I come to you in pieces so you can make me whole

di jinkoria
(/viewuser.php?uid=968055)

Disclaimer: questo testo è proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


bonsoir 🌹
dopo quasi due anni seguono solo 375 parole di una cosina nata nel 2019, ispirata a un'art di currynim_ (twitter) + il prompt “scars” della twinstarsweek di allora e che oggi, per sbloccare un minimo il senso di pubblicazione nel nuovo anno, riporto qui, che è rimasta una raccolta/archivio. è mini mini, un momento d'intimità come il primo pezzo ma un po' più vago e calduccio, ecco. pensata per essere velocissima, ho sempre amato le cicatrici e il loro potenziale in qualsiasi contesto.
non so chi leggerà, ma grazie del passaggio e buona lettura 
🤍


 

secondo pezzo


Guardarsi allo specchio è strano, certe volte. Niente evidenzia il passare degli anni come l’aumentare delle cicatrici sul suo corpo, Midoriya non saprebbe nemmeno distinguere la più vecchia dalla più recente, ormai abituato eppure al contempo ancora sorpreso da quei segni, piccoli o grandi che siano. Non che li rimpianga, ognuno di essi è un tassello fondamentale dell’insieme, ciò che è riuscito a guadagnare e diventare armato di forza d’animo e coraggio, persino nei momenti in cui l’unico appiglio concreto nel dolore era stato il pianto e la paura di morire più rumorosa della speranza di salvarsi.

Le labbra di Bakugou saggiano i contorni di quella determinazione ogni volta che fanno l’amore, quando Izuku mostra la schiena scossa dai singhiozzi, le lentiggini scure sparse sulle spalle come tante piccole gocce di pioggia; un’insolita premura agrodolce che sfuma in pelle d’oca anche al semplice pensarci.
 
«Come cazzo fai a distrarti in un momento simile?».

Midoriya sussulta per l’urlo improvviso, lo guarderebbe pure male se non gli venisse scomodo voltarsi a sufficienza. Piuttosto stringe meglio il cuscino tra le braccia, affondandovi un po’ di più il viso.

«Stavo pensando...» fa per dire e tuttavia viene subito interrotto, il respiro mozzato da un movimento più brusco dell’altro. Stavolta l’occhiataccia gliela regala per intero, salvo poi scorgere il principio di una cicatrice particolarmente vistosa tra la scapola e la base del collo. Dunque riprende dopo un attimo di esitazione, pressoché in un sussurro: «Non ti danno fastidio?».

Katsuki si ferma del tutto, sollevando un sopracciglio; Izuku non può vederlo come si deve ma sente a naso ogni briciola di biasimo in quello sguardo fisso sulla sua nuca, sulla quale poco dopo percepisce il respiro caldo del compagno, le labbra così vicine da saperle tese in un ghigno contro quel punto. Poi arriva la sensazione dei denti che pizzicano con pressione crescente la carne già arrossata da quel calore.

«Adesso, Deku che non sei altro» soffia sulla pelle congestionata mentre il cuore di Midoriya inizia a battere più forte, gli occhi liquidi di aspettativa e la bocca piano piano sollevata suo malgrado in un sorriso, emozionato e trascinato da quell’assurda dimostrazione «te ne faccio una io, così lo vedi» continua, riprendendo a muovere lentamente i fianchi «quanto mi danno fastidio».

 




Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=4013406