Non voleva
farsi
beccare mentre li origliava. Doveva e voleva capire che cosa diamine
fosse successo tra quei due. Era quasi voyeur, ma invece di trovare
interesse nel rapporto sessuale tra i due, l’attenzione di
Summer
si focalizzava spesso sui loro litigi: li osservava, scomponeva e
rimetteva insieme i pezzi, analizzandoli da vicino, come una
detective.
Rick e Morty però si erano
appena fermati con i
litigi. Si erano accorti di lei, forse, ma era poco probabile.
Più
veritiera sembrava la prospettiva che si fossero semplicemente arresi
al fatto che non avrebbero mai smesso di combattere e farsi la
guerra.
Si sentì il fruscio delle
lenzuola, gambe e busti
che si muovevano.
“Oh", fu quasi
impercettibile. Morty
parlava da sotto il suo respiro. Altri fruscii.
“Non farti strane idee.
Non-non ci stiamo
coccolando, è che questo letto è troppo piccolo
per tutti e due.”
Summer poteva immaginare in che
posizione erano,
li aveva già beccati a dormire insieme. Il mento di Rick
sopra la
testa di Morty, a sua volta vicino al petto magro e villoso del
più
anziano. Le braccia di Rick che circondavano il corpo esile del moro,
che nonostante l’età adulta, rimaneva sempre un
po' più piccolo
dello scienziato. L’ultimo silenzioso tentativo di
imprigionarlo,
tenerlo per sé, rivendicarlo come proprio. Proteggere Morty
dal male
di intere galassie, ma non riuscire a tenerlo al sicuro dal proprio.
“Mh-mh", concesse debolmente
Morty.
Dopo ciò, non dissero
più nulla. La pace
apparente di Rick e Morty non lasciò altra scelta per Summer
che di
mettersi a dormire.
Il giorno dopo, la famiglia si
fermò ad una
stazione di servizio per fare colazione. Si accese subito una focosa
lite, ma non tra Rick e Morty, non ancora. Questa colpiva Summer in
prima persona, invece, perché era l’ennesima
discussione sul fatto
che lei volesse trasferirsi a New York, ma i suoi genitori non
approvavano. Troppo lontano, la statua della libertà era in
realtà
un cavallo di Troia, all’Arconia Palace1
c’erano stati
così tanti omicidi che era sconsigliatissimo come condominio
in cui
abitare. Tutte confutazioni che in apparenza non battevano la tesi di
Summer: lei voleva trasferirsi, e tanto bastava per rendere
indiscutibile la sua decisione.
“Secondo me New York
è una bella idea”, disse
Morty, provando a fare da braciere e addentando un pezzo di bacon.
“Anche io vivrei all’Arconia".
“Grazie, Morty”.
Summer rispose
distrattamente. Era un po' — un po'
tanto — sarcastica.
Lo aveva capito pure Morty. L’opinione del moro non era quasi
mai
ascoltata in famiglia, anche se molto spesso si accostava a quella di
Rick e lui sì, sì che veniva ascoltato.
“Attenta, Summer", un rutto a
spezzare la
frase di Rick, “cambierà idea e dirà
che New York fa schifo tra
un po’”.
“Rick!”.
Eccolo, aveva ripetuto di nuovo quel
fatto. Doveva
aver avuto decisamente un impatto negativo su di lui, così
tanto da
importargli. Non che Rick fosse il tipo che non amasse lanciare
frecciatine a tavola, ma ritirare fuori lo stesso argomento? Per due
volte? Doveva aver bruciato nelle viscere.
“Che è successo
tra voi?”, Beth domandò. “È
da ieri mattina che non fate altro che litigare".
Figurati la notte,
avrebbe voluto
aggiungere Summer, ma si trattenne e continuò a finire i
suoi
pancake.
“Tuo figlio è solo
un indeciso del cazzo,
tesoro. Chissà da chi avrà preso".
“Lo sai. Mi hai guardato per
tutto il tempo in
cui l’hai detto", Jerry replicò tra i denti.
“E chi ha fatto il tuo nome,
Jerry?”, Rick
fece spallucce.
“Papà!”,
Beth bacchettò lo scienziato, che
incurante di tutto e tutti continuava a mangiare la sua colazione con
disinvoltura. “Che è successo?”,
insistette la donna.
Morty ballettò qualcosa,
come quando aveva
quattordici anni, e tutti avevano capito che stava dicendo solo
stronzate. Per questo lanciò uno sguardo di supplica a Rick,
che
riprese il suo discorso e con tono più eloquente disse:
“All’ultimo
minuto quel cretino di tuo figlio ha cambiato il filo da tagliare per
disinnescare una bomba di particelle subatomiche, mandando a monte
tutto. Ringraziatelo adesso per lo sterminio degli Xanozemechi, il
popolo creatore del miglior vino di prugne aliene.”
Morty aveva alzato gli occhi al cielo,
ma Summer
sapeva che si sentiva sollevato dalla bugia di Rick.
Anche se in costante guerra, si
aiutavano lo
stesso a vicenda. Lavoravano in squadra ed era affascinante
guardarli, perché entrambi davano la sensazione che insieme
sarebbero riusciti a fare qualunque cosa, perfino
l’impossibile.
Non avevano nemmeno bisogno di dimostrazioni: bastava vederli insieme
per crederlo.
Un duo solido e cooperativo, sempre
pronto ad
agire. Gli unici che si erano dimenticati di ciò,
però, sembravano
essere proprio loro.
NdA
1. mini cross over con la serie
“Only murders
in the building”, che potete trovare su Dsiney+. Ve la
consiglio
tantissimo. Selena Gomez merita sempre.
Salve!
So che forse è strano (?) che pubblichi un’altra
long quando ho ancora
Mina Vagante da finire, ma onestamente avevo bisogno di una pausa, e
cosa potrebbe essere migliore dal tirare fuori una vecchia ff che
avevo in cantiere da un po’? Insomma, sicuramente
è molto più
leggera di MV, nonostante anche qui Rick e Morty litighino lol.
I
dialoghi sono un po’ particolari, con le frasi incomplete, ma
volevo dare l’idea di sussurri a volte percettibili, a volte
no.
Il
titolo… beh ma quanto è rickmorty approved la
canzone di Mahmood e
Blanco? Giuro che ascoltandola ho urlato!
Ngl,
non penso che aggiornerò tanto frequentemente questa fanfic,
e spero
vi sia piaciuto questo capitolo. Voglio vedere se vale la pena
continuarla hahaha.
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