−
Ransik!
− urla la voce decisa del Pink
Ranger.
Mi
giro. Sbarro gli occhi, sorpreso.
Quella
donna non si arrende mai.
Preme
il grilletto. Un raggio di energia mi colpisce all'addome.
Cado
a terra, con un grido di furore.
Un
debole lamento attira la mia attenzione.
No!
Non posso avere fatto quello che temo.
Mi
sollevo e le mie paure si concretizzano.
−
Nadira!
−
urlo.
Striscio
verso di te, il cuore greve d'ansia, e ti stringo tra le mie
braccia.
−
Cosa
ho fatto? Cosa ho fatto? −
ripeto, annichilito. Vedo su di te segni di ustione, bambina mia.
E
quelle lesioni sono opera mia.
Il
mio odio ha colpito anche te, che, per me, sei più importante
di un tesoro.
−
Dimmi
che sta bene... Dimmi... −
sussurri, angosciata.
Per
alcuni istanti, non capisco.
Poi,
poso lo sguardo sulle tue braccia e vedo che stringi a te un neonato
umano.
Lo
hai difeso, con la tenacia di una leonessa.
Sbarro
gli occhi. L'amore, che io ho ritenuto un sentimento per deboli e
vigliacchi, ha rinnovato il tuo cuore, bambina mia.
Tu,
così volubile e capricciosa, hai difeso un essere umano,
incurante dei rischi.
Osservo
il bambino e sento sollievo. Sta bene.
Sembra
quasi non essersi accorto del pandemonio circostante.
La
mia mano, con una insolita tenerezza, sfiora il viso del piccolo.
Mi
sorprendo di me stesso. Ho quasi paura di fargli male.
Eppure,
io non ho esitato a spezzare vite, in nome del mio sogno di vendetta!
−
Sì,
tesoro... Sta bene... −
la rassicuro.
Alle
mie orecchie, giungono i passi dei ranger.
Potrebbero
sopraffarmi, ma restano a diversi metri di distanza da me e te.
I
tuoi splendidi occhi, Nadira, lucidi di lacrime, ad un tratto,
cercano i miei.
−
Papà...
Come fai a odiare una creatura così meravigliosa? −
chiedi.
Questa
domanda si imprime nella mia testa e distrugge tante mie certezze.
L'odio
non serve a niente, se non a distruggere te stesso.
Se
tu, figlia mia, fossi morti, niente sarebbe rimasto di me.
Ho
dovuto rischiare di ucciderti per comprendere l'assurdità del
mio rancore.
Tu
hai mostrato molta più intelligenza di me e hai compreso
l'assurdità della vendetta.
−
Il
mio cuore è pieno di odio da così tanto tempo... E per
questo ho rischiato di colpire l'unico essere per il quale provo
amore... − mormoro.
Questa inutile faida deve concludersi.
L'odio
non colorerà più di sangue l'esistenza mia e degli
esseri umani.
E
io non posso danneggiare per il mio egoismo te, figlia mia.
−
Mi
vuoi davvero bene, papà? −
chiedi.
Sorrido.
Sì, ora lo comprendo con forza rinnovata.
Ti
voglio bene.
Stringo
la tua mano nella mia e la bacio. Ti faccio una promessa, Nadira.
Non
leverò più la mano sulle persone innocenti, come te.
Poi,
ti sfioro il viso.
−
Ora
l'hai capito? Anche i mutanti possono amare, non siamo così
diversi. − affermi.
Annuisco
e sorrido. Hai ragione, Nadira.
Questa
tua saggezza mi sorprende sempre più.
Mi
porgi il piccolo e io, cautamente, lo stringo tra le braccia.
Sono
sorpreso. Non ha paura del mio volto sfregiato, che è stata la
radice del mio rancore.
Non
tutti gli esseri umani sono stupidi e offensivi verso i diversi.
Ti
guardo e, con un cenno del capo, annuisci.
Sì,
non posso fuggire davanti alle mie colpe.
Devo
affrontarle e liberare il mio cuore con l'espiazione di una lunga
pena detentiva.
Ti
affido il bambino, figlia mia.
Mi
alzo e fisso i ranger.
−
Sono
pronto a pagare per le mie colpe. −
scandisco, risoluto.
Mi
fissano perplessi e non posso non capirli. Non si aspettavano una
fine così strana della nostra battaglia.
Porgo
le mie mani e attendo. Desidero la prigione, pur di rendere limpida
la mia coscienza.
Devo
pagare per le sofferenze causate a persone senza colpa.
Jen,
comprendendo la sincerità delle mie intenzioni, annuisce e mi
ammanetta.
Lancio
un ultimo sguardo a te, figlia mia, e tu mi sorridi.
Sono
fiero di te e del tuo coraggio.
Sei
stata più forte di me, che pure mi vantavo della mia abilità
nel combattimento.
−
Ti
dichiaro in arresto! −
scandisce Jen, ferma.
Il
raggio rimpicciolente mi colpisce e io sento la gioia invadere il mio
cuore.
Presto,
comincerà la mia strada verso la redenzione.
|