Hanareru Cap 2
CAPITOLO
2:
INCUBI
Doumeki lo
accompagnò fino a casa, senza una parola. Aveva
semplicemente sorpassato il tempio, continuando a coprirlo con
l'ombrello rosso.
Watanuki sapeva il
perché di quel gesto. Per una volta non gli fu difficile
capire le intenzioni dell'arciere: era preoccupato per lui, per quello
che doveva essere successo e che l'altro ragazzo non voleva dirgli.
Il più
piccolo aveva più volte spiegato che “davvero non
è successo nulla” ma le parole rimanevano
inascoltate e non credute, forse per la voce con cui erano pronunciate,
un po' troppo debole rispetto al normale.
Lo sguardo dorato
rimaneva fisso su di lui, ad indagare sulle sue condizioni. Ma non
avrebbe trovato nulla solo guardando perché a livello fisico
stava bene.
Non era ferito e non
si sentiva debole, e, in più, non percepiva in sé
niente di anormale.
Forse era questo che
spaventava di più Watanuki. Perché qualcosa era successo davvero.
Anche se non lo
avrebbe mai ammesso, avere Doumeki vicino in quel momento lo faceva
stare più tranquillo.
L'altro ragazzo
entrò anche in casa, ma alla fine dovette cedere.
Watanuki sembrava non
avere niente di strano e forse, se lo avesse lasciato riposare, al
mattino sarebbe stato più tranquillo.
Perché per
Watanuki era difficile capire Doumeki ma per quest'ultimo non lo era
capire l'altro: era chiaro come il sole che il più piccolo
fosse spaventato.
Ma forse era solo
stanchezza.
Non che Doumeki ci
credesse davvero, ovviamente.
“Se ti
succede qualcosa chiamami.” la voce atona celava la
preoccupazione ma lo sguardo intenso che si scambiarono fece capire a
Watanuki che per qualunque
cosa
avrebbe dovuto chiamarlo.
Ora, in casa da solo,
preparava i tre bento per il giorno dopo. Cucinare lo aveva rilassato e
aveva distolto il suo pensiero da quella goccia.
Le tende delle
finestre, tutte tirate, nascondevano la pioggia che ancora cadeva.
Era tardi e Watanuki
era davvero stanco.
Si lavò, si
infilò il pigiama e andò in camera sua. Raccolse
la sveglia che giaceva ancora a terra e la puntò per il
giorno dopo.
Il sonno lo accolse
quasi subito, trascinandolo nelle sue spire, accompagnato dal rumore di
un imminente temporale.
Intorno a lui
c'è solo buio, il rumore della pioggia sembra lo perseguiti.
Ma non è colpito da essa, perché lì
non sta piovendo.
I suoi passi
rimbombano su pareti invisibili, spandendosi in uno spazio che sembra
immenso.
Watanuki vaga nel
buio, sapendo di non essere al sicuro.
Infatti davanti a
sé percepisce improvvisamente degli spiriti: una gigantesca
nube, densa e ancora più scura del buio.
Istintivamente si
allontana ma i demoni non sembrano volerlo seguire.
Ringhiano e
strisciano, fluttuano, espandendosi e contraendosi, come un'enorme
medusa nera.
Ma i suoi tentacoli
non cercano di catturare Watanuki, che si avvicina.
All'improvviso un
gemito strozzato sembra squarciare il buio. E poi un altro,
più forte.
Inizia a correre,
verso quella figura che ora riesce a intravedere. È
accasciata a terra, mentre i tentacoli di quell'enorme demone si
stringono attorno a lei.
Grida, questa volta.
Un grido corto, di dolore.
Watanuki accellera, sa
che deve fare di tutto per salvare quella persona.
Poi un urlo,
straziante, riempe quell'oscurità, un urlo che sembra non
dover finire mai.
Il ragazzo si tappa le
orecchie, quel grido è troppo doloroso e continua e
continua...
Gli occhi gli si
riempiono di lacrime, mentre già inizia a singhiozzare.
Quella voce così familiare non dovrebbe provare
tanto dolore!
Il grido si fa
più alto, ora, più forte.
Quel ragazzo urla,
sconvolto dal dolore, mentre lo spirito ormai si avvolge strettamente
intorno a lui, i suoi piedi non toccano più terra.
Poi, improvvisamente,
con un ultimo roco gemito, si zittisce.
Il silenzio che segue
è spaventoso, opprimente.
“NO!!”
quel ragazzo deve riprendere a gridare! Se grida vuol dire che
è ancora vivo! Vuol dire che Watanuki è ancora in
tempo...
Poi un suono
terribile, ancora peggio del grido, ancora peggio del silenzio.
Il rumore di ossa che
si spezzano, tutte, tutte insieme.
Quando finalmente
Watanuki lo raggiunge è troppo tardi, il demone lo ha
stritolato.
Con i suoi tentacoli
lo alza, porta quel ragazzo che il moro non riesce a vedere fino alla
bocca, spalancata, il corpo ormai così terribilmente simile
ad un bambolotto rotto.
Lo ingoia.
L'ultima cosa che
Kimihiro vede, le lacrime che scorrono incontrollate sulle guance,
è il vestito del ragazzo, uno yukata.
Poi, tutto si fa buio.
Watanuki si
svegliò, spalancando gli occhi, quelle immagini che ancora
gli riempivano la mente. Si alzò a sedere di scatto, il
respiro accellerato da quello che, capì, era stato un incubo.
Si alzò, le
gambe che gli tremavano quasi non sostennero il suo peso.
Andò alla
finestra, aprendo le tende. Le nubi non lasciavano capire che ore
fossero.
Chi era quel ragazzo?
Nel subconscio del sogno lo sapeva, ma ora non lo ricordava.
Eppure era consapevole
che fosse qualcuno che lui conosceva.
Con il respiro ancora
irregolare si diresse nuovamente verso il futon.
Si sedette e chiuse
gli occhi, cercando di calmarsi.
“
È stato solo un sogno... è stato solo un
sogno...”.
Continuò a
ripeterlo ma la paura non sparì.
Sobbalzò
quando la sveglia, pochi minuti dopo, iniziò a suonare.
Piano si
alzò e la spense. Andò in bagno e si
guardò allo specchio: il suo viso rispecchiava in pieno la
nottataccia passata.
Sospirando si
preparò per iniziare un nuovo giorno.
Le nubi erano cupe e
pesanti, preannunciavano pioggia che però si faceva
attendere.
Watanuki
passò davanti al tempio di Doumeki, dove una curiosa ansia
lo assalì. Senza capire bene il motivo entrò nel
grande giardino, cercando con lo sguardo il compagno.
“Oi.”
Una mano si appoggiò sulla sua spalla e il ragazzo,
spaventato, saltò in alto di almeno mezzo metro.
“Ma si
può sapere che ti prende?!? Ancora un po' e mi fai venire un
infarto, idiota!!”
“Sta zitto.
Sei tu che sei entrato qui.” ribatté
imperturbabile l'altro, portandosi la mano all'orecchio, mentre con
l'altra reggeva una scopa. Indossava uno yukata.
Watanuki si
irrigidì, ma poi si distrasse quando scoprì
l'arciere che lo guardava fisso in viso.
“C-che
c'è?” chiese allora, arrossendo un poco.
“Dormito
male?” chiese con voce atona Doumeki.
“Ma che ti
importa?!?” ribatte stizzito Watanuki.
“Rispondimi.”
Il tono del maggiore
era serio. Non si era dimenticato dell'incidente della sera prima e
voleva capire se le due cose potessero essere collegate.
“SI!
Contento??” ma lo sguardo dell'arciere si fece ancora
più intenso e Watanuki, non riuscendo più a
reggerlo, interruppe il contatto visivo.
“Incubo. Ora
sei soddisfatto o devi rimanere a guardarmi così ancora per
molto?!?”.
La voce, tornata alle
altezze di sempre, diminuì la preoccupazione di Doumeki.
“Resta qui.
Vado a cambiarmi e andiamo.”.
Detto questo si
girò e lasciò Watanuki piantato lì in
giardino.
Ovviamente dopo gliene
avrebbe dette quattro a quel maleducato!
Stavano tornando a
casa come il giorno precedente. La dolce Himawari era davvero occupata
e per un po' non avrebbe potuto tornare con loro.
“Aah che
sfortuna!!” Watanuki proseguì con i suoi pensieri
ad alta voce “ Se al tuo posto ci fosse la dolce
Himawari-chan anche un tempo così nuvoloso sarebbe comunque
splendido! E invece mi tocca sopportare te, dannato Doumeki!”
disse guardando male l'innocente ragazzo che camminava affianco a lui.
Il quale, perso nei
suoi pensieri, non lo stava minimamente ascoltando.
“Ehi tu!
Quando qualcuno ti parla dovresti come minimo...”
“Com'era?”.
Watanuki fu preso in
contropiede.
“Com'era
cosa? Secondo te cosa dovrei capire da uno che, con sguardo vuoto mi
dice 'Com'era?'” disse allora, imitando malamente la voce del
compagno, stizzito dal suo vizio di fare il criptico.
“Il
sogno.” rispose Doumeki, sorvolando sul resto della frase di
Watanuki.
“Era un
normale incubo! Pieno di demoni e robaccia altra! Ma che razza di
domanda è?!”. Per la seconda volta non volle
dirgli niente, nascondendo quindi il vero cuore dell'incubo: quel
ragazzo che non era riuscito a salvare.
Per fortuna arrivarono
al negozio di Yuuko-san, prima che Doumeki potesse continuare.
Entrarono entrambi e
Watanuki fu immediatamente assalito da una palletta nera e due
ragazzine, che gli finirono addosso.
“Bentornato
Watanuki, bentornato Watanuki!!” canticchiarono Maru e Moro.
“Che brutta
faccia che hai, Watanuki che si scrive come primo d'aprile!”
salutò “educatamente” Mokona.
Il ragazzo stava
subito per ribattere quando una voce più adulta lo
precedette.
“Mokona ha
ragione!”. Il viso di Yuuko-san aveva il solito sorriso
malizioso. “ Incubi per caso?”, la voce falsamente
disinteressata.
Watanuki non si prese
nemmeno la briga di rispondere, perché ovviamente, la strega
sapeva già tutto.
Forse persino il
contenuto del sogno stesso era già conosciuto. Ma con
Doumeki vicino non volle indagare.
“Oh
Doumeki-kun ci sei anche tu!” disse la strega con voce
fintamente sorpresa, girandosi verso il ragazzo. Il giovane saluto con
un semplice gesto della mano.
“Tsk, come
se non lo sapesse già!” borbottò il
più piccolo.
L'occhiata che gli
lanciò la strega avrebbe potuto incenerire un muro. Watanuki
sentì un brivido gelido passargli sulla schiena.
“Bene allora
già che siete qui avrei una commissione da farvi
fare!” esclamò la strega battendo le mani e con un
grande sorriso sul volto. La voce con cui la donna disse quelle parole
fece scorrere un piccolo brivido persino a Doumeki.
Alle 11.30 Watanuki
tornò finalmente a casa, distrutto.
Non solo era quasi
stato mangiato per l'ennesima volta ma dopo, finita la
“commissione”, aveva dovuto preparare la cena per
tutti (compreso il dannato Doumeki) e poi una marea di stuzzichini per
accompagnare una marea di sakè.
Come uno zombi si
preparò per andarsene difilato a letto.
Pochi minuti dopo era
già profondamente addormentato.
È di nuovo
in quello spazio buio, ma questa volta i demoni sono dietro di lui.
Lo inseguono,
spaventosi e ringhianti.
Watanuki corre ma il
fiato inizia a mancargli, le gambe a fargli male. Non vuole essere
preso perché altrimenti morirebbe.
Lì in
quello spazio buio e immenso non sarebbe arrivato nessuno a salvarlo.
Ma ormai non ce la fa
più, i demoni cominciano ad avvicinarsi.
Si sente schiacciato
dalla loro presenza maligna e inizia a sentire freddo.
Poi inciampa. Cade
rovinosamente a terra.
Non riesce a rialzarsi
e a continuare a correre.
Morirà
lì, solo.
Gli spiriti si
avvicinano sempre di più, ormai lo circondano completamente.
Si uniscono in
un'unica entità, vagamente umanoide.
Un braccio si
trasforma in una fumosa eppur letale lama, che si punta contro di lui.
Watanuki si prepara a
salutare la vita.
Il braccio carica il
colpo e il ragazzo chiude gli occhi.
Ma, invece di sentire
quella gelida lama, qualcosa di caldo schizza sul suo viso.
Alza la mano,
sfiorando una di quelle macchie mentre un odore disgustoso inizia a
diffondersi nell'aria, un odore metallico.
Watanuki apre gli
occhi osservandosi le dita, macchiate di un liquido rosso e denso, lo
stesso che inizia a spandersi sul pavimento davanti a lui, giungendo a
macchiargli le ginocchia.
Il ragazzo si accorge
di un rumore che rimbomba, amplificato.
Gocce che cadono.
Molte, grosse e dense gocce che cadono.
Il liquido rosso scuro
ormai gli ha inzuppato completamente i pantaloni, mentre quell'odore si
spande ovunque.
Alza gli occhi,
Watanuki. Perché si è accorto di una sagoma in
piedi davanti a lui.
È da lui
che arriva quel liquido, gli bagna completamente il vestito, uno yukata
ormai rosso.
Guidato da una
volontà non sua, Watanuki è costretto ad alzare
lo sguardo. Non vorrebbe farlo, non vuole vedere quello che ha davanti.
La lama nebulosa
attraversa da parte a parte il corpo di quel ragazzo, leggermente
piegato su di essa, il sangue che gocciola copioso sul pavimento. Le
mani, sporche del suo stesso sangue, si appoggiano alla spada,
conficcata nel suo stomaco.
Poi questa viene
ritratta, con un rumore viscido e stridente. L'emorragia si
fa immediatamente più potente.
Il demone scompare,
scomponendosi in grandi bolle mollicce che fluttuano via.
Poi, dopo alcuni
attimi di immobilità assoluta, le gambe del ragazzo cedono.
Cade all'indietro.
Watanuki, incapace di
fare alcunché, prende il ragazzo, appoggiandolo sulle sue
gambe.
Lo vede in viso.
Due occhi dorati si
fissano nei suoi, ormai bagnati di lacrime, due occhi che si stanno
spegnendo, a causa del sangue che ora scorre copioso tra le gambe di
Watanuki.
Un sorriso increspa il
volto di solito impassibile, un sorriso per essere riuscito a salvare
l'altro, anche se a costo della vita. Disperato, il giovane cerca di
fermare l'emorragia. Ma è inutile. Il sangue gli sporca
completamente le mani ma continua a uscire.
Guarda nuovamente il
volto dell'altro ragazzo. Appena in tempo.
L'ultima scintilla se
ne va da quegli occhi, di nuovo puntati in quelli di Watanuki.
Ora sono spenti e
vuoti, velati dall'arrivo della morte. Il respiro cessa, il cuore si
ferma. La vita ha abbandonato quel corpo.
Tutto è
immobile.
Poi l'assoluto
silenzio viene spezzato da un urlo.
Watanuki piange e
grida ancora. Un grido lungo, ininterrotto.
E
continuerà quel grido, fino a che non
avrà più un briciolo di voce, più aria
nei polmoni.
Fino a quando la morte non verrà a portare via anche lui...
CONTINUA
Note
dell'autrice
Eccomi con il secondo
capitolo! Ho notato che il titolo ha creato parecchia
preoccupazione...! Eh eh ^.^
Ecco, da qui le cose
iniziano a complicarsi.
Capirà
Watanuki, di solito lento come una lumaca in certe cose, a capire il
perché di questi sogni? Li rivelerà a qualcuno?
E dal prossimo
inizieranno degli stani effetti collaterali...
Okay basta
così!
Spero che questo
capitolo vi abbia soddisfatto e ringrazio di cuore tutte le
ragazze che hanno commentato.
E soprattutto naco
chan che ha messo la storia fra le seguite e cry_chan
per la promessa di seguirmi fino alla fine... ci conto eh!!
Ricordo che i commenti
sono sempre ben accetti!
Anche perché non so come me la sono cavata con l'inizio
della parte angst... mi affido a voi... U_U
Bene! Al prossimo
aggirnamento! ^^
Yuki Ishimori
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