Ferro e lacrime
Ferro e lacrime
Ogni cosa
appariva sospesa nel tempo, come se qualcuno
avesse premuto un pulsante per fermare ogni cosa; o almeno,
così sembrava a
Levy. Gli unici che si muovevano erano lei e Lily, rapidi:
l’Exceed aveva
fiutato qualcosa, così aveva detto, quindi si erano
incamminati, lei qualche
passo indietro, il cuore a mille, i nervi a fior di pelle e la
straniante
sensazione che tutto stesse accadendo troppo rapidamente: le gambe si
muovevano
da sole, spinte dalla paura di restare completamente sola, soprattutto
dopo che
Gajeel era scomparso, lasciandola esposta e impotente, serrata tra le
forti
braccia di Lily, improvvisamente fredda e tremante.
«Avrei
voluto camminare per sempre al tuo
fianco».
Era quello che
aveva detto, era quello che aveva
sognato; cose di cui non avevano mai parlato apertamente, ma che
galleggiavano
nello spazio tra i loro corpi sempre più spesso, causando ad
entrambi la pelle
d’oca e il desiderio, per quanto timido, di colmare quella
distanza e di
toccarsi, anche solo per un istante. Ma era tutto finito; lei non aveva
avuto
il tempo di rispondergli, di dirgli che il futuro che aveva sognato lei
lo
serbava nel profondo da tanto tempo, da ben prima che la gilda si
sciogliesse.
Non ne aveva avuto il tempo; non aveva avuto neanche il tempo di
piangerlo a
dovere; la guerra non era affatto finita. E così, mentre
Lily ricominciava a
muoversi, stoico, mosso dall’ultima promessa che gli aveva
fatto, lei lo aveva
seguito come di riflesso, incapace di ragionare.
Poi, dal nulla,
aveva sentito la sua voce nell’aria e
si era sentita mancare. Era bastato solo il suono delle sue corde
vocali –
ruvide, profonde – a risvegliare il suo corpo
dall’intorpidimento della morte,
a riscuoterla, come se lei fosse stata la chitarra e lui avesse toccato
le sue
corde. Lily, dal canto suo, aveva raddrizzato le spalle larghe,
rinvigorito
dalla speranza, ma non aveva sorriso, anzi: avevano proseguito spediti,
concedendosi soltanto delle brevi pause. Forse erano state quelle a
consentire
al destino di farli rincontrare così rapidamente.
Avevano ripreso
a camminare da poco: il cielo era
terso e l’aria fresca perché si trovavano ancora
immersi tra i boschi. Lily le
aveva detto che era meglio salire un po’, per capire che
direzione prendere, e
lei lo aveva assecondato, troppo confusa per prendere una decisione
razionale
in quel momento. Sapeva che sarebbe dovuta riemergere dal torpore nel
quale la
sua mente si era immersa, e stava lottando per mettere a fuoco a
sufficienza
gli alberi e il sentiero che avevano imboccato, sempre più
spoglio e grullo.
Più o meno a metà strada –
l’Exceed aveva puntato uno spiazzo roccioso che
spiccava da sopra la foresta – avevano incominciato a sentire
un leggero
vociare, sparso e ronzante a causa dell’eco che si propagava
per la valle
circostante. Lily le aveva lanciato un’occhiata di
avvertimento, e lei aveva
annuito – doveva restare indietro e procedere con cautela.
Erano sbucati
sull’altopiano montano una mezz’ora dopo
e Lily aveva sguainato il suo spadone rosso alla vista dei soldati
dell’esercito di Zeref; loro, d’altro canto, non si
erano minimamente accorti
del loro arrivo; la loro attenzione era rivolta a sinistra, verso il
precipizio
che dava sulla foresta rigogliosa che i due avevano lasciato da poco.
Lily
aveva capito subito la situazione e si era gettato in avanti senza
esitare, ma
Levy ebbe bisogno di un istante in più per capire
ciò che le stava accadendo
davanti, e non appena ebbe messo a fuoco le tre figure che tanto
stavano
preoccupando l’esercito nemico aveva sentito le lacrime
pungerle gli occhi.
Sull’orlo
del precipizio c’erano infatti Jet e Droy,
stanchi e visibilmente indeboliti; di fronte a loro, il braccio destro
trasformato in una lunghissima spada seghettata, Gajeel.
Vivo e in
evidente difficoltà nonostante la sua forza.
Fu in quel
momento, mentre Lily sbaragliava gli uomini
in armatura viola, che Levy pensò che fosse stato il destino
a condurli lì; non
c’era altra spiegazione. Se non fossero giunti fin
lì, probabilmente Gajeel,
Jet e Droy sarebbero morti. Per un secondo pensò anche che
avrebbe dovuto fare
la sua parte e usare la magia al meglio delle sue capacità
per difendere i suoi
compagni stanchi e feriti, ma la sua volontà era ancora
avvolta da un sottile
manto di nulla.
Avanzò
lentamente, le guance solcate dalle lacrime,
mentre gli ultimi soldati cadevano come pedine.
Soltanto quando
Gajeel si voltò a guardarla,
improvvisamente imbarazzato, i battiti del suo cuore sovrastarono la
stanchezza
del suo animo. Ripensò a quelle parole – a
quell’addio improvvisato che gli era
uscito dalla bocca – e sentì montare in
sé la rabbia di chi è costretto a
restare indietro, relegato in uno spazio che non è
né vita né morte, ma
soltanto dolore e freddo, lo spazio che spetta a chi non è
concessa replica.
Il suo corpo
concentrò tutta quella rabbia e
quell’impotenza in un unico calcio, che mandò a
tappeto Gajeel (ripensando a
quella giornata, Levy pensò che soltanto
un’immensa stanchezza fisica le aveva
consentito di mandarlo a tappeto così facilmente).
Non sapeva
esattamente come lei fosse finita
cavalcioni su di lui, ma poco le importava in quel momento: lui era
caldo sotto
di lei e la guardava interdetto, così come Jet e Droy.
Improvvisamente
imbarazzata, pensò a qualcosa di sensato da dire.
«Cretino…
Dovevi riportarmi alla gilda, ricordi? Hai
una promessa da mantenere», fu tutto quello che
riuscì a formulare.
Gajeel le
sorrise, rincuorato.
«Giusto.
La sede della gilda non sarà lontana, ormai»
le rispose, poggiando i gomiti per mettersi seduto, una mano dietro la
schiena
di Levy per impedirle di ruzzolare sul terreno.
Una risata
sommessa distolse l’attenzione di Jet, Droy
e Lily dalla coppia: era Zera, nascosta dietro l’unico rudere
presente in tutto
lo spiazzo, che si godeva la scena gongolante.
Fu
quell’attimo di distrazione generale a consentire a
Levy di fare ciò che anelava da giorni: prese il volto
asciutto di Gajeel tra
le mani e, prima che lui potesse replicare, gli posò un
timido bacio sulle
labbra, che le restituì il sapore del ferro e delle proprie
lacrime. Si
allontanò quel tanto che bastava per respirare, sentendosi
le guance
improvvisamente in fiamme. Gajeel le accarezzò i capelli,
gli occhi lucidi e le
labbra socchiuse. Avrebbe voluto rifarlo, e ancora, e ancora; avrebbe
voluto strapparsi
i vestiti di dosso per poter sentire il suo calore addosso, ma non
poteva, non
in quel momento. Si limitò ad azzardare un sorriso
imbarazzato e si alzò,
rivolgendo la propria attenzione alla ragazza seminascosta. Gajeel fece
altrettanto, dopo un attimo di esitazione. E, anche se la loro
attenzione
sembrava tutta rivolta alla spiegazione di Zera, a Lily non
sfuggì il leggero
movimento della mano di Gajeel, posata sul fianco di Levy.
Sorrise,
sollevato.
Da tutto quel
dolore, se non altro, ne era venuto
qualcosa di buono.
Angolo dell'autrice: buonasera a tutti!
Era da un po' che non scrivevo una fanfiction, e ho deciso di
rimettermi all'opera dedicandone una a Levy e Gajeel,
perché sono due cuoricini (╯✧▽✧)╯. L'idea mi
è venuta osservando una fanart molto bella che ho trovato su
Tumblr, realizzata da Rusky
Boz (qui c'è il suo profilo Twitter, è
davvero bravissima!♥), il resto è venuto da
sé. Spero che il risultato vi sia piaciuto. Grazie per aver
letto♥
Frix
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