Prologo
Amelia
entrò
nella stanza sistemandosi i pantaloni rubati dall’armadio del
fratello, le
stavano larghi e i nastri che aveva usato per stringerli in vita non
bastavano.
Se solo avessero fatto dei pantaloni da donna, non che le dispiacessero
i
vestiti ma erano decisamente scomodi per scorrazzare nei campi dalla
mattina
alla sera. L’urlò che lanciò la
contessa Frances Di Blois seduta sulla poltrona
in velluto verde fece trasalire Amelia dai suoi pensieri
“vado
a
cambiarmi subito madre” fece prima di sentire
l’ennesimo rimprovero, aveva
promesso che in casa avrebbe mantenuto un certo abbigliamento ma
quell’urlo le
appariva esagerato persino per sua madre
“il
prin- il
princ- il princ” balbettò la contessa stringendo
la mano attorno al foglio di
giornale che stava leggendo, Amelia capì che il mistero non
si sarebbe risolto
da solo, con un paio di falcate fu accanto a sua madre e tolto il
giornale di
mano lesse ad alta voce
“il
Principe
Aaron Hannover terrà dei colloqui con la nobiltà
inglese…” un altro urlò mise a
dura prova l’udito di Amelia
“comprendi?”
le domandò sua madre la contessa, Amelia che non era certo
la persona più
intelligente al mondo ma che sicuramente aveva una buona
proprietà di
comprensione scosse la testa “cerca moglie”
esclamò “il principe cerca moglie”
ripeté
sgranando gli occhi verso la figlia, Amelia si portò una
mano fra i folti
capelli castano ramato, aveva ricevuto un’ ottima istruzione,
conosceva la
letteratura e la matematica, parlava francese e aveva qualche nozione
di
astronomia, era una lady istruita eppure non riusciva a leggere
matrimonio in
quella frase
“colloqui
con la nobiltà” lesse nuovamente poi socchiuse gli
occhi cercando di capire
perché quelli di sua madre rimanessero sgranati verso di
lei, erano di un
azzurro chiaro quel giorno, segno che presto quel giorno si sarebbe
messo a
piovere. Amelia si era abituata a prevedere il tempo seguendo il
cambiamento di
colore degli occhi della madre, azzurro pioggia
all’orizzonte, azzurro-marrore
bel tempo, azzurro-grigio tempesta. La figlia aveva ereditato
quest’ultimo
colore, così quando si guardavano negli occhi,
rispecchiandosi l’una nell’altra,
solitamente un uragano batteva alle finestre della casa. Davvero una
divertente
metafora del loro rapporto come madre e figlia.
“è
una
sciocca formalità” replicò sua madre
“nella notizia c’è espressamente detto
che
tutte le giovani nobili in età da marito sono caldamente
invitate a portare i propri
pensieri al principe” la giovane aggrottò la
fronte, ora iniziava a intravedere
ciò di cui sua madre stava parlando
“le
gentili
signore qua potranno illuminarmi sul perché di tante
urla” esclamò sir Coape
Bolt entrando nel salotto seguito dal sedicenne secondo figlio della
contessa,
Martin Di Blois si gettò sul divanetto accanto al camino,
Amelia si avvicinò al
fratello scompigliandogli i ricci capelli castano scuro
“non
dovresti finire la tua lezione?” domandò alzando
in un secondo momento il capo verso
il precettore
“la
contessa
crede che il principe cerchi moglie” spiegò
all’uomo dalla folta barba grigia
che guardava la situazione con un barlume divertito negli occhi
“questa è la
spiegazione del vile urlo” terminò
sentendo
addosso uno sguardo di rimprovero di sua madre per il tono ironico
utilizzato
“non
lo
credo, c’è scritto” esclamò
lisciandosi la gonna azzurra “avete finito la
lezione?” domandò verso il vecchio precettore.
Tutti loro gli erano molto
affezionati, da giovanissimo era stato l’insegnate del conte
e poi aveva
seguito l’educazione di entrambi i figli
“il
signorino Martin per oggi ha finito” rispose sir Coepe
“le sue attenzioni
possono essere interamente dedicate a come far incontrare lady Amelia e
sua altezza
reale” la giovane lady presa in causa scoccò
un’ occhiataccia al precettore “non
vorrete togliere a un povero vecchio la possibilità di
vedere una giovane e
brillate lady come voi giustamente ammogliata”
“e
che mi
dite di quando il povero vecchio mi diceva che se non avessi imparato
la
matematica avrei rischiato di non accorgermi di avere accanto un marito
scialacquatore?” replicò Amelia
“direi
che
ora la matematica la conoscete bene e che vi serve un buon
scialacquatore”
rispose divertito il precettore. Il conte Jerome Di Blois era il terzo
figlio
della casata degli Di Blois, non avendo diritto ad ereditare il titolo
si era
dato da fare amministrando alcune tenute di famiglia dalla quale aveva
dato
vita a un fiorente attività commerciale. Passava molto tempo
fuori casa così
era stato Sir Coepe, il vecchio precettore, a seguire la crescita dei
figli.
Solo alla morte improvvisa del fratello, Jerome Di Blois era diventato
conte e
si era ritirato dal lavoro come confaceva a un nobile.
“ben
detto” esclamò
la contessa scattando in piedi “quante cose da
fare” borbottò fra sé,
lanciò
un’ occhiata verso la figlia, alzò leggermente il
sopracciglio destro, Amelia
rimase immobile come una preda davanti al cacciatore, Frances
arricciò le
labbra arrivando a quello che i due fratelli avevano definito il
secondo stadio
prima della follia. Martin come fiutando il pericolo alzò il
capo dal divano
posando lo sguardo prima su sua madre e poi sulla sorella preoccupato.
Frances
sciolse quella buffa espressione e prese un profondo respiro, ed ecco
il terzo
stadio “compreremo dei vestiti nuovi, farai un corso
accelerato di buone
maniere, riprenderai a suonare e lavoreremo sul tuo inchino”
elencò tutto d’un
fiato, Amelia rimase ferma con gli occhi spalancati
“ora” terminò, la giovane
lady scattò e iniziò a camminare per la stanza,
dopo qualche passo realizzò di
non avere una meta precisa e soprattutto di non voler assecondare sua
madre
“nnn-non”
balbettò “non serve nulla di tutto
ciò” esclamò Amelia come liberandosi di
un
peso “non sono una candidata accettabile per il principe,
inutile provarci” - e
soprattutto non mi sposerò mai- pensò fra
sé la giovane soffermandosi
involontariamente sulla figura del fratello che cercava di camuffare
una risata
per la scena alla quale stava assistendo. Sir Coepe
intercettò il suo sguardo e
le rivolse un sorriso incoraggiante. Lui lo sapeva che non avrebbe
potuto
sposarsi, non poteva lasciare suo fratello né sua madre. Suo
padre il conte era
morto un anno prima, molte proprietà erano state smembrate e
reclamate come
eredità dai suoi cugini, infine molti gentiluomini in
affari, alla morte del
capo famiglia, avevano reciso i contratti in essere ed erano passati
alla
concorrenza, in breve tempo avevano rischiato il lastrico. Amelia con
la complicità
di Sir Coepe aveva investito la sua intera dote per mettere al sicuro
una
proprietà terriera di coltivazione di cotone, aveva iniziato
a riprendere i
rapporti con i mercanti utilizzando però lo pseudonimo di
Markus O’ Brian,
lontano cugino dei Di Blois, intervenuto per amministrare la tenuta
assieme a
Martin, il neo conte sedicenne. Gli affari erano ripresi ma Amelia non
avrebbe
avuto dote da portare a un futuro marito e soprattutto doveva
continuare a
rafforzare l’immagine del suo giovane fratello. La figura di
Markus doveva
essere solo un ruolo passeggero per dimostrare agli affaristi del
continente
che il giovane conte fosse pronto a prendere il posto del padre ma che
stesse
aspettando la giusta età. Martin Di Blois era intelligente e
curioso ma
certamente non era ancora pronto a gestire gli affari di famiglia,
Amelia stava
lavorando per lui, non poteva sposarsi, doveva costruire un futuro per
lui e
occuparsi di sua madre
“non
sei
aggraziata questo è sicuro” fece sua madre
“ma quel vitino stretto e il fisico
sano lo hai preso da me ed è una cosa che gli uomini
guardano te lo posso
assicurare” procedette facendo smettere di ridacchiare il
figlio, sentire la
madre parlare di fisico e uomini non rientrava nelle sue tematiche
preferite
“vostro padre ha dovuto combattere contro parecchi
gentiluomini per potermi
anche solo chiedermi un ballo” continuò la
contessa alzando il mento e
drizzando le spalle come se di colpo fosse tornata su quelle piste da
ballo
“dovete sapere che…”
“…il
principe di Prussia mi voleva sposare..” le fece eco Martin
conoscendo quel
discorso a memoria “o era il granduca di Toscana?”
domandò retorico solo per
infastidire la madre
“Martin”
esclamò Amelia con finto tono di rimprovero “erano
le Due Sicilie” intervenne
“io
ricordo
provenisse dalla Svezia” disse Sir Coepe dando credito ai due
ragazzi
“oh
prendevi
pure gioco di me” fece con un drammatico sospiro
“se tua madre ti dice che
andrai a quel colloquio vuol dire che ci andrai”
rimarcò, Amelia sospirò, non
avrebbe mai arrecato dispiacere a sua madre. Guardò fuori
verso l’ampia
finestra sulla quale erano fissate delle fini tende rosa cipria,
prodotte con
il loro cotone, di quello doveva occuparsi, dei campi e della
produzione.
Qualche grigia nuvola fece capolino nel cielo, segno che gli occhi di
sua madre
non sbagliavano mai. Fu in quel momento che a Amelia balzò
in mente un’idea.
“avete
ragione madre, andrò a quel colloquio con il
principe” annunciò.
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