Cuore di Divoratuono

di Akikalaha
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Aloy si aggirava per la foresta, da sola. In qualche modo, era riuscita a perdersi nel bosco mentre cacciava. Non riusciva a trovare Rost da nessuna parte, il che significava che era nei guai. Di solito sapeva come ritrovare la strada di casa, ma si era proprio allontanata troppo. Chiamarlo non era un'opzione: le Macchine l'avrebbero sentita. Aloy accese il suo focus per trovare un sentiero, sospirò e continuò a camminare.

Altrove, nello stesso bosco, un'altra ragazza stava cercando di trovare un sentiero, proprio come Aloy. Anche lei era a caccia, ma non era a piedi: a cavallo di un'alta Macchina, tese il suo arco. Usò le spine metalliche dell'essere meccanico per contemplare i graziosi Corsieri che pascolavano in fondo alla scarpata su cui si trovava. I raggi del tramonto scintillavano sui loro serbatoi di vampa e proiettavano bagliori dorati sull'erba. I Corsieri, ignari dell'opera d'arte che stavano componendo, oscurarono la luce, in cerca dei fili d'erba più teneri da masticare. La ragazza avrebbe quasi potuto scordare di quali componenti era a caccia. Kïma sospirò e mirò a uno di loro, chiudendo un'occhio e scusandosi col pensiero per averli disturbati.

Dopo aver camminato per svariati minuti, Aloy giunse in una radura nel mezzo della foresta. Tutti gli alberi erano stati tagliati e l'aria era pervasa da un profumo di legno umido. Alla giovane cacciatrice non importava di quell'odore. Stava cercando di capire che tipo di Macchina fosse in grado di qualcosa del genere, visto che dubitava che fosse opera degli umani. Le Vedette, i Corsieri e gli Spazzini erano decisamente troppo deboli per tagliare così tanti tronchi. Accucciandosi per non farsi notare, in caso il responsabile di quella devastazione fosse ancora in zona, Aloy usò il focus per provare a decifrare delle tracce che potessero aiutarla a identificare il colpevole.

Si accigliò, quando riconobbe impronte umane al seguito delle tracce della Macchina. Il mostro meccanico aveva dato la caccia a quelle persone? O viceversa? Difficile a dirsi... in ogni caso, qualcuno era in pericolo. Abbandonando la sicurezza dei cespugli alle sue spalle, Aloy seguì la pista di corsa, sperando di trovarli finché respiravano ancora. Aveva quasi raggiunto il margine della radura, quando qualcosa si avvolse intorno alla sua caviglia, facendole perdere l'equilibrio. La rossa cadde a terra con un gemito e provò ad alzarsi, ma la radice resisteva. Infastidita, si mise seduta e provò a liberarsene, ma si accorse che non si trattava di una radice. Era un filo annodato a una roccia e a un albero, piazzato lì apposta. Aloy smise di muoversi ed esaminò i dintorni, quando sentì un rumore di rami spezzati nelle vicinanze.

Alla fine li vide, mentre uscivano dal sottobosco. Dovevano essere i banditi di cui Rost l'aveva avvertita. Era impossibile non riconoscerli, coi loro stracci di stoffa e i copricapi di scarto. Erano in dodici. Aloy non poteva batterli, soprattutto adesso che era in trappola. L'uomo che sembrava il loro capo la fissava, con un sorriso folle che metteva in mostra i suoi denti gialli e marci. Aloy sospirò ancora, levando le braccia e alzando gli occhi al cielo, sempre più irritata. Quella era decisamente una giornata no.





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