Il ritratto

di Demy77
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Mi osservi impassibile da quella cornice dorata. Tuo zio ha voluto che ogni suo ospite potesse ammirasse questo ritratto, posto ad imperituro ricordo di una giovane vita recisa nel fiore degli anni. Eccolo che arriva per discutere di politica: forse pensa che io stia meditando dinanzi al quadro sulla caducità della vita, ma ben altri pensieri affollano la mia mente…
Chi sei stato davvero, Armitage? Il giovane garbato tenente che ho liberato da una prigione francese a Quimper? Un romantico sognatore che amava la poesia? Un ipocrita senza scrupoli che ha sfruttato la sua malattia per impietosire gli altri? Un tentatore che ha circuito una donna sposata, la moglie di colui al quale doveva la vita?
Non hai avuto neppure il coraggio di guardarmi negli occhi e dirmi che l’amavi. Neanche l’onore di un duello mi hai concesso, affinchè potessi farti strisciare nella polvere come un verme, o farmi uccidere da te rendendo orfani i figli di colei per la quale avevi perduto la testa.
Invece no: tutto è rimasto vago, indefinito. Ora sei morto e tutto -apparentemente – è tornato al suo posto. Ho dovuto ingoiare le lacrime che Demelza ha versato per te, ma ben presto è tornata ad essere la moglie premurosa e l’amante appassionata di un tempo.
Sono io, forse, a non essere più lo stesso.
Quando qualcosa si è rotto può tornare come prima?
Beato te che sei nella pace, immune al tormento che mi squassa l’anima.




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