Scesi in terra cretese, alcuni fra i fanciulli ateniesi scelti come
sacrificio avevano cercato di fuggire, ma Duncan non l'aveva permesso.
-Si dice degli ateniesi che siano degli smidollati dotati solo di
testa, buone maniere e culo insoddisfacentemente piatto e molliccio.
Volete portare onore ad Atene o perpetrare questi stereotipi indegni?-
disse il giovane principe di Atene riuscendo a immobilizzare parte di
loro con uno sguardo glaciale.
“Che ha detto?” “Davvero si dicono cose
simili fuori da Atene?” “Ma che sta dicendo
questo?” bisbigliarono fra loro due giovani fratellastri
probabilmente non abbastanza spaventati.
-Mettendo che riusciste a scappare, come pensate di cavarvela senza un
soldo e un minimo di esperienza lavorativa alle spalle?
Prostituendovi?- Duncan ghigno con un'espressione ferale. Era certo che
puntare sull'inesperienza di quei bambini vissuti nella bambagia fosse
il metodo giusto per scoraggiare i tentativi di ribellione. -Vi ho
anche detto, ragazzi miei, che quest'anno non avete niente da temere!
Sconfiggerò il Minotauro e vi riporterò dalle
vostre mamme sani e salvi!- continuò con un tono spavaldo
che più che tranquillizzare i ragazzini li fece sentire in
mani inaffidabili.
-Se fosse la verità, non ce lo diresti.- mormorò
inacidita una ragazzina bruna che si credeva più
intelligente degli altri. Se Duncan ricordava bene, il suo nome era
Ellody.
-E tu come fai a dirlo, bambina?- chiese Duncan.
-Se qualcuno di noi si facesse sfuggire le tue intenzioni non ti
farebbero neanche entrare nella sua tana, ti ucciderebbero subito,
quindi perchè dovresti comunicarcele?- continuò
la ragazzina con aria di sfida.
-Perchè nessuno vi crederebbe e la conclusione a cui
potrebbero giungere i servi di Minosse è che vi abbia detto
una bugia per tranquillizzarvi e farvi fare i bravi bambini, essendo io
il sacrificio più maturo.-
I ragazzini si guardarono fra loro con visi pallidi e occhi sgranati
grondanti di lacrime.
-E'-è quello che stai facendo?- balbettò un
ragazzino rosso che reggendosi a un bastone tremolava come una
fogliolina autunnale.
-Chissà... non vi conviene farla finita con i piagnistei e
fidarvi del sottoscritto?-
I fanciulli ateniesi seguivano Duncan a passi lenti. Alcuni si erano
chiusi nel silenzio, altri emettevano singulti infantili, altri ancora
nascondevano la paura dietro una maschera rabbiosa.
“Sono terribile con i bambini! E dire che gli ho parlato
della mia vera missione per farli stare calmi... Quei visetti patetici
mi facevano parecchia pena.” pensò Duncan.
Più si avvicinavano al Palazzo di Minosse, più i
piagnucolosi piangevano mentre i silenziosi e i rabbiosi andavano nel
panico subendo anche loro la trasformazione in piagnucolosi. Quando
furono ben visibili le porte, qualcuno svenne.
-Principe Duncan, ci fermiamo per far riprendere i sacrifici?
Non ci faremo una bella figura...- disse DJ, un uomo gigantesco ma
mammoletta dentro che fungeva da scorta. Celava male la
pietà per i giovani concittadini.
“E' decisamente una missione ingrata per loro e probabilmente
non si fidano del mio successo sul mostro...” -A che
servirebbe? Non abbiamo tempo!- disse rigido il giovane principe di
Atene senza nemmeno guardarlo negli occhi. “Tanto
risolverò tutto, attendete e vedrete! Sarà
divertente ricordarvi della vostra sfiducia in me!”
Duncan vide qualcosa affacciarsi da una finestra del palazzo. Era una
figura femminile dalla lunga chioma castana che il sole faceva
risplendere d'oro.
La donna li osservò per un po' poi sembrò
accorgersi di essere guardata e ritirò il capo.
La giovane, ma già rigida, principessa di Creta, Courtney
detta “Ariadne”; la
“Castissima” era più di cattivo umore
del normale. La sua isola tanto ricca e civile veniva macchiata ogni
anno dalla barbara usanza dei sacrifici umani ferendo il suo orgoglio.
“Quel maledetto Minotauro e il suo bisogno di carne umana! Se
mio padre aveva a cuore quel figlio nato mostruoso avrebbe dovuto
sopprimerlo!” le si gelò il sangue ripensando alla
prima volta che l'aveva detto al re Minosse. Non era mai stato un uomo
particolarmente dolce o rassicurante, ma mai come quella volta,
Courtney aveva avvertito una chiara sensazione di pericolo e da quel
giorno in avanti sentì il bisogno di stare il più
lontano possibile dall'uomo che l'aveva generata.
“Sul serio, che utilità ha tenere in vita quella
cosa?” pensò facendo avanti e indietro per la
stanza. “Mio padre pensa forse che chiedere in sacrificio
fanciulli alle città vinte lo farà rispettare?
Non è più probabile che ci considerino un
abominio e facciano campagne diffamatorie per procurarsi il numero di
alleati sufficiente a distruggerci e approfittare delle nostre
risorse?! Oppure a mio padre piace tanto che ogni volta che si gira,
facciano un gesto con la mano per indicare un paio di corna insinuando
che mia madre abbia giaciuto con un toro per generare quel coso dal
corpo umano e la testa bovina?! Siamo uno zimbello! Inoltre questo
gesto sta prendendo piede anche al di fuori del palazzo per indicare i
traditi dai coniugi in generale... AAAAAH!” la ragazza
urlò mentalmente sentendosi esasperata. Forse
urlò anche nella realtà senza accorgersene.
Affacciandosi riuscì a vedere gli ateniesi con i loro
tributi in marcia. Li guardò con fastidio, anche se la sua
parte cosciente sapeva che non era colpa loro.
Si sentì guardata da uno degli ateniesi, era disarmato e
vestiva una tunica bianca come uno dei tributi, ma sembrava
più maturo nonostante avesse massimo due in più
degli altri e camminava avanti a loro e alla scorta come se comandasse
su tutti.
Courtney ebbe una strana sensazione e rientrò la testa con
il cuore in gola che andava a mille. Non seppe spiegarsi il motivo, ma
aveva un pessimo presentimento. “Sicuramente non è
niente di buono!” si disse deglutendo.
Quando Courtney fu costretta ad andare alla sala del trono, la pelle
d'oca causata dalla vicinanza del padre durante quel periodo dell'anno
si unì al continuo di quella sgradevole sensazione che aveva
provato guardando quel particolare tributo dai capelli corvini e gli
occhi chiari.
Rispetto agli altri ragazzini ateniesi evidentemente in stato di
allerta che gli venivano portati davanti, lui appariva troppo
tranquillo e sicuro di sé.
“C'è chiaramente qualcosa che puzza...”
ripensò la giovane. Con la coda dell'occhio cercò
di controllare il padre per capire cosa pensasse.
-Portate ai fanciulli cibo e acqua. Avranno subito un viaggio lungo e
faticoso.- disse l'uomo con tono distante.
“Tieni quel mostro in maggiore considerazione delle tue
figlie? Per questo vuoi dei sacrifici che appaiano curati e in
salute?” pensò Courtney disgustata.
“Oppure vuoi che siano in forze perchè possano
ribellarsi offrendo a quel tuo amato figlio del divertimento?”
Andandosene dalla sala, Courtney potè tirare un sospiro di
sollievo, ma continuò a sentirsi irrequieta e amareggiata.
Sentì dei passi che la seguivano e voltandosi si vide venire
in contro una giovane un po' più minuta di lei, dalle curve
meno abbondanti, i capelli più scuri e la pelle
così chiara e luminosa da averle fatto guadagnare il
soprannome di “Phaidra”;
“Splendente”.
-Sorellina, stai bene?- le chiese, la ragazza pallida, con apprensione.
-Ma certo Gwen! Come altro vuoi che stia?!- rispose Courtney con del
sarcasmo brusco.
Gwen la guardò infastidita. Non sopportava quando rispondeva
in quel modo se tutto ciò che faceva era preoccuparsi per
lei e per il suo caratteraccio...
-E comunque la sorellina sei tu, ma... In ogni caso hai notato niente
di strano nei sacrifici di quest'anno?- le chiese Courtney con tono un
po' più calmo.
-Quel ragazzo non è affar nostro. Probabilmente è
solo un altro illuso convinto di poter uccidere il nostro amato
fratello...- disse Gwen sospirando. La realtà era che anche
lei odiava quella creatura e non si sentiva tranquilla con il padre, ma
cercava di essere più distaccata di Courtney e di lasciarsi
toccare meno dalla situazione. -E' solo più spaccone degli
altri, non devi lasciarti turbare anche se, ho avuto l'impressione
che...- Gwen si interruppe.
-Che impressione?!- esclamò Courtney scuotendola dalle
spalle.
-Niente!- rispose Gwen cercando di scrollarsela di dosso. Poi visto che
la sorella continuava ad insistere, si arrese. -Mi sei sembrata
abbastanza attratta da quel tipo.- disse con un sorrisetto dispettoso.
A Courtney ci volle un po' per processare l'informazione. -Cosa?!-
esclamò adirata.
-Quando sei attratta da qualcuno reagisci sempre come se ti sentissi in
preda a un malessere inaccettabile. Sembri particolarmente irrequieta e
guardi aggressivamente l'oggetto del tuo interesse per un tempo
interminabile.-
-Non è affatto vero!-
-Sono anni che ti osservo cara Ariadne! Vuoi che qualcuno ti sappia
leggere meglio di me?- disse Gwen mentre schivava i colpi della
sorella. Poi le bloccò le braccia e sospirò.
-Levati dalla testa quell'imbecille, non sopravvivrà.- le
disse cercando il suo sguardo.
-Lo so! E mi hai del tutto fraintesa!- “Il disagio che sento
dalla prima volta che l'ho visto non può affatto essere
volgare attrazione! Ma se è questa l'impressione che ho dato
e qualcuno a parte Gwen se ne accorto... AAAAAAAAAH!”
Courtney urlò nuovamente nella sua testa, il suo orgoglio
doleva terribilmente.
Le due ragazze sentirono una risata maschile sconosciuta. Gwen
tirò fuori un lungo spillo dalla sua capigliatura e si mise
in guardia.
-Siete graziose entrambe principesse e non so quale delle due sia
più il mio tipo.- scherzò il giovane ateniese
dagli occhi chiari. -Mi piace la combattività della pallida
figlia della luna, ma anche l'altra non è male. Fisicamente
è il mio tipo e anche il suo caratterino difficile mi
ispira.- Courtney, rossa di rabbia gli si buttò addosso.
L'ateniese la schivò e rise. -Ti sei offesa
perchè ho detto alla tua sorellina che mi piace la sua
combattività così hai provato ad attaccarmi anche
tu? Sono lusingato! Ci siamo appena conosciuti e già ci
tieni tanto a compiacermi?-
Fu Gwen a coglierlo di sorpresa con un calcio ai genitali che lo fece
accasciare a terra. -Sei divertente straniero, ma non sfidare la mia
pazienza tirandola troppo per le lunghe.- disse la ragazza guardando
compiaciuta il ragazzo messo fuori combattimento. Courtney voleva
inferire calpestandolo, ma Gwen la fermò. -Sorellina, non
esagerare. Presto sarà morto anche senza il tuo contributo e
poi non vorrai far adirare nostro padre danneggiando uno dei regali per
il nostro amato fratello, vero?- a quelle parole, Courtney si
immobilizzò atterrita, Gwen le carezzò la testa.
-Brava sorella... tanto infierire su di lui non placherebbe la tua
rabbia. La rabbia provoca solo altra rabbia.-
Courtney la allontanò infastidita e le due cominciarono ad
andarsene.
-Principesse, fermatevi un attimo!- le richiamò il ragazzo
dolorante cercando di rimettersi dritto sulle sue gambe. -Mi sembra di
leggere nel tono della calciatrice pallida e nell'espressione della
principessa testa calda che entrambe siete ostili a vostro padre e
vostro fratello. Abbiamo gli stessi nemici, potremmo allearci!-
Courtney sembrò incuriosita, Gwen invece sospirò.
-Straniero, io non so chi tu sia, perchè dovrei fidarmi di
te? Mio padre invece lo conosco e posso manipolarlo se devo.-
-Ma il tuo destino sarà comunque cadere nelle mani di uno
sconosciuto, no principessa? O pensi di poter evitare per sempre il
matrimonio?-
-Fatto sta che sei solo uno sprovveduto imprudente senza alcuna
speranza.- disse la ragazza con freddezza. -Conosco troppo bene quello
sguardo giovanile...- commentò con un velo di malinconia.
-Sei così vecchia, altezza? Non l'avrei mai immaginato!- la
punzecchiò il giovane.
Gwen si limitò a girarsi e andarsene. Courtney invece rimase
ad osservarlo con indecisione. Stava per dire qualcosa quando vide una
guardia poco lontano dal giovane.
-Ehi! Tu che ci fai qui a piede libero?- disse l'uomo cominciando ad
avanzare impugnando la spada. Prima di scappare, il giovane, molto
sicuro della riuscita della sua fuga, decise di perdere tempo
congedandosi dalla principessa con un veloce baciamano.
La giovane inizialmente rimase immobilizzata dal gesto, poi si riprese.
-Idiota! Che hai in testa? Sterco?!- esclamò sfogandosi a
vuoto, ormai l'ateniese si era dileguato. La principessa, accaldata e
con lo stomaco in subbuglio tornò nelle sue stanze.
“Spero che il fratellone lo smembri!”
Stava scendendo la sera, Courtney adagiata sul suo giaciglio, ma troppo
in fermento per chiudere occhio, sentì qualcuno che entrava
nella sua stanza e si avvicinava. Quando l'avvertì
abbastanza vicino, la ragazza scattò e intrappolò
l'intruso con le coperte.
-Calma principessa, sono soltanto io.-
Courtney riconobbe la voce del tributo anomalo. -A maggior ragione,
penso che il tuo viaggio finisca qui, mio caro...- annunciò
la principessa tentando di soffocarlo. Purtroppo per lei, l'uomo ebbe
la forza per liberarsi e capovolgere la situazione facendola ritrovare
attorcigliata alle lenzuola.
-Se è così che tratti le persone da cui sei
attratta, non voglio sapere come tratti i tuoi nemici!- disse il
ragazzo riprendendo fiato.
-Mia sorella si è sbagliata! Tu non mi piaci affatto! Non
sei il mio tipo!- esclamò Courtney mentre si agitava come
una serpe.
-Sei in una situazione di svantaggio e pericolo. Non dovresti farti
più furba ed essere un tantino più tranquilla e
gentile? Potresti anche provare a sedurmi... chissà...-
La ragazza gli addentò con forza il braccio costringendolo a
mollarla. -Se pensi di ricattare mio padre tramite me, sei davvero un
illuso!- esclamò Courtney ridendogli in faccia.
Il ragazzo si sentì divertito da quel carattere. -Non
è mia intenzione, userò quei bimbi come esche per
attirare il tuo fratellone e poi cogliendolo di sorpresa,
metterò fine alle sue sofferenze.- disse sicuro e
ridanciano, sotto lo sguardo sbigottito della ragazza.
-Ehm, idiota? Secondo te ti lasceranno delle armi? Tu e gli altri
sfigati verrete buttati nel labirinto nudi come vermi!-
-Lo combatterò a mani nude, non sono nuovo a grandi imprese.
Hai davanti a te, Duncan! Il ritrovato principe di Atene! Colui che si
è sbarazzato da solo dei temibili briganti che...-
-Ah, sei l'imbroglione che ha fatto credere a quel rincoglionito del re
di Atene di essere il suo figlio perduto. Quel re tanto rincoglionito
da aver sposato quel tipetto raccomandabile di Medea, la strega capace
di uccidere suo fratello e i suoi stessi figli... In effetti devi
essere veramente il figlio del re di Atene! Ora ho capito da chi hai
preso l'intelligenza e l'istinto di sopravvivenza!-
-Attenta, principessa. Se parli così, non mi sembri tanto
sveglia quanto pensi di essere...- disse molto minaccioso avanzando
verso Courtney. Stranamente, vedendo il volto turbato della giovane, la
rabbia di Duncan si affievolì. -Il mio vecchio non
è poi così tanto sveglio ma è un
brav'uomo. Io avrò preso da quella santa donna di mia madre!
Del resto, tu sei la figlia di una talmente ninfomane da farsi un toro,
eppure non sembri del suo stesso avviso... purtroppo aggiungerei!
Invece potresti essere come tuo...-
-A mia madre il sesso faceva schifo! È stata sicuramente una
maledizione di Afrodite!- ma preferì non continuare ad alta
voce per evitare anche lei qualche scherzo meschino dalla Dea.
“Dicono che sei più bella di lei... e ti punisce!
Dici che non ti interessa il sesso... e ti punisce! A quella gran
bagascia non sta bene mai nulla!”
-E com'è che la mia cara Ariadne non è ancora
stata punita dalla Dea? Non è che hai voglia di sfidare
Afrodite proprio ora?- disse Duncan con tono ammiccante.
Courtney prese un sandalo e lo usò per picchiare
selvaggiamente Duncan.
-V-va bene principessa, suppongo che oggi non sia la serata adatta!-
disse il ragazzo togliendosela di dosso.
-Aspetta!- Courtney lo chiamò prima che andasse. -Come pensi
di uscire dal labirinto? Ovviamente mettendo che tu riesca a uccidere
il Minotauro...-
-Il mio senso dell'orientamento è infallibile.- Duncan
pensava che in un modo o nell'altro se la sarebbe cavata come al
solito. Non era necessario pianificare passo per passo. Avrebbe tolto
il gusto alle sue imprese.
Courtney si massaggiò le tempie, pensava che avrebbe avuto
una crisi isterica da un momento all'altro. “Non
può essere così stupido! Dovrei lasciarlo a
crepare malissimo! Io voglio vederlo crepare malissimo!” Ma
si sentiva stranamente misericordiosa. Così gli diede un
gomitolo. -Quando i soldati vi avranno lasciati da soli, lega un capo
del filo all'entrata del labirinto e continua a portarti dietro il
gomitolo in modo che per tornare indietro vi basti seguirlo.-
-Principessa. Da te non me l'aspettavo proprio!- esclamò
Duncan piacevolmente stupito.
-Però c'è una condizione... Dovrai portarmi con
te ad Atene e prendermi in moglie.- disse Courtney nascondendo ogni
emozione confusa che provava in quel momento.
-...Come siamo passati da “non sei il mio tipo” a
“diventerò tua moglie”?- chiese il
ragazzo sembrando meno entusiasta di quanto l'inesperta e ingenua
Courtney si sarebbe aspettata.
-Infatti non sei il mio tipo, ma non voglio stare qui e prima o poi
andrò comunque incontro a un matrimonio, no? ...Forse
potremmo portare con noi anche Gwen. Non mi fido a lasciarla qui.-
disse Courtney ricordandosi di essere la maggiore. Tendenzialmente la
paura la rendeva individualista.
-Ci ho già parlato. Non penso che voglia venire.- disse
Duncan. L'orgoglio di Courtney si sentì ferito all'idea che
fosse andato prima da sua sorella in cerca di un'alleata.
-E' stata più cortese di te, ma mi ha ribadito che sono uno
sprovveduto e che non dovevo venire a importunarti con false
speranze... Ci tiene a te e onestamente ammiro il suo cinismo, ma
vorrei sapere cosa sia successo a quella ragazza.- disse Duncan con uno
sguardo impensierito.
-Diciamo che Phaidra ha perso la sua luce due anni fa...- disse
Courtney con un sospiro. Duncan sembrava stranamente serio e attento.
“Sembra quasi una persona intelligente e affascinante in
questo momento, qual'è il suo vero volto? È
normale che mi senta interessata a capire meglio il mio futuro sposo!
Non c'è nient'altro dietro!” Courtney
scacciò l'imbarazzo e continuò il racconto.
Non era qualcosa che le piaceva ricordare, voleva riassumere la storia
e sbarazzarsene immediatamente. -C'era un giovane scemo, un musicista
dagli occhi verdi che si era messo in testa di corteggiarla. Anche se
aveva solo quattordici anni, Gwen mi aveva sempre dato l'impressione di
non essere una romanticona che si lasciava fregare e pensava al lieto
fine, ma stranamente... beh... lei sembrava davvero molto presa da
questo ragazzo...- disse Courtney turbata dai ricordi. Anche se a
malincuore riprese. -Come vuoi che sia andata? Il musicista
è scomparso! Oppure è stata fatto scomparire dal
nostro amato paparino... E Gwen dopo aver passato le prime due
settimane piangendo, si è chiusa in sé stessa e
ad oggi non ha più versato lacrime.-
Duncan sembrava talmente assorto dai suo pensieri che a Courtney venne
il dubbio che stesse dormendo ad occhi aperti. Ma vedendo il viso
accigliato di Courtney, il ragazzo ricominciò a dare segni
di vita e fece un leggero sorriso. -Se Phaidra ti preoccupa tanto,
troveremo il modo di portarla con noi, non ti preoccupare.- le disse
con tono rassicurante.
Per un attimo Courtney avvertì una piacevole sensazione di
calore, poi la percepì come fastidiosa e si
innervosì.
-Ehi, principessa? Ma se verremo buttati nel labirinto nudi come vermi,
io questo gomitolo dove lo dovrei nascondere?-
-Aguzza l'ingegno e trovalo da solo un posto, mio geniale principe di
Atene.- disse Courtney con un sorrisetto compiaciuto.
-Merda! Dovrei nasconderlo in culo?!-
-Cosa?! Ma sei scemo!- disse Courtney sconvolta. -C'è un
posto molto più... Ah! Trovalo da solo! È fin
troppo ovvio.- sbuffò la ragazza.
-Così ovvio non è! Non me ne viene in mente
nessuno!- protestò il ragazzo prima di essere buttato fuori
dalla stanza.
La mattina seguente, Courtney aveva seguito di nascosto il padre e i
suoi servi mentre portavano i giovani ateniesi all'entrata del
labirinto sotterraneo. Courtney si era nascosta dietro una formazione
rocciosa, era troppo distante per sentirli e vederli chiaramente, ma
avvertiva distintamente la paura in quelle piccole figure incurvate e
tremanti che sembravano opporre una debole resistenza a chi li forzava
verso le porte del labirinto.
Le viscere di Courtney dolevano, ma si sentì improvvisamente
rincuorata quando fra le figure degli ateniesi ne vide una un po'
più alta che sembrava calma. Sentiva che si trattava di
Duncan, per un attimo ebbe paura che potessero ucciderlo o ferirlo
vedendolo così spavaldo ma tirò un sospiro di
sollievo quando vide tutti gli ateniesi sparire nel labirinto.
Sentì un'altra persona sospirare e si voltò
allarmata, poi vide che accanto a lei c'era sua sorella. -Gwen? Ma
quando sei arrivata?- disse accorgendosi di provare uno strano
entusiasmo.
-Hai poco da essere così entusiasta, il difficile per i
piccoli ateniesi arriva adesso.- le disse Gwen con un'espressione
severa. -Anzi, è impossibile che ne escano vivi, dovresti
abbandonare qualunque illusione, sorella.-
-Ah sì? Se non credi che possano farcela, perchè
sei venuta qui, sorellina?- disse Courtney con un sorrisetto
compiaciuto.
In un primo momento Gwen parve presa alla sprovvista, poi la sua
espressione tornò dura. -Sono venuta a raccogliere i tuoi
pezzi... ne avrai bisogno quando il signorino occhi azzurri non
tornerà.-
-Vedremo, sorellina. Non so perchè, ma ho un buon
presentimento!-
-Sì chiama amore mia ingenua Ariadne e purtroppo non da il
dono della preveggenza.-
-Ancora con questa storia? Non è questo! Finalmente ho
capito il motivo di quella sensazione dalla prima volta in cui l'ho
visto! Mi è stato mandato quel ragazzo affinché
avessi un aiuto per andarmene da qui potendo prima prendermi una
vendetta su nostro padre! Gli dei hanno ascoltato le mie preghiere!-
disse Courtney con entusiasmo.
-Gli stessi dei che pianifichi di ribaltare da quando siamo bambine?-
le ricordò l'incredula Gwen.
-Era solo una fase...- Courtney rise nervosamente.
Gwen sospirò. -E sei talmente casta che pur di non accettare
un'infatuazione ti sei inventata tutta questa storia...-
Per il nervosismo Courtney non riusciva a stare ferma. Approfittando
del fatto che il padre e i suoi servi fossero tornati al palazzo,
decise di farsi una passeggiata.
Gwen rimase ad attendere. Una piccola parte di lei, sperava che la
sorella avesse ragione.
Angolo dell'autrice:
Inizialmente volevo pubblicare questa storia solo una volta finita, ma
mi andava di pubblicare quello che sono riuscita a scrivere fino ad ora.
Spero che i primi due capitoli possano piacervi, ne dovrebbe rimanere
solo un altro. Se vi va di darmi qualche parere, mi fa piacere.
Appunti:
-Secondo alcune varianti del mito i fanciulli vengono sacrificati ogni
nove anni.
-Nel mito il labirinto non è sotterraneo, ho optato per
questa modifica per comodità.
-Ho deciso di usare la versione originale dei nomi Arianna(Ariadne) e
Fedra(Phaidra) per far pensare più a dei soprannomi che a i
nomi. Fedra come nome non è molto usato, ma Arianna si.
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