Il mio nome è Thrip

di The_Red_Goliath
(/viewuser.php?uid=1204679)

Disclaimer: questo testo è proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Waterdeep, una locanda, fine 1370 C. V.

C’era confusione quella sera. Un sacco di gente si era ammassata nella locanda.
Il proprietario era assente; stava festeggiando nella sua dimora la nascita dell’ennesimo erede maschio coi suoi familiari ed amici, e aveva lasciato la gestione del locale al giovane Patrick Coldpepper, cameriere e cuoco di appena diciannove anni.
Le ragazze addette a servire al bancone e ai tavoli ne avevano subito approfittato, riempiendo il ragazzo di moine per farsi accorciare i turni, o per mandare lui a portare i pesanti vassoi colmi di cibarie e boccali agli avventuri più rozzi e turbolenti.
Il personale di cucina, la vecchia Griselda e il giovane sguattero Sam, gli avevano comunicato che loro avrebbero smesso di cucinare ben prima della mezzanotte, non essendoci lui ai fuochi a dar loro una mano.
Oskar e Trogolo, rispettivamente il nano e il bugbear che svolgevano il compito di buttafuori per gli ubriachi molesti, si erano già ubriacati a loro volta e insultati almeno quindici volte da inizio del servizio, venendo alle mani almeno in un paio di occasioni. I loro denti nella pattumiera ne erano una prova.
Ed erano solo le sette della sera.
«Ti vedo scosso Patrick? Tutto bene?»
«Ah? Si … No … Non ci capisco un cazzo stasera Thrip, scusami.»
«No, no. Ti capisco benissimo. Primo giorno in cui hai tutta la responsabilità del locale sulle tue spalle. Sei chiaramente nel panico. Posso capirlo. Come quando mi hanno chiesto di fare la mia prima consegna fuori città. Mi sono perso, sono andato nel villaggio sbagliato, e alla fine il pacco che ho consegnato era tutto schiacciato. È così che ho imparato che non si può usare un ordine di un cliente per spaccare la testa a un cinghiale.»
«Questo discorso non mi aiuta minimamente Thrip … Anzi adesso ho ancora più paura di fare qualche sbaglio e di finire nei casini.»
«Dai, andrà tutto bene. Ora però, se hai cinque minuti, riempiresti qui per favore?» e il goliath agitò il suo boccale speciale da 4 pinte e mezza (per clienti di taglia “importante”) sotto il naso di Patrick.
«È la seconda? O la terza?» chiese il ragazzo preoccupato.
«È a malapena la prima! Quella scema di Catherine me lo ha riempito a metà perché si è messa a fare gli occhi da barbagianni a quel bardo lì» disse indicando una cameriera piccola e dai capelli rosso fuoco che era ormai da dieci buoni minuti in una scomodissima posizione; seno proteso sul bancone di modo che la non tanto generosa scollatura fosse comunque bene in vista per la persona seduta innanzi a lei, che a stento beveva il suo bicchiere di vino. Dall’altra parte del bancone, stava un giovane dai capelli corvini, il sorriso smagliante e la faccia di uno che potrebbe tranquillamente uscire con cinque donne nella stessa sera, dando a credere a ognuna che lei è la sola e unica e sarà sempre nel suo cuore.
«CATHERINE! PER LA MISERICORDIA DI WAUKEEN! TORNA A SERVIRE! Ma santa miseria … Ma perché il padrone non ha messo qui quell’inetto di suo figlio maggiore, quel grasso porco di Donovan … Ma nooo… Donovan sarà sicuramente con qualche puttana in qualche bordello a sperperare i soldi del padre, fottendosene anche della nascita del fratellino …»
Thrip’ad assunse un’espressione perplessa, mentre il locandiere riempiva il suo enorme bicchiere.
«Ma – chiese alla fine di una lunga meditazione, e dopo che fu sicuro che il boccale fosse colmo fino all’orlo e non di sola schiuma – Donovan ha solo tre anni meno di te, no? Come puoi pretendere che sappia come mandare avanti questo posto, anche se solo per una sera? Specialmente se va sempre nei bordelli, come dici tu.»
«Ma che ne so Thrip’ad… So solo che se sei così grande da dilapidare almeno 10 monete d’oro a notte …» Thrip emise un lungo fischio di commento «… Allora sei anche abbastanza grande da venire qui a tenere in riga quattro ochette, una vecchia insopportabile, e due bestioni idioti!»
«E Sam?»
«Sam cosa?»
«Sam non ti da problemi?»
«Oh, che Waukeen lo benedica, no! Lui è l’unico che mi porta un minimo di rispetto qui. Sarà perché mi vede un po’ come un fratello maggiore»
In quel momento un tizio vestito con un paio di pantaloni di tela e una semplice casacca, ma con due braccia dai muscoli incredibilmente ben definiti per essere solo uno straccione qualsiasi, entrò nella locanda urlando «DOOORAAAA? DOVEE SEIII? SEI GIÀ ARRIVATAAA? Ehi! Tu brutto muso di goblin di merda troppo ciccione … Che hai visto la mia sorellona? O eri troppo impegnato ad annusare le tue stesse scuregge?»
Patrick si mise entrambe le mani sul volto, producendo un notevole “Ciaff”.
Thrip’ad si voltò sullo sgabello, pensando di assistere ad una bella presa al collo con annessa rottura delle vertebre di lì a poco. Trogolo non era noto per il senso dell’umorismo. Una delle poche cose che il goliath comprendeva della razza bugbear e che non li aveva ancora fatti venire alle mani, stranamente.
Trogolo si limitò a guardare stordito il soggetto appena arrivato, per poi ruttargli in faccia e svenire.
L’altro rise come un ragazzino scemo, e dopo aver scavalcato il corpo del bugbear, continuò a urlare in giro per il locale cercando la sua fantomatica (e forse inesistente) sorella.
«Che serata di merda … OOOSKAAAR! VIENI A RECUPERARE IL TUO COLLEGA … Scusami Thrip. Io vado a intercettare quel tizio che è arrivato già carico. Maledizione … Ma perché proprio tutto stasera???»
 
Thrip’ad tornò a fissare il suo boccale, poco prima di ingollare almeno un terzo del contenuto con un solo colpo.
“Deludente. – pensò – Mi aspettavo che il tipo lì venisse spalmato sulla porta e invece… Bah… Comunque … Patrick si lamenta, ma anche io sono in dei bei casini. Che idee quel Giles.
Ora è abbastanza pratico della zona signor Thrip’ad. Per questo la direzione, nella mia persona, ha deciso di affidarle una consegna un po’ più importante. Ma essendo un carico di valore, sarei più tranquillo se lei si mettesse d’accordo con qualcuno degli altri corrieri per formare un gruppo di consegna. Ha tempo fino a venerdì.
Io mi devo formare il mio gruppo di consegna? Non ci può pensare lui? Maledizione … E domani siamo già a giovedì! Tutti gli altri sono fuori per altre consegne; oppure hanno saputo del mio piccolo passatempo di dare un giudizio sulle locande. Sì, ogni tanto comporta qualche scaramuccia che fa tardare … Ma se uno non è nemmeno libero di dire quello che vuole a un oste che vuole truffare la gente col piscio al posto della birra! Bah!”
 
Erano passati ormai già tre mesi dall’arrivo di Thrip’ad a Waterdeep.
Dopo essersi accomiatato dai Tre Astri del Palco, ovvero il signor Arlo Fitzbottle, Colton Polidori e Shanti Vasara, aveva intrapreso il suo viaggio in solitaria verso nord. Ricordava ancora con una certa tristezza la loro ultima bevuta assieme, parecchie sere prima, in una locanda di Elturel.
«Allora sei proprio deciso a lasciarci anche tu?» gli aveva chiesto Shanti.
«Prima Amalena … Poi tu … Arlo dì la verità. Sei nuovamente incappato in qualche maledizione della malasorte eh? Hai importunato un’altra volta qualche maga pixie?»
«Ma piantala Colton. Piuttosto ragazzone, mi dispiace. Se c’è qualcosa che posso fare per convincerti a cambiare idea e restare …»
«No Arlo. Sto bene con voi. Ci siamo divertiti parecchio in questi due anni. Ma ecco vedete, sono un goliath. Non siamo un popolo che cerca la battaglia a ogni costo, noi gente delle montagne. Ma di certo ci piace fare a botte. E farlo nel miglior modo possibile, in modo da uscirne vincitori. Stando con voi ho imparato moltissime cose. Ma la mia natura di goliath è rimasta un po’ … Un po’ indietro … Non so se potete capirmi …»
Colton intanto aveva acceso la sua pipa a forma di elefante (in cui la proboscide faceva da cannello e il corpo da fornello), e dopo alcune boccate disse «Io ti capisco. È come se mi avesse accolto una simpatica combriccola di druidi. Si bella la natura, le foglie, gli animaletti e tutto. Ma uno come me ha bisogno di un po’ di gemme e denari da mettersi in tasca.»
«Soprattutto del brivido di prendere queste cose dalle tasche altrui» aggiunse ghignando Arlo.
«Un giorno di questi non troverai più il buco del tuo stesso culo, vecchio gnomo demente. E non sarà perché te lo avrò rubato, ma perché lo avrò chiuso per sempre con un grosso tappo di pietra.»
Thrip’ad rise all’ennesimo battibecco tra i due piccoletti. Gli sarebbero mancati veramente tanto. Ma ormai aveva preso la sua decisione. E sentiva nuovamente quel misto di tristezza, paura, gioia ed attesa spasmodica che aveva provato quattro anni prima (o poco più), quando aveva lasciato le sue montagne.
Il giorno seguente riuscì a trovare una carovana di mercanti decisa a salire a nord lungo la Via del Commercio, e partì con loro. Vide posti particolari e misteriosi come il Ponte Boareskyr e Castello Dragonspear, ma non ebbe occasione di esplorare quelle zone. Come nemmeno l’Alta Brughiera o la Foresta Nebbiosa che costeggiarono nei giorni seguenti, prima di giungere a Daggerford.
Il capo di quella carovana, il vecchio signor Finnegan, era un mercante piuttosto prudente e non voleva assolutamente correre il rischio di trovare qualcosa di più pericoloso di una banda di ladroni, o di goblinoidi saccheggiatori. E con sommo dispiacere di Thrip’ad, non trovarono nemmeno quelle.
Per tutto il viaggio, fino a Waterdeep, gli sembrò di aver rubato la paga. Ma non ebbe tempo per crucciarsene più di tanto.
Waterdeep! Il gioiello della Costa della Spada! La città più grande che Thrip’ad avesse mai visto!
Così grande che vagò per la città smarrito per quasi quattro giorni, sebbene il capo carovaniere al momento della paga, gli avesse indicato una locanda economica vicino al porto dove poteva sostare e decidere cosa fare nei giorni seguenti.
Fu così che trovò due posti particolari.
Il primo fu la locanda in cui lavorava Patrick, e che presto divenne la sua preferita, tanto da darle tre asciate sullo stipite della porta (o “stellette” come le chiamava lui).
Ma la qualità ha un prezzo. E ben presto si trovò quasi senza soldi. A quel punto, il giovane Patrick, impietosito dal senso di smarrimento del goliath, e visto che questi aveva una certa esperienza come scorta carovaniera (come aveva avuto modo di scoprire durante gli sproloqui alcoolici del suo spropositato cliente), gli consigliò di rivolgersi al secondo posto che fu fondamentale per Thrip’ad all’interno di Waterdeep.
«Salve! È questo l’emporio di Aurora?»
«Sì signore! Cosa desidera? Acquistare? Spedire?»
«Lavorare, se possibile. Sono quasi senza il becco di una moneta e avrei bisogno di sopravvivere.»
«Ah, dritto al punto… Beh vediamo cosa si può fare. Le chiamo il principale. Signor Giles! Signor Giles! C’è qui un energumeno in cerca di lavoro!»
G. Giles Jr era forse l’umano più serio che Thrip’ad avesse mai visto. Magro come un chiodo, con un paio di lenti sottili sul naso, emerse dal fondo dell’emporio e lentamente si avvicinò al suo dipendente.
«Dimmi Jonas, cosa succede? Chi cerca un… Ah. Capisco. Mi dispiace. Non siamo una locanda. Non cerchiamo buttafuori.»
«Lo so che non siete una locanda. Ma un emporio, signor Aurora Giles»
«No no no, giovanotto. Si sbaglia. Aurora è la stimata e amata Fondatrice nonché Amministratrice Principale di questa attività che abbraccia molte città nel Faerun. Io sono il direttore di questa filiale. G. Giles. G. Giles Jr a essere precisi.»
«Ah, piacere. Thrip’ad, goliath della tribù Kuntana delle Orsraun. Per cosa sta la prima “G”?»
«Non è cosa che la riguardi» risposte Giles seccato dall’inopportuna domanda. In pochi sapevano dell’orribile scherzo fattogli dai genitori, quando fu il momento di dargli un nome. E Giles si adoperava perché la cosa restasse ben celata ai più.
«Quindi, cosa è lei esattamente signor Tripad?»
«Thrip’ad. E sono un goliath, mi pare di averlo detto.»
«Non so minimamente cosa sia un goli … Quello che lei è. Ma m’informerò. Ora, tornando al dunque, se lei dice di sapere che questo è un emporio, come pensa che potremmo mettere a frutto le sue … qualità? Sa vendere?»
«Vendere? Beh non molto … »
«Produce manufatti tipici del suo popolo?»
«Nel tempo libero intaglio legno … Ma per fare una singola statuina mi ci vogliono ancora cinque o sei giorni … E non viene troppo bene. Non per quello che intendono come “bene” le persone del nord.»
«E allora mi scusi come pensa che noi potremmo sfruttarla?»
«Il mio amico Patrick mi ha detto che voi vendete cose anche fuori dalla città. Che le spedite con delle persone no?»
«Sì, abbiamo il miglior servizio di consegne merci e messaggi di tutto l’ovest. Ma non sempre mandiamo gente a piedi. Queste lande sono pericolose e per le merci più preziose abbiamo degli addetti che con degli incantesimi di Trasposto Magico, si spostano direttamente sul …»
«Ahhh, magia … Non ne capisco. Ma per le merci un po’ meno preziose? O di una preziosità media?»
«Non esiste il termine preziosità. Ma effettivamente per quelle usiamo ancora dei corrieri a piedi. O a cavallo. O su carro.»
«Ecco. Io ho scortato almeno due carovane. Una fino a Murann, e l’altra fino a qui! Quindi ci so fare! Posso tenere al sicuro i vostri corrieri!»
Giles riconsiderò con una rapida occhiata la mole del goliath «Non lo metto in dubbio. Ma vede, i nostri corrieri sono i migliori appunto perché non necessitano scorta. Sono essi stessi la loro scorta. In questo modo sono molto più veloci, meno individuabili (e rapidi nella fuga nel malaugurato caso fosse necessaria) di una qualsivoglia carovana mercantile.»
«Ah … Capisco …» le spalle del goliath scesero di qualche centimetro, e la sua postura divenne un tantino più gobba.
«Tuttavia lei ha viaggiato da così lontano ed è ancora vivo … Notevole. È stato aiutato dal fato o dalla sua bravura?»
«Da entrambe. E da buoni amici.»
Gli occhi del goliath presero a luccicare. Thrip’ad li sentiva un po’ più umidi del necessario.
«Uno della sua mole riesce a farsi degli amici. Non che lo metta in dubbio, ma non è molto frequente. Questo è notevole. Come lo è il fatto che lei non abbia fatto lo spaccone dando tutto il merito ai suoi muscoli o alla sua fortuna. Quindi nel caso lei lavora anche in squadra?»
«Beh, sono stato in una compagnia di gente dello spettacolo per un paio d’anni …»
«Davvero?» la faccia di Giles era improntata al più totale stupore. «Chi?»
«I Tre Astri dello Spettacolo. Sono un piccolo gruppo che …»
«Li conosco. Ho avuto modo di ascoltare la splendida voce di Amalena Sulien. Fenomenale. Prodigiosa anzi! E lei si esibiva con loro?»
«No. Me lo hanno sempre impedito. Il canto gutturale goliath pare non sia apprezzato fuori le Orsraun. O così mi hanno detto loro.»
«E allora cosa faceva di grazia?»
«Beh montavo il palco, spostavo le cose pesanti, tenevo lontani i seccatori, specialmente da Amalena e nel caso di risse da locanda li tenevo al sicuro. Ah e trovavo oggetti nel caso fosse necessario qualcosa sul palco che non avevamo.»
«Uhm. Interessante. Alla luce di ciò, signor Thrip’ad, forse posso azzardare un piccolo periodo di prova. Diciamo un mese. Le darò alcune consegne semplici in città e poco fuori città e vedremo come se la saprà cavare. La paga sarà abbastanza esigua all’inizio, la avviso.»
«Vorrà dire che berrò di meno.»
«E soprattutto, non deve bere durante le ore di lavoro! Sono ferreo su questo.»
Nonostante questa regola, alla fine Thrip’ad se l’era cavata. Non benissimo all’inizio ma aveva dimostrato un certo attaccamento alle consegne. Cascasse il mondo il pacco andava recapitato al mittente. Anche se voleva dire entrargli in casa mentre era impegnato a tavola o a fare altro.
Nonostante alcune iniziali lamentele, Giles non ebbe a pentirsi di aver assunto il goliath.
Ora tuttavia il goliath era in seria difficoltà. Non aveva avuto molta fortuna nel trovare altri che apprezzassero i suoi modi e i suoi metodi, tra i colleghi corrieri. In generale a Waterdeep aveva stretto pochissimi legami.
“E ora? E se trovassi degli altri nuovi da assumere? Chissà se Giles ci affiderebbe subito delle missioni. A dei novelli ni …”
«AMMIRATE LA PERFEZIONE E IL CONTROLLO PLEBAGLIA!»
Il tizio in brache di tela era salito sul tavolo e stava esibendosi in una serie di mosse acrobatiche su uno dei tavoli. Era indubbiamente pazzo. Ma anche bravo. A Thrip’ad ricordò improvvisamente Shanti.
Una donna bionda, vestita di giallo e con un’armatura leggera, si era avvicinata al folle e lo stava rimbrottando pesantemente, fino ad afferrarlo per un orecchio e tirarlo giù dalla tavola.
“Ah! Chissà se è la sorella che stava cercando. Effettivamente, di spalle …“
Thrip’ad si trovò a studiarli con attenzione.
Lei sembrava aver ricevuto una qualche educazione molto rigida. Si muoveva quasi come un soldato, o un paladino, ma senza tutta quella scopa su per il culo. Oddio forse un pochino, da come reagiva alle mosse del fratello.
Thrip’ad tornò a bere. E a pensare. E più pensava e beveva più un sorriso si allargava sul suo volto e un’idea folle si faceva strada nel suo cervello.
«QUESTA BIRRA FA SCHIFO!» ruggì «TI MERITI ZERO STELLINE!»
Patrick si avvicinò trafelato. Poi con un filo di voce disse
«Thrip! Che cazzo fai? Sei uscito di cervello? No davvero, non ti ci mettere anche tu stasera che …»
«Shht! Sono effettivamente un po’brillo. Ma reggimi il gioco. Se va come dico, qui dentro ti porteranno un po’più di rispetto dopo stasera. O non ti affideranno più la locanda. Comunque vinci! Ora zitto che la gente si sta avvicinando. E prova a blandirmi!»
«È la migliore che abbiamo …» balbettò il povero Patrick facendosi piccolo, azione notevole considerando che, sebbene non fosse alto quanto Thrip’ad, anche la sua stazza non era da sottovalutare. In quel momento non ci stava capendo assolutamente nulla. “Ma sì, facciamo come dice lui. Se mi va bene le guardie portano via tutti e io stasera chiudo” «Offre la casa?» disse con la voce più spaventata che riuscì a emettere.
«NON TI VERGOGNI A CERCARE DI COMPRARMI?» ruggì il goliath sfilando un giavellotto dalla bisaccia che portava sulla schiena.
 «Perdono … non mi uccida …»
«DOVREI FARE BEN DI PEGGIO!»
La ragazza bionda stava guadagnando la prima fila. Sembrava più preoccupata che spaventata. Ma aveva anche la risolutezza di chi sta per infilarsi in una lite, non per prendervi parte, ma per sedarla.
“Sulle vesti … Sembra il sole che era sul liuto di Amalena. Possibile? Che cazzo di coincidenza!”
Thrip faticò a non perdere la sua espressione furente per sorridere, divertito dalla bizzarra circostanza.
“Come Amalena, anche lei si mette in mezzo a sedare le liti. E ha lo stesso simbolo. Però da quanto diceva Amalena, il suo dio sembrava più tipo da proteggere i deboli, i bambini e il futu …”
La voce del tipo folle in braghe di tela arrivò a interrompere i pensieri di Thrip’ad.
«Ehi, coglione! Lascia stare l’oste!» urlò. Si era messo già in posizione da combattimento e saltellava da un piede all’altro, in modo perfettamente bilanciato.
“Cazzo, il folle ha la postura di chi davvero sa combattere! Sorprendente!”.
Voltandosi con calcolata lentezza, e cercando di cancellare dal viso ogni minima espressione, rispose «Come mi hai chiamato?»
L’altro aveva un sorriso totalmente folle sul volto «Coglione. Hai muschio anche nelle orecchie per caso?»
Il goliath per un attimo parve rifletterci seriamente. Effettivamente ai goliath ogni tanto capita. Ma no. Se le era pulite pochi giorni prima. Poi sogghignò ferale. «No, ma tra poco tu non avrai le orecchie!»
Un’antica tradizione goliath vuole che, quando i giovani creano una squadra, che sia per un allenamento, per un gioco, o per la caccia, i vari membri debbano sfidarsi tra loro, per saggiare le rispettive abilità, capacità, resistenze e debolezze. Molto spesso tutto questo avviene coi vari compagni di squadra che si pestano contemporaneamente, in un caotico groviglio di calci, pugni, bastonate e denti che volano.
Thrip’ad era intenzionato a fare proprio questo. Nella speranza che fossero abbastanza disperati da aver bisogno di un lavoro (e brache di tela lo sembrava decisamente), prima doveva capire se fossero in grado di combattere. O altrimenti, cosa erano in grado di fare.
Gli sembrò di tornare giovane. E un po’ quello, un po’ le dodici pinte di birra in corpo, gli fecero lanciare la sfida di prova rituale nella sua lingua natia, che non parlava ormai da anni.
«GOLAH'KA THRIP'AD, GU TH’AN DARK'HOL
NE?». Che tradotto dal gol’ka vuole semplicemente dire: "Io mi chiamo Thrip'ad, vuoi/volete fare squadra con me?”
Ci furono molte botte. Molte sedie rotte. Alla fine, come spesso avviene, anche altri si unirono alla baraonda. Ma alla fine nessuno si fece male seriamente. Non secondo gli standard di Thrip’ad almeno.
Arrivarono un paio di paladini di Lathander, supportati da alcune guardie cittadine, per sedare la rissa.
Molti avventori vennero fatti uscire e Patrick venne ufficialmente elogiato da uno dei paladini per il contegno mantenuto in quelle circostanze turbolente, per aver cercato di risolvere la faccenda a parole senza far intervenire Oskar e Trogolo (sebbene non avrebbero potuto far molto visto che erano nel retro della locanda a smaltire una sbornia epica) ed evitato che gran parte degli avventori si ferissero gravemente correndo in giro a togliere bottiglie e vetri da ogni posizione che riusciva a raggiungere evitando pugni , schiaffi, bastonate e alcune magie dall’aria per nulla innocua. Effettivamente il piano di Thrip’ad aveva funzionato per entrambe.
Difatti il goliath, la bionda e suo fratello vennero fatti uscire senza essere arrestati visto che lei, a quanto pare, conosceva bene e da tempo i paladini.
E mentre si rattoppavano in un vicolo dietro la locanda, Thrip’ad si presentò in modo più “umano” per così dire.
Fu così che Thrip’ad della tribù Kuntana delle Orsraun conobbe Dora e Rushe Honeycomb da Secomber.
Il resto, come si suole dire, è storia.




Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=4012151