Harold si svegliò molto stordito. Aveva passato una nottata
movimentata e costellata di sogni ansiogeni che lo avevano fatto
svegliare più volte. Non ricordava bene cosa riguardavano e
la sua memoria era confusa anche sugli avvenimenti del giorno
precedente.
Guardò sotto le bende che si era ritrovato sul polso. -Ok...
che sono stato morso da qualcosa di non identificato è
vero... e...- rimanendo disteso sulla brandina per non infastidire la
gatta che gli dormiva sulle gambe, allungò la mano per
prendere il cellulare a terra e confermò di aver chiamato a
sua sorella per lamentarsi di qualcosa. Notando di avere alcune unghie
verdognole invece ricordò di avere sbucciato delle fave.
“Ho scordato di lavare le mani...”
Il ragazzo dovette spostare da sé una scocciata Kunoichi e
si alzò pensando che si sarebbe sentito meno confuso col
passare dei minuti.
Apparentemente Leshawna stava ancora dormendo. Fu tentato di
avvicinarsi alla ragazza senza spiegarsi il perchè, ma alla
fine decise di cambiare aria uscendo dall'appartamento.
Appena messo un piede fuori dalla porta, se lo ritrovò
calpestato. -Ahi!- Guardando in basso vide una bambina sulle sue scarpe
che stava per perdere l'equilibrio. La bloccò prima che
finisse a terra. -Signorina, fa più attenzione.- le disse
Harold.
La bambina alzò il visetto imbarazzato poi fuggì
dietro le gambe di una donna, Courtney.
Harold non era affatto stupito. Anche se la bambina aveva occhi e
carnagione un po' più chiari, i capelli di un castano quasi
rossicci e il naso un po' più rozzo, somigliava
spaventosamente a Courtney. “Però la immaginavo
più piccola...”
-Maya, ringrazia e scusati col signore.- disse Courtney, tenendo le
braccia conserte. -E' già abbastanza sfigato di suo, non
c'è bisogno di peggiorargli la giornata.-
Harold sorrise forzosamente a quell'aggiunta. “Forse
è colpa mia che sono suscettibile di mattina... eh,
eh...” pensò il ragazzo canticchiando nervosamente
nella sua testa.
Maya si sporse timidamente dalle gambe della madre e
cominciò a bisbigliare. -S-scusa se ti sono salita sui piedi
e... grazie per non avermi fatto dare una facciata per terra...-
-E' a posto... L'importante è che fai più
attenzione.- rispose Harold vedendo poi la bambina nascondersi di
nuovo. Gli dava una stranissima sensazione guardare qualcuno tanto
somigliante a Courtney comportarsi in quel modo. “Anche
Courtney da piccola era così?”
-Già. Se cadi troppo, ti verrà un naso storto
quanto il suo, amore.- aggiunse allegramente Courtney.
Harold la fulminò con lo sguardo poi sorrise verso la
bambina. -Tua madre mi conosce da tempo. È per questo che mi
prende in giro. Ma parlare in questo modo alle persone con cui non si
ha confidenza come risultato più probabile ha il farsi dei
nemici.- disse con fare saccente riprendendo Courtney fra le righe.
“Infatti io e Courtney non siamo mai stati in confidenza...
ma non voglio litigare, desidero solo restituirle la puntina di
fastidio che mi trasmette... Sono innocente!”
-Capito...- bisbigliò Maya annuendo come se prendesse degli
appunti mentali.
Courtney lo guardò infastidita, poi sospirò e
divenne improvvisamente cortese. -Leshawna come sta? Sai, quando se ne
andata dal mio appartamento sembrava veramente strana.-
-Non lo so... ieri non si è sentita bene. Tu hai notato
qualcosa in particolare mentre era da te?-
-Si parla di quella signora di ieri? Credo di averle messo paura io!-
disse Maya improvvisamente tanto energica da avvicinarsi a lui. Ma non
sembrava divertita, voleva solo rendersi utile.
Se Maya diceva il vero, Harold non era molto stupito che avere a che
fare con una bambina potesse mettere a disagio Leshawna in quel
periodo. “Mi sarei dovuto ricordare che Courtney aveva una
bambina per avvertire Leshawna e prepararla psicologicamente...
Però non può essere bastata una cosa simile a
metterla K-O... Vero?!” disse fra sé e
sé intrecciando nervosamente le dita fra le ciocche di
capelli.
-Probabile.- intervenne Courtney con aria seria. -Una bambina
selvatica che si nasconde sotto un tavolo per saltare l'asilo, non
può non far provare angoscia per le future generazioni.-
fece arrossire Maya che tornò immediatamente accanto a lei
per mostrarsi disciplinata.
“Mi ricordano me e mia madre!” pensò
Harold non riuscendo a non entrare in empatia con la bambina.
“Forse non avrei abbastanza polso per educare un
bambino...”
-Crescere una brava signorina è difficile...-
sospirò Courtney. -Un valido alleato mi sarebbe d'aiuto,
invece...- continuò infastidita. Harold pensò che
probabilmente il padre della bambina aveva un carattere molto
più libero e leggero. Poi Courtney lo stupì
sorridendo leggermente come se in fondo la donna non sentisse che le
cose andassero così male. -Forza, andiamo all'asilo.- disse
la donna alla bambina con un'espressione abbastanza dolce e calorosa.
Maya sbuffò e seguì la madre che si
fermò bruscamente. -Maya, non stai scordando qualcosa?- la
interrogò.
La bambina si toccò la schiena sperando di non aver
dimenticato lo zaino, per giunta sotto gli occhi di uno sconosciuto, ma
lo zainetto era li al suo posto.
-Maya... devi salutare il signore...- disse Courtney rassegnata.
-A-ah...- la bambina balbettò imbarazzata. Si
voltò verso Harold. -Buona giornata, signore.-
-Grazie! Anche a te, Maya. E buona giornata anche a Courtney.- rispose
Harold educatamente.
Una volta che madre e figlia scesero le scale che le avrebbero portate
un pianerottolo più in basso, Harold vide arrivargli addosso
dal lato opposto, un oggetto circolare piuttosto leggero.
“'Sta mattina sono un bersaglio mobile o cosa?!”
pensò il ragazzo guardando verso la direzione da cui gli era
arrivato l'oggetto e vide Max scendere silenziosamente le scale nella
sua direzione. Portava con sé un mucchio di oggetti come
quello che era arrivato addosso ad Harold. Li riconobbe come
acchiappa-sogni.
-La strega e la bambina se ne sono andate?- chiese Max mantenendo la
distanza e un tono guardingo. Quando vide Harold annuire, si
avvicinò.
-Perfetto!- disse soddisfatto, precipitandosi da lui e raccogliendo da
terra l'acchiappa sogni che gli aveva lanciato. -Questo è
per te! Gli altri li appenderò in giro per il condominio!-
-Ah... vuoi che i condomini abbiano sogni tranquilli? Oh, che pensiero
gentile...- disse Harold perplesso e sospettoso.
-No! Li ho modificati tramite dei riti trovati su internet! Visto che
non so cos'altro potrei fare dal punto di vista scientifico, ho deciso
di allargare i miei orizzonti e rivolgermi allo spiritismo!-
spiegò Max come se si aspettasse la comprensione e la
complicità di Harold che si guardò intorno prima
di accettare che il ragazzino stesse parlando proprio con lui.
“N...non ricordo di avergli suggerito niente di simile... Oh
no. Anche lui come Leshawna confonde aspiranti psicologi e
fattucchiere?”
-Ricordi quando mi hai detto che forse avevo visto Roza nella mia
stanza perchè il suo spirito si è staccato dal
corpo? …Signor Depresso? Ehi! Signor Depresso!-
Harold si era temporaneamente estraniato dal mondo esterno ricordando
improvvisamente di aver parlato con Roza, ma non riusciva a capire se
collocare quell'incontro nei suoi sogni o ad uno stato di veglia
“Ma io ne ho parlato con Leshawna ieri, quindi deve essere
accaduto mentre ero sveglio! Se no... di cosa ho parlato
ieri?”
-Signor Depresso!- lo chiamò nuovamente Max.
-Mi chiamo Harold!- sbuffò. -Per quale scopo avresti
modificato questi acchiappa-sogni?-
Max sembrò entusiasta della domanda -Ora servono ad
acchiappare gli spiriti! Se riesco a riacciuffare Roza con uno di
questi, possiamo rimetterla nel suo corpo e svegliarla dal coma! A
proposito, sei riuscito a scoprire dov'è ricoverata?-
-Eh... no...- Harold era combattuto... una parte di lui trovava l'idea
di Max ingenuamente adorabile. Lui stesso avrebbe potuto pensare di
fare qualcosa del genere per sfogare la sua sensazione di impotenza,
tenendosi occupato con qualcosa di logicamente inutile, ma che avrebbe
potuto dargli l'illusione di star facendo qualcosa per essere d'aiuto.
Ma in quel momento non si sentiva a suo agio pensando a Roza, la sua
condizione e gli strani ricordi del giorno prima. Inoltre,
indipendentemente dal fatto che quegli aggeggi funzionassero o meno e
che gli spiriti esistessero o meno, l'idea di pensare a un fantasmino
che vagando innocentemente per conto suo si ritrovava improvvisamente
intrappolato gli metteva ansia, a maggior ragione se pensava a Roza in
quella situazione.
-Max, forse lasciare a Roza i suoi spazi e chiederle di rientrare nel
suo corpo con le buone sarebbe un'idea migliore di costringerla. Stiamo
pure parlando di una persona che ha tentato di uccidersi...-
Max divenne improvvisamente ostile. -Continuo a preferire l'ipotesi del
tentato omicidio da parte della madre.- brontolò.
-E se con l'ex acchiappa-sogni prendessi lo spirito sbagliato e questo
prendesse il posto di Roza? Poi Roza potrebbe rimanere senza corpo.
Poverina, sarebbe così triste...-
-N-non ci avevo pensato!- balbettò Max mortificato.
Harold era stupito e imbarazzato per la facilità con cui
stava manipolando l'adolescente come se fosse un bambino. Max sembrava
credergli a prescindere come se stesse parlando di questioni
scientifiche e perfettamente logiche.
-Forse è meglio che mi faccia venire un'altra idea...-
pensò ad alta voce il ragazzino tondeggiante.
“E' proprio un bravo ragazzino...”
ripensò Harold sospirando. “Magari se Leshawna
conoscesse meglio i bambini ne sarebbe meno spaventata... In fondo non
mi sembrano così terribili! O magari non mi trovo male con
loro perchè sono una persona infantile?”
-Signor Depresso! Sembri così pallido... sicuro di stare
bene? Intendo... se vuoi diventare il mio scagnozzo nuovo devi essere
in salute, non mi sto preoccupando per te, ovviamente!-
-Sto benissimo... e mi chiamo Harold!-
Si congedò dal ragazzino e rientrò
nell'appartamento. Anche se non si sentiva a disagio con i bambini,
forse aveva avuto troppe interazioni sociali per una persona appena
sveglia. La porta della camera da letto era rimasta aperta,
così vide Leshawna seduta sul letto. “Oh, no...
altre interazioni sociali...” pensò anche se in
realtà era un po' sollevato.
-Come stai?- le chiese.
-'Na merda... Si può stare in altri modi di mattina?-
rispose Leshawna mentre infastidita cercava di appiattire e dare una
forma normale all'oscura selva di capelli disordinati e nodosi.
-Decisamente no, hai ragione, era una domanda stupida.-
concordò Harold sentendosi stranamente a suo agio per quella
reazione familiare.
-Inoltre, forse era un'allucinazione del dormi-veglia, ma sono stata
svegliata da delle terribili vocine acute e squillanti, che parlavano
con te. Buffo, non mi ero mai accorta di quanto mi infastidisca questo
tipo di voce.- si sfogò.
-Hai un ottimo udito, stavo davvero parlando con due persone dalla voce
squillante.-
-Ah... Fammi indovinare, Courtney e Mini-Courtney?- Harold
annuì. Leshawna sospirò. -Solo un super udito mi
mancava. Spero che questo e l'olfatto amplificato vadano via fatto
uscire il bambino! Ieri non riuscivo neanche avvicinarmi per pulire
quelle verdure del demonio...-
-Non penso che l'udito c'entri.- Harold trattenne il riso ricordando
improvvisamente di come Leshawna e Kunoichi avevano tagliato la corda
quando si era messo a rompere i baccelli dei legumi a causa del flebile
odore erboso sprigionato. “...Ah? È per questo che
non mi sono lavato le mani? Speravo che l'odore rimanesse tenendola
alla larga?” Harold biasimò i piani deliranti del
sé stesso del giorno prima con un po' di imbarazzo. Si
scusò mentalmente anche con la gatta. Se il suo bislacco
piano avesse funzionato, sarebbe stato un problema anche per lei.
-Sul serio, ieri non ti ho aiutato per l'odore, non è che
volessi una scusa per oziare...- disse Leshawna un po' imbarazzata.
-Ti credo, ti credo.- rispose Harold mettendo le mani avanti. Era
abbastanza stupito da quello strano comportamento insicuro. -E poi a me
rilassa lavorare con le mani, non è problema.-
“Sopratutto poter stare con te che non ti avvicini
è rassicurante!”
-Già, peccato... Sai, da piccola aiutavo spesso mia madre a
pulire verdure, pesce... cose così. Ieri mi hai messo un po'
di nostalgia a dire la verità.-
“Sai essere inaspettatamente sentimentale...
però... eh? Quindi ti ricordo tua madre?!”
sicuramente non era quello che intendeva, ma era un pensiero un po'
imbarazzante e lo tenne per sé. Non riusciva ancora a capire
quanto era il caso di stare in confidenza con la ragazza, né
se lei si facesse gli stessi problemi. L'idea che non fosse
così lo infastidiva un po'.
Harold percepì per buona parte della giornata una sensazione
sgradevole. Si sentiva osservato e casualmente quando si girava trovava
sempre Leshawna che distoglieva improvvisamente lo sguardo. Mentre era
seduto al tavolo per studiare non ne potè più.
-Leshawna, potresti smetterla di fissarmi ossessivamente?-
-Non ti sto affatto fissando, caro il mio paranoico! ...È
solo che l'appartamento è piccolo e tu sei l'unica cosa che
si muove qua dentro oltre a me. È normale che mi cada
accidentalmente l'occhio su di te.-
-Anche Kunoichi si muove.- disse indicandole la gatta che proprio in
quel momento saltò per acchiappare una mosca.
Riuscì a mangiarla.
-Mi fa un po' schifo...- commentò Leshawna. Harold
sembrò offeso, anche la gatta fulva cominciò a
fissarla come se si fosse sentita chiamata in causa. -Siete entrambi un
po' inquietanti ora che ci penso...-
-Magari potresti impiegare il tuo tempo in modo un po' più
costruttivo. Quando è che hai esami, ora che ci penso?-
-Harold, questo è un colpo basso.- disse la ragazza
guardandolo storto.
-Scherzi a parte, hai qualcosa di cui vuoi parlarmi?- nel momento in
cui lo disse, si rese conto che era da quando erano tornati a casa
dall'ospedale il giorno precedente che Leshawna si comportava in quel
modo. Era come se volesse parlargli o se stesse pensando intensamente a
qualcosa che aveva a che fare con lui. “Ero troppo
concentrato su di me e i miei problemi per darci
importanza...”
-Non disturberei mai uno studente modello.- disse Leshawna in tono
canzonatorio tentando di togliersi di impiccio.
-Mi disturbi molto di più tenendomi sotto costante
osservazione.- disse sorridendo nervosamente. -Se vuoi davvero parlarmi
di qualcosa, coraggio, spara! Sono a tua completa disposizione! Se le
tue attenzioni derivano invece dal fatto che sono diventato
improvvisamente irresistibile, beh, molto lusingato, ma ne farei
volentieri a meno!-
-Imbecille.- sentenziò Leshawna sistemando nervosamente i
capelli. -Ehm, ecco... Però non sembrare così
serio e concentrato! Mi metti a disagio!- allora Harold finse di
dormire adagiando la testa sul libro e chiudendo gli occhi, ma la
innervosì maggiormente.
-Qualunque cosa tu mi dica, non sarà più strano
del mio discorso di ieri, vai tranquilla.- le disse aprendo un occhio.
Apparire più deboli per far abbassare la guardia agli altri
era probabilmente la sua mossa preferita. Utilizzarla con Leshawna per
metterla a suo agio era rischioso, lei detestava quel comportamento. Ma
in quel caso, stranamente sembrò funzionare. Paradossalmente
Harold si sentì un po' a disagio
“Perchè i miei fallimenti risultano motivazionali
per gli altri?”
Leshawna decise finalmente di parlare. -Io e te dobbiamo diventare
genitori, giusto?-
“...Perchè me lo chiedi come se sperassi che ti
rispondessi che è tutto un pesce d'aprile?”
pensò Harold annuendo un po' teso.
-Non pensi che magari fra qualche anno potresti avere una specie di
crisi di mezza età anticipata ed uscirtene con qualcosa del
tipo “Oh, no! Ho sprecato la mia giovinezza! Ora come faccio?
È tutta colpa di quella donnaccia!”-
Harold rimase interdetto “C-che razza di idea hai di me?! No,
aspetta... sicuramente non era questo il senso della
domanda...” prese un respiro profondo e le fece cenno con la
mano di attendere. -Sto elaborando.- annunciò. Nel mentre
Leshawna annuì con aria nervosa.
-Bene...- esordì Harold dopo averci pensato. -Mettiamo che
l'Harold di un universo parallelo non abbia voluto saperne niente di te
e del bambino. Presto o tardi, potrebbe comunque pentirsene e pensare;
“La mia vita non ha condotto a nulla di buono. Forse se
avessi cresciuto quel bambino, ora non mi sentirei così
vuoto.” Mentre l'Harold di un'altra dimensione che ha preso
la stessa decisione, ma ha avuto una vita più soddisfacente
potrebbe comunque sentirsi in colpa; “Chissà come
starà ora quel bambino? Leshawna l'avrà tenuto?
Sarà stato adottato? Forse sono stato irresponsabile ed
essere padre in anticipo non sarebbe stato così
terribile.”- Leshawna gli sembrava particolarmente a disagio
mentre lo ascoltava.
-Leshawna, capisci cosa intendo? È inutile che io prenda
decisioni pensando a cosa potrebbe recriminarmi la mia versione del
futuro. Tanto una scusa per prendersela con me l'avranno comunque. Devo
pensare al me del presente... e Harold nel presente pensa che si
sentirebbe estremamente irresponsabile a lasciarti a sbrigartela da
sola e che non odia tanto l'idea di fare il genitore anche se
è molto, molto atterrito... Inoltre non so bene cosa si
intenda per sprecare la giovinezza...- ammise un po' imbarazzato.
-Non amo particolarmente uscire e non sono mai stato un animale da
branco, ci ho provato ma...- “Preferivo stare con te... O-ok,
qualcuno licenzi la rete neurale responsabile di questo
pensiero!” -Non era così divertente alla fine e
crescendo la vita del libertino ha perso il suo fascino su di me.-
“Inoltre da quando ho cominciato ad essere depresso
è come mi fosse caduto! ...Ed è anche un bene.
Essere sia depressi che allupati sarebbe una tortura, almeno ho un
pensiero in meno. E poi forse non ho mai voluto essere libertino,
volevo solo stare con te... Ripeto! Qualcuno licenzi quella rete
neurale!” -Essere genitore mi toglierà sicuramente
molto tempo libero e non posso sapere quanto, ma durante il periodo che
ho vissuto da mia sorella ho badato a tempo pieno a Riff e non mi ha
dato problemi... onestamente penso che sia qualcosa che posso
affrontare.
Se il me del futuro si scorderà che il me del presente aveva
esigenze diverse dalla sue e dovesse rimpiangere le mie scelte,
pazienza. Se ti userà come capro espiatorio, hai la mia
autorizzazione a picchiarlo!- disse serio, poi si ammorbidì.
-Potrebbe piacergli, magari avrà sviluppato una forma di
masochismo di cui non ti sei resa conto.- scherzò per
alleggerire l'atmosfera.
-Lo so già che hai sviluppato qualche forma di masochismo...-
-Oh... non dovevi prendere così sul serio le mie battute.-
mormorò imbarazzato.
Poi la donna sorrise tristemente mettendolo a disagio. -Sei sicuro che
non sia come la storia della volpe che non riuscendo a raggiungere
l'uva, dice che tanto non l'ha mai voluta perchè era
certamente acida? Magari pensi che non rimpiangeresti la tua giovinezza
perchè pensi che tanto non riusciresti ad avere comunque una
vita sociale soddisfacente...-
-Magari le mie capacità sociali non sono come quelle degli
altri, ma ho sempre fatto del mio meglio e ne sono soddisfatto. Forse
il me che prenderà il mio posto se ne scorderà e
penserà che non ho fatto abbastanza, ma ripeto, sono
problemi suoi. Tutte le decisioni che ho preso sono state fatte per dei
motivi.- disse assumendo lo stesso sorriso triste della ragazza.
-Vorrei che almeno tu lo tenessi a mente...-
“...Perchè suona tanto come la dichiarazione di
qualcuno che morirà da un momento all'altro?!”
cercò di sfuggire alla malinconia assorbita da Leshawna.
-P-poi i discorsi sulle crisi di mezza età sono senza
senso!- dichiarò Harold ridendo nervosamente, poi
sospirò e tornò serio. -Temo che alla fine il
problema non siano le decisioni prese. Semplicemente si avverte il
tempo che passa e si vorrebbe tornare indietro o si idealizza il
passato e si pensa di essere stati meglio a prescindere.-
-La tua solita arroganza. Parli di qualcosa che non hai mai
sperimentato.- la ragazza lo criticò bonariamente, ma con un
quantitativo preoccupantemente basso di energie. -Sei un po' strano
quando parti di te stesso del futuro o te stesso di un'altra dimensione
come se parlassi di persone differenti da te...- osservò
Leshawna riassorbendolo nel suo umore melanconico.
“Perchè mi sento come se il me stesso di ieri
fosse morto e io fossi nato solo questa mattina nonostante abbia dei
ricordi degli Harold precedenti... è come se non riuscissi
più a riconoscermi nei ricordi.
Chi è quell'uomo dalla postura storta con i capelli rossi e
gli occhiali? Perchè ha fatto quelle cose? Cosa provava
mentre le faceva? Perchè le sue reti neurali insistono su
Leshawna? Se quello di prima non c'è più ed io ho
i suoi ricordi, anche io scomparirò e il me stesso del
futuro si ritroverà una versione annacquata dei miei
ricordi?” Harold si trattenne dal ridere. “E' solo
colpa della mia instabilità emotiva! Devo tranquillizzarmi e
non pensarci più. Tutto si sistemerà senza
nemmeno che me ne accorga!” alla fine il ragazzo emise un
flebile verso vagamente somigliante a una risatina. “Si
risolverà tutto perchè morirò
lasciando il posto ad un Harold meno difettoso e tutto questo
avverrà, senza che né io né lui ce ne
accorgiamo...”
Una mano gli si posò sulla testa. -Harold, è
tutto ok?- chiese Leshawna. Era preoccupata ma non sembrava
più malinconica e indebolita, aveva riacquistato il
controllo. Un instante dopo si ritrassero entrambi.
“Giusto! Sto pensando troppo a me! Devo pensare ai problemi
di Leshawna per scappare dai miei, è uno scambio equo di
favori.” riprese il controllo del respiro. Gli sembrava di
star scappando da qualcosa che lo prendeva per la gola e cercava di
risucchiarlo al suo interno. Se si concentrava, aveva l'impressione di
poter avvertire il fiato della bestia sul collo. “Devo
mostrare più contegno, altrimenti lei non
prenderà più sul serio!” si
rimproverò. “Però... preoccupandosi per
me è tornata più simile alla Leshawna che
ricordavo... Forse il mio compito è questo?” Si
schiaffeggiò mentalmente. “Che idea
idiota!”
-Scusa se ti ho fatto preoccupare, stavo avendo dei terribili crampi al
tendine del piede.- Harold decise di usare come capro espiatorio una
sensazione che Leshawna conosceva e che trovava molto dolorosa. Come
previsto, la ragazza empatizzò istintivamente e almeno
apparentemente si distrasse dall'indagare oltre. -Comunque, io ti ho
detto come la penso e perchè ho preso la decisione di
assumermi la responsabilità della tua gravidanza, ma cosa
pensa la Leshawna del presente a riguardo? È quella la cosa
veramente importante, non cosa temi di pensare in futuro...-
“Non mi hai parlato di una mia eventuale crisi di mezza
età anticipata perchè temevi che fossi io ad
averla, non è così?”
-Non saprei spiegarmi nel tuo modo strano...- sbuffò
Leshawna.
-Uhm... Tranquilla, non mi aspetto questo...- Harold si rese conto che
non aveva mai realmente saputo cosa ne pensasse Leshawna della
situazione. La considerava una persona molto razionale al di
là degli scatti d'ira. Quindi si era limitato a dare per
scontato che sapesse quel che faceva. Inoltre dopo che lei aveva
scoperto di essere incinta, era diventato molto difficile parlare della
situazione con tranquillità e lucidità.
-In realtà mi sembra inutile parlarne, tanto per abortire
è tardi.- disse Leshawna.
“...Ok.” non era così stupito o
sospettoso per la risposta, era sempre stata piuttosto pessima a
spiegarsi quando era un minimo nervosa. -Non è corretto.-
disse Harold con calma. Per un attimo ebbe l'impressione che quel tono
la irritasse. -Potresti decidere di affidare il bambino a qualcun
altro... I tuoi genitori sono ancora giovani e tua madre era
interessata...-
-Dovrei scappare il più lontano possibile da loro in caso!
Sarebbe piuttosto ridicolo e imbarazzante crescere con i nonni e nel
mentre avere una madre incapace...- farfugliò imbarazzata -E
perchè quella donna parla di queste cose con te?!- si
sfogò.
-Uh, vediamo... Forse perchè non eri rintracciabile?!-
rispose Harold cercando di mantenere un tono neutro e fallendo
miseramente.
-Ah... è successo durante la mia latitanza, ok...-
mormorò la ragazza irrequieta.
-Inoltre... in realtà...- Harold sospirò. -Anche
mia sorella sarebbe interessata. Lo fa per me.- confessò.
-Mi ha detto che se mi occupo di Riff e della casa a tempo pieno,
può tenere me, il bambino e Kunoichi.- Lui e la sorella
avevano parlato dell'eventualità che Leshawna non volesse
occuparsi del bambino quando la ragazza era ancora scomparsa e Harold
si era stabilito in casa sua. Celia per rassicurarlo che non sarebbe
stato un disturbo gli aveva rivolto un'espressione particolarmente
divertita e quasi sadica; “Non preoccuparti, fratellino. Ti
metterò a lavorare molto duramente, non avrò
pietà...”
Quando Harold le aveva fatto notare che poteva essere un problema per
la privacy sua e di suo marito, l'espressione della donna si era
ammorbidita. “Abbiamo un bambino di quattro anni,
è molto più facile avere privacy con te che ci
badi. Ha anche cominciato a svegliare te di notte e non noi!”
aveva aggiunto ghignando.
-Bene, quindi si rischia la faida familiare? Sapevo che poteva andare a
finire così... Da un punto di vista giuridico sembra un
inferno!- disse Leshawna. Harold e sua madre, da un punto di vista
caratteriale erano molto compatibili. Ma nonostante la donna lo
considerasse un bravo ragazzo anche intelligente, lo vedeva come poco
più che un bambino. Probabilmente non sarebbe stata
d'accordo nel lasciargli l'infante se Leshawna si fosse tolta
dall'equazione e Leshawna era d'accordo, Harold era troppo piccolo ed
emotivo.
-E' per evitare una faida che hai deciso di tenerlo?- le chiese Harold
con tono calmo, ma sguardo indagatore. Lei lo osservò con
serietà ma non sembrava interessata a rispondergli. -Ci sono
altre due incognite...- aggiunse Harold per continuare quel tragicomico
quadro della situazione. -Tuo padre non so se è o meno in
accordo con tua madre...-
-Lo sarà, tendenzialmente la segue a ruota.- disse Leshawna
interrompendolo, poi lo lasciò continuare.
-Mentre il mio... Beh, è inutile parlarne! Non è
che lui possa decidere così a caso di diventare il tutore di
tuo figlio... ma mi da comunque fastidio!- ammise innervosito -Cosa
diavolo sarebbe? Una specie di tentativo di avere una seconda
possibilità? Con me? Insomma... tutti commettiamo degli
errori, però... Era un errore? Lui lo considerava un errore?
Perchè a me sembra che le nostre strade si siano divise
molto pacificamente, mica sono arrabbiato! ...Mi manda davvero in
confusione!-
-Mi sono persa, il soggetto era tuo... padre?-
-Lasciamo perdere.- sbuffò Harold.
-Comunque non devi preoccuparti, ho deciso io di tenere il bambino.-
disse Leshawna cercando di apparire sicura di sé come al
solito. -E' solo che inevitabilmente ho le mie preoccupazioni e mi
sento nervosa e... ah...- sospirò perdendo quell'apparenza
che si era costruita. -Quanti anni ha secondo te, Mini-Courtney?- gli
chiese con serietà.
-Forse quattro, massimo cinque... cosa c'entra?-
-Quindi Courtney l'ha avuta fra i diciassette e diciotto anni...
Courtney, quella tutta perfettina, con tutti i suoi progetti rigidi e
immodificabili da perfettina... E' rimasta incinta a
quell'età eppure sembra che in qualche modo se la cavi...-
osservò irrequieta. -N-non che goda delle disgrazie altrui!
È-è che... intendevo...-
-Beh, Courtney mi è sembrata tranquilla e visivamente in
salute. Se proprio lei che ti sembra incompatibile con una
maternità prematura se la sta cavando dovresti essere
più fiduciosa, no? Possiamo farcela pure noi, no?- le disse
cercando di tranquillizzarla.
-Col cazzo! Mi sento ancora più inadeguata... ho la
sensazione che possano farcela tutti tranne me!-
-Sai che è molto irrazionale tutto ciò? Non sei
nella testa di Courtney e non c'eri neanche durante la sua gravidanza.-
ebbe di nuovo l'impressione che il suo tentativo di essere calmo e
razionale la irritasse. “Io non so che altro fare!”
si sfogò Harold internamente.
-Grazie della notizia! Non sono scema, ma... N-non mi aspetto che tu
capisca. A te piaceva badare a Riff quando era appena nato e passavi
molto tempo appresso a lui e tua sorella... Infatti, svenimento
iniziale a parte ti sei adattato spaventosamente bene alla notizia
della mia gravidanza! Per te sembra facile adattarti a qualunque cosa!
N-non fraintendermi! Ti ammiro per questo, eh!- la ragazza si corresse
per non sembrare aggressiva nei confronti di Harold.
Lui sembrava a disagio, poi le sorrise nervosamente.
-Leshawna, in realtà c'è stato un...
fraintendimento, diciamo. Io sono diventato consapevole della tua
gravidanza, lo stesso giorno in cui tu ne hai avuto la conferma. In
realtà quando ti sei decisa a parlarmene, io avevo
già avuto già avuto una settimana di tempo per
riflettere sulla cosa e adattarmi all'idea.- ammise il ragazzo.
Leshawna era molto guardinga. -Come... Come diavolo l'avresti
scoperto?-
-Beh. Hai gettato il test nel sacchetto per la raccolta differenziata
della carta! Mi ha fatto venire un colpo, temevo che fossi impazzita e
ci avessi gettato un termometro! Poi l'ho tirato fuori e la
realtà era molto peggio di ciò che pensavo! Non
riesco a spiegarmi la cosa se non pensando che desiderassi essere
scoperta inconsciamente.- raccontò Harold quasi divertito.
Leshawna voleva sotterrarsi. Non poteva credere di essersi fatta
scoprire così facilmente, ma aveva ricordi molto confusi dei
minuti successivi al test di gravidanza, per lei era stato traumatico.
-Però volevo che fossi tu a darmi la notizia,
così ho aspettato... e aspettato... e aspettato ancora
mentre tu ti comportavi come se nulla fosse. Ho anche rimuginato
parecchio nel mentre, sul perchè non volessi dirmelo...-
Harold si interruppe come se ci fosse qualcosa di cui non voleva
parlare.
Leshawna sbuffò e mise le braccia conserte. -Quindi, sei
davvero capace di simulare uno svenimento alla fine.-
Harold guardò verso il basso con aria indecisa. -Non
è esattamente così, Leshawna.- tornò a
guardarla negli occhi. -Fingere uno svenimento non è fra le
mie doti. In realtà, dopo un po' di giorni in cui non
sembravi intenzionata a dirmi nulla, ho cominciato a pensare che il
motivo era che il bambino non era mio. Ma volevo comunque che fossi tu
a rivelarmelo e che fossi sincera con me... Per cui è stato
contemporaneamente un sollievo e una sorpresa quando hai attribuito a
me la paternità. Ma in quel momento l'eventualità
che trovavo più probabile e a cui mi stavo preparando era
un'altra, così non ho retto lo shock emotivo e sono svenuto
davvero...-
-Ah?- Leshawna cominciava a sembrare arrabbiata. -Grazie della
fiducia!- disse sarcasticamente mentre cercava di
trattenersi. “Bastardo, bastardo... hai così poca
fiducia in me, bastardo?” -Ma ti è bastato che io
non ti dicessi di essere incinta di un altro, per fidarti?- lo prese in
giro mentre le sue labbra si piegavano in una smorfia aggressiva. Si
sentiva molto accaldata e le interiora sembravano contorcersi nel suo
ventre.
-Mi fido del fatto che tu sia genuinamente convinta che la causa della
tua gravidanza sia io. So che non mi mentiresti su una cosa simile.-
ribattè lui freddamente.
-Ah. Quindi pensi di non essere la causa ma che io ne sia convinta?-
disse Leshawna, arrivando alla sua conclusione con le mani che
tremavano per la rabbia.
Il ragazzo serrò la mascella. Cercava di rimanere razionale
e calmo, ma non riusciva a dire niente.
-M-ma che cazzo...- balbettò Leshawna. Si sentiva furiosa,
moriva di caldo e aveva la muscolatura irrigidita ma non poteva
percuoterlo. Aveva moltissime cose da dirgli, ma istintivamente
stabilì che la priorità doveva essere trovare un
modo per fargli male. -Mi fai profondamente schifo! Quindi saresti
così debole da tenerti una donna che ti tradisce e un
bambino che non è nemmeno tuo?!- disse schernendolo
ferocemente.
Harold rimaneva bloccato e con le labbra serrate, ma respirava dal naso
in modo veloce e pesante.
-Mi rendi anche difficile litigare!- continuò Leshawna
gesticolando come se dovesse colpirlo da un momento all'altro. -Rischi
di piangere, poi di avere un attacco d'asma, alla fine di rovesciare
per lo stress! O non riesci a dire una parola o non si capisce un cazzo
di ciò che dici! S-sei... sei...-
-Vuoi stare zitta?!- rispose Harold respirando affannosamente. Nel suo
scattare in piedi aveva rovesciato la sedia per sbaglio, ma la gatta
anziché scappare spaventata dal rumore, si
avvicinò per osservare la situazione insolita.
Harold ci mise diversi secondi per riuscire a dire altro in modo
comprensibile, ma Leshawna gliene diede il tempo. -E' grazie alla mia
debolezza che puoi stare qui! Ti fa schifo? A-abbi la
dignità di andartene!- nonostante sembrava dover crollare da
un momento all'altro, per un attimo il ragazzo riuscì ad
intimorirla.
-Perfetto! Tanto stare con te è un inferno! Non capisco come
sia riuscita a sopportarti per...-
-Vattene! Fai le valigie e vattene!- il ragazzo la interruppe
ripetendolo. “Vattene, vattene, vattene...”
continuò a mormorare ossessivamente nascondendo il volto
sbiancato fra le mani.
Leshawna sentiva il bisogno di prenderlo in giro, ma venne interrotta
da Kunoichi che miagolava tirando la gamba di Harold, come se cercasse
di attirare la sua attenzione per chiedergli il motivo di quel
comportamento anomalo.
Distratto dalla gatta, il ragazzo non riuscì più
a mantenere la rigidità e cominciò a singhiozzare
e lacrimare.
Presa dalla foga, Leshawna stava per dargli una manata ma si
bloccò in tempo con la mano alzata davanti alla faccia del
ragazzo. Lui sembrò disorientato e amareggiato.
-Eh...- sospirò Leshawna. Odiava fino alla follia le persone
che frignavano per fare le vittime durante i litigi, ma non poteva e
non voleva colpirlo. “Sei tu che ti sei comportato di merda!
Non io... finiscila!” non lo disse, non poteva ammettere di
essersi sentita ferita.
Harold cercò inutilmente di darsi un contegno, ma
balbettò. -L'amore può spingere a comportamenti
stupidi, ma tu non puoi capirlo! Sei sempre stata con me per inerzia...
Ti conveniva e basta... e non avevi nessun altro...-
-Ah sì? Come farei a tradirti se non avessi nessun altro,
eh? E cosa vorresti dirmi? Che hai accettato un presunto tradimento per
amore?- “Bugiardo! Non lo accetteresti se mi amassi, ma non
dubiteresti neanche di me!” -Non è amore,
è solo demenza e desiderio di umiliarsi!-
-Te l'avevo detto...- disse il ragazzo con una flebile risata
disperata. -Tu non puoi capire.- si voltò staccando la gatta
dalla gamba. -Fai le valigie e vattene.- ripetè un'ultima
volta singhiozzando, poi si chiuse in bagno.
Kunoichi cominciò a prendere a pugni la porta come se si
fosse offesa. Leshawna bussò con forza, istintivamente
sentiva il bisogno di angosciarlo col rumore. Invece a spaventarsi fu
Kunoichi che si gonfiò tutta e cominciò a
soffiarle. Leshawna la imitò e partì una sorta di
strana gara tra le due che venne interrotta da Harold:
-Vuoi direttamente un'ascia per bussare?!- esclamò Harold da
dietro la porta.
-Non sono il lupo cattivo! E poi che razza di reazione è
chiudersi in bagno?!-
-S-sei capace solo di criticarmi? Che persona triste!-
-Guarda che non puoi occuparmi il cesso!- per tutta risposta, Harold le
fece arrivare le chiavi attraverso la fessura sotto la porta. -Idiota!
E se io non volessi farti più uscire di la?!-
-Son cazzi miei! E poi, posso uscire quando voglio!-
-Sicuramente!- Dopo aver dato un'ultima botta con la mano, Leshawna se
ne andò. Il suo istinto sadico e vendicativo attendeva
impazientemente che Harold cominciasse a supplicarla disperatamente di
farlo uscire dal bagno. Era come se la sua anima stessa avesse bisogno
di quella scena. “Che idiota... Perchè mi ha dato
la chiave mettendosi in questa situazione? Non riesco ad
accettarlo!” pensò con amarezza. “In che
altro modo pensa di usci... Cazzo, la finestra del bagno!”
Angolo dell'autrice:
Salve a tutti, mi scuso come al solito se non riesco a pubblicare
più velocemente.
Spero che i punti di vista e le reazioni dei personaggi siano
comprensibili anche se manca qualcosa. Descrivere pensieri e sensazioni
irrazionali è complicato, ma spero di riuscirci almeno un
po'.
Mi auguro che questo capitolo risulti di vostro gradimento.
È ironico e accidentale che sia stato pubblicato proprio a
San Valentino.
In realtà dovevo arrivare a questa parte della storia prima,
ma sono pessima a prevedere la lunghezza dei capitoli pur sapendo cosa
devo inserirci inoltre lasciare Roza in vita mi ha rallentato, ma ho
preferito gestirla in questo modo.
Vi ringrazio per la lettura, spero possa risultare piacevole.
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