One shot - One more time

di meggie681
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THEKILLERS
One shot - One more time




Pov Brandon Flowers
Autunno 2021


Poso la bici ed entro in casa, salendo dal garage.
Il rivestimento in pietra naturale, installato un po' ovunque, dà, a questo posto, un senso di rifugio, di sicurezza e solidità.
Ne ho sempre avuto bisogno.
Il cane dorme, sopra al tappeto, dai colori peruviani, ad un metro dal caminetto acceso.
Tu, Ronnie, diresti "il nostro cane".
Già ...
La nostra band, la nostra musica, la nostra tana, questa nello Utah, il nostro deserto, dove facciamo lunghi giri, in fuoristrada, tu che guidi in silenzio, io che ti guardo spesso, osservando ogni dettaglio.
Del tuo volto, dei capelli spettinati, la bocca, il tuo busto virile, la risata, immensa e avvolgente, come le tue braccia, instancabili, così le mani, ruvide e profumate, di un dopobarba, che non hai mai cambiato.
Abbiamo fatto l'amore, dietro ad una roccia, ieri sera, all'improvviso.
E chi se ne importa di ragni, serpenti, scorpioni.
Siamo dei pazzi.
Con te, è sempre così.
Da quasi vent'anni, ormai.
Siamo cresciuti e stiamo invecchiando.
Insieme.
Ci amiamo in modo un po' disperato, come se fosse sempre l'ultima volta e lo facciamo accadere dappertutto, perché, tra un attimo, tutto potrebbe cambiare.
Questa la sensazione.
Deprimente.

Anche tu, come Archie, sonnecchi, abbracciato al cuscino.
Sul nostro letto.
Abbiamo mangiato troppo, a me così è sembrato, ma tu, fintamente burbero, hai rimproverato il mio scarso appetito, il mio volere andare a fare un giro subito dopo pranzo - "Sempre il solito fissato, sei appena guarito, sei caduto, hai la memoria corta eh! La tua testa, poi, zuccone, Bran, accidenti a te!"

Accidenti a me ...

"Eccomi qui" - sussurro nel tuo collo taurino, accoccolandomi cauto, perché forse sei ancora arrabbiato.
Vero?
Mugugni, sembri un orso, svegliato dal letargo, con troppo anticipo.
Ti lamenti, stringendomi forte, stritolandomi quasi.
"Così mi rompi Ronnie"  
Ti sei ammorbidito durante il lockdown, che, maledetto, ci ha tenuti lontani per mesi.
Alla fine, con la scusa del nuovo album, ci siamo finalmente ritrovati.
Ho fatto mille tamponi, ho forse rischiato, tu lo stesso, non riuscivi  più a starmi distante, impazzivi, anche se i nostri "ti amo", al telefono, al pc, mai avevano perso forza.

Infine sono rimasto con te, visto che il lavoro ci "costringe" a ritmi serrati, per organizzare il nuovo tour e ricominciare.
Gli aerei, i bus, i concerti, le interviste, i ritmi massacranti, ma non per noi.
Per i nostri soci, per loro sì, ritmi insostenibili, ci hanno pure mollato, prima della pandemia, stufi marci di rimanere lontani dalle rispettive famiglie, dichiarando che, tu ed io, "siamo nati per stare in giro per il mondo a suonare, senza sosta".
Noi stiamo al mondo, per amarci il più possibile.
Loro non so neppure se l'hanno capito, ma che differenza fa?

Sorrido, mentre ci fissiamo, le teste su di un solo cuscino.
"Quindi ...?" - dici piano.
Scoppiamo a ridere.
Noi siamo felici.
Ti bacio e poi ti sovrasto, togliendoti malamente ciò che indossi, una t-shirt e i boxer: quando dormi, al pomeriggio, vuoi stare comodo.
Sono fortunato, tu invece armeggi, per liberarmi dei jeans, della camicia, del maglione, dell'intimo, i calzettoni, insomma sono freddoloso "Sei così magro, non esagerare, non fare cazzate Brandon e non farmi incazzare, porca miseria!" - mi sembra di sentire, anche ora, i tuoi rimbrotti, appena ci siamo rivisti, chiusi nella prima toilette, degli studi di registrazione, avvinghiati, sudati, mentre mi baciavi rovente, dopo avermi sbattuto, contro le maioliche viola e cenere.
Io non volevo nient'altro che questo: essere tuo.
"Ancora una volta e sino alla fine dei giorni, Ronnie ..."
La mia promessa, incisa sulla cassa dell'orologio, che mai togli, perché nessuno deve leggere, deve vedere e sapere, nessuno ne ha il diritto.

Mi fai aspettare.
Le tue labbra, divorano ed esplorano, così le tue dita ingorde.
Quando suoni la batteria, sembri posseduto, da qualche spirito indomito, che non riesce a saziarsi.
E tu, di me, lo stesso.
Poi ti fermi, improvviso, in un bacio, profondo, contemplativo, i tuoi carboni di quarzo liquido, dritti nelle mie iridi, ma ben oltre, fino a farmi commuovere.
"Io ti amo Brandon" - respiri forte, esitando ancora.
Cosa ti prende, amore? Vorrei dirtelo, magari ridendo, ma lo trovo così inadeguato e quindi resto zitto.
Asciughi con un bacio, la lacrima dispettosa, che mi riga la guancia destra, poi ti posi sul mio petto e non fai altro.
Accarezzo le tue chiome, con qualche filo d'argento; anche le mie, si stanno vestendo di un brizzolato inevitabile; ci abbiamo scherzato, al market poco distante dalla nostra abitazione, provando a scegliere una tinta, per giocare come bambini, nel vano tentativo di mettere indietro le lancette del tempo.

impossibile.

Abbiamo litigato una volta sola.
Cinque anni fa.
Per la mia magrezza.
La mia ossessione perenne.

A tour appena finito, quasi non si erano spente le ultime luci, arrivati nei camerini, è come scoppiata una bomba.
Scendendo dal palco, ero pallido e il fiato sembrava non bastarmi, per guadagnare ancora qualche metro, sino ad una provvidenziale bottiglietta di minerale, che un assistente, si prodigò ad allungarmi, prima che fosse troppo tardi.
Se avessi perso i sensi, se mai fosse accaduta una cosa del genere, mi avresti urlato contro le peggiori cose: questo temevo, ma non riuscii, comunque, ad evitarlo.

"Non te ne frega niente, Brandon, vero?! Hai saltato la cena, hai mangiato qualcosa stamattina e poi ti sei infilato nel cesso! A ficcarti un fottuto spazzolino in gola?!!"
"Ma dico scherzi?!? Non ho più ventanni, è una cosa sepolta, io non faccio più queste cose!"

Mi difendevo, ma era come morire, davanti alla tua reazione feroce ed esasperata.

"Vorrei crederti, ma non ci riesco Bran ..."
"Ok ... Ok! E' ... E' meglio finirla qui Ronnie, ci ... Ci stiamo facendo troppo male"
"Co ... Cosa ti inventi?!"

Balbettavamo entrambi, in crisi di ossigeno.
"Non mi invento niente! SE manca la fiducia, io ho chiuso con te, perché ne ho abbastanza di essere giudicato e mai creduto, solo perché non mi va di ingozzarmi, come fai tu, ciccione del cazzo!!"
Sì, avevo un problema, una tara mentale.
Mi hai mollato un ceffone, mai avevi fatto una cosa simile.
"Brandon ... Mio Dio, Bran io"
Sei caduto in ginocchio, aggrappandoti alle mie gambe esili.
Ho perso l'equilibrio e stavo perdendo anche il senso di noi.
"Non lasciarmi Brandon ..."
Era una supplica, avevi smarrito, di colpo, la tua innata sicurezza, la tua razionalità, il punto fermo, che era diventato il centro del mio universo, salvando questo coglione.
"Amore ... Amore ... Ronnie"
Ti ho sollevato, stringendoti, più che potevo, ma restando lì, in ginocchio, su quel pavimento gelido, come il tuo corpo, che sembrava essersi spento, vinto da un'emozione devastante.
Sembravi un condannato a morte, per come mi stavi guardando, in attesa di una sentenza insopportabile.
Scoppiammo in un pianto liberatorio e poi, amarci, fonderci, senza smettere di guardarci per tutto il tempo, divenne la cura migliore, ma non del tutto risolutoria.
Andai in terapia per un anno, anche insieme a te, che mi accompagnavi ad ogni seduta, non per controllarmi, ma unicamente per sostenermi.
Saresti morto.
Per me.
L'ho sempre saputo e rimarrà reciproco.
Per sempre
E tui lo sai, amore.


Finalmente hai preso la bici.
E' un po' tardi per uscire, ma lo facciamo lo stesso.
Ci siamo addormentati, perché sei rimasto lì, scendendo solo un po' sul mio ventre allenato.
"Sposiamoci"
L'hai detto e poi più nulla.
Ho guardato il soffitto e poi le mie palpebre si sono chiuse, con il desiderio, di averti dentro di me, insoddisfatto ed incastrato tra i nostri addomi ancora bollenti.
Occhiali scuri, berretto calato, tra barba e capelli, quasi non ti si riconosce.
Rido e tu mi scruti di sguincio - "Che c'è?"
"No, tutto a posto" - e accelero.
Tra noi, l'unico in forma dovrei essere io, ma tu sei così forte e determinato, da non lasciarmi scampo.
"Voglio sposarti Brandon!" - e mi superi.
La strada è lunga, davanti a noi, con lievi saliscendi, ma dritta quanto un fuso e sabbia rossa, ovunque, montagne in fondo, che si allontanano, sempre di più, come un sogno al mattino.
"Ronnie ... Ronnie! Ehi, aspettami!"
Ti volti, sorridendo.
Rallenti, poi ti fermi.
Ti imito, affiancandoti.
Litighi con il taschino, della tua camicia a quadri, da boscaiolo.
Il mio completo nero, da runner, è figo, ma tu sei uno splendore, nel tuo corpo massiccio e rassicurante.
"E quella cos'è ...?" - domando a mezza voce, io, che riesco a fare acuti, da frantumare i bicchieri, mi prendi spesso in giro, così, con tanto affetto nei toni, da farmi sentire speciale, come nessuno.
Una scatoletta, che apri svelto: due fedi, in oro nero.
Con mille sfumature colorate e luminose, però, appena gli ultimi raggi del sole, le colpiscono.
Le nostre mogli, i miei tre figli, cosa direbbero?
Certo, ora non è importante, è la vita, che da un'altra dimensione, forse, un domani, presenterà il conto o reclamerà spiegazioni.
Tu sei zio Ronnie, sei il mio migliore amico, sei un fratello, perché tutti ci si chiama fratelli, ma poi si è amanti, innamorati, folli ...


Questi anelli, sono la nostra notte.
Il bus corre, macina chilometri, tra fasci cangianti, di neon, le insegne scorrono e corrono, come questo tubo d'acciaio su ruote, come una pallottola, verso le vittime, di un tempo, che non vuole finire e che non deve finire.
Il mondo non penserà ad un pegno d'amore, ma a qualcosa da dimenticare, voltandosi dall'altra parte, mentre le nostre dita, si stringono sotto ad un tavolo verde, mentre facciamo l'ultima scommessa.
Punta tutto su di me, amore.
Prenditi ciò che vuoi.
E' tuo, questo ladro di emozioni, questo giullare, in abiti sgargianti.
Rido mentre piango, ma poi so che tu sei lì, alle mie spalle e non permetterai, che io cada, che mi perda.
Di nuovo.
Il sapore dei tuoi baci, guarirà le mie ferite.
Mi cullerai sino all'alba.
Lo fai sempre.
Lo fai ancora.
Ancora una volta.


"Carina Brandon ... Sì, non la capisco granché, ma suona bene"
Il nostro produttore gioca con il mio tablet.
"Tu che ne pensi, Vannucci?"
Ronnie cerca i miei occhi, poi tossisce - "Tosta ... Sì, a me piace"
Il nostro interlocutore ridacchia - "Qui la batteria non sarà protagonista, la farai tu al piano Brandon, giusto?"
"Ronnie ci sarà, con la chitarra acustica" - puntualizzo, senza ammettere obiezioni.
"Ok ..." - poi ci scruta.
"Belle le vostre vere: vi siete sposati?" - ride un po' sguaiato, alzandosi, mentre mi rende il Samsung.
"Certo"
Anche Ronnie scatta in piedi, rispondendogli.
Io mi sollevo con calma - "Sì Shawn, la settimana scorsa"
Everett ci punta, inarcando un sopracciglio, ma è solo un momento.
Ride di nuovo, quasi spensierato - "Sempre a scherzare voi ... Ok, ci vediamo domani in studio di registrazione, con la vostra One more time, dunque"
Già, nostra ...


Fuori piove.
Fermi sul marciapiede, Ronnie si leva il giubbino di jeans, dove entrerei tre volte penso, coprendoci come riesce.
Ho le mani in tasca, ma cerco subito le sue guance, lo attiro a me, lo bacio, sotto a quella coltre, che presto cade, perché Ronnie mi prende a sè.
Risoluto.
Vincente.


La felicità cade dal cielo.



The end ...






















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