1 Overture pubb
Ogni
riferimento a fatti realmente accaduti, cose, luoghi, persone e
organizzazioni realmente esistenti è puramente casuale.
1.
OVERTURE
La lussuosa carrozza, trainata da due cavalli neri, attraversò
rapidamente il piazzale davanti all'edificio, prima di fermarsi
esattamente davanti alla doppia scalinata d'ingresso.
Lo staffiere scese immediatamente dal cocchio e aprì la
portiera, lasciando affacciare un uomo sulla quarantina che, calcandosi
la tuba sulla testa a coprire i corti capelli castani, lanciò
un'occhiata scettica al palazzo di fronte a sé, prima di
scendere e allungare la mano alla giovane dietro di lui, per aiutarla.
La ragazza sollevò lo sguardo, come aveva fatto suo padre pochi
istanti prima, e sorrise, percorrendo con gli occhi cerulei le
imponenti colonne di pietra della facciata fino alla sommità
della maestosa cupola che le sovrastava.
L'Operà populaire de Paris si erigeva innanzi a loro in tutto il suo splendore e lei ne era entusiasta.
Si sistemò dietro l'orecchio una ciocca ribelle dei lunghissimi
capelli neri, sfuggita dal fermaglio, e si appoggiò alla mano
del padre per scendere dalla carrozza.
-Abbiamo comprato questo…?- Chiese l'uomo.
-Sì, padre.- Rispose, mettendo piede a terra .
-Ricordami perché l'ho fatto.- Continuava a guardare dubbioso il palazzo di fronte a sè.
-Ora che siamo nobili è necessario dimostrare supporto alle arti, per accrescere il nostro prestigio.-
L'uomo, il più grande commerciante d'armi di tutta la Francia,
non era abituato a quelle sceneggiate, ma comprare il titolo nobiliare
di Visconte era stata una sua idea, per avere la possibilità di
ottenere appalti con il governo, ed ora doveva rispettare il noblesse oblige
e dimostrare di non essere solo uno zotico, arricchitosi con la guerra
di Prussia, ma un loro pari o, come pensava da sempre, superiore.
Per sua indole si sarebbe dedicato ad opere d'arte tangibili, come
sculture o dipinti, di cui avrebbe potuto facilmente stimare il valore,
ma la figlia, appassionata di musica e canto, aveva insistito per
salvare quel teatro, di cui il precedente mecenate voleva disfarsi, e
lui aveva colto l'occasione al volo.
Anche se subodorava perdite economiche, il suo istinto da uomo d'affari
avrebbe potuto aiutarlo e, poi, aveva in mente un piano per il futuro
del neonato casato e quel palco sarebbe stato fondamentale e
indispensabile per attuarlo e permettergli di realizzare quello che
riteneva essere il suo Destino: diventare il prossimo governatore di
Francia.
Salirono la duplice scalinata ed entrarono nel foyer, trovandolo affollato di personale e terribilmente caotico.
Chi provava acrobazie, sfruttando l'ampio spazio, chi utilizzava gli
scalini dell'enorme scala per riscaldare i muscoli, personale di palco
che beveva e sghignazzava, ballerine in abiti discinti che riposavano e
musicisti che accordavano gli strumenti, erano ammassati in modo tale
da non lasciar quasi intravedere il raffinato pavimento di marmo lucido.
L'uomo, sovrastato dalla confusione e dal fetore di tutta
quell'umanità, si coprì il naso con il fazzoletto di
seta, sempre più scettico, dirigendosi verso la sala. Dalla
musica che poteva sentire attraverso le porte aveva capito che erano in
corso delle prove e probabilmente avrebbe trovato lì il
precedente proprietario, o qualcuno sufficientemente civile da
indicarglielo.
Entrarono in platea e si ricordò di togliere il cilindro.
Le poltrone di velluto rosso e i fregi dorati che ricoprivano
riccamente le pareti e i numerosi palchetti, diedero immediatamente
tutta un'altra impressione al Visconte. Si respirava sfarzo ed
immaginare platea, palchi e loggione pieni di clienti paganti gli
restituì sicurezza.
La figlia lo seguiva, discreta, osservando attentamente tutto
ciò che la circondava. Era stata a teatro in molte occasioni,
come spettatrice, ma era la prima volta che assisteva a delle prove.
Non aveva idea che servisse tutto il personale incrociato nel foyer per
il corretto funzionamento di quel meccanismo complesso.
I musicisti suonavano allegramente nella fosse d'orchestre,
mentre, sul palco, improbabili personaggi urlavano a squarciagola i
versi di qualche aria irriconoscibile, rendendo la scena quasi
grottesca.
Si avvicinarono al proscenio e videro le spalle di un uomo seduto in
prima fila. La giacca che indossava era di velluto finissimo, doveva
per forza essere un gentiluomo.
Il commerciante cercò di introdursi, schiarendosi la voce, ma
non ottenne risposta -Mi scusi!- Provò quindi a voce alta. Data
la vicinanza al palco, la musica era assordante.
Non ottenendo ancora alcuna risposta da parte dell'uomo gli toccò la spalla, spazientito.
Sentendosi toccare, l'oggetto della sua attenzione trasalì,
voltandosi di scatto, per poi sbiancare, riconoscendo chi aveva
davanti. -Visconte de Chagny!- Esclamò urlando, togliendosi i
tappi dalle orecchie -L'attendavamo tra diverse ore!-
-Mia figlia era impaziente, mi ha costretto a rimandare gli
appuntamenti di oggi e correre qui.- Disse, sorridendo bonariamente. In
realtà voleva coglierlo di sorpresa, per impedirgli di
nascondere i problemi sotto al proverbiale tappeto e farlo passare per
idiota.
-Ah! Le donne! Ci spingono a fare le cose più impensate!-
Sorrise mellifluo l'impresario, all'indirizzo della giovane, prima di
prodigarsi in un perfetto baciamano -Monsieur Lefèvre. Incantato
di conoscerla, Viscontessa.-
Non era un’esagerazione, la donna davanti ai suoi occhi era realmente incantevole.
I lunghi capelli corvini, splendenti, erano raccolti dietro la nuca,
lasciando scoperto il collo sottile, cinto dall'alto e austero colletto
di seta azzurra, che bilanciava la morbidezza delle ampie maniche a
sbuffo. Il corpetto steccato, poi, le dava un seno pieno e un vitino di
vespa invidiabile e il sopragonna, raccolto in un elegante drappeggio,
gonfiava perfettamente i suoi fianchi.
Abbassando le lunghe ciglia in un sorriso pudìco e chinandosi in
un accenno di riverenza, la ragazza rispose al saluto dell'impresario
-Carlotta de Chagny, piacere mio.- Ma fu quando risollevò gli
occhi e incrociò inavvertitamente le iridi di Monsieur
Lefèvre che quest'ultimo rimase piacevolmente sconvolto.
Il lampo di vivacità e intelligenza che vi scorse completò il quadro che aveva davanti, rendendolo perfetto.
Si rammaricò di essere già sposato, altrimenti sarebbe
stato più che felice di porre rimedio con la giovane Viscontessa.
-Mi scuso per il trambusto nel foyer, ma siete giunti nel bel mezzo
delle audizioni per la nuova soprano, normalmente non è
così.- Riprese Lefèvre.
-E cosa è successo a quella vecchia?- Chiese con finto sgomento il Visconte.
-Ha preso partito e si è ritirata a vita privata.- Rispose rapidamente l'impresario.
-Perfetto.- Gli sfuggì.
-Ah, non si preoccupi Visconte- Lo rassicurò il suo
interlocutore, pensando che fosse sarcastico -Parigi è piena di
talenti e confido che entro la serata avremo già la nostra nuova
Prima Donna.- Fece un sorriso smagliante e indicando il palco con un
ampio gesto del braccio e un inchino, li invitò a sedersi e a
seguire le audizioni.
-Preferirei parlare di affari...- Era ansioso di vedere i libri contabili.
-Certamente, come desidera, ma suppongo che per Mademoiselle possa
essere più interessante assistere a questo spettacolo certamente
inconsueto. Monsieur Reyer, il nostro direttore d'orchestra, e Madame
Giry, l'insegnante di balletto, sono perfettamente in grado di
procedere con le selezioni senza il mio intervento.
-Vi prego, padre.- Intervenne la ragazza, leggendo della
perplessità nello sguardo del genitore. -Probabilmente finirei
con il disturbarvi, se presenziassi al vostro incontro-
-E sia, ma non allontanarti. Sai che gli artisti sono...- Una smorfia
di disgusto si dipinse sul suo volto, piegando verso il basso gli
angoli delle sue labbra.
-Non mi muoverò da questa poltrona.- Promise raggiante.
-Non si preoccupi, Madame Giry è una insegnate dai saldi
principi morali e non permetterà mai a nessuno di infastidire la
Viscontessa.- La figura fredda e austera della donna, fasciata nel
cotone cupo del suo abito, dava sostegno a questa affermazione,
mentre li salutava con un elegante gesto del capo dal proscenio.
-Meglio ancora. Andiamo!-Si risolse il nobile.
Carlotta si sedette su una poltrona in prima fila tirando il fiato, per
quanto consentitole dal corpetto rigido, appena i due uomini si
allontanarono.
Nemmeno lei era abituata a tutta quella scenografia.
La nobiltà era una novità e cercava di adeguarcisi,
ricordando anche le lezioni sull'etichetta che le aveva dato sua madre
durante l'infanzia, ma tutto quell'infiorettamento sterile e lezioso
era estenuante e si chiedeva se si sarebbe mai abituata. Anche se il
teatro l'appassionava e sarebbe rimasta volentieri tutto il giorno,
quell'abito era esageratamente scomodo e non vedeva l'ora di tornare a
casa.
Aveva spinto il padre a comprare il teatro, oltre che per prestigio,
per poter migliorare nella composizione e, confrontarsi con dei
musicisti professionisti, era di certo la via migliore.
Suonava alla perfezione violino e pianoforte e adorava creare la propria musica e le proprie opere.
Mercier, figlio dello stalliere, amico d’infanzia ed ora attore
di strada, riteneva che avesse molto talento e più di una volta
la sua piccola compagnia teatrale aveva ottenuto successo grazie alle
sue composizioni inedite.
Peccato che nessuno, oltre a lui, sapesse che c'era lei dietro a quegli spartiti e a quelle trame.
Suo padre non approvava e mal tollerava questa sua mania, anche se nascosta e rinchiusa tra le mura domestiche.
Era assolutamente disdicevole, per una donna, pretendere di comporre,
visto che erano esseri inferiori ed era risaputo che erano del tutto
prive di creatività. Se si fosse sparsa la voce di questa
velleità, nessuno l'avrebbe più voluta in sposa.
Quasi sentiva il tono perentorio del padre, ricordando quei discorsi.
Aveva già diciassette anni e a breve sarebbe stata troppo
vecchia per un matrimonio onorevole. Non che la cosa le interessasse,
vedere, durante l’infanzia, come aveva vissuto sua madre, le era
bastato.
Era una donna intelligente, spiritosa, allegra e intraprendente. Aveva
insegnato sia a lei che a Mercier a leggere, scrivere, far di conto,
suonare e comporre e li lasciava giocare liberamente nella
tenuta…Ma solo quando César non c'era.
Se suo padre era in viaggio per affari, o a caccia, loro erano liberi
di fare quello che volevano, ma, quando lui tornava, tutta quella vita
andava rimessa nella scatola dei giocattoli.
Perfino sua madre le sembrava "spenta", in sua compagnia, e diventava servizievole, silenziosa e quasi invisibile.
Impalpabile, come un fantasma.
Sua madre era buona, non sarebbe mai diventata uno spettro.
Chiosò improvvisamente tra sé e sé, e a quel
pensiero inatteso sentì gli occhi diventarle lucidi.
Certamente il Signore l'aveva voluta accanto a sé così presto perché era un meraviglioso angelo.
L'angelo che l'aveva cresciuta e amata, l'angelo che le aveva fatto
conoscere il canto e la musica, mettendole a disposizione, sulla punta
del calamo, un mondo infinito, dove essere sé stessa.
Era il suo Angelo della Musica.
Si costrinse a pensare ad altro, mettendosi realmente a seguire le audizioni, per non farsi trascinare dall'emotività.
Nelle ore seguenti, una dopo l'altra, cantanti mediocri e disastrose
vennero allontanate bruscamente dal proscenio, mentre il numero di
quelle da ascoltare diminuiva rapidamente.
Ad un tratto vide César muoversi al limite del suo campo
visivo, sbucando da dietro le quinte, mentre Monsieur Lefèvre
gli illustrava i dettagli. Decise di seguirli e si alzò,
raggiungendo rapidamente una delle scalette più laterali del
palco, per non disturbare i cantanti.
Si fermò accanto a suo padre , facendo un cenno di saluto per
non interrompere la conversazione tra gli uomini, e si mise ad
ascoltare. Monsieur Lefèvre le sorrideva, mentre si cimentava in
lodi sperticate sulla qualità del loro corpo di ballo.
Madame Giry, notandoli, li raggiunse e si unì alla
conversazione, in qualità di docente responsabile, dopo le
dovute presentazioni.
Lo sguardo di César cadde ben presto su una ragazza dai lunghi
capelli biondi, impegnata a svolgere degli esercizi alla sbarra -Chi
è quella giovane? E' estremamente aggraziata.- Chiese l'uomo,
dissimulando il proprio interesse.
-Christine Daaé. Tengo a lei come se fosse una figlia.- Rispose la donna, intuendo le vere intenzioni del Visconte.
-Daaé? Come il violinista?- Chiese Carlotta, sua madre le aveva fatto suonare più volte i suoi brani.
-Sua figlia, in effetti.- Puntualizzò -Da quando è rimasta orfana vive con il balletto. E' molto brava.-
Il padre si limitò ad annuire, indugiando con lo sguardo qualche
istante sulla ragazza, prima che un terribile acuto stridulo li
interrompesse, facendoli inorridire.
-No! No! Basta! Sono stanco di sentire questo brano storpiato in ogni
maniera!- Esplose César, irrompendo sulla scena e interrompendo
le audizioni -Carlotta!- La chiamò a gran voce, accanto a
sé.
La giovane lo raggiunse, sorpresa.
-Fai sentire a queste incompetenti come si esegue quest'aria. E osano
pure definirsi cantanti...- Il disprezzo era evidente nella sua voce.
In effetti anche la mora si era sorbita per tutto il pomeriggio le
stecche e le stonature di quelle aspiranti soprano e lo aveva trovato
frustrante, ma non osava pensare di esibirsi innanzi a loro. Non aveva
mai cantato davanti a degli intenditori -Ma, padre...- Era anche a voce
fredda e il corpetto le impediva di espandere a dovere la cassa
toracica. Non c'era modo di fare la preparazione adeguata se non
rimandando.
-Canta, ho detto.-
Costretta, per non creare scandalo davanti a tutti, anche se furente, raggiunse il centro del palco.
-Quando voi volete, Mademoiselle.- La esortò gentilmente il
Maestro Reyer, capendo, compassionevole, l'imbarazzo della giovane.
Carlotta odiava quella situazione e quando sarebbero stati in privato
avrebbe intimato a suo padre di non metterla mai più in una
simile circostanza. Certo...Come se fosse stato possibile.
Nemmeno sua madre, che era la donna più forte che avesse mai conosciuto, era mai riuscita ad imporsi con César.
Forse era giusto così.
Se tutte le donne rispettabili di Parigi sparivano all'ombra dei
mariti, probabilmente era giusto. Non era possibile che tutte si
sbagliassero e non era possibile neanche che si sbagliassero tutti gli
uomini, a trattare a quel modo le donne...
Ma lei?
Lei era rispettabile, ma di sparire non se la sentiva. Ogni frammento
di anima si ribellava all'idea, considerandola assolutamente
inconcepibile.
Avrebbe dovuto raccogliere tutto il suo coraggio, per liberarsi dal giogo di suo padre.
Magari poteva scappare e andare con Mercier in giro per la Francia, ad
esibirsi per strada e a vivere della propria musica...Ma per lei,
cresciuta nell'agio di una famiglia ricca, il pensiero era sia
affascinante che spaventoso. Le incognite erano troppe e non sapeva
come avrebbe reagito alle difficoltà di quel tipo di vita.
Aveva bisogno di più coraggio.
Sospirò, chiudendo gli occhi, e i musicisti iniziarono a suonare.
Si lasciò trasportare dalle soavi note di Bellini e, mai come in
quel momento, si immedesimò in Norma, che pregava la luna,
sentendo come proprie quelle parole.
Casta Diva, che inargenti
Queste sacre antiche piante,
A noi volgi il bel sembiante
Senza nube e senza vel…
Tempra, o Diva,
Tempra tu de cori ardenti
Tempra ancora lo zelo audace,
Spargi in terra quella pace
Che regnar tu fai nel ciel...
Terminò l'acuto, sfumando pian piano nel silenzio, mentre anche
la musica cessava e tutto restava immobile, come trattenendo il fiato.
Il suo timbro era meravigliosamente caldo, pieno e potente e riusciva
con facilità a cimentarsi in acuti e virtuosismi, dimostrando
un'agilità vocale formidabile.
-Vedete? Questo è talento! E chiunque di voi millantatrici non
si avvicini nemmeno lontanamente a questo livello è invitata ad
andarsene. Smettetela di farci perdere tempo.-
César quasi tuonò, spezzando bruscamente l'atmosfera raccolta che si era creata nella sala.
Tutte le presenti in attesa se ne andarono.
-Parigi è piena di talento eh, Lefèvre?!- Ironizzò il nobile, ripetendo le parole del predecessore.
-Signor Visconte, questo era solo il primo turno di colloqui, vedrà che domani andrà meglio.-
-No, basta perdere tempo! Sarà lei la Prima Donna.- Era il suo
piano dal principio, i suoi informatori gli avevano comunicato della
partenza della soprano precedente e delle audizioni. Anche per quello
aveva anticipato la visita, cedendo facilmente all'insistenza della
figlia. Sapeva che nessuno avrebbe rischiato di inimicarsi il
principale finanziatore del teatro, era solo una questione di tempismo.
-Come?!- Carlotta si rianimò all'improvviso -No, padre, non è questo ciò che…-
-Non osare contraddirmi!- Le intimò deciso e minaccioso, puntandole l'indice a pochi centimetri dal volto.
Lei voleva studiare e comporre, se fosse stata costretta ad esibirsi
non avrebbe avuto modo di concentrarsi, ma erano in pubblico e non
poteva permettersi di aggiungere ulteriori obiezioni.
Ingoiò a stento la sua rabbia, ne avrebbero parlato a casa.
-Che stupenda idea, Visconte!- Commentò entusiasta Madame Giry,
costringendo il mecenate a ricomporsi -Siete meravigliosa Viscontessa!
Una soprano drammatica di coloratura eccellente!-
-Vi ringrazio, Madame.- Le sorrise compostamente.
-Vi vedo già a fare la Regina della Notte ne "Il Flauto Magico"-
Proseguì l'insegnante -Tuttavia, ora ci occorre anche una nuova
sostituta. Quella precedente era soprano leggero, non è
più adeguata.-
-Dal vostro tono sembrerebbe che voi abbiate già un nominativo
da proporre.- Affermò, tra il curioso e l'infastidito,
César. Aveva raggiunto il suo obiettivo e il resto non lo
interessava, era solo una seccatura.
-Sì, una ragazza con lo stesso registro di Marie-Cornélie Falcon!-
Carlotta e Reyer si guardarono, stupefatti, mentre César non batté ciglio.
-Madame...Un soprano Falcon è rarissimo.- Disse il Maestro,
invitando l'insegnante di balletto a riflettere e a frenare
l'entusiasmo. Quel tipo di registro implicava un'estensione vocale
estremamente ampia, capace praticamente di coprire dal mezzosoprano al
soprano leggero.
-Sì, lo so. Per questo credo che non esista una sostituta migliore per la Viscontessa.-
-Avanti allora, fatecela sentire.- Intervenne il Visconte, impaziente di finire.
-Christine, vieni cara...- Con un cenno della mano invitò la
giovane a guadagnare il palco e questa la raggiunse, con titubanza -E'
ancora un po' grezza nella tecnica, ma imparerà in fretta, con
le prove.- Fece segno al Maestro di iniziare a suonare e arretrò
di qualche passo, lasciandole spazio.
Al termine dell'introduzione, la ballerina iniziò ad intonare la
stessa aria eseguita da Carlotta. Anche lei aveva un timbro caldo e
avvolgente, ma, in più, era capace di meravigliosi acuti
cristallini, che rendevano leggiadre ed eteree quelle stupende note.
Solo il timore di errori tecnici aveva reso in qualche modo meno emozionante il brano, ma la sua esecuzione era stata perfetta.
Il silenzio che cadde al termine della sua esibizione, però, era carico di tensione.
Era evidente a tutti, anche ai profani, che le due donne erano cantanti
eccellenti, ma Christine non aveva mai seguito un vero e proprio corso
di studi in proposito, essendo una ballerina.
Il Visconte avrebbe acconsentito alla sua promozione? O avrebbe preferito qualcuno con un curriculum più saldo?
Carlotta aveva la pelle d'oca, assolutamente entusiasmata da quanto
appena sentito -Padre, dovrebbe essere lei la Prima. Immaginate quante
opere differenti si potrebbero produrre, con la sua voce.-
Christine arrossì, sentendo quelle parole. Temeva che la
Viscontessa fosse dispotica, come la soprano uscente, ma non sembrava
affatto così.
-Sarai tu e su questo non si discute. Non possiamo affidarci ad una inesperta, andrà bene come sostituta.-
-Nemmeno io sono esperta...- Sussurrò, per farsi sentire solo da lui.
-Tu hai i nervi saldi e sai come ci si comporta in pubblico.- La
bellezza della ballerina lo aveva colpito parecchio e le
capacità canore la rendevano ancora più attraente, ma
l'Operà doveva essere una vetrina per sua figlia, per trovarle
marito in fretta, e non poteva permettersi di sprecare quell'occasione.
-Posso insegnarle...- Assieme al Maestro Reyer avrebbe fatto presto a perfezionare le sue lacune tecniche.
-No. E non provarci nemmeno.- Non poteva lasciare che una ragazza
qualunque oscurasse la sua stella. -Non immischiarti in faccende che
non capisci.-
Un lampo di rabbia accese gli occhi cerulei della mora, che lo
fulminò con lo sguardo intimorendolo per una frazione di
secondo. -Andrà bene come sostituta.- Ribadì l'uomo,
prima di scendere dal palco e troncare il discorso, attraversando la
sala e uscendo nuovamente nel foyer, seguito immediatamente da Monsieur
Lefèvre, che riprese a illustrargli le varie caratteristiche
dell'Operà e degli edifici annessi, e anche da Carlotta, seppur
con fastidio e riluttanza.
Appena salirono in carrozza, César la affrontò -Devi
capire qual'è il tuo posto o riempirai di ridicolo il casato.-
-Quella ragazza è un fenomeno! Guadagnereste di più se ci
fosse lei al mio posto.- Sapeva di poterlo tentare con quell'argomento.
-Ho detto di no.- Sentì il suo cuore spezzarsi, mentre andava contro al suo interesse primario.
-Non ho mai studiato da professionista, non è detto che io abbia
la resistenza o le capacità necessarie. Non serve solo la voce
per farne un lavoro, padre.-
-Oh, non sarà un lavoro. Mia figlia non deve lavorare, sarebbe disdicevole.-
Carlotta lo guardò, confusa.
-Sarà volontariato. Non risulterai sul libro paga, ma ti
esibirai solo per puro amore dell'arte, mentre i poveracci attorno a te
lo faranno per sopravvivere.-
La mora appoggiò il gomito al telaio del finestrino e
portò le dita alla fronte, frustrata -Davvero pensate che basti
questo a non compromettere la nostra reputazione?!-
-Assolutamente. Le opere di prestigio non si fanno per il guadagno e tu
apparirai come un angelo caritatevole che deve assolutamente
condividere il proprio "Dono Divino". Perfetto, per il focolare.-
-A questo puntavate?!- Lo trovava assurdo e il suo pensiero si dipinse chiaramente sul suo volto.
-La tua mancanza di collaborazione mi ha costretto a trovare soluzioni
creative.- Sfruttare la sua passione per l'opera, per tenderle quella
trappola, era stato un tocco da maestro.
-Ma voi siete ben consapevole della reputazione che accompagna gli
artisti e i rischi che correrei io: povero, ingenuo, immacolato giglio
indifeso, alla mercè dei loro più sordidi istinti.- Il
sarcasmo traboccava dalle sue parole.
-Certamente, per questo ti troverò uno chaperon.-
Carlotta sbuffò dal naso e serrò la mascella, sempre
più frustrata. La situazione peggiorava di secondo in secondo.
-Mi verrà in mente qualcuno.-
-Mercier?-
L'uomo ridusse gli occhi a due fessure -E chi ti difenderà dai
suoi, di istinti? Già ringrazio Dio per non avere la tenuta
piena di bastardi. Quella stupida di tua madre chissà a cosa
pensava lasciandovi frequentare da bambini...-
La ragazza rimase in silenzio per un secondo, uccidendolo con lo
sguardo, prima di sciogliersi in un sorriso ampio, che però non
si estese agli occhi -Padre, mi sono accorta che i ringraziamenti
datevi fino ad ora non sono stati sufficienti per l'estrema pazienza
che avete avuto nei miei riguardi, quando avete deciso di istruirmi
all’uso delle armi.-
Il padre accennò un sorriso di circostanza, inquietato, poi
scrollò le spalle certo di aver frainteso, e riprese il discorso
-Lo sai che le donne non hanno buon senso quando si innamorano di un
uomo, o quando lui gli fa credere di esserlo.-
-Tra me e Mercier non c'è mai stato nessun interesse di questo
tipo e non ci sarà mai.- Era come un fratello, pensarlo in altro
modo le dava disgusto.
-Nessuno ti assicura che un giorno non sarà lui a cambiare idea.
E' un attore, ti convincerebbe in meno di un minuto spergiurando il
matrimonio.-
-Con questa storia della soprano, padre, sinceramente sembra che siate voi a svendermi al primo che passa.-
-Sei vecchia e non ho un erede maschio, quindi devi assolutamente
provvedere tu.- Dicendo quella frase gli venne in mente che poteva
esserci anche una piacevole alternativa, ma comunque non poteva
lasciare che la sua primogenita diventasse zitella. Doveva perlomeno
aiutare ad ingrandire il suo impero finanziario, sposando qualcuno di
utile.
Carlotta ebbe l’impulso di alzarsi di scatto, afferrarlo per il
colletto e cominciare a prenderlo a pugni in pieno volto, fino a fargli
chiedere scusa, supplicandola di fermarsi. Invece sospirò,
risistemandosi una ciocca di capelli sfuggita dal fermaglio.
-Mi stai ascoltando?- Chiese irritato il padre, riscuotendola dalla sua fantasia.
-Mh? No, mi ero distratta.- Disse, tornando ad incrociare il suo sguardo, con aria di sfida.
-Devono percepire netta la differenza tra noi e loro, questo li frenerà dall'avere mire troppo ambiziose.-
-Padre, fino a due mesi fa nemmeno noi eravamo nobili!- Sbottò.
-Non avvicinarti a loro, non essere amichevole con nessuno. Nemmeno
cortese, altrimenti fraintenderebbero. Nemmeno con le donne.-
-Assurdo...-
-Ti farò tenere d'occhio e se tornerai a casa con un bastardo, considerati finita.-
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Note:
Buongiorno e buon sabato! Spero che questo primo capitolo vi sia
piaciuto, in ogni caso fatemi sapere cosa ne pensate, anche con poche
parole, soprattutto se non è stato di vostro gradimento.
Come avrete capito dal titolo, questo racconto è ispirato alla
storia de "Il Fantasma dell'Opera." Ho preso spunto sia dal romanzo di
Gaston Leroux che dal musical cinematografico del 2004 di Joel
Schumacher, quindi troverete personaggi di entrambe le versioni.
L'aria citata in questo capitolo "Casta Diva" è stata
scritta dal compositore italiano Vincenzo Bellini e fa parte dell'opera
lirica "Norma".
A questo link https://www.youtube.com/watch?v=s-TwMfgaDC8 potrete
ascoltare la fantastica Maria Callas interpretare questo brano proprio
sul palco di Palais Garnier, ancora oggi sede dell'Operà de
Paris.
Colgo l'occasione per ringraziare la mia Beta di fiducia Oscuro_errante
per l'impegno e la costanza nel suo prezioso lavoro. Grazie mille!
A sabato prossimo!
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