Salve a tutte/i! Pensavate che mi
fossi dimenticata della fanfiction? (si, vi vedo che state fremendo, con l’ultimo
capitolo che ha molte più letture del penultimo XD) Stavo solo cercando di
scrivere al meglio questo, è un po’ strano… Boh, io lo trovo così! XD E’ un po’
di transizione, ma serve, eccome se serve… A mettervi tanti altri puntini di
domanda in testa, ecco a cosa serve! :D Il prossimo ancora non è scritto, ma ho
già la bozza buttata giù, quindi non dovrebbero esserci problemi d’ispirazione!
:D
Per rispondere anticipatamente a Ci
Chan vi avverto già da ora che ho delle mini bozze fino al capitolo 17, ma
ancora la storia non è finita… presumo che, se tutto va bene, si fermerà
intorno al ventesimo capitolo.
Davvero, non so come ringraziarvi per
il vostro seguito… E’ commovente! *_*
Mies: carissima! Grimmjow non è certo l’amante tutto
zucchero e tanto diabete, voglio dire… basta guardarlo in faccia per capirlo! XD
Credo che ti accontenterò presto, anche se non è che mi soddisfi molto quello
che ho scritto, vabbè… ormai è fatta! X’D Spero sia di tuo gradimento! *-* E
grazie, grazie tantissime! <3
Ci Chan:
Rob,
io l’avevo detto che il precedente capitolo avrebbe fatto maaaale male per la
sanità mentale altrui… ha fatto male anche a me, pensa un po’! Ripresa? Sì? Bbbbene
[detto alla Giovanni Mucciaccia], posso continuare! Il ragazzo è un tipino che
non va a sbandierare al mondo i suoi sentimenti (sempre che ne abbia), a parte
la rabbia, ma quello è un altro discorso. XD Quindi credo che la povera Narumi
sarà costretta ad aspettare la mano dal cielo che lo illumini e gli faccia
capire come gira il mondo, povero ingenuo. :D La frase “ora che ti ho trovata”
è, diciamo così, un piccolo modo di farle capire che ha trovato qualcosa, o
meglio qualcuno, che gli ha fatto scoprire le gioie immense della vita, ecco! XD
Seriamente parlando, ho voluto interpretare il suo gesto come una sorta di
gratitudine nei confronti di Narumi, nel senso che è forse la prima volta che
qualcuno esprime senza mezzi termini il desiderio di averlo affianco e per lui
è una cosa nuova. E comunque calma, calma, alla fine ne manca ancora… e deve
succedere di tutto, tranquilla. :P Grazie come sempre, è un piacere leggerti,
anche se non sei la prima! ;)
glo91:
eh,
chi non vorrebbe esserci al posto suo? XD Grazie del commento!
Ica: S-sublime? *_* Aaaaaaaaah ma
grazie! *_______* Son tutta rossa, grazie grazie! <3
Spero che non ti deluda nemmeno questo capitolo, allora! ;)
Smemo92: devo dire che mi
son sentita un po’ cattiva quando ho deciso di rendere anche lei “invisibile”
ai suoi cari… e ancora di più per il fatto che lei provi l’istinto di
combattere proprio contro i suoi amici. Ma l’Aizen che c’è in me ha preso il
sopravvento, io non ho fatto niente! .___. XD Come ho già spiegato, Grimmjow non sa bene
cosa sia significato e cosa significherà quella cosa… forse per lui il fatto che qualcuno abbia urgente bisogno della
sua presenza e che la ragazza non si sia fatta problemi nel dirglielo l’ha
fatto pensare… ed è arrivato ad una conclusione, che ancora non ci è nota,
vabbè. :D E no, non credo che Starrk andrà a cercarli… spero, per lo meno, che
stia dormendo come sempre! XD Anche se l’idea mi fa morire dal ridere! XD Grazie
mille, è un piacere sapere che l’ultima parte, quella più faticooosa,
sia piaciuta… Sai, non avevo mai scritto di… fiki fiki, ecco. XD
crazy_for_hidan: lol ma questa è
perversione! X’D Come detto prima, Starrk spero che stia ronfando e che Lilinet
non rompa i suddetti per andare a cercarla… sarebbe veramente troppo tragi-comico!
XD [e io sarei troppo cattiva xD] No,
no, non automangiarti le mani, se no come fai a
commentare questo capitolo? ;____; Grazie, grazissime
[?!] per tutti i complimenti! *_*
Aribo: già, Grimmjow da proprio quell’impressione… accidenti a Kubo-sensei
e ai suoi personaggi da sbavo! *Q* Grazie, veramente, non ho parole per
ringraziarti. :)
Grazie come sempre a chi la segue e a chi l’ha aggiunta
ai preferiti… GRAZIE! :*
Capitolo XIII - Parte II
Era indescrivibile il senso di
appagamento che sentivo in quel momento. Stretta tra le sue braccia, a
respirare a fondo il forte profumo della sua pelle, sorrisi contro il suo
petto, stringendomi ancora un po’ a lui. Non aveva aperto bocca, se non per
baciarmi con rovente passione, ma immobile fissava il soffitto, mentre un dito
saliva e scendeva distrattamente lungo la linea della mia schiena. Alzai lo
sguardo verso di lui e mi chiesi come fosse possibile che un uomo così
sconvolgentemente affascinante potesse esistere... Ed era con me, addirittura!
Non sapevo cosa aveva voluto dire
per lui quello scatto di passione, ma per me aveva significato tutto.
E non me ne pentivo.
Gli passai una mano tra i capelli
celesti, ormai completamente arruffati, sperando che la prendesse bene nel
rendersi conto che la sua pettinatura non aveva retto. Fu solo allora che
sembrò accorgersi di me e sospirò pesantemente.
- Devi andare, ora. -
Mi stiracchiai, accarezzando le
sue lunghe gambe con le mie, e scossi la testa. - Ancora cinque minuti... -,
mormorai, accoccolandomi meglio contro di lui e passando distrattamente un dito
lungo la lunga cicatrice sul petto.
- Devi andare. O ti daranno per
dispersa. -, mi ripeté, con il chiaro intento di non voler sentire repliche.
- E va bene, mamma. -, sbuffai, staccandomi da lui e cercando i miei indumenti,
sparsi un po’ ovunque.
Lui si mise a sedere, puntando
insistentemente il suo sguardo su di me. - Mamma? Le madri sono autorizzati a
fare quello che abbiamo fatto prima? -
Inutile dire che diventai viola
dall’imbarazzo e gli tirai in pieno viso la sua giacca. Se la tolse con una
mano, mostrandomi un ghigno per niente rassicurante e iniziò ad avvicinarsi a
me a gattoni, lento e letale come una pantera quando ha avvistato la sua
ennesima preda.
Quando fu a due passi da me mi
bloccò al pavimento con il suo corpo e prese a baciarmi ancora, come se non ne
avesse mai abbastanza. E come potevo biasimarlo?
- Non dovevo andarmene? -, chiesi,
chiudendo gli occhi mentre le sue labbra mi morsicavano il lobo dell’orecchio.
- Ho cambiato idea. -, sussurrò
famelico, facendomi rabbrividire.
Ma sì, Starrk poteva aspettare
ancora un po’, no?
* * *
Quando Lilinet mi vide trafelata
per la corsa si grattò il capo, pensierosa. - Sei in ritardo! -
- Lo so, perdonatemi! E’ che ho
avuto un... contrattempo. -, mi
scusai, chinando il capo nella speranza di nascondere il mio evidente
imbarazzo.
- Un contrattempo. -, ripeté
Starrk, sdraiato poco più in la, con gli occhi chiusi. - Chiamiamolo così. -
- C-come?! -
Starrk aprì gli occhi e si mise a
sedere, passandosi una mano tra i capelli scuri. - Beh, ragazza mia, non avrai
pensato che non ci saremmo accorti di nulla, vero? -
Sbarrai gli occhi, letteralmente
paralizzata sul posto. Come... come avevano fatto... a... a...?!
Lui sospirò, quasi divertito. - Il
vostro reiatsu. E’... esploso. Due volte. E mi ha svegliato. -
Socchiusi la bocca per dire
qualcosa, ma l’unica cosa che riuscii a bofonchiare fu un “Oh” neanche troppo
udibile. Quello fu decisamente il momento più imbarazzante della mia vita. Era
indescrivibile la vergogna che provavo, anche se mi rendevo conto che non c’era
niente per cui sentirsi in colpa. Avevo amato l’uomo di cui ero innamorata e
non potevo chiedere di meglio. Solo sperare che le cose potessero sistemarsi,
prima o poi.
- Tranquilla, non sono arrabbiato
per il ritardo. Ne ho approfittato per riposarmi un po’. -
Lilinet alzò gli occhi al cielo,
guardandomi poi mestamente. - Iniziamo il riscaldamento io e te, Narumi-chan.
Quel poltrone arriverà tra poco. -
L’allenamento con la ragazza fu
interessante. Non usò il massimo della forza, e per me andò benissimo, dato che
ero parecchio tempo senza combattere, oltre al fatto che ero esausta. E no, non
per lo “Spirito Ribelle” dentro di me, pensai arrossendo.
Quando fu il turno di Starrk, che
sembrava più addormentato che mai, ebbi un fremito che era un misto tra timore
ed entusiasmo. Quell’uomo aveva il volto di una brava persona, ma sentivo e
sapevo perfettamente quanto potere avesse.
- Sia ben chiaro, Narumi. Anche se
non sembra che ne abbia voglia, non ci andrò leggero. - mi avvisò, tirando
fuori la sua spada e puntandomela contro come una pistola. - Sarò anche
assonnato, ma son troppo curioso. -
Sorrisi, stringendo l’else delle
mie con forza. - Neanche io lo farò. -
Quello che seguì dopo fu un vero
problema. Starrk mi aveva avvisata, ma non pensavo che sarebbe arrivato a
ferirmi più volte, facendomi gemere dal dolore.
- Sei lenta, troppo lenta. E per
un Espada questo non è possibile. - mi spiegò, con calma. Rinfoderò la spada, e
si avvicinò in mezzo secondo verso di me, per tirarmi un pugno. Fortuna mia che
gli allenamenti con Grimmjow mi avevano preparato bene a tenere i riflessi
sempre pronti, quindi mi colpì solo di striscio.
- Prova a deviare i miei colpi,
ora. Niente spade. -
Annuii e tra calci e pugni, iniziai
a stancarmi veramente. Avevo il fiato corto, la vista mi si annebbiava sempre
più di frequente e non erano neanche tanto simpatici i cali di pressione che
avevo, rischiando di collassare a terra da un momento all’altro.
Ero inginocchiata, un pugno chiuso
sulla terra per tenermi in equilibrio, l’altra mano sul viso sudato. Stavo per
crollare, me lo sentivo.
- Già stanca? - mi chiese Starrk,
avvicinandosi con le mani dietro ai fianchi.
Presi un bel respiro, per darmi la
forza per rimettermi in piedi e barcollai un poco. - Credo di non stare troppo
bene... -
- Me ne sono accorto. - Mi guardò
con attenzione, passandosi una mano sul pizzetto. - Aizen-sama me ne aveva
parlato, ma non pensavo che potevi ridurti così per uno Spirito Ribelle. -
Scossi la testa, chiudendo gli
occhi per riprendermi un po’. - Non c’è niente che possa fare per rimediare? -
Fece spallucce, pensoso. - Se ti
stanchi per un semplice allenamento, non oso pensare quando dovrai tirar fuori
la Resurrection. -
- La che cosa?! - chiesi perplessa, mentre corrugava la fronte.
- Pensandoci bene non so se tu
possa averla. - continuò, senza rispondermi. - Sei solo una semplice umana, da
questo punto di vista. -
Deglutii a fatica e presi un altro
respiro profondo. Avevo bisogno di bere, e subito! - Non so di cosa tu stia
parlando, ma so solo che sto male. -
- La Resurrection è la forma
originaria di noi Espada. Quella di Grimmjow, per esempio, è una pantera.
Perché lui era una pantera prima di diventare quello che è ora. -
Non gli chiesi nemmeno perché mi
avesse voluto fare proprio l’esempio di Grimmjow e non quello di qualche altro
Espada, come lui per esempio. Mi limitai a nascondere il rossore dell’imbarazzo
con quello della stanchezza.
- Comunque, seguimi, ti accompagno
da Aporro, magari quello scienziato pazzo sa cosa fare con te. -
Gli andai dietro barcollando,
respirando velocemente per non collassare. Incredibilmente Lilinet mi aiutò a
reggermi in piedi, e le sorrisi, grata.
Quando Aporro mi vide aggrottò la
fronte, incuriosito. - Ma guarda, la cocca di Aizen-sama... e di qualcun altro,
a quanto pare. - mi sorrise malizioso e io pregai mentalmente tutti i Kami del
mondo affinché mi facesse sparire dalla faccia della terra prima di subito. Che
vergogna, cavolo!
- Che abbiamo qua? - chiese, mani
sui fianchi e la schiena piegata per inchinarsi e guardarmi con più attenzione.
- Lo Spirito Ribelle che le ha
trasmesso la forza la sta logorando. Se continua così ci rimane secca. -
rispose senza troppi problemi Starrk, facendomi rabbrividire al solo pensieri.
Sarei potuta morire veramente?
Aporro sospirò, passandosi pollice
e indice sul mento, pensieroso. Poi, in uno scatto repentino, estrasse la sua
spada dal fodero, facendomi sobbalzare. Che intenzioni aveva quel matto?
- Dammi la mano, ragazza. - mi
disse svogliato, tendendomi la sua libera.
- Come? - Voleva per caso
tagliarmi il mio adorato arto?
Chiuse gli occhi, scocciato. - Ho
detto di darmi la mano, ragazza sorda. -
Lanciai una breve occhiata a
Starrk e a Lilinet a pochi passi da me e annuirono per rassicurarmi. Riluttante
feci ciò che Aporro mi aveva chiesto e mi morsicai con forza il labbro quando
la lama della spada mi ferì il palmo aperto.
- Ora stringi il pugno e scola il
sangue qui. - continuò l’Espada dai capelli rosa, porgendomi una fialetta di
vetro vuota.
Ok, quell’uomo non aveva per
niente un minimo di tatto.
Feci una smorfia di dolore e di
fastidio quando vidi il mio sangue, rosso e brillante, gocciolare via dalla mia
mano.
- Dovrò fare qualche controllo per
vedere se c’è un modo per ovviare al tuo piccolo problema, ragazza sorda. Puoi
andare a divertirti con il tuo amichetto, ora. - mi congedò infine, spedendomi
direttamente sotto venti metri di terra dall’imbarazzo.
Starrk e Lilinet mi salutarono e
sparirono subito dopo, lasciandomi sola e spossata. Che gente era mai quella?
Mi strinsi la mano ferita contro
quella sana, tamponandola con la manica bianca della mia divisa, e raggiunsi
velocemente la mia stanza.
Con decisamente una bella sorpresa
al suo interno.
Grimmjow si voltò a guardarmi e
subito si accorse dei miei tagli alle braccia e al viso, per non parlare di
quella sul palmo della mano. Mi si avvicinò lentamente, senza togliere lo
sguardo dal sangue che imbrattava la mia divisa candida. Prese la mia mano
ferita e la osservò quasi con crudele curiosità, mentre un lieve ghigno si
formava sulle sue splendide labbra. - Starrk ci è andato pesante a quanto pare.
-
Strinsi gli occhi, birichina. -
Almeno non mi ha insultata come faceva qualcuno di mia conosc...!
-
Non finii di parlare che le sue
labbra avevano catturato le mie in un bacio bramoso, disperato come quelli che
ci eravamo scambiati solo poche ore prima. Era come se avesse paura, come se
avesse poco tempo prima che io sparissi, prima che lui sparisse. Ma io ero lì,
completamente soggiogata dai suoi baci, stordita dal suo profumo, intrappolata
tra le sue carezze. Dove sarei potuta andare se non nel rifugio sicuro delle
sue braccia?
La sua bocca si spostò famelica
sulla mia guancia, leggermente graffiata e l’accarezzò lentamente con la
lingua, gustando il sapore ferroso del mio sangue. - Sei buona. -
Rabbrividii, mentre si portava
alle labbra anche la mano ferita, prendendosi sapiente cura di lei.
Era un predatore.
Ed io la sua preda.
E gli piacevo.
Sorrisi quando mi portò senza
troppi cerimoniali sul duro materasso a pochi passi da noi, sovrastandomi con
il suo sconvolgente corpo.
- Grimmjow... -
Sollevò i suoi splendidi occhi
azzurri su di me, lasciando perdere per un attimo il mio collo che fino a poco
prima stava riempiendo di morsi e baci.
- Mi dispiace. -
Il suo sguardo s’incupì il tanto
giusto per farmi pentire di aver portato a galla un discorso così pericoloso
per il labile rapporto che avevamo.
- Io volevo che le cose andassero
diversamente. - continuai, deglutendo a fatica.
Non riuscivo a capire cosa gli
stesse passando per la testa in quei minuti, il suo sguardo rimase duro ed
impassibile come una statua di marmo.
Una bellissima statua di marmo.
- Mi perdoni? -
- Scordatelo. -
La sua risposta arrivò secca,
subito, come una pugnalata al cuore. Mi mancò il respiro nel vederlo così teso
nei miei confronti e sapere che fosse ancora arrabbiato mi faceva star
malissimo.
Mi odiava ancora? Forse... forse l’aver
fatto l’amore insieme era solo un modo per prendersi gioco di me?
La consapevolezza di una
possibilità del genere mi annebbiò la vista per qualche secondo, troppo presa
dal panico per poter rimanere tranquilla. Sentii gli occhi pizzicare per le
lacrime, ma provai a ricacciarle indietro con forza.
Abbassò il viso ancora di più, i
nostri nasi si sfioravano, così come il suo respiro caldo mi solleticava la
pelle. Mi morsicò con cattiveria il labbro inferiore, facendomi gemere dal
dolore e dal disappunto, ma subito dopo iniziò a succhiarlo, per lenire il
bruciore.
A che gioco stava giocando?
- Io non perdono facilmente,
mocciosa. Dovresti saperlo. - soffiò contro le mie labbra, baciandole ancora
con ardore e desiderio. Sollevai una gamba nel sentire il grande palmo della
sua mano che l’accarezzava languido e sospirai quando riprese la lenta tortura
del mio collo. - Ricordati, sono vendicativo. -
Lo scostai con decisione, sebbene
non ne avessi la minima intenzione, e lo guardai duramente. - E’ questa la tua
vendetta, Grimmjow? Usarmi sapendo che cederei comunque? -
La mia voce tremava, a dispetto
dei tentativi di apparire più fredda e scostante che potessi. Peccato che non
ci riuscivo, non con lui per lo meno.
- Credi quello che vuoi. A me non
cambia niente. -
- A me sì, però. -
Alzò perplesso un sopracciglio,
guardandomi come se stessi dicendo chissà cosa. - Allora facciamo così... -
sussurra, chinandosi sul mio orecchio, che iniziò a mordicchiare. - Diciamo che
la mia punizione sarà un’altra. -
Chiusi gli occhi, stringendolo
forte a me, affondando le mani tra quei capelli accesi che si trovava e
sorrisi, sorrisi perché avevo avuto la mia risposta.
Il problema, ora, era la sua
vendetta. Il che mi spaventava, e non poco.
- E cosa... cosa sarà? -
Mi lasciai spogliare come una
bambola nelle mani di un bambino audace e s’impossessò di me con una spinta
decisa che mi fece sospirare di piacere.
I suoi movimenti erano incredibilmente
lenti, tanto che iniziai ad assecondarlo per chiedere di più. Non aveva più l’impeto
della prima volta, sebbene i suoi affondi fossero decisi e profondi, ma
sembrava quasi che volesse... torturarmi.
- Questa notte sarà la tua
punizione. E quelle a venire. E quelle ancora. -
Gemetti all’ennesima spinta e
strinsi le gambe dietro la sua schiena mentre quasi usciva da me, lascivo e
lento. Bloccò ogni mia richiesta con un bacio, mentre continuava a muoversi
senza fretta.
Voleva farmi impazzire?
Kami, ci stava riuscendo perfettamente.