Francamente, caro, me ne infischio anch'io

di Yanez76
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Rossella aprì la finestra, respirando con gusto l'aria profumata del mattino; poi si avvicinò al letto.
“Sveglia dormiglione, è giorno fatto.”, disse scuotendo leggermente Ashley che si rigirò sotto le coperte, borbottando qualcosa di incomprensibile.
“Briccone! Mi hai proprio strapazzata: sono ancora indolenzita…”, ridacchiò lei, rimproverandolo giocosamente.
“Oh, Rossella, perdonami io non so cosa…avevi bevuto, è stata colpa mia e…”, farfugliò lui imbarazzato, mentre si strofinava gli occhi assonnati.
“Ah, ah, ma lo sai che sei proprio carino quando arrossisci?”, scoppiò a ridere lei, “Oh, Ashley, è stato meraviglioso; ma non illuderti che quello te le concederò ogni volta… consideralo un regalo di compleanno, quindi forse se ne riparla a Natale, se farai il bravo…”, concluse, chinandosi a posargli un bacio a fior di labbra.
“Ma Rossella… e se qualcuno lo venisse a sapere? Non pensi ai rischi per la tua reputazione? Sarebbe uno scandalo e…”, fece Ashley turbato.
Rossella alzò gli occhi al soffitto.
“Perdindirindina, Ashley! Davvero non ti sei mai accorto che tutta Atlanta è già fermamente convinta che abbiamo una tresca almeno dal giorno in cui la tua cara sorellina Lydia è andata a spiattellare a tutti che ci aveva visti assieme alla segheria? Melly era l’unica a credere alla nostra innocenza e noi due gli unici a sapere che non si sbagliava…”
Si guardarono per un attimo in silenzio, poi scoppiarono entrambi a ridere.
“Beh, però adesso sbrigati a rivestirti.”, fece Rossella, “Ho parecchie cose da fare e poi non voglio che Mammy ti veda qui, lo sai quant’è bacchettona…”
“Sì, sarà meglio che torni a vedere quei conti.”, bofonchiò lui, infilandosi i pantaloni.
“Non occorre, a quelli ci penso io. Prenditi pure la giornata libera: ti sei già dato abbastanza da fare stanotte, campione.”, ridacchiò lei.
“Grazie, Rossella, ne approfitterò per portare dei fiori a Melly, quelli dell’altro giorno saranno ormai appassiti… Le prenderò un mazzo di narcisi, le piacevano molto…”
“Sì, è un’ottima idea. Già che ci sei, ti spiacerebbe portarne anche a Diletta? In questi giorni ho diversi impegni e non riesco a passare tanto spesso…”
“Sì, certamente. Allora, ehm…arrivederci Rossella.”
“A stasera…” rispose lei, facendogli l’occhiolino.
Si salutarono con un bacio, poi Ashley uscì discretamente dalla camera, appena in tempo per non incrociare Mammy che entrò poco dopo.
La donna lanciò un’occhiataccia al letto in disordine e scosse la testa con disapprovazione.
“Tu fare sempre guai…”
“Oh, Mammy, ma di che guai stai parlando? Stanotte ho avuto uno dei miei incubi e mi sono agitata un po’, ecco tutto...”
“Io ti conoscere da quando tu nata… mi ricordare di quando tu piangere perché mettere dentini. Tu sapere di che guai parlare: io parlare di Mister. Ashley...”
La corpulenta domestica fece per prendere la roba da lavare, arrestandosi disgustata per sollevare tra il mignolo e il pollice un fazzoletto appallottolato con ricamate le iniziali A.W., scuotendo la testa e traendo un profondo sospiro che voleva essere di rimprovero, ma che celava anche una punta di indulgenza.
Accidenti a Mammy! Non si riusciva a nasconderle niente, leggeva in lei come in un libro aperto e accidenti anche ad Ashley! Come gli era venuto in mente di gettare quel fazzoletto in mezzo alla sua biancheria?!
Rossella tossicchiò, cercando di assumere l’aria più innocente del mondo.
“Ehm, Ashley? Sì, mi sembra di ricordare che ieri pomeriggio sia passato di qui per discutere delle questioni di lavoro… poverino, non faceva che starnutire, questi pollini, capisci…”
“Io capire, io capire… Miss Melania essere morta, Mister Rhett stare pazzo, così tu prendere lui come ragno la mosca… Sì, sì, io capire… Essere ancora giovane, avere bisogno di… Però avere detto e ridetto che vera dama in camera fare piano, non stare bene che tu strillare come aquila e ti fare sentire in tutta casa!”
Rossella si fece di porpora.
“Oh, basta con tutte queste sciocchezze!”, tagliò corto, “Aiutami a vestirmi, piuttosto, questo dannato corsetto è sempre così difficile da indossare…”
“Avere avuto tre bambini non potere…”
In quella fu portata la colazione in camera.
“Riportala in cucina, non ho appetito…”
“Dovere mangiare qualcosa. Avere bisogno dopo che tu avere…”
“Mammy!”, strillò Rossella, cercando di apparire oltraggiata.
Accidenti anche a Lincoln! Da quando li aveva liberati non c’era più limite alle impertinenze…
“Ho detto che non ho app…Uhm, ci sono anche i muffins ai mirtilli?”, chiese Rossella, sbirciando di sguincio il vassoio.
“Ci stare, ci stare. Io sapere che a te piacere…”
“Beh, in tal caso, tanto per gradire…”, borbottò Rossella, passandosi la lingua sulle labbra.
Dopo aver accuratamente spazzolato i muffins, assieme alle due grosse e fumanti patate dolci coperte di burro fuso, alle focaccine allo sciroppo d’acero e al prosciutto al sugo, Rossella uscì nell’aria limpida del mattino.
Pensò ad Ashley: le sembrava proprio di vederlo portare i fiori alla tomba di sua moglie, sentirsi un pochino in colpa, poi consolarsi all’idea che la dolce Melania l’avrebbe di certo compreso e perdonato, andare in chiesa a confessarsi da buon cattolico e infine tornare da lei la sera, impaziente di peccare nuovamente.
Cosa vuoi di più dalla vita Rossella? È un autentico gentiluomo: così perfetto, così devoto, così prevedibile… ridacchiò soddisfatta tra sé.
Per un attimo, Rossella si chiese se anche lei non dovesse sentirsi in colpa per qualcosa; ma per che cosa poi? Più ci pensava più le sembrava di star facendo solo del bene. In fondo, lei stava dando un futuro al piccolo Beau, provvedendo ai suoi studi, e manteneva nell’agiatezza Ashley che, senza di lei, avrebbe probabilmente dovuto chiedere l’elemosina e dire addio ai libri, alla musica, al teatro, ai quadri e a tutte quelle belle cose che piacevano a lui, senza contare ovviamente gli altri divertimenti meno ideali e più concreti che lei gli dava modo di gustare.
Ripensò a Rhett, al giorno in cui lui l’aveva lasciata; poi scosse le spalle, un sorrisetto sarcastico le salì alle labbra e mormorò tra sé: “Francamente, caro, me ne infischio anch’io!”
Alzò lo sguardo al radioso cielo di Atlanta. Decisamente la vita le sorrideva: gli affari andavano a gonfie vele; Ashley era un amante impareggiabile di cui lei avrebbe goduto ogniqualvolta ne avesse avuto voglia ed era anche una bellissima giornata di sole.
Un altro giorno era cominciato.




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