Angeli e
demoni non si innamorano
Aveva perso il conto di quanti anni erano passati da quando aveva
lasciato Soho, la sua libreria e anche Crowley...Certo per loro gli
anni che passavano erano bazzecole che riguardavano solo gli esseri
umani, ma comunque con i secoli passati sulla terra
aveva
iniziato anche lui a dare un senso al tempo, soprattutto da quando
aveva cominciato a contarlo in mancanze.
Era spesso accaduto infatti, nel corso dei secoli, che rimanessero
separati anche per lunghi periodi e inizialmente questa cosa non gli
procurava troppo fastidio, ma poco a poco che la loro collaborazione e
amicizia cresceva, anche il suo senso di vuoto quando si ritrovava da
solo aumentava, proprio per questo motivo gli ultimi dieci
anni gli erano sembrati così infinitamente lunghi come
fossero
secoli.
Vero è che avrebbe potuto miracolarsi a Londra e andare da
lui,
ma con quale scusa? Che sentiva la sua mancanza? Avrebbe dovuto davvero
dirgli questo? No, non poteva fare una cosa simile, era troppo
imbarazzante e probabilmente Crowley gli avrebbe riso in faccia, o
forse no...ma sarebbe stato comunque fonte di agitazione per lui e
così aveva
sempre scartato l'idea, si sarebbero rivisti una volta tornato a casa,
come avevano sempre fatto.
Ed ora a casa c'era davvero, davanti alla sua amata libreria, attese
qualche istante prima di entrare, una volta dentro prese un bel
respiro inalando tutto l'odore di quelle pagine antiche, quanto gli era
mancato quel luogo, i suoi preziosi libri, tutto sapeva di casa e di
buono, fece un giro d'ispezione per sincerarsi che tutto fosse al
posto giusto e in ordine, una volta constatato ciò si
preparò una bella tazza di tè e si mise seduto
sul divano
tirando un sospiro di sollievo.
Ovviamente perché tutto rimanesse perfettamente intonso si
era
aiutato con un piccolo miracolino, non poteva rischiare che capitasse
un incidente proprio al luogo a cui teneva di più, mentre
sorseggiava la sua gustosa bevanda accarezzava la stoffa del divano
nemmeno fosse un cucciolo da consolare per averlo lasciato solo, il
sorriso gli spiccava sulle labbra, si sentiva bene e non vedeva l'ora
di andare a trovare il suo migliore amico, che naturalmente non sapeva
del suo ritorno.
Dopo essersi rinfrescato e dato una sistemata uscì dalla
libreria promettendole che questa volta sarebbe tornato presto, mentre
passeggiava decise che di proporre a Crowley
un pranzo al Ritz, anche quello decisamente gli era mancato, e il suo
stomaco benché avesse fatto merenda un'ora prima,
già
brontolava reclamando le prelibatezze del suo ristorante preferito.
Una volta davanti la porta non esitò a premere il
campanello, ma
si ritrovò davanti a qualcuno che decisamente non era il suo
amico di una vita, rimase talmente spiazzato che pensò
addirittura di aver sbagliato appartamento e si affrettò a
fare
le sue scuse al poveretto che aveva accidentalmente disturbato.
<< Credevo fosse l'asporto >> disse
quest'ultimo.
Aziraphale sorrise, stava per andarsene quando ricevette la
più dolorosa delle sorprese.
<< Si può sapere chi...- >> la
frase rimase bloccata a metà così come lui.
<< Crowley... >>
<< Angelo? >>
<< Angelo!? >> fece eco il ragazzo che
aveva cominciato a
sentirsi veramente confuso, vicino a lui era spuntato Crowley deciso a
sapere chi
aveva suonato, non avrebbe mai pensato di ritrovarsi davanti il suo
migliore amico, quello che molti anni prima era partito lasciandolo
solo ad affogare nell'autocommiserazione, ma non ce l'aveva con lui, no
davvero anzi aveva accettato la sua decisione sapendo che prima o poi
sarebbe riapparso nella sua vita, solo che nel frattempo erano successe
un mucchio di cose.
Il demone si avvicinò all'uscio trovandosi di fronte ad
Aziraphale che lo guardava più disorientato che mai, a dire
il vero
anche lui si sentiva così ed era anche in imbarazzo, si era
preparato tutto un discorso da fargli una volta che si fossero rivisti,
e certo non era prevista la presenza del suo nuovo "amico".
Crowley si rivolse proprio a lui per dargli una spiegazione.
<< Oh lui è un mio...vecchio amico, lo chiamo
così
da sempre perché lo vedi anche tu no? E' proprio un angelo,
ed
è sempre stato molto buono. >>
Aziraphale sorrise a disagio guardando il ragazzo, capiva che
Crowley non poteva dirgli la vera ragione di quell'appellativo ma
perché si
giustificava così tanto?
<< Ah un amico, piacere io sono Julian, vi lascio parlare
ok?
>> diede una pacca sulla spalla al demone e
rientrò in
casa, lasciando finalmente i due liberi di parlare da soli.
<< Aziraphale non sapevo che...quando sei tornato?
>>
<< Poco fa. >>
Crowley si grattò la testa sentendosi veramente impacciato.
<< La tua libreria è ap...- >>
<< Lo so, ci sono passato >> rispose
l'angelo mantenendo la
sua naturale dolcezza, però qualcosa stonava in lui,
qualcosa a
cui ancora non riusciva a dare un nome.
<< Non c'era bisogno la tenessi d'occhio, comunque ti
ringrazio
>> sorrise, ma il suo era uno strano sorriso e Crowley se
ne era accorto.
<< Ah bé sai, passavo di
lì e mi sono detto
perché no? Immaginavo ti fossi accertato che non le
accadesse
niente >> rispose con la sua tipica voce roca velata
d'imbarazzo.
<< Te ne sono davvero grato >> di nuovo
quel sorriso.
<< Non devi angelo, lo sai che non ce n'è
bisogno. >>
Aziraphale si sistemò i vestiti e tornò a
guardarlo negli occhi.
<< Ora devo proprio andare...- >>
Crowley allungò una mano afferrando delicatamente il braccio
fasciato di bianco per fermarlo.
<< Resta >> si pentì subito di
averlo
fatto, come gli era venuto in mente di invitarlo a fermarsi quando
sapeva benissimo chi c'era in casa sua.
Aziraphale scosse piano la testa.
<< Meglio di no, ti lascio alle tue faccende, magari
quando avrai finito potremmo vederci. >>
Al demone non restò che annuire, salutarlo e guardarlo
mentre
scendeva le scale, quando sentì il portone chiudersi
imprecò a denti stretti sbattendo un pugno in aria.
<< Cazzo. >>
Aziraphale non sapeva bene che cosa fosse appena successo, si
chiedeva cosa stesse combinando Crowley e perché la
presenza di quel
ragazzo lo aveva lasciato così tanto turbato, era a
conoscenza
del fatto che frequentasse degli umani, anche a lui era capitato nel
corso della sua esistenza di farlo, quando doveva miracolare qualcuno,
o anche per semplice curiosità, e probabilmente era lo
stesso
che faceva il demone e che stava facendo quando lui era arrivato.
Perché allora si sentiva così strano? A dire il
vero
anche il suo vecchio amico gli era sembrato diverso, come se fosse a
disagio e non sapesse cosa dire, voleva decisamente capirci di
più ma non era sicuro che fosse giusto indagare, lui
sbrigava le
sue faccende da angelo e Crowley faceva altrettanto con le sue,
però erano amici e molte volte si erano ritrovati a parlare
dei
loro rispettivi compiti fino a scambiarseli, per cui decise che non
sarebbe stato ineducato se gli avesse posto qualche domandina.
Verso sera il demone che non ce la faceva più ad aspettare
decise di fare visita ad Aziraphale, punto primo aveva voglia di
passare del tempo con lui, e poi non poteva evitare troppo a lungo
quell'argomento spinoso, non avrebbe nemmeno potuto evitare l'angelo a
lungo altrimenti si sarebbe insospettito, così armato
di nuovo coraggio e accompagnato dalla sua fedele Bentley si diresse in
libreria.
Gli fece uno strano effetto mettere piede in quel luogo dopo tanti
anni, certo ci era passato vicino molte volte, e altrettante si era
fermato davanti alla vetrina illudendosi di trovarvi l'amico intento a
leggere uno di quei libri polverosi, inizialmente si recava
lì
ogni giorno, poi man mano che i giorni diventavano anni era sempre meno
il tempo che vi passava; Il motivo reale era che sentiva una morsa al
petto sempre più intensa quando si rendeva conto che
Aziraphale non
sarebbe tornato tanto presto, mentre ciò che si
raccontava lui era che non
aveva senso piazzarsi come un idiota davanti a una libreria vuota.
Sentiva una sensazione particolare, sembrava come se non fosse passato
nemmeno un giorno dall'ultima volta che ci aveva messo piede, e lui se
lo ricordava bene quel giorno, l'angelo gli aveva comunicato che
sarebbe partito di lì a poco per un'importante missione da
svolgere,
aveva detto che non sapeva per quanto tempo sarebbe rimasto lontano, e
lui avrebbe tanto voluto dirgli che lo avrebbe accompagnato, avrebbe
voluto abbracciarlo, avrebbe voluto tante cose ma si limitò
solamente ad annuire e dirgli che sperava di rivederlo presto.
Quella stessa notte aveva pianto per la seconda volta in vita sua,
aveva
odiato se stesso e tutto il creato, persino l'angelo era stato oggetto
di quel sgradevole sentimento, aveva bevuto e pianto fino a farsi
bruciare la gola, e si era sentito uno stupido ad averlo lasciato
andare via
così, senza dirgli niente, per la troppa paura di perderlo
in
maniera definitiva.
Crowley scacciò quel ricordo dalla sua testa, non era il
momento
di lasciarsi travolgere da quelle emozioni, doveva concentrarsi sul
presente.
<< Aziraphale? >> chiamò senza
ricevere risposta.
<< Dove sei finito? >> borbottò
tra sé prima di iniziare a cercarlo.
Il primo posto che gli venne in mente fu la saletta, e infatti lo
trovò lì intento a leggere un libro con un
bicchiere
di vino posato sul comodino, si appoggiò allo stipite della
porta e sorrise, era talmente concentrato da non essersi accorto della
sua presenza, sarebbe rimasto ore a guardarlo ma aveva una missione da
compiere.
<< Di solito aspetti me per bere un vino pregiato.
>>
Aziraphale come era facile intuire sussultò per lo spavento,
fortunatamente il libro non gli cadde di mano ma ci mancò
poco,
puntò subito i suoi splendidi occhi sulla figura che lo
stava
osservando con un sorriso beffardo, non si aspettava certo una sua
visita proprio quella sera.
<< Crowley >> mormorò stupito,
le sue labbra si
stirarono in un sorriso involontario, come ogni volta che sentiva la
voce dell'amico.
<< Che sorpresa, non ti aspettavo. >>
Il demone si avvicinò titubante, Aziraphale si era alzato ma
lui
si sedette sulla poltrona, non era sicuro di poterlo fare, forse doveva
aspettare di essere invitato ma gli sembrava assurdo dover ricominciare
tutto da capo solo perché erano trascorsi dieci anni in cui
non
si erano visti, infatti l'angelo non sembrava affatto turbato dalla sua
mossa, anzi prese lui stesso posto di nuovo sul divano.
<< Mi chiedevo se ti andasse una cena al Ritz
>> propose cercando di metterlo a proprio agio.
L'angelo si sentì rincuorato da quell'invito, come se quella
semplice richiesta avesse avuto il potere di cancellare tutto
ciò che di poco chiaro aveva vissuto diverse ore prima,
sorrise di
nuovo e anche se aveva già mangiato accettò
volentieri
l'invito, si illuse che quella sensazione di distanza e imbarazzo fosse
dovuta solamente al fatto che si erano appena rivisti, e che presto
sarebbe passata, non aveva idea di ciò che lo aspettava
realmente.
Salì in auto con una piacevole sensazione di
déjà-vù, si
inebriò di quell'odore che aveva imparato
a conoscere,
della
morbidezza dei sedili che molte volte lo avevano accolto, non si
aspettava di certo che la guida folle del suo amico fosse cambiata nel
corso degli anni, e infatti aveva pienamente ragione, il demone
partì sgasando facendolo ritrovare spinto contro il sedile.
<< Crowley per l'amor del cielo! >>
squittì.
Cos'era quella sensazione che entrambi sentivano nel petto?
Familiarità forse?
Ghignò stringendo il volante e voltandosi verso di lui.
<< Che c'è Aziraphale? Non avrai ancora paura
della velocità. >>
Aziraphale si strinse più forte alla maniglia constatando
che
quella caratteristica in particolare non gli era affatto mancata.
<< Ho ben ragione di averne! E poi non è la
velocità che temo, ma di scorporarmi se permetti.
>>
Crowley rise di gusto, oh quanto gli era mancato il suo angioletto.
Fortunatamente o no -dipende dai punti di vista- arrivarono presto al
ristorante, l'angelo si affrettò a scendere dall'auto e
quasi
ebbe il desiderio di baciare la terra sotto i suoi piedi, il demone lo
raggiunse con la sua camminata elegantemente disordinata, Aziraphale
però non si muoveva.
<< Forse avremmo dovuto prenotare >> disse
titubante.
<< Non ce n'è bisogno ricordi? Sicuramente
avranno un tavolo libero per due >> rispose sicuro di
sé.
<< Oh... >> l'angelo arrossì,
aveva sempre amato la
sicurezza con cui l'amico affrontava la vita, e ancor di più
si
era ritrovato ad amare ogni espressione del suo volto quando la
ostentava, anche se sapeva che dietro quella facciata si nascondeva un
cuore buono e alle volte vittima anch'esso di quell'insicurezza, ma
era proprio per questo che ancor di più lo apprezzava.
Seduti al loro tavolo avevano ripreso le solite abitudini che non li
avevano mai abbandonati, Aziraphale assaporava quel buon cibo che tanto
lo faceva sognare, e Crowley si gustava le espressioni goduriose che ad
ogni boccone erano accompagnate da un mugolio di apprezzamento.
Niente sembrava cambiato, eppure una cosa enorme era seduta in mezzo a
loro, cosa di cui solo il demone era a conoscenza.
<< Allora la missione è andata bene?
>>
L'angelo si pulì educatamente le labbra prima di rispondere.
<< Sì è stata un successo, anche se
più complicata del previsto. >>
<< In effetti credevo saresti rimasto via molto meno
>>
disse Crowley, anche se ciò che voleva dire realmente era
che sperava rimanesse
via per meno tempo.
<< Anche io inizialmente, ma poi tutto si è
intricato
nemmeno fossero fili di nylon, per questo quando parto non mi faccio
mai fantasie sulla durata del viaggio. Le faccende umane a volte
sono...- >>
<< Ineffabili? >> lo interruppe, si
scambiarono un sorriso
complice, quella parola era pregna di significato per loro due.
<< Esatto. Ci sono stati momenti in cui pensavo fosse
finita e
invece succedeva qualcosa e allora dovevo rimandare la partenza,
però l'importante è che sia andata bene.
>>
Un momento di silenzio dove entrambi spostarono lo sguardo dalla parte
opposta, uno aveva una domanda da porre, l'altro una confessione da
fare ma nessuno riusciva a trovare il coraggio necessario, troppo
spaventati dalle possibili conseguenze, fu Aziraphale per primo a
tagliare quella barriera trasparente ma pesante che li separava.
<< Devo confessarti che molte volte avrei voluto
prendermi una
pausa e tornare qui...per stare con te, in tua compagnia intendo
>> si girò a guardarlo solo quando ebbe finito
di parlare,
si sentiva accaldato e le sue guance si erano velate di rosso, il suo
viso si specchiava in quelle lenti scure e ciò
contribuì
ad aumentare il suo disagio perché non poteva comprendere le
emozioni dell'altro.
Prima del suo viaggio non avrebbe mai confessato una cosa del genere,
per lui significava mettersi a nudo e per tanti motivi non aveva mai
avuto il coraggio di farlo, da una parte c'era la sua
fedeltà al
paradiso, la paura di essere punito insieme al timore che succedesse
qualcosa anche a Crowley, dall'altro lato c'era la sua timidezza, si
vergognava a parlare dei suoi sentimenti, ad ammettere l'affetto che
provava per lui e poi non sapeva come il demone avrebbe preso la cosa,
per tutti questi motivi aveva deciso saggiamente di tenere la bocca
chiusa, meno rivelava più potevano continuare a vedersi ed
essere amici.
Tuttavia durante quegli anni di distanza Aziraphale aveva maturato la
consapevolezza di tenere tanto al suo amico, che il suo affetto era
più di una semplice amicizia e aveva deciso che una volta
tornato non avrebbe più permesso alle sue paure di frenarlo,
non
si illudeva certo di eliminare del tutto la sua timidezza, ma sapeva
che avrebbe trovato il modo di dire all'amico quello che
provava, proprio come aveva fatto in quel momento.
Crowley rimase di sasso, schiuse le labbra e per un lungo istante
rimase fermo immobile come se lo avessero congelato, non si aspettava
una confessione del genere, tra loro due non c'era mai stato quel tipo
di rapporto e l'angelo mai gli aveva rivelato i suoi
pensieri più intimi, lui lo aveva sempre desiderato malgrado
fosse un demone, non
sapeva se ne sarebbe stato capace ma per Aziraphale avrebbe fatto uno
sforzo, perché solo quando era con lui riusciva a sentirsi
veramente bene con se stesso.
<< Perché non lo hai fatto? >>
gli domandò,
se era il momento delle rivelazioni almeno che si andasse fino in fondo.
Aziraphale si mosse a disagio sulla sedia.
<< Perché io...non sapevo se fosse opportuno,
voglio dire
per quante volte nel corso dei secoli siamo stati separati per poi
ritrovarci? Questa volta era lo stesso no? >>
Il demone sbatte piano la mano sul tavolo, cominciava a sentirsi
frustrato.
<< No, credevo che ormai avessi accettato la nostra
amicizia. >>
<< Ma cosa avresti pensato se ti fossi spuntato davanti
all'improvviso dicendoti che volevo passare del tempo con te?
>> il panico traspariva dalla sua voce.
<< Che cosa avrei dovuto pensare secondo te? Che ci
tenevi a me! >>
<< Credi davvero che io non ci tenga? >>
rispose Aziraphale stringendo un tovagliolo.
Crowley si limitò ad alzare le spalle.
Si rese conto che forse era stato troppo severo, non voleva fargli male
e nemmeno voleva litigare con lui.
<< So che è così,
solo credevo che dopo tutto
quello che abbiamo passato la nostra amicizia poteva essere priva di
certe sciocchezze o pudori di cui non abbiamo bisogno, non
più
almeno >> disse tenendo chino il viso verso il basso,
preferiva
guardare il tavolo piuttosto che Aziraphale, perché guardare
lui
avrebbe significato di nuovo perdersi in quegli occhi celesti e non
riuscire più a dire nulla, e non poteva assolutamente
permettere
che ciò accadesse, avevano taciuto per troppo tempo.
L'angelo ingoiò il magone, aveva gli
occhi lucidi puntati sul demone, per la prima volta riuscì a
vedere quanto male gli aveva fatto, quanto dolore si erano inflitti e
gli si strinse il cuore, non immaginava che parole non dette avessero
il
potere di creare tanto danno e sofferenza.
Aveva voglia di abbracciarlo, vederlo così abbattuto e
chiuso,
come se un macigno gli pesasse sulle spalle, gli faceva venire sempre
più desiderio di stringerlo a sé, strinse i pugni
combattendo contro il suo stesso conflitto interiore poi si sporse in
avanti racchiudendolo tra le sue braccia.
Crowley sussultò colto alla sprovvista, il cuore prese a
martellargli nel petto e le orecchie gli fischiavano, quel profumo, il
suo meraviglioso profumo e quelle braccia delicate che per tante notti
aveva sognato su di sé, non poteva credere alla sua stessa
ragione, temeva fosse tutto un sogno e invece poteva sentire benissimo
il peso del corpo dell'altro che premeva sul suo.
Non aveva il coraggio di girarsi perché sapeva che i loro
visi
sarebbero stati troppo vicini, ma non poteva nemmeno non fare nulla o
lo avrebbe sicuramente ferito, così sollevò
entrambe le mani e le appoggiò su quella di Aziraphale che
era sul petto, l'angelo appoggiò la fronte sulla
sua spalla
spigolosa e lui piegò la testa posandola su quella bionda e
soffice, chiuse addirittura gli occhi godendosi quel momento che aveva
sognato da una vita.
<< A-An...Aziraphale >> deglutì
e una lacrima scese lungo la sua guancia.
<< Devo dirti una cosa. >>
Aziraphale sciolse a malincuore quel contatto, si rimise composto sulla
sedia e guardò il demone che teneva la mano sul petto come
se ci
fosse ancora la sua sotto di essa, a dire il vero si
preoccupò
perché non dava segni di vita, sembrava si fosse
paralizzato.
<< Che c'è mio caro? Forse non avrei
dovuto...ti chiedo scusa, non...- >>
<< Non hai fatto niente di sbagliato, non scusarti, ti
prego non
farlo >> disse il demone con la voce arrochita e pesante.
<< Mi dispiace >> si corresse agitando le
mani <<
voglio dire...Crowley mi stai spaventando, io non riesco a capire che
cosa tu...- >> di nuovo venne interrotto, questa volta
Crowley si
voltò verso di lui.
<< Nulla di tutto quello che sto per dirti potrebbe
ledere la
nostra amicizia, voglio che tu sappia questo prima di continuare.
>>
L'angelo si limitò ad annuire incuriosito ma anche molto
turbato.
<< Si tratta del ragazzo che hai visto a casa mia.
>>
<< Oh. Mi ero chiesto in effetti che cosa stessi
combinando, ma
ti assicuro che non devi giustificarti con me, abbiamo fatto
quell'accordo proprio per non intralciarci l'un l'altro.
>>
Crowley sospirò.
<< Non si tratta di questo, è una cosa
più complicata. >>
Aziraphale davvero cominciava a non capirci più niente.
<< Lui è il mio... >>
<< Il tuo? >> domandò l'angelo
ingenuamente, non capiva dove volesse andare a parare.
<< E'...hai presente quando gli umani trovano una persona
e decidono di come dire, uhm...legarsi, starci insieme? >>
<< Oh sì, ho letto anche molti libri su
quell'argomento,
anche se penso che a volte sono fin troppo infiocchettati,
però
mi ha sempre scaldato il cuore leggere di innamorati >>
gli occhi
gli brillavano al ricordo di quei bei racconti, solo l'idea dell'amore
lo faceva sfavillare come se fosse coperto di brillantini.
<< Ecco hai colto perfettamente il punto >>
disse Crowley
sollevato che almeno quella spiegazione gli fosse stata risparmiata.
<< Cioè? >> domandò
l'angelo.
<< Ngk! Come cioè!? Davvero non hai capito?
>> sbraitò voltandosi verso di lui.
Aziraphale scosse piano la testa.
<< Io e lui siamo come...come la cosa che hai appena
descritto
ecco >> fu come togliersi un mattone dallo stomaco e dal
cuore.
<< Innamorati? >>
Crowley fece una piccola smorfia, non era molto amante di quei termini.
<< Stiamo insieme, ecco tutto >> disse
infine.
Per l'angelo fu una doccia fredda non appena capì il
significato
di quelle parole, chiuse le labbra e sentì l'improvvisa
voglia
di piangere, ma anche una sorta di rabbia si fece spazio nel suo
essere, era risaputo quanto fosse testardo e se era come credeva lui
voleva sentirselo dire chiaramente.
<< Se due persone decidono di stare insieme significa che
provano dei sentimenti. >>
Il demone voleva sprofondare, forse preferiva di gran lunga la caduta
che affrontare quell'argomento con Aziraphale, e poi perché
doveva impuntarsi così tanto su delle sottigliezze.
<< E va bene! Per l'amor del paradiso se ti fa piacere
pensala così! >>
<< Non fa piacere a me, ma di solito è
così che funziona. >>
Crowley ringhiò spazientito dalla situazione.
<< Stai con una persona ma non riesci nemmeno a dire che
provi qualcosa per lui. >>
<< Sai bene che non mi trovo a mio agio con certe parole!
>>
L'angelo incrociò le braccia al petto puntando lo sguardo su
di lui.
<< Eppure hai deciso di legarti a una persona.
>>
<< Sssì. >>
<< Ma non riesci ad esprimere quello che provi.
>>
Era più che mai esasperato, si alzò dalla sedia
tenendo
premute le mani sul tavolo, fece il giro sistemandosi gli occhiali sul
naso, non voleva perdere le staffe, non quella sera.
<< Andiamo fuori >> disse solo.
Aziraphale lo seguì senza dire una parola, era meglio
parlare
all'esterno, non era il caso di dare spettacolo in un luogo pubblico,
il conto venne miracolosamente saldato e i due si ritrovarono sul
marciapiede davanti alla Bentley.
<< Crowley quello che volevo dire era che per gli umani i
sentimenti sono faccende serie. >>
Il demone che prima gli stava dando le spalle si girò
fronteggiandolo, tremava e già non ne poteva più
di
quella stupida conversazione.
<< Credi che non lo sssappia! Se ho deciso di fare quello
che ho
fatto è proprio perché sono sicuro della mia
scelta.
>>
L'angelo si lasciò andare ad una risata amara, ma anche
pregna di
incomprensione, si sentiva spiazzato e non voleva davvero credere a
quello che Crowley gli stava dicendo.
<< Tu sei un demone... >>
Crowley si irrigidì, una secchiata d'acqua santa gli avrebbe
fatto meno male, allargò le narici prendendo un profondo
respiro, strinse la mascella e si
avvicinò a passo spedito a lui.
<< E questo cosa vorrebbe dire? >>
sputò fuori come una vipera getta il suo veleno.
Aziraphale si rese conto che la sua frase era suonata peggio di quello
che sembrava, nella sua testa aveva tutt'altro significato e che il
demone aveva completamente travisato le sue parole.
<< Intendevo che sei una creatura
soprannaturale, non
sei umano, come non lo sono io. Non possiamo pensare davvero di provare
i sentimenti allo stesso modo, certo con gli anni sulla terra
abbiamo acquisito alcune loro abitudini, ma da qui a provare gli stessi
sentimenti...L'amore come lo provano gli umani noi non
potremmo mai sperimentarlo, forse qualcosa di simile ma rimarrebbe
sempre
diverso da quello che è per loro capisci? >>
Il demone strinse i pugni, deglutì tutta la rabbia che aveva
bloccata nella gola.
<< Sali in macchina. >>
L'angelo arricciò le sopracciglia, era spaesato, sentiva di
non avere più il controllo sulla situazione.
<< Crowley io non...- >>
<< Sali Aziraphale. >>
Lo superò montando sulla Bentley, mise in moto e
appoggiò una mano sul volante aspettando che l'altro
salisse,
aveva capito il suo discorso, ma faceva male, troppo male
perché
potesse continuare ad ascoltarlo, per quello aveva deciso di troncare
ogni altra parola, perché sarebbero state altre pugnalate
che
non poteva sopportare.
Aziraphale salì sulla macchina senza fiatare, non aveva
il coraggio di guardarlo, non si era nemmeno reso conto che il demone
stava andando ad una velocità quasi normale, questo
perché sapeva quanto anche lui fosse turbato e non voleva
dargli
altri motivi per agitarsi.
Quando arrivarono davanti alla libreria nessuno dei due sembrava aver
voglia di dire qualcosa, Crowley teneva lo sguardo fisso sulla
strada, era ancora molto ferito mentre Aziraphale non sapeva come
congedarsi, temeva che qualsiasi suono uscisse dalla sua bocca avrebbe
fatto scattare le ire dell'amico, ma non poteva andarsene senza
salutarlo, non sarebbe stato corretto.
<< Grazie per il passaggio >> disse con un
fil di voce, provò a cercare il suo sguardo ma senza
successo.
Con un macigno al posto del cuore scese dall'auto, chiuse la portiera
ed entrò in negozio, il demone a quel punto diede un pugno
al
volante, ringhiò per la frustrazione e premette
l'acceleratore
per fuggire al più presto da lì, come se
allontanarsi da
quel luogo gli avrebbe garantito di scappare via anche dai suoi
pensieri, digrignò i denti tenendo le labbra strette, gli
occhi
gli bruciavano ma non voleva lasciare andare quelle maledette lacrime
che lo avrebbero reso ancora più debole di quanto
già si sentiva.
Aziraphale invece si lasciò cadere sul divano, le braccia
molli
e le gambe quasi distese, si sentiva come se fosse fatto di piombo, non
sarebbe dovuta andare così la serata, avrebbero dovuto
ridere e
scherzare come al loro solito, e magari chissà gli avrebbe
rivelato quello che teneva stretto nel cuore da secoli, aveva tutte le
intenzioni di parlargli, aveva un mucchio di cose da dirgli che forse
sarebbero state d'aiuto ad entrambi, ma niente di tutto quello che
aveva immaginato era accaduto.
Oltre tutto questo c'era anche da considerare quello che gli aveva
rivelato Crowley, faticava a crederci, gli sembrava così
assurdo
che di punto in bianco si fosse trovato una persona con cui stare, un
fidanzato come quelli che avevano gli umani, in seimila anni
tra i tanti piaceri terreni che si erano concessi quello della
relazione non li aveva mai sfiorati, forse però era quello
che
credeva lui o che gli ha fatto sempre comodo credere.
Per lui era già stato difficile accettare oltre che la
collaborazione e l'amicizia reciproca anche i sentimenti che aveva
iniziato a provare, appena giunto sulla terra si era sentito un
estraneo, amava tutte le creature sì ma come un angelo non
come
un umano, poi però con il tempo quelle emozioni tipicamente
terrene avevano iniziato ad insorgere in lui lasciandolo in un primo
momento spaesato, per di più oltre a fare i conti con queste
nuove sensazioni aveva dovuto anche cercare di accettare verso chi
erano rivolte.
L'angelo si stropicciò il viso con una mano sentendola
subito
dopo umida, si accorse che stava piangendo, le lacrime avevano deciso
di
sgorgargli dagli occhi senza che fosse lui a dare il proprio consenso,
si sentiva solo, per la prima volta in vita sua capiva che cosa
significasse la vera solitudine, non aveva idea se sarebbero mai
riusciti a chiarire le cose e la sola ipotesi di passare il resto della
sua esistenza senza il suo migliore amico gli faceva contorcere le
viscere.
Rientrato a casa il demone venne accolto da Julian che lo stava
aspettando sveglio, si accorse subito che qualcosa non andava, lo
salutò con un bacio leggero e gli tolse gli occhiali, ormai
non
faceva nemmeno più caso a quelle pupille così
particolari, Crowley gli aveva detto che era stata una malattia avuta
da giovane a creare quella malformazione, e lui aveva
accettato la cosa senza indagare oltre.
<< Che succede? >>
<< Niente, è stata solo una pessima serata
>> disse buttandosi sul divano.
Julian si sedette facendosi un po' di posto, gli accarezzò
la chioma rossa e sorrise dandogli un altro bacio.
<< Ti va di parlarne? >>
<< No...almeno non questa sera. >>
Il ragazzo conosceva il significato di quelle parole, probabilmente non
avrebbero
più toccato l'argomento ma a lui stava bene così,
lo
conosceva, era di poche parole e restio a mostrare i
suoi sentimenti e le sue debolezze, ma nonostante questo era sempre
stato un fidanzato perfetto e non aveva ragione di temere niente che
potesse minacciare il loro rapporto.
<< Almeno posso sapere se c'entra qualcosa quel tuo amico
che è venuto oggi a trovarti. >>
<< Abbiamo litigato >> buttò
fuori guardando il soffitto, i suoi occhi gialli ora sembravano dorati.
<< Sono sicuro che farete pace >> disse
Julian accoccolandosi di fianco a lui.
<< Voi umani e le vostre assurde convinzioni.
>>
Il ragazzo ridacchiò stringendosi al petto di Crowley.
<< Voi umani...perché tu cosa sei?
>> domandò prendendolo in giro.
<< Io non lo sssono affatto, è evidente.
>>
<< Se lo dici tu, sappi che nel caso ti venga voglia di
parlare
questo umile servo della terra è sempre pronto ad
ascoltarti.
>>
Il tono di voce con cui lo disse fece ridere il demone, era questo uno
dei motivi per cui aveva deciso di andare oltre con quel ragazzo,
sapeva ironizzare sulle cose, era capace di farlo ridere ed era anche
infinitamente dolce, insieme stavano bene e grazie a lui era riuscito a
dimenticare o almeno sotterrare il dolore che stava provando per
l'assenza di Aziraphale.
Il giorno dopo l'angelo era nel pieno di una crisi esistenziale, non
sapeva cosa fare, da un lato voleva chiamare Crowley per chiedergli
scusa e almeno per chiarirsi, dall'altro pensava che forse sarebbe
stato più opportuno lasciar trascorrere un po'
più di
tempo per far calmare le acque, i suoi dubbi vennero cancellati
dall'arrivo improvviso di quest'ultimo in libreria.
<< Ang...ziraphale! >>
Aziraphale che lo sentì sbraitare dal piano di sopra scese
le
scale, l'unico timore che aveva era che fosse ancora estremamente in
collera con lui e fosse andato lì con l'intenzione di
rinfacciargli tutto ciò che non gli aveva detto la sera
prima,
Crowley non perse tempo, appena lo vide scendere l'ultimo gradino si
avvicinò svelto e in due passi era di fronte a lui con il
dito
puntato verso il suo petto.
<< Io sono benisssimo in grado di provarli i sentimenti
chiaro?
Non me ne importa un accidente se tu credi che noi esseri
soprannaturali non possiamo sentire come gli umani, io posso eccome!
>> agitò le mani poi le mise sui fianchi.
<< Ma certo Crowley io...- >>
<< O forse intendevi dire che io non posso
provare niente perché sono un demone!? >>
<< Non ho intenzione di litigare di nuovo con te
>> disse fermo l'angelo.
<< Ah no? Adesso fai il santarellino e vuoi fingere di
non aver
detto niente, però sai una cosa io ne ho le palle piene del
tuo
atteggiamento! Sai bene che quello che hai detto non è vero,
ne
hai avuto la prova in tutti questi anni quindi le cose sono due o non
ti sei mai fidato di me, o hai detto quelle cose solo
per...perché non sapevi su cosa aggrapparti. Io mi rifiuto
di
credere che tu possa essere così stupido da pensarle
davvero, quindi te lo sto chiedendo qual è la
verità?
>>
Il demone respirava a fatica, era un fascio di nervi ma non voleva
nemmeno sembrare troppo aggressivo, Aziraphale si era ammutolito, non
perché fosse sorpreso da quella reazione ma
perché gli
aveva sbattuto in faccia la realtà, e nonostante fosse per
l'ennesima volta lui quello ferito era andato fin lì per
chiarire, per dargli l'opportunità di spiegarsi.
<< I-io... >> deglutì, gli occhi
gli si inumidirono
poi però pensò a Crowley che più di
chiunque
meritava la verità.
<< C'è stato un tempo in cui quelle cose che
ti ho detto
le pensavo davvero, non ci credevo possibili di provare sentimenti
umani, ma nulla aveva a che fare con la tua natura infernale Crowley.
E' vero, prima di conoscere te credevo che gli angeli provassero solo
amore, mentre i demoni solamente odio, poi quando ti ho incontrato ho
capito che eri diverso, sentivo che eri capace di amare, in un modo
tutto tuo certo ma era pur sempre amore. Poi siamo stati spediti sulla
terra e gli umani si sono rivelati delle creature complicate,
si sono evoluti così come le loro emozioni, ed erano
talmente piene di sfaccettature che mi sembrava impossibile poter
anche solo immaginare di capire che cosa provassero. >>
Il demone strinse le labbra mandando giù a vuoto, non
rispose convenendo fosse meglio lasciargli finire il discorso.
<< Però poi come per tutto il resto mi sono
ricreduto, ho
cominciato a provare io stesso quelle emozioni e mi rendevo sempre
più conto che quell'amore che provavo non era solo frutto
della
mia natura angelica, certo continuavo ad amare incondizionatamente ma
sentivo che dentro di me qualcosa stava cambiando. >>
<< E allora perché hai detto quelle cose ieri?
>> si
era calmato, il suo tono era più pacato ma qualcosa lo
spezzava.
L'angelo aveva cominciato a stuzzicarsi le dita segno del suo evidente
nervosismo, abbassava e alzava lo sguardo cercando mentalmente le
parole corrette da dire.
<< Non immaginavo che tu desiderassi una relazione e per
di più con qualcuno così diverso da te. Ci
sono tante cose che evidentemente non conosco di te Crowley, e credimi
mi dispiace per quel malinteso, non era mia intenzione ferirti. Solo
che pensarti insieme ad un essere umano, impegnato in una relazione mi
ha...mi ha lasciato senza parole, non sapevo come reagire, ho creduto
mi stessi prendendo in giro...- >>
<< Non è così, e da una parte hai
ragione non ho
mai sentito il bisogno di un rapporto, almeno fino a quando...
>>
si interruppe per guardare Aziraphale, la frase gli morì in
gola,
non voleva rinvangare il passato, i sentimenti che aveva provato per
lui era giusto rimanessero sepolti dove li aveva abbandonati anni prima.
<< Una sera ero molto annoiato, sono andato in un locale
e
lì ho incontrato Julian, è stato lui a fare il
primo
passo ed io la prima volta ho accettato solo per svagarmi, ho scoperto
che era molto più interessante di ciò che
sembrava e
così abbiamo continuato a vederci. >>
<< Ma come è successo che voi due...-
>>
<< Come succede nel novanta per cento dei casi, lui ci ha
provato
ed io ci sono stato, tutto qui. Nemmeno io sapevo di volerlo, non con
lui almeno però si è dimostrato un umano
divertente,
brillante e così ho capito di essere interessato. Non
è una storia tanto diversa da quella che sei abituato a
leggere
sui tuoi libri. Solo meno romantica ecco tutto. >>
All'angelo quel racconto aveva fatto male al cuore, sentiva un
subbuglio provenire dal suo stomaco come se si stesse rivoltando,
qualcosa premeva per risalire come lava bollente di un vulcano.
<< E tu come fai a saperlo? Non li hai mai letti.
>>
<< Dimentichi che ci tenevi particolarmente a
raccontarmene la trama? >>
Aziraphale arrossì, in effetti qualche volta si era lasciato
andare ai racconti e si divertiva particolarmente ad ogni sbuffo che il
demone esalava, si ricordò che una volta gli aveva persino
detto
che preferiva la dannazione eterna piuttosto che sentire ancora parlare
di due nauseanti piccioncini, sorrise abbandonandosi a quel
ricordo.
<< Crowley ho bisogno di rimanere un po' solo se non ti
dispiace, mi faccio vivo io sempre se...- >>
<< D'accordo ci sentiamo >>
sorrise leggermente ed uscì dalla libreria.
Quando la porta si chiuse Aziraphale si lasciò andare con la
schiena contro uno scaffale, sospirò pesantemente, il cuore
gli
faceva male e sentiva le lacrime impregnargli gli occhi, si mise una
mano sul volto e una sul petto e pianse, quelle lacrime non
rappresentavano solo la tensione accumulata fino a quel momento ma
erano anche segno dell'incredibile dolore che stava provando, aveva
perso Crowley, forse non come amico ma come altro sì, tutto
quello che avrebbero potuto essere era svanito e solo perché
non
aveva avuto il coraggio di parlare prima.
Non poteva sapere come sarebbe andata ma almeno avrebbe avuto la
consolazione di averci provato, ora invece gli rimaneva solo un cuore
infranto e doveva anche dividere il suo migliore amico con un'altra
persona, quel pensiero lo faceva sentire terribilmente egoista, ma non
riusciva a pensare ad altro, la sua mente era annebbiata
e la testa gli doleva, continuò a piangere sperando che
quelle
gocce d'acqua facessero scivolare via tutto quel malessere.
Parecchi istanti più tardi decise di averne abbastanza di
tutte
quelle lacrime, si asciugò gli occhi con una mano, era un
principato lui e doveva dimostrare quella dignità che
credeva di
aver perso, non poteva comportarsi in quel modo, la gelosia non era un
sentimento puro e malgrado si sentisse "uno schifo" doveva reagire.
Erano un angelo e un demone in fondo, non avrebbe mai potuto funzionare
si disse.
Passarono due giorni in cui Aziraphale ancora non se la sentiva di
chiamare Crowley, si era rintanato nella sua libreria e con la scusa di
recuperare i giorni persi o mettere i documenti in ordine non aveva
messo il naso fuori, si ritrovava spesso a pensare che cosa avrebbe
potuto dirgli se lo avesse chiamato, l'ultima volta che si erano visti
avevano più o meno chiarito ma le cose tra loro sembravano
ancora troppo appese a un filo.
La realtà però, o meglio una delle
verità che
spingeva lo spingeva a non telefonargli era che aveva troppo timore che
non sarebbe stato lui a rispondere, e sentire una voce diversa al
telefono del suo amico era certo lo avrebbe reso ancora più
depresso di quanto già non fosse.
Quella mattina mentre svolgeva le solite faccende il telefono
cominciò a trillare, credeva fosse un cliente e si
affrettò a rispondere, quasi gli cadde di mano la cornetta
quando sentì a chi apparteneva la voce dall'altro capo, le
mani
iniziarono a sudargli e si trovava in una situazione scomoda visto che
aveva detto che si sarebbe fatto sentire lui.
<< Avevo detto che sarei stato io a chiamarti
>> disse infatti.
<< Lo so ma ho scoperto che hanno aperto una nuova
pasticceria,
mi chiedevo se ti andasse di venire con me >> la voce del
demone
sembrava quella di sempre, senza traccia della rabbia e tristezza di
qualche giorno prima.
All'angelo brontolò lo stomaco al solo pensiero di gustarsi
tipi
di dolci mai assaggiati, però era indeciso sul
da farsi, doveva ammettere che il desiderio di passare del tempo con
Crowley lo aveva, però si chiedeva anche come sarebbe stato,
avrebbero fatto come se niente fosse successo o avrebbero finito per
litigare di nuovo?
Una vocina nella sua testa gli diceva di accettare, il suo amico aveva
fatto un grande passo verso di lui chiamandolo, non poteva tirare
troppo la corda rischiando di spezzarla, si arrotolò la
cordella
dell'apparecchio al dito e annuì ricordandosi poi che
l'altro
non poteva vederlo.
<< Solo noi due? >> si sentì
parecchio stupido a
porre quella domanda, se lui avesse voluto invitare anche Julian aveva
tutto il diritto farlo, ma da un lato, il suo lato più
egoistico desiderava avere il suo amico tutto per sé come ai
vecchi tempi.
Il demone si addolcì sentendo quella richiesta, la voce
titubante di quello che per lui era ancora il suo angelo gli aveva
fatto sciogliere il cuore, addirittura sorrise come da giorni non
faceva più.
<< Solo noi due >> lo rassicurò.
Aziraphale si aprì in un sorriso che gli arrivava fino alle
orecchie.
<< Quando? >> chiese con il cuore in gola.
<< Domani, ti passo a prendere alle due. >>
E così il resto della giornata lo passò a fare
avanti e
indietro rischiando di consumarsi la suola delle scarpe, non si era mai
sentito così nervoso quando dovevano vedersi, a parte quando
temevano le loro fazioni, ma anche in quel caso riusciva a mascherarlo
abbastanza bene, quella volta era diverso però, era una
semplice
uscita tra amici nulla di più, ma erano successe delle cose
che
avevano messo alla prova la loro amicizia, per questo si sentiva
così nervoso, aveva il terrore di commettere qualche sbaglio
e
di rovinare tutto.
Le due del pomeriggio seguente arrivarono più alla svelta
del
previsto, Aziraphale prese almeno undici respiri prima di salire in
macchina, fortunatamente la velocità riuscì a
cancellare
per un po' il turbamento che provava riguardo quell'uscita.
Arrivarono in una cittadina davvero carina, scesero dall'auto e
camminarono un po' prima di arrivare alla pasticceria, entrarono nel
negozietto che era piccolo ma accogliente, la fragranza dolce
di quelle leccornie era diffusa in ogni angolo, e Aziraphale non solo
trovava quel posto davvero gradevole ma anche inebriante per i suoi
sensi.
Si accomodarono ad un tavolino elegante, lui ordinò una
porzione
di ogni pasticcino e la sua bevanda preferita mentre Crowley prese solo
un caffè, il servizio fu veloce e in dieci minuti avevano
già tutto il tavolo apparecchiato di squisitezze, all'angelo
brillavano gli occhi e ne sentiva il sapore solamente guardandoli.
Incominciò subito a gustarseli uno ad uno, quello alla
crema,
alla fragola, al cioccolato, erano tutti ugualmente deliziosi e ad ogni
boccone chiudeva gli occhi per assaporarli al meglio, il demone nel
frattempo aveva finito il suo caffe e come d'abitudine fissava l'altro
gustarsi quelle prelibatezze.
<< Oh Crowley non so come tu abbia fatto a trovare questo
posto,
è tutto infinitamente squisito, temo di esserne
già
diventato dipendente >> sorrise leccandosi le labbra.
<< Ho una rete molto addestrata in grado di scovare posti
come questo >> ridacchiò.
<< Sicuro non vuoi provarne almeno uno? Possiamo fare a
metà se non ti va intero. >>
Il demone non se la sentiva proprio di smontare quell'entusiasmo
serafico che aveva preso l'altro, così accettò
l'offerta,
Aziraphale tagliò a metà il dolcetto ed entrambi
allungarono la mano nello stesso momento per prenderlo, le loro dita si
sfiorarono, l'angelo fu il primo a tirarla indietro imbarazzato, le
guance gli si velarono di rosso, Crowley invece decise di ignorare
quello strano batticuore che lo aveva colto, prese la sua
metà e
se la portò alle labbra, effettivamente era molto buono, un
perfetto equilibrio tra dolce e amaro, non sapeva il perché
ma
quel pasticcino gli ricordava tanto loro due.
Decisero di fare anche una passeggiata approfittando del tempo sereno,
erano in un posto nuovo ed entrambi avevano voglia di visitarlo, si
persero per ore visitando negozietti e giardini, mentre stavano
tornando indietro il demone volle fermarsi davanti a un negozio di
dischi che prima era chiuso, entrarono e in un attimo
adocchiò un disco dei Queen che non era mai riuscito a
trovare,
era uno di quelli antichi che andavano sul giradischi, l'angelo aveva
notato l'interesse e si affrettò a distrarre l'amico.
<< Crowley! Crowley! Dovresti farmi un enorme favore,
volevo
portare a casa dei dolcetti ma la pasticceria sta per chiudere, ci
andrei io ma ho le gambe troppo corte e non corro molto velocemente
>> lo guardò con i suoi tipici occhioni
supplichevoli che
fecero arrossire il demone.
<< Nkg...d'accordo vado, tu asp...ma ehi! >>
Il principato lo stava già spingendo fuori dal negozio, non
appena lo vide
allontanarsi si affrettò a comprare il disco, se lo fece
addirittura impacchettare e poi lo raggiunse davanti alla pasticceria,
quando Crowley uscì sollevò un sopracciglio
vedendo
l'angelo che lo attendeva fuori.
<< Ti avevo detto di aspettarmi in negozio
>> disse
guardandolo in maniera sospetta, conosceva quell'espressione ed era
certo che gli stesse nascondendo qualcosa.
<< Che hai lì dietro? >>
arricciò la radice del naso sporgendosi per spiare.
<< Cosa? Io? Niente, niente >> rispose
l'angelo facendogli un sorrisino.
<< Bugiardo fa vedere! >> cercò
di guardargli dietro
la schiena ma Aziraphale glielo impediva muovendosi come lui.
<< Allora io non ti do i dolcetti! >>
sancì alzando il pacchettino, l'angelo mise immediatamente
il broncio.
<< Non è affatto giusto >>
brontolò.
<< E va bene >> disse infine, gli
mostrò la busta che aveva dietro la schiena e gliela porse.
<< Per te >> disse sorridendo rosso in viso.
Crowley colto alla sprovvista arrossì vistosamente, perse un
battito mentre quel solletichio allo stomaco tornò alla
ribalta.
<< Ngk...Aziraphale non...non dovevi. >>
Prese la busta sfilandola con delicatezza dalle dita soffici
dell'altro, gli porse il vassoio di dolcetti che Aziraphale prese con
così tanta riverenza nemmeno fosse un dono dell'altissimo,
il demone
aprì la busta fissando quel pacco incartato, aveva gli occhi
lucidi e la sua testa era andata in tilt, alzò il viso verso
l'angelo, aveva le guance rosate e un sorriso bellissimo, anche lui
sorrise e prima di riuscire a dire una frase di senso compiuto
balbettò diverse volte.
<< Suppongo di...- >>
<< Io ti...ringrazio. >>
<< Aspetta di vedere cosa c'è dentro, magari
non ti
piacerà nemmeno >> gli regalò un
sorriso furbo e
iniziò ad avviarsi verso l'auto.
Il cielo si era annuvolato e qualche goccia di pioggia
cominciò a cadere giù, il principato si
toccò una
guancia poi si guardò le dita bagnate, alzò lo
sguardo
verso il cielo per scoprire che quelle goccioline stavano aumentando la
velocità con cui scendevano.
<< Sarà meglio affrettarci disse
>> ma Crowley non
sembrava avere fretta, schioccò le dita e nella sua mano
comparve un ombrello nero già aperto e sollevato, Aziraphale
sorrise leggermente, si avvicinò a lui ma per evitare di
bagnarsi del tutto dovette afferrare il braccio piegato dell'altro, non
che gli dispiacesse ovviamente.
Camminarono così per i metri che li separavano dalla
Bentley,
godendosi il calore del corpo reciproco, il contatto così
ravvicinato che mai avevano osato avere, l'angelo si sentiva come in un
sogno, e anche se sapeva sarebbe finito presto volle continuare a
crogiolarsi in quella bella sensazione, dall'altro capo del marciapiede
vide due innamorati anch'essi sotto un ombrello che si scambiavano un
bacio, arrossì e si strinse involontariamente più
forte al
braccio di Crowley, presto però quel piacevole sentimento
venne
sostituito dalla consapevolezza che loro non erano come quella
coppietta felice, gli occhi gli si riempirono di lacrime e il
sorriso sparì dalle sue labbra.
Arrivati a Soho il tempo era già migliore anche se dalla
strada
bagnata si poteva notare che aveva piovuto anche lì, inoltre
spiccava uno splendido arcobaleno in cielo, il demone
sogghignò
e lanciò uno sguardo ad Aziraphale.
<< Questo è opera di quegli spacconi dei tuoi,
si
divertono a sbeffeggiare gli umani, ce li vedo sai a dire "sentite
gente è vero vi abbiamo inondato d'acqua, la vostra auto
appena
lavata si è nuovamente bagnata, gli ingorghi sono stati
più infernali del solito e siete arrivati tardi a lavoro, ma
ehi
questo fottuto arcobaleno è tutto per voi, non siete
felici!?"
>>
L'angelo però non aveva molta voglia di scherzare, un tempo
forse ci avrebbe riso su o avrebbe intimato a Crowley di non
sbeffeggiare il cielo se pur ritendendo divertente l'imitazione, ma
in quel momento il suo umore era tutto l'opposto dei colori
dell'arcobaleno.
<< Ho scelto io i colori >> disse guardando
dritto davanti a sé con un sorriso malinconico.
Il demone rimase di stucco, quello non glielo aveva mai detto e a dire
il vero sapeva ben poco della vita di Aziraphale prima che lo
mettessero a guardia delle mura.
<< Cosa!? Sul serio? >> rispose guardandolo
per qualche secondo.
Annuì.
<< Ero ancora un semplice angelo, l'altissimo mi ha
convocato,
ovviamente non di persona ed io mi sono preoccupato credendo volesse
rimproverarmi di qualcosa, invece mi ha mostrato tanti colori dicendomi
di sceglierne sette, ed io l'ho fatto, sono stati i due giorni
più impegnativi della mia vita, non volevo deluderLa.
>>
Crowley aveva ascoltato con attenzione quella storia come un bambino
che guarda incantato chi gli sta raccontando una favola, solo che
quella non era frutto di fantasia e lui ricordava bene la sensazione di
creare dal nulla qualcosa di unico e bello e mostrarlo a Lei.
<< E Lei? >> domandò curioso di
sapere come fosse andata a finire la storia.
<< Come? >> chiese l'angelo.
<< Voglio dire non ti ha detto nulla? >>
<< Oh sì >> sorrise il
principato a quel ricordo
<< disse che avevo fatto un'ottima scelta e che era fiera
di me,
subito dopo li prese unendoli insieme e mi mostrò quello che
abbiamo visto prima, solo che in paradiso era ancora più
bello e
vederlo da vicino fa tutto un altro effetto. >>
<< In effetti aveva ragione, hai fatto un ottimo lavoro.
>>
<< Io non ho fatto niente se non scegliere i colori
>> si
giustificò, non era abituato ai complimenti e credeva
davvero di non avere meriti.
<< E questo cosa c'entra? Pensa se li avesse
fatti scegliere
a Gabriele, o a Michele! >> fece una smorfia
<< sai che
pastrocchio ne sarebbe uscito. >>
Aziraphale scosse la testa divertito, non ce
li vedeva proprio quei due a scegliere pazientemente tra
un'infinità di colori, avrebbero dato sicuramente di matto
finendo
per prendersela con qualche povero malcapitato.
<< Credo che Gabriele avrebbe delegato il lavoro a
qualcun altro
minacciandolo di farlo bene se non avesse voluto finire ingoiato dalle
fiamme. >>
Crowley rise di gusto.
<< Sarebbe andata sicuramente così
>> disse mentre ancora rideva.
Parcheggiò la Bentley davanti alla libreria, Aziraphale si
affrettò a scendere, lui fece lo stesso.
<< Grazie per...beh tutto quanto >> sorrise
appena sollevando di poco il pacchetto di pasticcini.
<< Allora ci vediamo presto no? >>
L'angelo si stava già avviando verso la porta.
<< Aziraphale. >>
Si fermò voltandosi a guardarlo, era fermo appoggiato con un
braccio alla portiera della macchina.
<< Ci vediamo vero? >> domandò
il demone.
Aziraphale annuì ed entrò chiudendosi la porta
alle
spalle, ci si appoggiò con la schiena e chiuse gli occhi,
quando
sentì il rombo dell'auto che si allontanava
sospirò
stringendo più forte il pacchettino per evitare che gli
cadesse,
non si era mai sentito così nervoso in tutta la sua vita,
non
riusciva a smettere di pensare a lui e Crowley stretti sotto l'ombrello.
Una cosa che aveva notato e a cui inizialmente non aveva fatto caso era
che non lo chiamava più angelo, gli piaceva essere
chiamato così perché anche se era un
appellativo
che effettivamente descriveva la sua natura, aveva sempre
creduto che dietro ci fosse qualcosa di più profondo, e il
fatto
che avesse smesso di utilizzarlo gliene dava conferma.
Probabilmente per il demone quel nominativo rappresentava qualcosa di
intimo e personale che in qualche modo li univa, ed ora visto che era
legato ad
un'altra persona non gli sembrava giusto chiamarlo così, non
era
più il suo angelo ma un amico che condivideva la stessa
natura
ultraterrena, questa consapevolezza lo faceva soffrire enormemente.
Crowley quella sera era a casa da solo, Julian era di turno e lui
poteva rilassarsi senza dover far fronte a troppe domande, anche se lui
effettivamente non è che gliene facesse troppe, lo lasciava
libero di esprimere i suoi sentimenti quando se la sentiva e questa era
una delle cose che apprezzava di quel ragazzo, però aveva
voglia
di rimanere solo e pensare, perché quel pomeriggio passato
insieme ad Aziraphale lo aveva lasciato con troppe domande.
Avevano passato dei bei momenti di questo ne era sicuro, come era certo
che anche l'angelo si fosse divertito, in effetti rispetto ai giorni
precedenti lo aveva visto più sereno, con una nuova luce che
però si era spenta durante il viaggio di ritorno,
sì
perché lui aveva solo fatto finta di non vedere la
malinconia
negli occhi celesti dell'altro, il viso velato di tristezza e la voce
così pacata tanto diversa da quella squillante che era
abituato
a sentire.
Si chiedeva che cosa potesse essere successo in quel breve lasso di
tempo da ridurlo in quel modo, non avevano discusso o affrontato temi
delicati, forse era stata la sua battuta sull'arcobaleno e quelli del
piano di sopra? Ma no, altrimenti lo avrebbe ripreso e in un attimo gli
sarebbe passata.
Dopo l'ennesimo sospirò il suo sguardo cadde sulla busta
lasciata abbandonata su un lato del divano, la prese e ne
tirò
fuori il contenuto, scartò l'involucro con cui era avvolto
l'oggetto che tanto era curioso di scoprire e quando vide cos'era il
suo
cuore si riempì di gioia, era il disco che aveva adocchiato
in
quel negozio, sorrise apertamente e gli occhi gli brillarono di una
luce intensa.
Certo era conscio di non possedere un giradischi, ma nella sua testa
era già arrivato alla conclusione che lo avrebbe ascoltato
insieme ad Aziraphale utilizzando il suo, avrebbero passato un bel
momento, e anche se le canzoni dei Queen non erano il genere che
prediligeva era sicuro che non si sarebbe rifiutato di ascoltarli in
sua compagnia qualche volta.
Non aveva fatto i conti con qualcosa che mai avrebbe potuto prevedere,
quel malessere che aveva improvvisamente colpito l'angelo lo faceva
dubitare che fosse una cosa giusta proporgli ciò che aveva
pensato, non sapeva nemmeno se quel malumore riguardasse lui e in quel
caso avrebbero potuto parlarne, se invece era una cosa personale che
riguardava solo Aziraphale non avrebbe potuto fare molto.
Decise di telefonargli mandando all'inferno tutti i suoi timori,
non era mai stato un codardo e non avrebbe iniziato ora, compose
il numero e a ogni squillo il suo cuore tremava, si appoggiò
al
grande tavolo e quasi gli venne un colpo quando sentì quella
voce candida rispondere.
<< Ehi. >>
<< Crowley... >>
<< Sì, io volevo...ti ho chiamato per
ringraziarti del
regalo >> deglutì a vuoto, perché
si sentiva
così nervoso?
<< Oh non dovevi, voglio dire l'ho fatto con molto
piacere. >>
<< Non eri obbligato però, e dopo quello che
è successo...- >>
<< Non ne voglio parlare, abbiamo già chiarito
tutto, se non fosse così oggi non sarebbe stato
così
piacevole. >>
Il demone alzò il viso, le sue pupille si allargarono e le
guance divennero rosse.
<< Piacevole? Quindi sei stato bene? >>
<< Ma certo... >>
<< Ne sono felice, dopo averti lasciato a casa credevo
che tu...- >>
<< Senti Crowley sono parecchio stanco e ho davvero
voglia di
finire quei deliziosi dolcetti, ti auguro una buona serata.
>>
<< Aspetta io volevo chied...erti >> troppo
tardi, aveva
già attaccato, il demone sospirò pesantemente
appoggiando
la cornetta, decisamente qualcosa non andava.
Il giorno seguente dopo essersi dannato per tutta la notte,
-sì
dannato era la parola giusta- l'angelo decise di andare da Crowley,
aveva ponderato che nonostante soffrisse di quella situazione non
poteva e non voleva abbandonare il suo migliore amico, così
aveva deciso saggiamente di mettere da parte i sentimenti che provava
per lui e comportarsi finalmente da creatura eterea quale era, basta
gelosia, tristezza, senso di colpa e di vuoto, lo avrebbe avuto al suo
fianco come amico e non poteva chiedere di meglio. Questo almeno era
quello che si era raccontato.
Stava passando vicino alla Bentley quando vide Crowley uscire
dal portone, si affrettò a raggiungerlo sfoggiando il suo
migliore dei sorrisi, aveva davvero il desiderio di ricominciare e
sapeva anche che sarebbe stato difficile ma teneva così
tanto a
lui, ancor più di quanto tenesse a se stesso.
<< Aziraphale? Che...non avevamo appuntamento vero?
>>
<< No sta tranquillo >> sorrise dolcemente
sollevando quelle carinissime guanciotte paffute.
<< Sono venuto perché desideravo parlarti,
temo di essere
stato scortese con te ieri, ero davvero stanco e la discussione dei
giorni prima ammetto che mi ha lasciato scosso. Non che questo sia una
giustificazione, però ci tenevo a dirti che mi piacerebbe
passare del tempo insieme, anche con Julian ovviamente, se sei
d'accordo. >>
Il demone rimase completamente spiazzato, solo la sera prima sembrava
un'altra persona ed ora era lì pimpante a proporgli di
uscire
insieme, forse stava dicendo la verità, perché
doveva
dubitare delle sue parole, lui era pur sempre una creatura di puro
amore, i litigi gli facevano male e si era ritrovato ad affrontarne uno
appena rimesso piede in città, probabilmente gli era servito
del
tempo per elaborarlo ed ora ce l'aveva fatta.
<< Vuoi scherzare, certo che mi va! >>
Effettivamente per un'intera settimana le cose andarono bene, si erano
visti tutti i giorni, erano usciti insieme proprio come ai vecchi
tempi, Crowley non se l'era sentita di portare anche Julian con
sé, non gli sembrava ancora il momento e a dire il vero
voleva
godersi la compagnia dell'angelo senza che ci fosse nessun altro, erano
stati per secoli sempre e solo loro due, non era ancora pronto per
stravolgere quella bella abitudine. Aziraphale gli era sembrato felice,
mangiava, beveva, rideva delle sue battute e cercava
di allontanare i possibili acquirenti dalle sue prime edizioni, tutto
come al solito.
Quello di cui il demone non si rendeva conto era che lo stava ferendo,
inconsapevolmente lo illudeva giorno dopo giorno e nemmeno Aziraphale
era cosciente di tutto ciò, avevano entrambi legati sugli
occhi
una benda che gli impediva di vedere e rendersi conto di quello che
stava realmente accadendo, si erano costruiti una facciata di
felicità che era pronta a cadere al primo soffio di vento, e
quel soffio era proprio dietro l'angolo.
Era Lunedì, il sole splendeva alto nel cielo, le prime gemme
coloravano i rami degli alberi e tutto sembrava perfetto come in un
film dal finale felice, l'angelo era così di buon umore che
addirittura stava canticchiando sulla base del grammofono che espandeva
nell'aria soffici note, quel giorno si disse avrebbe chiuso prima la
libreria per godersi quei raggi tiepidi che iniziavano a scaldare la
pelle.
Decise di fare un giro al parco, i suoi piani erano semplici, avrebbe
preso un gelato, dato da mangiare alle anatre per poi oziare su una
panchina magari leggendo anche un bel libro, e tutto filò
liscio
fino al momento in cui si decise a rincasare, infatti fu proprio nel
tragitto di ritorno che notò due figure che conosceva bene,
erano Crowley e Julian, quest'ultimo gli era di spalle e quindi non
poteva vederlo, si alzò in punta di piedi per baciare il
demone
sulle labbra il quale gli regalò un meraviglioso sorriso, lo
abbracciò e in quel momento si accorse di qualcuno che li
stava
fissando, e quel qualcuno era proprio Aziraphale.
Sul momento Crowley immaginò che si sarebbe avvicinato a
salutarli visto come stavano andando le cose ultimamente, invece il
principato voltò le spalle e si diresse a passo spedito
tagliando per il prato invece che procedere lungo il sentiero,
arricciò le sopracciglia scarlatte e un impulso dentro di
lui lo
spinse a seguirlo.
Si giustificò con Julian dicendo che sarebbe tornato subito,
che
era importante e gli avrebbe spiegato, poi si gettò
all'inseguimento che fortunatamente durò poco dato che aveva
decisamente le gambe più lunghe ed era più agile,
lo vide
sul marciapiede e decise di chiamarlo prima che si disperdesse
in mezzo a tutte quelle persone.
<< Angelo! >>
Incredibilmente bastò quell'unica volta per farlo fermare ma
non
per il motivo che pensava Crowley, infatti Aziraphale strinse i pugni e
riprese la sua marcia spedita lasciando perplesso il povero demone,
naturalmente lui non poteva arrendersi, corse e in un attimo
riuscì ad affiancarlo, lo prese per un braccio.
<< Vuoi fermarti! >>
<< No >> rispose scostandosi dalla sua
presa riprendendo a camminare.
Al demone scivolarono gli occhiali sul naso, ma cosa gli era preso?
<< Come sarebbe...Aziraphale per...- >>
<< Crowley vuoi lasciarmi in pace per favore
>> la
voce gli tremava, era sull'orlo del pianto e non voleva
assolutamente che lui lo vedesse.
<< Non ho intenzione di lasciarti andare così!
>> rispose ringhiando di frustrazione.
<< Fai come vuoi, io continuerò a camminare
>> disse senza nemmeno voltarsi.
<< Per me puoi arrivare anche sulla luna, non la
smetterò finché non mi dici che accidenti hai!
>>
Arrivarono alla libreria che per fortuna non era poi molto lontana,
l'angelo ci si fiondò dentro seguito a ruota dal demone che
non
aveva intenzione di mollare.
<< Allora? >>
<< Allora cosa? >> domandò il
principato dandogli le spalle.
<< Mi prendi per il cu... >> si morse la
lingua << lo
vedo che hai qualcosa, mi credi così stupido?
>>
<< Perché pensi riguardi proprio te?
>> gli chiese
cercando di controllare le proprie corde vocali, avrebbe pianto, doveva
solo resistere un altro po'.
<< Vediamo forse perché te ne sei
andato via fingendo di non avermi visto, o perché
mi hai
ignorato, e forssse perché
hai continuato a fuggire da me! >>
Aziraphale rise amaramente.
<< Io non ho finto Crowley, ti ho evitato appositamente.
>>
Per il demone fu un duro colpo da digerire, non si aspettava tanta
schiettezza.
<< Bene, avrò il diritto di sapere il motivo!
>>
L'angelo scosse la testa, ancora non si era voltato a guardarlo.
<< No e gradirei tu mi lasciassi solo. >>
Crowley sbottò allargando le braccia.
<< Come puoi chiedermi una cosa del genere!
>>
<< Cr..owley per favore >> stava cedendo,
le parole gli erano tremate uscendo a fatica dalle labbra.
<< Non puoi essere così ottuso da pensare che
io ti lasci
da solo in questo stato, voglio la verità e tu me la d...-
>>
Aziraphale si girò di scatto, i pugni stretti, gli occhi
pieni
di lacrime che scivolarono via, per la prima volta urlò
così forte da spaventare anche se stesso.
<< VATTENE CROWLEY! >>
Quest'ultimo si zittì all'istante, le frasi che stava per
dire
gli morirono in gola, rimase pietrificato di fronte a quella scena, e
quello non era un urlo di rabbia ma solo di dolore, un dolore
straziante che gli stava lacerando l'anima, aveva cercato di resistere,
non voleva lo vedesse così, non si sentiva in diritto di
sentirsi triste e soprattutto di far sapere a lui di questa
tristezza, ma il suo cuore, la sua essenza non avevano retto, faceva
troppo male, e sentirlo insistere così lo aveva fatto
crollare.
Quando si rese conto del modo in cui aveva reagito si portò
le
mani alla bocca, gli occhi spalancati che bruciavano, si sentiva in
colpa, non era sua intenzione comportarsi così, Crowley non
avrebbe mai dovuto venire a sapere tutto quello che lo stava
affliggendo, era una cosa che doveva affrontare solo con se stesso,
immaginava che avrebbe avuto dei momenti in cui la verità
sarebbe venuta fuori, momenti in cui si era sempre augurato di essere
da solo.
<< M-Mi dispiace >> sussurrò a
fil di voce guardando il pavimento.
Il demone si sentiva ferito e rifiutato per l'ennesima volta, dentro di
sé percepiva che qualcosa non andava, ma la sua parte
più
fragile credeva che l'angelo lo volesse fuori dalla sua vita e se era
così una spiegazione almeno la meritava, poi si
ricordò
del loro litigio prima della non-apocalisse, anche quella volta
Aziraphale gli aveva detto che era finita e lui se n'era andato senza
ribattere, certo poi era tornato per convincerlo a scappare insieme, ma
di nuovo davanti a un rifiuto aveva
semplicemente girato le spalle e com'era finita? Con la libreria in
fiamme.
Quindi seppur il suo orgoglio gli urlava di andarsene, decise che non
voleva rischiare di nuovo, dette retta al suo intuito e lentamente si
avvicinò a lui, stava tremando e le guance erano umide per
via
delle lacrime di poco prima, questa volta a differenza della precedente
non lo stava guardando in faccia, forse in realtà non voleva
se
ne andasse davvero.
<< Vuoi dirmi per l'amor di tutto il paradiso che inferno
ti
prende!? >> tentò di mantenere un tono pacato,
ma
l'agitazione si percepiva comunque.
Il principato però non rispose e nemmeno alzò il
viso.
<< Aziraphale >> lo chiamò ma
niente.
Crowley sospirò, quel nome premeva nel petto per uscire,
anche
se poco prima mentre lo stava ancora inseguendo lo aveva urlato, ma gli
era uscito così senza pensarci più di tanto, in
quel
momento però quella parola aveva un peso del tutto diverso.
<< Angelo >> la lasciò uscire
finalmente, si
sentì come se
quelle semplici lettere avessero il potere di dare un senso alla sua
vita, ed evidentemente anche per Aziraphale era così
perché alzò lentamente la testa puntando gli
occhi nelle sue
lenti scure.
Le spalle del demone si rilassarono, così come il suo viso.
<< Allora mi vuoi dire che cosa c'è che non
va? >>
<< Non posso >> rispose facendo una piccola
smorfia con le labbra.
Crowley ringhiò stringendo i denti.
<< Devo far scendere tutti i santi per farti uscire
qualche parola di bocca o cosa!? >>
<< Io non posso dirtelo >> disse il
principato superandolo di qualche passo.
<< Perché? >>
<< Sarebbe ingiusto da parte mia dirti questa cosa.
>>
Il demone si avvicinò di nuovo a lui, lo prese per un
braccio e lo fece voltare delicatamente.
<< E' così terribile? >> chiese
Crowley ironizzando, ma come sempre l'angelo non colse.
<< Sì >>> rispose con le
labbra che gli tremavano.
<< Senti Aziraphale io e te ne abbiamo passate di tutti i
colori,
abbiamo visto il meglio e il peggio di entrambi e
dell'umanità
intera, credi che io mi possa scandalizzare per qualcosa che...-
>>
<< Puoi perché riguarda te! >>
lo guardò
dritto negli occhi e il demone vi lesse tutto, ogni sfaccettatura
possibile, paura, senso di colpa, frustrazione e tante di quelle
emozioni che non avrebbe mai voluto vedere dentro quelle pozze celesti.
Crowley rimase in silenzio per qualche istante, era curioso di sapere
che cosa fosse quel mistero che si ostinava a portarsi dentro,
ma dall'altro canto aveva paura che qualsiasi cosa fosse non gli
sarebbe piaciuta per niente e li avrebbe portati a dividersi.
Gli bastò uno sguardo per capire che non gliene
importava niente di cosa fosse, non avrebbe permesso a niente e nessuno
di mettersi tra loro e separarli, doveva essere qualcosa di grosso per
ridurre così il suo angelo che era sempre stato testardo e
coraggioso, e proprio perché avevano condiviso tutto non
poteva più permettere che portasse quel fardello da solo.
<< E non credi che sia giusto io lo sappia?
>> si stupì del suo tono di voce profondamente
dolce.
L'angelo deglutì, spostò lo sguardo verso destra,
si
vedeva che era nervoso e combattuto, avrebbe fatto di tutto pur di
sollevarlo da quella pena, se fosse stato necessario e se avesse potuto
l'avrebbe portata lui tutta da solo, ormai era abituato a portare
carichi pesanti, la caduta era una di questi e così si
sarebbe
caricato anche del peso di ciò che turbava il suo migliore
amico pur di non
vederlo soffrire.
<< Potresti arrabbiarti e ne avresti tutte le ragioni
>>
disse il principato che ormai non sapeva più come evitare
quella
conversazione.
<< Provaci lo stesso >>
Aziraphale sospirò cominciando a torturarsi le dita delle
mani,
attese qualche istante cercando nella sua mente le parole
più
giuste da usare, se doveva fargli quel discorso, confessandogli quella
cosa che tanto lo faceva vergognare allora doveva almeno dirlo nella
maniera più corretta.
<< Io non riesco >> chiuse gli occhi per
poi riaprirli e
puntarli su di lui << ad essere totalmente felice per te,
o
meglio mi fa piacere tu abbia trovato qualcuno ma... >>
<< Ma? >> lo incalzò il demone.
Voleva dirgli la verità ma quando lo guardò
nuovamente
negli occhi perse tutto il coraggio, non poteva dirgli che era
innamorato di lui e che quello che provava era umana gelosia.
<< Prima eravamo solo noi due, è sempre stato
così
e adesso che tutto è cambiato mi sembra di aver solo
sprecato
tempo che potevamo passare insieme >> deglutì
e si
grattò la fronte nervosamente << è
talmente egoista
da parte mia, per questo non volevo dirtelo. >>
Il demone era rimasto letteralmente a bocca aperta, non era nemmeno
sicuro di aver capito bene e si chiese persino che cosa fosse successo
durante quel viaggio da farlo cambiare così radicalmente,
chiuse le labbra e balbettò qualcosa, sentiva la gola
secca e le parole giocavano a nascondino nella sua mente.
<< A...Beh...abbiamo passato secoli senza vederci e
ora...-
>> provò a dire Crowley anche se gli sembrava
una frase
senza senso.
<< Adesso non abbiamo più alcuna minaccia da
parte dei
nostri capi, questo è ciò che
è cambiato >>
disse Aziraphale cercando di apparire sicuro di sé.
<< Passiamo praticamente ogni giorno insieme
>> disse alzando le sopracciglia ramate.
<< Lo so, per questo ti dico che non ha senso quello che
provo,
ho solo paura di... >> giocò con le sue dita
<<
perderti. >>
Per Crowley fu come se qualcuno gli avesse lanciato una freccia
trafiggendolo in pieno petto.
<< Ma non succederà mai, tu sei il mio
migliore
amico >> lo disse con il magone e stringendo le labbra in
una
piccola smorfia come un bambino che tenta di non piangere.
Quella parola fece venire gli occhi lucidi ad Aziraphale, era stata
come un pugno allo stomaco, un tempo
sentirsi chiamare migliore amico lo lusingava e spaventava allo stesso
modo, adesso invece si sentiva solo uno stupido che aveva perso la sua
occasione.
Doveva trovare il coraggio di sembrare felice e se non poteva farlo per
sé lo doveva almeno a Crowley che era sempre corso da lui
anche
quando non lo meritava, si sforzò di sorridere e sentiva
come se
i muscoli della faccia si fossero atrofizzati, faceva più
male
di quanto pensasse fingere di non provare niente.
<< E tu sei il mio, anche se non te l'ho mai detto
è
sempre stato così >> ed era vero,
però oltre
all'amicizia lui aveva iniziato a provare un sentimento ben
più
forte, ma non poteva esternarlo e non per qualche minaccia ma
semplicemente perché il demone aveva scelto un altro e non
lui.
Il cuore del demone perse un battito, si sentì come riempito
da
qualcosa che gli mancava, tutte quelle confessioni in un solo
pomeriggio erano troppo anche per lui, aveva bisogno di
elaborare
quelle informazioni, l'angelo gli aveva concesso il permesso di
conoscere una parte di lui che mai prima avrebbe potuto vedere, erano
cadute le barriere o almeno lui era certo di questo, perché
non
poteva conoscere la verità nascosta dietro quelle parole.
<< Quindi è tutto...- >> la
suoneria del suo
cellulare interruppe quello che stava per dire, lo tirò
fuori
dalla tasca per vedere chi era.
<< E' Julian. >>
<< Va da lui, sarà in pensiero
>> disse Aziraphale con il tono comprensivo.
<< In effetti l'ho mollato nel parco >>
fece una pausa per
guardare l'angelo, il cellulare smise di suonare, << a te
non
dispiace vero se vado? >>
Il principato scosse la testa.
I due si salutarono promettendosi che si sarebbero rivisti presto, e
mentre Crowley si allontanava inconsapevole, Aziraphale raccolse i
cocci del
suo cuore che lui stesso aveva gettato sul pavimento, non
poté
fare a meno di chiedersi quanto ancora avrebbe potuto resistere in
quella situazione, per quanto ancora quella menzogna che aveva messo su
avrebbe retto, e il quesito più importante riguardava
proprio il
demone, se fosse venuto a conoscenza di tutto sarebbe riuscito a
perdonarlo?
I successivi dieci giorni passarono abbastanza serenamente, si erano
visti meno volte del solito questo perché il principato
aveva cercato
con qualche scusa di evitare di incontrarsi, il motivo era semplice
dopo quella discussione non era più riuscito a fingere di
non
provare niente, stare in sua presenza gli faceva sempre più
male
e siccome voleva evitare in tutti i modi di toccare nuovamente
quell'argomento stare meno tempo insieme gli era sembrata l'unica
soluzione.
Si era reso presto conto però che non avrebbe potuto evitare
proprio tutto, per questo motivo quella sera si trovava di fronte alla
porta di casa del demone con una bottiglia di vino in mano.
Aveva
ricevuto quello stesso pomeriggio una telefonata da parte del suddetto
che gli chiedeva se aveva voglia di cenare insieme a lui e Julian,
l'idea era stata di quest'ultimo che a detta di Crowley lo aveva
supplicato per una settimana intera, il buon cuore dell'angelo non
poteva rifiutarsi dal fare una buona azione, non voleva certo deludere
quel poverino che non aveva colpe, e nemmeno desiderava mettere il
demone nei pasticci, così aveva accettato.
La cena trascorse in maniera impeccabile, il cibo era buono e il vino
andava giù divinamente forse fu anche per questo che
era riuscito a mettere da parte la pesantezza che sentiva e godersi la
serata, addirittura risero insieme, sembravano tre amici che non si
vedevano da una vita, stava incominciando a capire
perché Julian piacesse tanto al demone, era un bravissimo
ragazzo con una parlantina da fare invidia al miglior speaker, era
anche molto sensibile caratteristica, c'era
poco da dire quel ragazzo sapeva come conquistarsi la stima di chiunque.
Con i sensi inebriati dall'alcol Aziraphale aveva cominciato a
considerare niente male l'idea di allargare la sua cerchia di
conoscenze, ma si sa quando il piano divino è in azione
niente e nessuno può riuscire a fermarlo, e se due creature
sono
destinate ad unirsi lo faranno, non importa quanti secoli dovranno
passare.
<< Ragazzi dovete darmi una mano, sto facendo un corso
per
diventare insegnante di ballo ma credo di essere una mezza frana
negll'insegnamento, se voi due mi faceste da cavia ve ne sarei
immensamente
grato. >>
Il silenzio calò prepotente nella sala, Crowley smise di
sorridere e l'angelo arrossì agitandosi sulla sedia.
<< Oh io passo, sono davvero negato con la danza.
>>
<< Sssì dovresti trovarti altre cavie, noi due
non saremmo
di nessun aiuto e poi siamo sproporzionati con l'altezza.
>>
<< Ma che dici siete perfetti! Dai solo un ballo e poi
giuro
che non lo chiederò più >> li
supplicò
Julian esibendosi nel più tremendo visino da cucciolo.
Il demone alzò gli occhi al cielo, guardò
l'angelo che sembrava davvero nervoso.
<< Se non te la senti non devi...- >>
<< No, no va bene, è giusto che in qualche
modo ricambi il
gentile invito, ma io vi ho avvisati sia chiaro >> disse
alzandosi, si sistemò il papillon e raggiunse il novello
compagno
di danza al centro della stanza.
Julian diede loro qualche indicazione sui passi, come mettere le mani,
la
distanza a cui stare, i passi con cui avrebbero dovuto iniziare e gli
suggerì di non guardarsi i piedi perché sarebbe
stato lui
ad indicargli le mosse da fare, questa era tutta la teoria ma
sapeva
bene che la pratica sarebbe stata diversa.
Accese la musica le quali note lente e soavi invasero l'aria,
intervallate dai relativi "ahia" dei due provetti ballerini che
naturalmente non erano riusciti nemmeno per un secondo a non guardarsi
i piedi, con grande sollievo di Julian i due non si fermarono ad una
sola prova ma visto che ci stavano prendendo gusto vollero continuare
almeno fino a che non sarebbero riusciti a fare qualcosa di decente.
Ci volle del tempo ma finalmente avevano imparato i passi base, non si
calpestavano quasi più i piedi e riuscivano a guardarsi
negli
occhi, così il ragazzo propose un ultimo ballo,
selezionò
la canzone più romantica e strappa cuore che aveva sul
telefono
e fece posizionare i suoi bravi studenti.
<< Se si potessero abbassare le luci sarebbe perfetto
>> esordì Julian piano di entusiasmo.
Fortunatamente per Aziraphale questo non era possibile e
ringraziò mentalmente la divina provvidenza, la quale
però aveva tutt'altri piani per loro, infatti le luci
miracolosamente si abbassarono, le due creature ultraterrene si
scambiarono uno sguardo complice che nascondeva una domanda "sei stato
tu?" ma entrambi negarono appena con la testa e così si
chiesero
se fosse tutto uno scherzo di qualcuno.
<< Ottimo! Questa sì che è fortuna!
>>
squittì Julian che non perse nemmeno tempo a chiedersi come
fosse possibile e quanto era stato poco casuale quell'avvenimento, lui
era uno che la vita la viveva facendosi pochissime domande, solo
così secondo lui riusciva a prenderne il meglio.
La melodia partì e la coppia cominciò a muoversi
con i passi che avevano appena imparato, le mani strette, i corpi
vicini che volteggiavano sfiorandosi l'un l'altro, ci fu solo un
momento dove si fermarono, Aziraphale stava guardando verso il basso
per timore di sbagliare qualcosa, Crowley gli sollevò
dolcemente
il mento con l'indice e gli sorrise rassicurandolo con lo sguardo che
sarebbe andato tutto bene, l'angelo arrossì quando
sentì la mano sottile dell'altro posarsi nuovamente sul suo
fianco, le dita lunghe che stringevano le sue, lo guardò
deglutendo e sorrise a sua volta.
Teneva gli occhi incastrati nei suoi, quelle due pozze liquide e chiare
brillavano di una luce particolare, erano luminosi e ancor
più
belli mentre guardavano quelli gialli che anch'essi luccicavano, il
viso
dell'angelo era sereno e rilassato, esprimeva tutto l'amore che provava
e malgrado avesse tentato di tenerlo nascosto in quel momento
sbocciò come un fiore.
Aveva sul volto un "ti amo" incastrato sui lineamenti chiari e
più guardava il demone più si rendeva conto
quanto forte
fosse il sentimento che provava, per questo ruppe il momento
staccandosi improvvisamente da lui, la musica si spense e due paia
d'occhi lo fissavano in attesa che dicesse qualcosa.
<< I-io penso che possa bastare, Julian sei stato un
bravissimo
insegnate e non devi temere nulla, andrà bene vedrai, io ora
preferisco andare si è fatto tardi e domani devo aprire
presto.
Vi ringrazio entrambi per l'ospitalità >>
sorrise senza
dare nemmeno il tempo di replicare e fuggì via.
<< Ma che gli è preso? >> si
domandò Crowley a voce alta grattandosi la nuca.
<< Davvero non lo hai notato? E' innamorato di te idiota!
>> disse il ragazzo agitando le braccia e guardandolo
incredulo.
Il demone rise e poi fece una smorfia, non aveva minimamente preso in
considerazione questa ipotesi e non voleva nemmeno perché
avrebbe riaperto vecchie ferite che voleva restassero chiuse.
<< Nah che dici, ti stai sbagliando di grosso fidati.
>>
<< Sei serio!? Non lo hai visto come ti guardava, gli
brillavano gli occhi, e la sua faccia parlava da sola! >>
Crowley sospirò, gli umani e le loro telenovele...
<< Julian ti assicuro che non è
così, nemmeno voleva ballare. >>
<< Questo perché era imbarazzato è
ovvio, tu come
ti sentiresti se dovessi stare abbracciato alla persona che ti piace
senza che lei sappia quello che provi? >>
"Come mi sono sentito poco fa quando lui era stretto a me" rispose una
vocina nella sua testa, lui la scosse scacciando via quel pensiero.
<< Punto primo non eravamo abbracciati >>
ribatté alzando la lunga falange del dito.
Julian imprecò a denti stretti, come faceva ad essere
così ottuso?
<< Per l'amor di Dio Crowley! Ti rifiuti di guardare in
faccia la
realtà ed io non ne capisco il motivo, o davvero non te ne
sei
accorto? >>
Il ragazzo si avvicinò a lui che nel frattempo si era
spostato e
gli stava dando le spalle, lo prese per il braccio e lo fece lentamente
voltare.
<< Che ci sarebbe di male se fosse? >>
<< Niente...solo che non è come dici tu, ti
sbagli, io e
Aziraphale siamo sempre stati solo amici e lui non ha mai provato
più di questo. >>
<< Ma tu sì >>
realizzò in quel momento
Julian che vedeva gli occhi del suo fidanzato tristi come mai prima.
Il demone stirò un angolo della bocca, forse avrebbe dovuto
negare ma non ne aveva la forza.
<< E' stato tanto tempo fa... >>
<< Quanto tempo? >> domandò il
ragazzo incrociando le braccia.
<< Tanto. >>
<< E adesso non provi più niente?
>>
Crowley sospirò nuovamente, si avvicinò di
qualche passo a lui per guardarlo meglio.
<< Ho scelto te >>
<< Non sono un dannato pokémon Crowley!
>>
<< Un che? >> domandò corrugando
le sopracciglia ambrate.
<< Niente lascia perdere, penso che dovresti fare pace
col cervello e con il cuore. >>
Di nuovo fu lui ad avvicinarsi, aveva un mattone nel petto, gli prese
le spalle e lo guardò intensamente, per quanto il tema
Aziraphale lo facesse ancora soffrire provava qualcosa per quel ragazzo
e stava bene insieme a lui, non voleva che finisse e anche se una voce
gli urlava che stava mentendo a se stesso non volle ascoltare ragioni,
aveva già scoperto il suo cuore una volta per l'angelo che
amava, non avrebbe più commesso lo stesso errore.
<< Sai quanto i sentimenti siano estranei per me, ma ti
assicuro
che se anche non riesco ad esprimerlo a parole io provo qualcosa per te
Julian, non riesco...non riesco a dargli un nome
perché...perché io...- >>
Julian si alzò in punta di piedi e lo zittì con
un bacio.
Quella stessa notte sia la "luce" che il "buio" non riuscivano a
prendere sonno, uno perché aveva il cuore troppo pieno
d'amore e
tristezza, l'altro perché aveva le stesse parole che gli
giravano in testa da ore, era sdraiato con gli occhi puntati sul
soffitto e una mano sulla fronte, e pensava, pensava senza riuscire a
smettere.
"E' innamorato di te
idiota"
"I suoi occhi brillavano"
"Stringere la persona
che ti piace"
"Aziraphale. Innamorato. Di. Me?"
Si alzò dal letto con stizza ma stando attento
a non far
troppo rumore, gli sembrava ridicolo rimanersene lì sdraiato
a
fare nulla quando era evidente che non sarebbe riuscito a chiudere
occhio, si rivestì e decise di uscire a fare una
passeggiata,
gli piaceva camminare di notte, sotto il cielo scuro e stellato, in
fondo alcune di quelle piccole lucine erano una sua creazione e
ammirarle gli faceva sempre bene al cuore, ovviamente se glielo
avessero chiesto lui avrebbe detto che gli piaceva passeggiare durante
la notte perché era un demone, non sia mai che qualcuno
scoprisse la sua parte più sensibile. Quella notte
però
se ne vedevano poco perché il cielo si era coperto, si stava
preparando una tempesta e probabilmente non era solo metereologica.
Anche qualcun altro stava vagando per le vie della città
senza
una meta precisa, qualcuno che la notte solitamente la passava a
leggere e molto raramente a dormire, era Aziraphale che non riuscendo a
compiere nessun'azione costruttiva aveva deciso di fare una bella
passeggiata nella speranza che gli schiarisse un po' le idee, non amava
molto andarsene in giro a quell'ora però era sicuro che il
silenzio del centro abitato sarebbe stato un toccasana per il suo
spirito in subbuglio.
Girarono entrambi l'angolo di una palazzina e si scontrarono
indietreggiando simultaneamente, il demone si sistemò gli
occhiali ringhiando, pronto a intimare a chiunque fosse di stare
attento a dove metteva i piedi, mentre l'angelo aveva già le
scuse pronte, parole che ad entrambi rimasero ferme sulla lingua, si
fissarono in silenzio per qualche istante quasi dovessero essere certi
di avere l'altro davanti e non una sua apparizione.
<< Crowley? >>
<< Aziraphale? >>
Lo dissero nello stesso istante ed entrambi erano ugualmente sorpresi
di essersi trovati, come in una buffa casualità, in un posto
che
non erano soliti frequentare e proprio in un momento in cui
-inconsciamente o meno- speravano di non incrociare nessuno, e con
nessuno si intende l'altro.
<< Che cosa ci fai in giro a quest'ora? >>
domandò il principato con un sorrisetto nervoso.
<< Dovrei chiederlo a te >> rispose Crowley.
L'angelo spostò le mani per poi riunirle in quella tipica
posizione di insicurezza e timidezza.
<< Volevo godermi questa bella serata >>
disse.
Il demone alzò il viso verso l'alto, sollevò un
sopracciglio e poi tornò a guardare Aziraphale.
<< E' pieno di nuvole >> il tono di voce
era proprio di uno
che voleva sottolineare che non poteva essere preso per i fondelli
facilmente.
<< Beh fanno parte del creato no? >> disse
ridacchiando soddisfatto della sua risposta.
<< Sì, suppongo sia così
>> gracchiò Crowley.
<< E tu allora? >> gli chiese l'angelo.
<< Io non avevo sonno >> rispose
grattandosi la nuca
<< e a casa mi annoiavo, perciò eccomi qui.
>>
Come si erano ridotti così? Avevano sempre avuto mille cose
da
dirsi, aneddoti da raccontare persino quando la loro collaborazione
doveva rimanere segreta, e adesso invece provavano imbarazzo persino a
guardarsi negli occhi, ognuno dei due con i suoi pensieri per la testa,
le sofferenze e le domande che li attanagliavano, tutti argomenti che
riguardavano l'altro che però non poteva essere reso
partecipe e
il motivo principale era l'insicurezza che entrambi sentivano.
Aziraphale addolcì lo sguardo, sentendo forte dentro di
sé la consapevolezza che se si erano incontrati proprio
lì, in quel momento, un motivo c'era e lui non voleva
lasciarselo scappare, aveva già perso abbastanza, e fosse
stato
anche una semplice passeggiata beh avrebbe goduto fino in fondo di
quell'istante con lui.
<< Stavo pensando...Visto che entrambi preferiamo
rimanere fuori,
potremmo fare una passeggiata, in due potrebbe essere più
divertente. >>
<< Sai che ti dico? E' un'ottima idea >>
rispose il demone.
Ripreso a camminare l'uno di fianco all'altro, Crowley con le mani in
tasca mentre Aziraphale le teneva in grembo, non parlavano come se
temessero che una singola parola potesse rompere la serenità
di
quel momento, avevano provato sulla loro pelle quanto una semplice
frase detta nel momento sbagliato potesse ferire, soprattutto se veniva
mal interpretata.
Si sedettero su una piccola panchina in un parchetto illuminato solo da
qualche lampione, l'angelo si voltò di poco a guardare il
viso
di quel demone che si era ritrovato ad amare, era così bello
da
far male, talmente perfetto da chiedersi come una creatura
così
unica sia stata rilegata ai piani più oscuri, lui non era
così, era luminoso e Aziraphale avrebbe voluto dirglielo
un'infinità di volte, tante da averne perso il conto.
Sorrise leggermente, una fitta di malinconia attanagliò il
suo
povero cuore umano, ne aveva passate talmente tante che si chiedeva
come un involucro di carne così fragile potesse ancora
sopravvivere, era anche per questo che apprezzava così tanto
gli
umani, esseri tanto fragili che nascondevano una forza immensa.
<< E' stata una bella serata >> disse
tornando a guadare il vuoto, la mente persa in chissà quale
ricordo.
<< Mh? >> Crowley si voltò verso
di lui.
<< Dicevo che la cena di stasera è stata
piacevole, almeno
per me lo è stata, Julian è un ragazzo d'oro e
sono
sicuro saprà prendersi cura di te. >>
Il demone non fece caso a quest'ultima frase, era troppo impegnato a
perdersi nei riflessi argentati che i raggi della luna riflettevano su
quei ricci serafici, i lineamenti di quel volto morbido e delicato che
non aveva bisogno di qualcosa che lo facesse risplendere
perché
aveva già abbastanza luce di suo, quelle labbra per cui
avrebbe
volentieri peccato ogni singolo giorno della sua vita e per cui si
disse peccherebbe ancora, deglutì a vuoto rendendosi conto
in
quel momento di quanto ancora fosse perdutamente innamorato di lui,
consapevolizzò che non avrebbe mai smesso di amarlo nemmeno
se
gli avesse strappato il cuore dal petto con le sue stesse mani.
Quella consapevolezza faceva male perché aveva davvero
creduto
di essersi lasciato quei sentimenti alle spalle, evidentemente li aveva
seppelliti così a fondo da riuscire a fingere che non ci
fossero
più, e probabilmente la lontananza dell'angelo aveva aiutato
a
mettere una bella maschera a quelle ferite che si rifiutava di
ascoltare.
<< Che cosa si prova? >> la voce morbida di
Aziraphale
interruppe ogni suo pensiero, sollevò un sopracciglio
disincantandosi.
<< Che? >>
<< Voglio dire cosa si prova ad avere qualcuno che ti ama
così come lo ami tu? >> pose quella domanda
guardandolo
dritto nelle lenti scure, avrebbe tanto voluto che quegli schermi non
ci fossero ma andava bene comunque, era sempre andato bene l'unica cosa
che aveva sempre contato era la sua presenza vicino a lui.
Il demone rimase completamente spiazzato, non riusciva a credere alle
proprie orecchie e la cosa che lo meravigliava era che nonostante fosse
coinvolto in una relazione non sapeva proprio come rispondere, decise
di prendere un po' di tempo così magari il suo cervello
avrebbe
connesso ed elaborato una frase coerente e non balbettii privi di senso.
<< Intendi stare insieme ad una persona? >>
Aziraphale annuì.
<< Bé è qualcosa a cui ti abitui
con il tempo >>
<< Sì ma è piacevole? Ti rende
felice? >>
domandò l'angelo per niente soddisfatto di quella risposta.
<< Mh...I-Io credo che per ognuno sia diverso
>>
<< A me interessa di te, tu sei felice? >>
chiese nuovamente Aziraphale questa volta in modo più
diretto.
Crowley aveva iniziato a sudare, le tempie erano umide e stava
iniziando a comprendere come si sentiva l'altro quando lui guidava
sparato in pieno centro abitato, lo chiese anche a se stesso
mentalmente, lui era davvero felice?
<< Non posso lamentarmi >> rispose sperando
di troncare l'argomento.
<< Crowley... >> si lamentò il
principato, eppure
gli sembrava di non aver chiesto qualcosa di tanto difficile.
<< E va bene se insisti tanto te lo dico! A te piace il
cibo no?
Vedila così, come se tutti i giorni mangiassi il tuo piatto
preferito. >>
<< Oh. E' un paragone bizzarro ma ho capito il senso
>> sorrise leggermente.
<< Perché ti interessa saperlo?
>> domandò il demone.
L'angelo alzò le spalle.
<< Semplice curiosità...io non ho mai
sperimentato una
cosa come questa e mi chiedevo come fosse, tutto qui. >>
<< Non è facile da spiegare a parole
>> disse Crowley sistemandosi gli occhiali.
Aziraphale annuì piano, tornò a guardare dritto
davanti a
sé mentre si stringeva le mani, doveva dirglielo, quello era
il momento
perfetto e inoltre aveva avuto la conferma che cercava, non avrebbe
avuto rimpianti o almeno non per quel caso specifico.
<< In realtà c'è un motivo per cui
te l'ho chiesto. >>
Quella frase ebbe il potere di rompere il silenzio in un modo che
risuonò nel cuore dell'ex serpente dell'Eden come
un'esplosione, sentì un
brivido lungo la schiena e gli venne persino la pelle d'oca, paura, il
contrario di ciò che proprio l'angelo aveva sentito a
Tadfield
e lui gli aveva risposto che non avrebbe mai detto una cosa del genere,
e invece si era ritrovato a provarla più volte, durante
l'incendio, l'apocalisse e anche quando si erano scambiati i corpi
perché non poteva sapere con certezza se il piano avrebbe
funzionato o meno.
Però c'era qualcosa di diverso in quel disagio che provava,
come
se il suo corpo gli stesse dando un avviso riguardo a qualcosa che
sarebbe successo, per questo motivo si sentiva strano,
perché di
solito la paura l'aveva provata durante un avvenimento non prima, e
questo lo faceva sentire in balia di una situazione che non poteva
controllare perché non ne conosceva l'entità.
<< Io ho...deciso di lasciare la terra >>
si fermò
per riprendere fiato, non era una confessione facile da fare
<<
tornerò in paradiso. >>
Un tuono tagliò in due il muro del suono mente un lampo
squarciò il cielo, in quello spiazzo di firmamento di nuvole
ce
n'erano ben poche ma sembrava ugualmene che una tempesta fosse
imminente, e infatti era arrivata nel petto di Crowley, ci
mise qualche istante per comprendere il significato di quelle parole,
il suo cervello fece molta fatica ad elaborarle e tradurle in una frase
di senso compiuto.
L'angelo si era girato a guardarlo con sul viso un'espressione di pura
ansia, aveva persino smesso di respirare, lui invece aveva solo serrato
la mascella e rimase ammutolito per un istante che all'altro parve
lunghissimo, dopo quelli che gli parvero interi minuti
riuscì a
balbettare qualcosa, sicuramente doveva aver capito male.
<< Che...che significa che te ne andrai? E' successo
qualcosa? Sono forse tornati a minacciarti...- >>
Aziraphale fermò subito quel groviglio di ipotesi agitando
le mani.
<< No niente di tutto questo, è semplicemente
una mia decisione >> disse rimanendo esteriormente calmo.
Crowley arricciò le sopracciglia, faceva così
fatica a
comprendere e dare un senso a tutto quello che gli stava dicendo.
<< Per quanto starai via? >> per essere un
demone era
parecchio ingenuo a volte, credeva davvero che il suo angelo volesse
prendersi una specie di vacanza dalla terra, stare via per un po' e poi
tornare, gli faceva rabbia perché era stato via per dieci
lunghi
anni ed ora voleva andarsene ancora, o forse c'era qualcosa sotto che
non voleva dirgli.
<< Il mio è un trasferimento definitivo
>> disse addolcendo lo sguardo.
<< Che diamine significa definitivo Aziraphale?
>> aveva
alzato il tono, il suo petto si alzava e si abbassava insieme alla sua
crescente ansia.
<< Per sempre Crowley, torno a casa >>
deglutì leccandosi le labbra nervosamente.
Il demone si alzò di scatto mettendosi di fronte a lui.
<< QUESTA è casa tua l'hai dimenticato!?
Lassù...lassù non sei più il
benvenuto, non ti
accetteranno mai! >>
Aziraphale sorrise con tenerezza serafica, comprendeva lo stato d'animo
del suo amico ma da brava creatura eterea riuscì a non farsi
mangiare da quel dolore che sentiva provenire dal corpo dell'altro,
avrebbe provato a farlo ragionare, e se non avesse capito subito le sue
ragioni sicuramente con il tempo lo avrebbe fatto.
<< Non possono cacciarmi dal paradiso, solo Lei
può...- >>
<< Cazzate! >> sbottò il demone
<< Crowley...
>>
<< Hai dimenticato quello che hanno cercato di farti!?
>>
<< No, ma non sono tutti così >>
rispose con voce più ferma
ma sempre con dolcezza, una dolcezza che stava facendo imbestialire il
povero Crowley.
<< Ti renderanno la vita impossibile, ci hai pensato a
questo
quando hai deciso di fare i bagagli? Immagino di no e non è
da
te per l'amor di... >> ringhiò sbattendo un
piede per
terra.
<< Ti assicuro che è stata una decisione ben
ponderata, e
se tenteranno di darmi fastidio di nuovo parlerò
direttamente
con Lei >> non c'era alcun dubbio nel suo tono di voce.
Crowley abbassò le spalle sconfitto, non riusciva
più a
controllare il respiro e nemmeno i battiti del suo cuore, era in piena
tempesta emotiva.
<< Lo sai che impossibile! Come...come puoi essere
così
stupido, non ti ascolterà mai, nessuno lo farà!
Il tuo
posto è qui...con me! >> piegò le
labbra in avanti in una smorfia di tristezza.
<< C'è sempre qualcuno che ti ascolta in
paradiso, so che
non sono così impeccabili ma non puoi pensare che tutti
siano così, e Lei interverrebbe se ce ne fosse bisogno, io
lo
so. Mi sono state tolte tutte le certezze che avevo, lasciami almeno
questa, devi lasciarmela Crowley, io ne ho bisogno >>
disse con
gli occhi umidi e supplichevoli.
Il demone cadde in ginocchio, il petto si alzava e si abbassava, il
viso stravolto dal dolore, dall'incomprensione e dall'impotenza, si
sentiva come quando era caduto se non peggio, gli stava venendo
strappata via l'unica cosa che gli aveva sempre dato il coraggio di
andare avanti, la forza di non crollare e arrendersi.
<< Aziraphale... >> la voce era sottile,
spezzata, il nodo alla
gola pulsava facendogli male, una lacrima scivolò
già per
la sua guancia << ti prego resta...non andartene.
>>
Non aveva mai supplicato prima d'ora, nemmeno nel momento in cui le sue
ali avevano cominciato ad annerirsi, aveva affrontato le conseguenze
delle sue azioni ingoiando il dolore e subendo la punizione che gli
spettava, ma quello era troppo, non poteva sopportare di perdere
proprio l'altra metà del suo cuore, perché era
così che lo aveva sempre definito, ritrovandosi ad arrossire
quando si ritrovava a pensarci.
Aziraphale si alzò dalla panchina, si avvicinò a
lui
chinandosi con il busto, posò una mano su quella
guancia
sottile bagnata dalle lacrime, abbassò il viso e
posò le
labbra sulla fronte di Crowley lasciandoci un tenero e morbido bacio,
il demone strinse gli occhi, un suono gutturale lasciò le
sue
labbra, un suono pregno di così tanta sofferenza che avrebbe
spezzato i cuori di chiunque lo avesse sentito.
<< Perché, dimmi il perché!
>> implorò sull'orlo delle lacrime.
<< Il mio compito sulla terra è finito
>> rispose gentilmente Aziraphale.
<< E a me non ci pensi!? >> urlò
alzandosi in piedi.
<< Io...noi siamo amici >>
indicò entrambi con un
ampio gesto delle mani << è perché
non devi
più ostacolare o fingere di ostacolare le mie gesta?
>>
stava iniziando a blaterare cose senza un filo logico, proprio
perché il
discorso di Aziraphale per lui non aveva né capo
né coda.
<< Sei del tutto fuori strada >>
provò a ribattere il principato, ma Crowley era fuori
controllo.
<< Mi metterò a tentare la gente te
lo...prometto
>> si avvicinò a lui afferrandogli la giacca e
tirandolo
con disperazione verso di sé.
Aziraphale lo guardò con tenerezza e compassione,
posò le
mani sulle sue nel tentativo di placare quell'animo infuocato che non
si voleva dare pace, ma questo servì soltanto a far
imbestialire e disperare ancora di più il demone, che non
poteva
sopportare di essere abbandonato e compatito tutto nella stessa sera.
<< Non fare quello sguardo con me, io non sono un
maledetto umano
a cui donare la tua compassionevole, fottuta grazia angelica!
>>
<< Crowley! >>
Gli lasciò il colletto, le braccia gli ricaddero lungo i
fianchi magri, era distrutto, spezzato, si sentiva come se avesse
giocato tutte le sue armi e nessuna di esse avesse funzionato, sentiva
il cuore a pezzi e ironia della sorte lui non avrebbe nemmeno dovuto
averlo un cuore, in qualunque modo uno voglia intenderlo.
<< Non sei tu il problema o le tue tentazioni...-
>>
<< Sai una cosa? Vattene, sì va pure non me ne
potrebbe
importare di meno >> spuntò fuori in maniera
velenosa,
accompagnando la frase con un gesto della mano, voleva sembrare
strafottente e invece si mostrava solo distrutto e ferito.
<< Il fatto che io torni di sopra non significa che mi
dimenticherò di te o che non potremo più essere
amici.
Una risata amara e colma di ironia lasciò le labbra
dell'altro.
<< Certo tutto molto facile, sicuramente mi daranno il
benvenuto
con archetti e violini quando verrò a trovarti in paradiso.
>>
<< E che cosa credi che ti permetteranno di fare su e
giù
dalla terra come ti pare, per andare a trovare un demone tra l'altro,
ma sei stupido o cosa!? >>
L'angelo sospirò.
<< Rimarrai nel mio cuore per sempre Crowley, anche se
sarai arrabbiato con me per l'eternità. >>
Il demone si avvicinò di qualche passo.
<< Cuore? Tu non avrai più un cuore, come non
lo
avrò più io per colpa tua, perché hai
pensato bene
di strapparmi via l'unica cosa buona
che mi era rim...- >>
Quelle urla strazianti vennero fermate da qualcosa che non poteva
essere previsto da nessuno dei due, le labbra dell'angelo, che in un
impeto di coraggio, disperazione, voglia di far smettere tutto quel
supplizio si era lanciato verso di lui, gli aveva preso il viso tra le
mani e lo aveva baciato, lui aveva gli occhi chiusi mentre quelli
gialli erano spalancati con le pupille che tremavano.
Si staccò lentamente facendo scivolare via le mani da quel
viso
magro e spigoloso, aprì gli occhi alla fine come se avesse
paura
che se avesse fatto troppo in fretta l'altro sarebbe svanito nel nulla,
era il loro primo bacio ed era avvenuto nella maniera
più
brutale possibile, invece che sancire un inizio segnava la fine, e
tutto quello che entrambi avevano sognato per tanto tempo
svanì
sotto quel tocco.
<< Ti chiedo scusa perché ho sperato in
qualcosa che non
sarebbe mai potuto accadere, e così facendo ci ho resi
vittime
entrambi. Un angelo e un demone forse possono amare ma non amarsi, ne
scaturirebbe solo dolore ed io temo di averne già causato
abbastanza. Perdonami se puoi, altrimenti passa la vita a dannarmi, ma
non vorrei fossi tu a patire le conseguenze di un mio errore, qualsiasi
decisione prenderai io... >> allungò un
braccio e
sfiorò con la mano le dita di Crowley << io
l'accetterò perché non posso fare altro per
rendere onore
alla creature meravigliosa che sei >> chiuse gli occhi e
le
lacrime scesero veloci, il suo viso ora era contratto dal dispiacere e
la voce gli tremava.
<< Addio amico mio... >> e in un fascio di
luce
sparì verso l'alto, lasciando il povero demone impietrito
con
ancora tra le dita la sensazione di quella mano candida, non si mosse
da lì per chissà quante ore, il suo corpo si
rifiutava di
spostarsi, la sua voce era bloccata e la mente in tilt, era paralizzato
e terrorizzato, sentiva freddo, ma un freddo che veniva da dentro e si
espandeva in tutto il suo corpo, lo sentì arrivare al cuore
e
stringerlo in una morsa gelida che lo avrebbe fatto urlare se solo
fosse stato in grado di emettere qualche suono.
L'oscurità lo avvolse per intero, e così
l'inferno si era
preso anche l'ultimo briciolo di luce che con tanta fatica aveva tenuto
stretto a sé, come poteva essere stato così
ingenuo da
credere che una creatura demoniaca potesse conservare qualcosa di buono
senza che gli fosse portato via, in un modo o nell'altro il padrone
degli inferi si prendeva sempre ciò che gli spettava e la
sua
anima non l'aveva ancora presa per intero.
Tutti i demoni erano divenuti tali dopo essersi ribellati al paradiso,
tutti tranne lui che non era caduto perché lo voleva, ma
aveva
solo frequentato le persone sbagliate, e così aveva commesso
lo
sbaglio di pensare di poter vivere per sempre con un piede in due
scarpe, coltivando quella metà della sua anima che ancora
era
rimasta intatta, e tutto questo anche grazie ad Aziraphale che non
aveva mai smesso di vederla quella luce.
In un modo o nell'altro avrebbe dovuto saperlo che laggiù
non si
facevano giochetti e tanto meno venivano accettati, gli avevano fatto
credere di poter fare il mezzo demone senza conseguenze, per poi
strappargli via quella parte buona e inaccettabile che macchiava
l'oscurità di cui avrebbe dovuto essere composto.
Credeva di averla scampata quando avevano cercato di ucciderlo senza
riuscirci per via dello scambio, e invece il suo "capo" non si era
dimenticato di lui e lo aveva punito nel modo più atroce,
facendo sì che questa volta non potesse sfuggire e che
finalmente le tenebre lo prendessero del tutto, e quale modo migliore
se non strappargli via l'unica creatura che avesse mai amato.
In realtà la responsabilità di tutto quello che
era
successo non era né del paradiso né dell'inferno,
come
spesso accade la realtà non è altro che una
conseguenza
di piccole o grandi azioni compiute o meno da creature umane o
ultraterrene, ma Crowley nel pieno della sua tempesta emotiva doveva
pur trovare qualcuno a cui dare la colpa, e se durante l'incendio se
l'era presa con entrambe le fazioni, quella volta aveva deciso di
prendersela con la causa della sua natura, perché stava
incominciando a credere che se non fosse mai caduto non sarebbe
successo niente di tutto quello che lo aveva portato a vivere quel
terribile momento.
Era rimasto senza niente, con le mani vuote e il cuore a pezzi, solo in
mezzo a quel parchetto buio che cominciava ad apparirgli
claustrofobico,
cadde in ginocchio di nuovo mentre alcune gocce di pioggia cominciavano
a cadere bagnando la sua pelle e i suoi vestiti, si portò le
mani
sul viso e scoppiò a piangere, un pianto che gli usciva
dall'anima, colmo di tutto il dolore subito e ingoiato, pianse anche se
le sue lacrime non sarebbero servite a far tornare il suo angelo e lui
lo sapeva, proprio per questo appoggiò le mani a terra,
ritirò
le dita sentendo il cemento sotto le unghie e urlò il nome
di
quel principato che si era portato via il suo cuore, in un ultimo
disperato tentativo di riaverlo con sé.
Lo aveva perso, questa volta per sempre, se fosse stato un angelo
sarebbe potuto andare con lui, ma era un demone e l'unica cosa che gli
era concessa era guardare il cielo e immaginare lassù quei
riccioli biondi, quelle ali candide e quel sorriso che lo aveva
conquistato sin da subito, << ti amo >>
sussurrò a
denti stretti, il suono della sua stessa voce gli arrivò ai
timpani come unghie sulla lavagna, lo disse di nuovo singhiozzando ad
occhi chiusi con le lacrime che scivolavano mischiandosi alle gocce di
pioggia, e in quel momento pensò che non era stato
Aziraphale a
commettere un errore ma lui.
...
Erano passati lunghi mesi da
quella
notte, in quell'arco di tempo Crowley non aveva fatto altro che
dormire, bere alcol per poi addormentarsi stremato senza preoccuparsi
di tornare sobrio, aveva lasciato Julian il mattino dopo che era
tornato a casa zuppo di pioggia senza dargli troppe
spiegazioni,
si era reso conto che stava vivendo una farsa, che l'amore per il suo
angelo non era mai passato e non poteva vivere una vita senza di lui
con accanto qualcuno che non amava.
Avrebbe potuto fare
finta di niente è vero, divertirsi con quel
ragazzo e non pensare più ad Aziraphale ma sentiva che non
ce
l'avrebbe fatta, un conto era fingere continuando ad avere accanto il
tuo migliore amico, diverso è se quell'amico se ne
è
andato e non puoi nemmeno vederlo, uscire insieme e fare le cose che
facevate di solito.
Nei pochi momenti in
cui era sveglio la sua mente aveva formulato un
pensiero, forse per l'angelo non era stato nemmeno un amico,
probabilmente l'amore per Dio e il paradiso erano sempre stati
più forti e per questo non avrebbe mai potuto amarlo, e in
quegli istanti si sentiva un idiota chiedendosi come aveva potuto
pensare che una creatura eterea lasciasse tutto per l'affetto che lo
legava a un demone.
Era più
logico che fosse lui a rinunciare a tutto, voltare le
spalle all'inferno e rinunciarvi era molto più semplice che
farlo con il paradiso, alla fine anche se non puoi fidarti di tutte le
ali bianche che lo abitano troverai sempre qualcuno pronto ad
accoglierti, e poi c'è Dio e di Lei ci si può
fidare
ciecamente.
Crowley formulava tutti
questi pensieri senza un senso logico, non li
guardava con lucidità analizzandoli, era troppo annebbiato
dall'alcol e dalla pena per farlo, si dannava per trovare un motivo che
spiegasse le azioni del suo angelo, gli erano venute alla testa tante
ipotesi che poi finiva per scartare con rabbia lanciando il calice di
vetro contro il muro.
Le volte in cui
arrivava alla conclusione che Aziraphale lo odiasse
finiva per scolarsi un'intera bottiglia di vino in pochi secondi, per
poi porsi domande esistenziali tipo "come può un angelo
odiare
qualcuno?" e allora tornava la confusione, la rabbia e i mobili
già distrutti lo diventavano ancora di più,
persino il
muro era stato vittima dei suoi sfoghi.
Fortunatamente non era
sempre così terribile, c'erano alcuni
casi in particolari momenti della giornata in cui gli venivano in
mente le espressioni di Aziraphale quando gli aveva detto addio, o
quando lui stesso gli aveva parlato di Julian, quando si era stretto
intorno al suo braccio sotto l'ombrello, il disco dei Queen che gli
aveva regalato, e poi c'era il bacio, perché avrebbe dovuto
baciarlo se non provava un briciolo di affetto nei suoi confronti?
In quelle rare volte la
sua coscienza saltava fuori suggerendogli che
forse c'era qualcosa che l'angelo gli aveva tenuto nascosto,
probabilmente si trattava di una questione di cui non voleva parlare
chissà per quale motivo, quelle volte Crowley sentiva una
strana
sensazione come se potesse fare qualcosa e non fosse ancora tutto
perduto, peccato che duravano talmente poco da non permettergli di
prendere lucidità e pensare a un'azione concreta da
compiere,
forse perché temeva di illudersi ed essere ferito di nuovo.
Aziraphale d'altro
canto non se la stava passando meglio, gli arcangeli
non lo degnavano di uno sguardo, alcuni angeli avevano paura di
avvicinarsi a lui temendo ripercussioni, mentre altri gli stavano alla
larga ritenendolo un traditore, qualcuno invece lo ammirava per
ciò che aveva fatto ma lui preferiva starsene da solo,
passava
le giornate sulla collina più alta del paradiso dove poteva
sfiorare le nuvole con le dita, e il suo pensiero correva sempre al
demone che aveva abbandonato sulla terra.
Aveva passato ogni
singolo giorno a sentirsi in colpa per ciò
che aveva fatto e in più Crowley gli mancava terribilmente,
se
ne era andato perché aveva compreso che non poteva vivergli
accanto sapendolo innamorato di un'altra persona, ci aveva provato
fallendo miseramente.
Lui stesso si sentiva
un fallimento perché da creatura eterea
avrebbe dovuto essere felice per lui e accettare la sua amicizia,
quella avrebbe dovuto bastargli, certo voleva solo
il suo bene, proprio per questo motivo prima di andarsene gli aveva
chiesto se era felice con Julian, e una parte di sé sperava
che
la risposta sarebbe stata no.
Era conscio che lo
avrebbe ferito andandosene ma in cuor suo sapeva che
ci sarebbe stato qualcuno a prendersi cura di lui, era tornato in
paradiso con il cuore un po' più leggero solo per quel
motivo,
ma non stava bene, non era contento e aveva tanta voglia di tornare
sulla terra e soprattutto da Crowley.
Molte volte si chiedeva
se lo avrebbe perdonato, se avrebbe dovuto
dirgli il vero motivo della sua fuga per avere il suo perdono e la sua
comprensione, quella notte non gli aveva detto la verità
perché pensava che non aveva senso dire a qualcuno che lo
ami se
sai che lui non ti ama a sua volta, o forse era stata solo codardia,
sta di fatto che quella decisione la stava pagando ogni giorno.
Tante le volte in cui
si appisolava sognando quegli occhi gialli, quei
lineamenti sottili, il sorriso beffardo che gli faceva sempre
sussultare il cuore, e poi le labbra a cui dopo secoli era finalmente
riuscito a rubare un bacio, ne sentiva ancora la consistenza sulle sue,
temeva di dimenticarne la voce ma tutte le volte che si concentrava
poteva sentirla vibrare nel suo essere.
C'erano giorni in cui
volava per le volte celesti in cerca di qualche
colore che gli ricordasse di lui, e li trovava sempre, c'erano le
pietre di un giallo brillante, alberi con la chioma rosso fuoco,
rimaneva per ore ad ammirarli sospirando sognante, chiedendosi che cosa
stesse facendo in quel momento il suo demone.
Si divertiva a
immaginarlo in ogni situazione, sparato per le strade
terrorizzando i cittadini, al parco rischiando di affogare ancora
qualche anatra, al Ritz con una sola tazzina di caffè, e
tutte
le volte i suoi occhi finivano per bagnarsi, si stringeva le ginocchia
al petto, accoccolandosi con la schiena al tronco dell'albero e
piangeva tutte le lacrime che non riusciva a trattenere.
In una giornata
particolarmente noiosa Aziraphale si stava aggirando in
una delle stanze bianche del paradiso, era quella dove
tenevano la
sfera circolare che rappresentava la Terra, l'aveva usata lui stesso
quando era stato scorporato e sapeva che con quella si poteva
monitorare come procedevano le cose sul pianeta.
Istintivamente ci si
fermò davanti ammirando la bellezza di
quel pianeta che per tanto tempo era stato casa sua, che lo aveva
accolto
donandogli meravigliose parti di sé, provò un
forte senso
di nostalgia al ricordo di tutte quelle cose che gli avevano fatto
amare il pianeta e suoi abitanti, c'erano molte cose che non andavano
ma altrettante erano così belle da far illuminare il viso a
chiunque avesse la fortuna di vederle o provarle, anche gli umani
stessi non erano tutti cattivi, c'erano tantissime brave persone pronte
ad aiutare il prossimo, ad essere amorevoli e anche loro gli mancavano.
Poi c'era lui e a quel
pensiero le sue gote si arrossarono, si portò una mano al
petto
dove prima abitava il suo cuore e gli sembrò quasi di
sentirlo
battere, un'altra fitta di nostalgia lo colse e gli balenò
per
la mente un'idea, si guardò intorno constatando che non
c'era
nessuno nei paraggi, non sarebbe stato tanto sbagliato dare una
sbirciatina, e se mentre controllava lo stato del pianeta il suo occhio
fosse caduto casualmente proprio dove stava Crowley nessuno avrebbe
potuto dirgli nulla, mica lo aveva fatto apposta.
Si guardò di
nuovo alle spalle poi annuì a se stesso,
voleva farlo e non poteva sopportare un giorno di più
quell'angoscia che non lo lasciava nemmeno per un secondo, si sarebbe
accertato che stesse bene e poi non lo avrebbe rifatto più,
si
mise a cercare sfiorando con le mani quella sfera, girava e allargava
per vedere meglio, stranamente non lo trovò da nessuna
parte, un
sospiro sconfitto lasciò le sue labbra, forse era uscito dal
paese, e in quel caso non sarebbe stato facile trovarlo.
Proprio quando stava
per arrendersi si ricordò che non aveva
guardato nelle vicinanze di casa sua, vide la Bentley parcheggiata
fuori dall'edificio, arricciò le sopracciglia, si
torturò
le dita mentre combatteva contro la sua stessa coscienza, qualcosa nel
suo profondo gli diceva di osservare anche l'interno di casa,
dall'altra parte sapeva che era una violazione della privacy, qualcosa
di profondamente sbagliato e ingiusto.
Rimase fermo qualche
istante osservando quell'immagine, deglutì
e prese un profondo respiro, doveva farlo e non importava se fosse una
cosa che andava contro la sua stessa natura, si era ritrovato tante
volte a fare piccole tentazioni al posto del demone, aveva ceduto ai
peccati di gola, all'alcol e alla materialità, questo non
poteva essere tanto peggiore.
Soffiò fuori
l'aria dalla bocca e toccò di nuovo la sfera in
corrispondenza della finestra dell'appartamento di Crowley, tenne
premuto e vide le mura dissolversi mostrandogli l'interno della casa,
rimase estremamente scioccato dall'immagine che gli si
presentò davanti, quella che era
stata una casa pulita, asettica, con l'essenziale al suo interno, era
diventata un covo di sporcizia, vetri rotti, oggetti spaccati e persino
i muri erano ridotti male, osservò la stanza delle piante
per
vedere se almeno fosse lì ma con suo profondo disappunto
vide
solamente una strage di povere creature vegetali con le foglie gialle o
marroni, e lasciate a morire.
Che cosa poteva essere
successo si chiese, un senso di panico si
impadronì di lui, temeva che i demoni fossero tornati per
vendicarsi e gli avessero fatto del male, già si incolpava
dell'accaduto, sperava almeno di essere arrivato in tempo, sarebbe
sceso fin giù all'inferno per salvarlo, provò
l'ultima
stanza rimasta con un lieve imbarazzo, era la camera da letto, se fosse
stato umano i battiti del cuore gli sarebbero risuonati nei timpani
talmente era agitato.
Quando comparve la
stanza in questione fece istintivamente qualche
passo indietro, quella visione era ancora più terribile
della
precedente, il demone buttato sul letto probabilmente addormentato, o
forse anche peggio svenuto, qualche bottiglia di vino vuota sul
pavimento, chiazze rosse che indicavano che il liquido era stato
rovesciato.
Non poté
fare a meno di chiedersi dove fosse Julian,
perché non era lì con lui, e tante altre domande
gli
affollarono la testa in pochi secondi, domande a cui non avrebbe mai
potuto avere risposta, e questo lo faceva uscire di senno, non era
stupido e capiva che quella che aveva sotto gli occhi non era una
semplice bravata o il risultato di un'esagerata bevuta, c'era qualcosa
che non andava e lui voleva tanto sapere cosa fosse.
Dentro di sé
sapeva di non aver alcun diritto di interferire
con la sua vita, lui aveva preso la decisione di andarsene e
avrebbe dovuto rispettarla, che senso aveva stare lontano da lui per
poi tornare, fargli una ramanzina e andarsene? Sarebbe stato ingiusto e
Crowley si sarebbe sicuramente arrabbiato, sentito spiato e
controllato, avrebbe anche potuto pensare che non aveva fiducia in lui.
Ci meditò
sopra qualche istante e decise che per il momento
poteva lasciare perdere, sarebbe tornato dopo qualche giorno per
controllare se la situazione era sempre la stessa o fosse migliorata,
fu però un movimento che attirò il suo sguardo,
un'immagine straziante a fargli cambiare idea, il demone si era mosso
stringendo il cuscino teneva abbracciato tra braccia e gambe,
iniziò a singhiozzare talmente forte che il suo corpo
sussultava, e lui era lì a guardare quella scena con l'anima
che
gli si lacerava in mille pezzi.
Strinse le labbra e il
suo sguardo divenne serio e determinato, doveva
andare e non perse nemmeno un secondo, puntò il dito sul
luogo
da raggiungere e si teletrasportò comparendo nella stanza da
letto, faceva ancora più male vederlo da
vicino quel corpo
scosso da fremiti, la voce rotta dal pianto che stentava a riconoscere,
chissà da quanto andava avanti quella storia?
<<
Crowley che diamine stai facendo? >> strillò,
nel
suo tono si poteva percepire la preoccupazione e anche la rabbia che
provava vedendolo in quello stato.
Il demone si
svegliò di colpo e si sentiva come se fosse uscito da un
sogno, aveva le guance bagnate, il cuscino aveva una chiazza umida, e
lui capì che stava di nuovo piangendo mentre dormiva, ormai
faceva sempre lo stesso sogno, piangeva e si svegliava a volte urlando,
a volte semplicemente aprendo gli occhi che bruciavano per poi
richiuderli e tornare a dormire.
Non era una
novità anche se quella volta percepiva qualcosa di
diverso, aveva sentito una voce e probabilmente era stata proprio
quella a svegliarlo, si stropicciò la faccia,
passò una
mano tra quei capelli scompigliati e sbadigliò, la sera
prima
doveva aver proprio esagerato più del solito se addirittura
sentiva le voci.
<<
Crowley >> lo chiamò di nuovo.
A quel punto
capì che non era un'allucinazione, si
alzò di scatto con il busto voltandosi nella direzione della
voce, arretrò fino a toccare con la schiena la testiera del
letto, aveva gli occhi sgranati e la bocca spalancata, il petto
cominciò ad alzarsi e abbassarsi a ritmo del respiro
affannato,
non sapeva ancora se credere o meno a ciò che aveva davanti.
<<
Az...Aziraphale? >>
L'angelo
addolcì lo sguardo e gli regalò un timido sorriso.
<<
Sì sono io >> rispose dolcemente, ma presto
vide
l'espressione dell'altro mutare da stupore a rabbia, un luccichio
illuminò quegli occhi gialli, arricciò le labbra
e sentì persino un ringhio basso provenire da esse, in un
istante
lo vide scendere dal letto e fiondarsi verso di lui con il solo intento
di afferrarlo, vani furono i suoi tentativi prima che...BAM, finisse
contro il muro.
<< Sono
senza un corpo >> disse girandosi a guardarlo, era
ancora con le braccia appoggiate contro la parete, la testa china e
respirava a fatica.
<<
Crowley? >> lo chiamò avvicinandosi,
posò
una mano sulla sua schiena e il demone probabilmente percepì
qualcosa perché si girò di scatto come se si
fosse
scottato.
<< Non
osare toccarmi! Perché sei qui? Perché sei
tornato? >> aveva i pugni stretti, lo guardava con rabbia
mista
a dolore.
<< Voglio
sapere che stai combinando, cos'è tutta questa
confusione? Che cosa ti è successo? E Julian
dov'è?
>> domandò il principato con apprensione.
<< Non
sono affari tuoi! >>
Anche Aziraphale
strinse i pugni, seppur senza un vero corpo non aveva perso quelle
abitudini totalmente umane.
<< Lo
sono dal momento che sei mio amico. >>
Il demone gli
lanciò lo sguardo più rancoroso che
riuscisse a fare, si ritenne fortunato ad essere sobrio, almeno era
certo che poteva sostenere la conversazione e non cedere a sciocchi
sentimentalismi.
<< Tu non
sei mio amico >> sputò fuori, sentiva in
bocca l'amaro di quella frase, lo aggirò andandosi a sedere
sul
letto.
Aziraphale
accusò il colpo senza ribattere, si voltò
verso di lui ma venne interrotto ancor prima di riuscire a dire
qualcosa.
<< Un
momento, tu come facevi a sapere che io...mi
hai spiato? >> domandò alzando un
sopracciglio, il tono di voce di chi già sapeva la risposta.
<<
Sì l'ho fatto, ma per una buona ragione! >> si
difese l'angelo.
<<
Tu...tu sei un ipocrita del cazzo >> si alzò
in
piedi, non riusciva nemmeno a guardarlo negli occhi tanto era il
disgusto che provava..
<< E'
così che vi comportate dalle vostre parti? Spiate la
gente eh, complimenti, in fondo non sei tanto diverso dai tuoi capi.
Non dovrei stupirmi se saltasse fuori la notizia che impedire
l'apocalisse era una vostra idea e hai usato me per i vostri scopi.
>>
<< Ma
cosa dici! Lo sai che non è vero, questa è
una sciocchezza bella e buona. E' vero ti ho spiato, ma
perché
sentivo che dovevo farlo, c'era qualcosa che non andava ed avevo paura
ti fosse successo qualcosa >> la sua voce era colma di
pena e
vergogna, faceva male vedere il suo amico così furioso e
deluso,
probabilmente si meritava quel trattamento ma desiderava capisse che lo
aveva fatto solo per lui.
<< Bene
ora che hai visto puoi anche andartene, io non ho
intenzione di dirti proprio un bel niente >> disse
incrociando le
braccia al petto.
Aziraphale
combatté l'istinto di alzare gli occhi al cielo,
doveva essere molto calmo e soprattutto non farlo arrabbiare
ulteriormente, era lui dalla parte del torto e logico era che Crowley
non volesse starlo a sentire, aveva immaginato una reazione simile ma
quello che non aveva previsto era il tumulto interiore che gli stava
causando.
<< Io te
l'ho detta la verità quando ti ho visto nel
parco, e tu mi hai seguito fino alla libreria dicendomi che non te ne
saresti andato fino a che io non ti avessi risposto, ed io l'ho fatto!
Quindi ora tu dovresti fare la stessa cosa, o non me ne
andrò
più. >>
<< Non
puoi farlo, ti verrebbero a prendere >> sbottò
il demone allungando il collo in avanti.
<<
Può essere ma non me ne andrei comunque, voglio sapere
che cosa ti succede, perché sei in questo stato?
>>
rispose fermo l'angelo.
<< E una
volta che te l'ho detto cosa cambierà? Te ne
andrai comunque, quindi faccio il favore a entrambi di non perdere del
tempo. >>
<< Ti ho
già spiegato il motivo della mia decisione. >>
<< NON E'
AFFATTO VERO >> lo urlò talmente forte da
far tremare le piante appassite, la sua voce graffiava, era roca e
tagliata dalla sofferenza, gli occhi gli si riempirono di lacrime ed
una scivolò lungo la guancia, successe quello che non
avrebbe
mai voluto succedesse, pianse davanti a lui mostrandogli la sua
fragilità più profonda.
Tremava,
cercò di calmarsi facendo dei profondi respiri,
guardò il pavimento chiudendo poi gli occhi, qualche lacrima
scese lungo le ciglia cadendo sul pavimento, una volta calmato
alzò lo sguardo su di lui, la voce gli tremava ancora ma
almeno
era più controllata.
<< Mi hai
detto che non avevi più niente da fare qui, ma
eri appena tornato da una missione e hai ripreso le tue normali
attività, quindi o sei stato bugiardo per tutto il tempo in
cui
sei stato sulla terra oppure.. non posso credere che io...che tu,
pensavo
fossimo davvero amici >> si zittì
perché il magone
era tornato a stringergli la gola.
<<
Crowley santo cielo certo che siamo amici, altrimenti
perché mi sarei assicurato di lasciarti in buone mani prima
di
andarmene? Tu avevi qualcuno che si sarebbe preso cura di te, mi hai
detto che eri felice, non è stato facile nemmeno per me
prendere
quella decisione >> gli confessò il principato
sfiorandosi
le dita, in un vago ricordo del gesto che compiva sempre quando era
nervoso.
<< E
allora perché per l'amor di tutto il creato lo hai fatto,
vuoi dirmelo una buona volta! >>
<<
Aziraphale o parli o te ne vai, e non azzardarti a mentirmi o ti sbatto
fuori io a calci in c..- >>
<<
Crowley! >>
<< Va
bene mi...dispiace >> disse pentendosi di avergli
parlato così, malgrado tutto il dolore che gli aveva causato
non
riusciva a comportarsi male con lui, e la ragione era tutto l'amore,
l'affetto che provava nei suoi confronti, nonostante tutto forse lo
aveva già perdonato, il semplice fatto che si trovasse
lì
davanti a lui era abbastanza, e non sapeva se questa era una cosa
negativa o positiva, l'unica certezza era il profondo legame che
sentiva unirli e quello nessuno mai avrebbe potuto romperlo.
<< Non
sei tu a doverti scusare >> disse il principato.
<< Lo so
>> rispose l'altro.
L'angelo
tirò verso l'alto un angolo della bocca in un debole sorriso.
<< Se non
ti dico niente tu non la smetterai di fare questo
>> indicò la stanza sporca, il silenzio del
demone fu una
chiara risposta affermativa.
<<
D'accordo allora... >> prese un profondo respiro, anche
se non ne aveva bisogno.
<< Me ne
sono andato perché volevo lasciarti vivere la tua
vita con la persona che avevi scelto, Crowley noi non siamo come gli
umani, per quanto ci proviamo avvicinandoci alle loro abitudini non
potremmo mai essere come loro, so bene che le persone hanno sia
relazioni che amicizie ed è bello ma non faceva per me, non
potevo esserti amico, o meglio non riuscivo a starti vicino sapendoti
con qualcun altro. >>
Le pupille del demone
si dilatarono, i muscoli oculari ebbero un
piccolo tremito, le spalle si rilassarono involontariamente come se il
venire a conoscenza di quella verità avesse tolto un macigno
al
suo corpo, però ancora non capiva, o meglio non era certo di
aver capito il reale significato di quell'affermazione.
<< Che
diamine dovrebbe significare questo? Ti dava fastidio che
io conoscessi qualcuno, fammi pensare, sì direi che
è un pensiero bello egoista per un angelo. >>
<< Lo so
>> disse Azirapahle chinando la testa, Crowley non
si aspettava questa reazione, credeva che avrebbe cercato di
giustificarsi, e invece aveva accettato le sue accuse, forse si sentiva
davvero in colpa, ma questa considerazione non servì a
placare
di molto il suo umore.
<< Credi
che non me lo sia detto da solo? >> alzò la
testa puntando le sue iridi turchesi in quelle gialle che brillavano.
<< Se
fosse stato un semplice amico sarebbe stato diverso...
>> confessò, se fosse stato umano sarebbe
certamente
arrossito.
<< Devo
strapparti le parole di bocca? Spiegati per l'amor
di Di... >> si zittì mordendosi il lebbro
inferiore.
<< Non
è una cosa facile da dire >> si
giustificò il principato che aveva perso improvvisamente
tutto
il coraggio.
<< Pensa
un po' non lo è stato nemmeno per me passare
cinque mesi chiedendomi che cosa avessi fatto per allontanare il mio
migliore amico >> strinse le labbra, arricciò
appena il
naso cercando di trattenere quelle goccioline che di nuovo pulsavano
per scendere.
<< Come
hai potuto pensare fosse colpa tua, credevo di essere
stato chiaro >> la sua essenza brillò
segnalando la sua
agitazione.
<<
Aziraphale io sono un demone, l'inferno è in parte
colpa mia, le cose cattive che succedono nel mondo indovina un po' a
chi le attribuiscono? E se un angelo se ne va dalla tua vita
è
sicuramente colpa tua perché non sei degno di lui!
>>
chiuse le palpebre, una lacrima scivolò nuovamente fuori, la
sua
voce uscì talmente spezzata da colpire profondamente
Aziraphale,
se avesse saputo che lo avrebbe fatto soffrire fino al punto di
addossarsi le colpe probabilmente non lo avrebbe mai lasciato, ma ormai
era tardi per quello.
<< I-io
non avevo idea che tu... >> deglutì
avvicinandosi di qualche passo a lui, Crowley non si spostò
ma
voltò la testa di lato, il suo corpo rifiutava ma al tempo
stesso desiderava la sua vicinanza.
<< Avrei
dovuto essere più chiaro quella sera, ti avrei
risparmiato tanta sofferenza >> si scusò
cercando il suo
sguardo.
<< Non
importa >> sussurrò il demone
<< Invece
sì che importa >> disse stringendo i pugni.
<< Sarei
stato...non è che la situazione sarebbe cambiata
di molto, il semplice fatto che te ne saresti andato mi avrebbe
lasciato, così >> allargò le
braccia indicando la
stanza.
L'angelo sorrise
dolcemente.
<< Mi sei
mancato anche tu >> disse, ma Crowley sospirò
affranto.
<< Non
dire bugie >> rispose con voce roca.
<< E' la
verità, per questo ti ho cercato e non sarei mai
entrato violando la tua privacy se non avessi avuto quella sensazione,
mi sentivo così solo lassù e quando sono stato
messo
davanti alla possibilità di vederti, anche solo per un
secondo,
non ho saputo resistere. >>
Il demone
sogghignò istintivamente.
<< Il
solito disubbidiente eh. >>
<< Non
avrebbero dovuto mettere un modellino della terra in bella
vista se non volevano che qualcuno lo toccasse, era inevitabile
>>
si giustificò con un sorrisetto.
<<
Inevitabile >> gli fece eco Crowley che era tornato a
guardarlo negli occhi.
<<
Assolutamente >> rispose come se non ci fossero state
alternativa alle sue gesta.
<< Vorrei
tanto poter restare >> disse Aziraphale con uno sguardo
malinconico.
Crowley alzò
la testa di scatto, la speranza di un suo ritorno e
le battute di prima gli avevano fatto scivolare via tutta la rabbia che
provava.
<< E
allora fallo. >>
Il principato scosse la
testa chiudendo gli occhi.
<< Non
posso, ho dovuto accettare una condizione per poter tornare in
paradiso. >>
Il demone
sollevò un sopracciglio, già si sentiva furioso e
non aveva ancora sentito niente.
<< Che
cosa? >>
<< Se
tornavo non avrei più potuto scendere sulla terra
con un corpo umano, nel caso ne chiedessi uno non me lo darebbero e...-
>>
<< Ma che
assurdità! Come puoi aver accettato una cosa del
genere, tu che sei così...ma non ti piaceva vivere qui? Hai
preferito vendere te stesso a quegli idioti che rimanere sulla terra!
>>
<< Ti
hanno in pugno adesso, dopo tutto quello che abbiamo fatto per...-
>>
<< Non
sarei tornato comunque! Io non...Crowley il motivo per cui
me ne sono andato non è per Julian, ma per quello che c'era
tra
voi, io ero...ero geloso di te >> la sua essenza
brillò
ancora, pur non avendo più un corpo le emozioni che provava
erano visibili.
Il cuore infernale
perse un battito, poi cominciò a martellare
furioso, le orecchie gli fischiavano e improvvisamente la bocca gli era
diventata secca, aveva davvero sentito bene, il suo preziosissimo
angelo geloso di lui?
<<
Ang...Az...tu... >> si diede dell'idiota
perché
non riusciva a mettere insieme due parole di senso compiuto, ma era
troppo scioccato da quella improvvisa rivelazione.
<<
Sì hai capito bene, mi faceva soffrire vedervi insieme
perché pensavo che al posto suo avrei potuto esserci io se
solo
non avessi aspettato così tanto tempo. Non ho la presunzione
di
sostenere che anche tu provi qualcosa per me, ma non potevo fare a meno
di chiedermi se fosse cambiato qualcosa. Quando sono venuto a casa tua,
al ritorno del mio viaggio, volevo invitarti al Ritz e una volta
lì ti avrei confessato quello che provavo. >>
Sentiva che stava per
scoppiare, il sangue era salito fin sopra le
guance colorandogliele e nel petto sembrava ci fosse una banda di soli
tamburi, per un momento sentì le gambe molli e dovette far
appello
a tutta la sua forza di volontà per rimanere in piedi.
<< E cosa
provavi? >> ebbe la forza di chiedere.
<< Ero...
>> si fece forza stringendo i pugni e lo
guardò dritto negli occhi.
<< Sono innamorato di te
>> confessò e fu come sentire l'essenza di cui
era fatto
alleggerirsi di un pesante fardello, era strano ma piacevole.
Il demone invece era
rimasto a bocca aperta, anni e anni a sognare
qualcosa che pensi non arriverà mai, e poi quando arriva non
sei
mai davvero pronto, avrebbe voluto scoppiare per la
felicità,
sentiva come se avesse dentro di sé i fuochi di artificio, e
avrebbe tanto voluto piangere per la gioia, ma non fece niente di tutto
quello, rimase impalato come se non avesse ancora razionalizzato la
notizia.
Aziraphale non sapeva
che cosa aspettarsi, ma forse il nulla era meglio
così avrebbe evitato a entrambi situazioni imbarazzanti,
decise
di cambiare discorso, ormai quello che voleva dire lo aveva detto e non
poteva rimanere ancora a lungo sulla terra o se ne sarebbero accorti.
<< Voglio
solo tu mi prometta che ti riprenderai, non devi stare
così per me, magari potrei tornare di nascosto qualche volta
e
poi hai Julian che... - >>
<< Julian
non c'è più >> buttò
fuori
senza nemmeno che il suo cervello desse il consenso di parlare, si
odiò anche, era possibile che dopo quella confessione che
aspettava da una vita non avesse niente di meglio da dire, ma la sua
frase era un modo per far capire che non c'erano più
ostacoli
per loro due, o almeno quello in particolare non c'era.
<< Oh
santo cielo mi dispiace, come è successo? >>
si mise una mano sul petto iridescente.
Dalla sua espressione
Crowley capì che doveva aver frainteso, scosse le mani
agitato.
<< No, no
non è come pensi. Io e lui non stiamo più
insieme. >>
<< Oh.
>> disse solo il principato, una consapevolezza che lo
colpì come un gigantesco masso.
<< Non so
cosa si dica in questi casi, mi spiace, io spero che non abbiate...-
>>
<<
Aziraphale non c'è bisogno tu dica niente. >>
Annuì
abbassando quegli occhi celesti che si erano
imbruniti, anche avesse avuto un'opportunità non
poteva
più tornare
pensò, e anche il demone pensava più o meno la
stessa
cosa, adesso che sapeva che l'angelo provava i suoi stessi sentimenti
non poteva dirglielo perché lui doveva comunque andarsene,
ed
era inutile ferirlo ulteriormente.
Se pensava al fatto che
tutto quel casino si sarebbe potuto evitare se
fossero stati chiari sin da subito, se non fossero stati entrambi
troppo
impauriti, ed ora che avevano un'opportunità non potevano
sfruttarla, faceva male e per questo Crowley rimase in silenzio, non
gli disse che lo amava a sua volta, chissà quanto dolore
aveva
passato pensando di non essere ricambiato, vedendolo con un altro
ragazzo, aveva sofferto così tanto da preferire di andarsene
in
un posto in cui non stava bene.
Non poteva dargli
questa ulteriore sofferenza, forse era vero che due
creature di fazione opposte non possono amarsi, o stare insieme troppo
a lungo, l'unica cosa che poteva fare per lui ora era farlo andare via
più sereno.
<<
Starò bene Aziraphale, adesso che so la verità
va già meglio >> disse non riuscendo a
guardarlo troppo a
lungo.
<<
Promettilo. >>
<< I
demoni non fanno promesse. >>
<<
Però posso non prometterti
che darò una ripulita a questo posto se tu mi prometterai
che,
ogni tanto, ti prenderai gioco di quei damerini e verrai da me
>> gli lanciò uno sguardo carico di malizia,
con un
sorrisetto che la diceva lunga.
<< E' la
seconda volta che accetto un patto con un demone, sono
proprio da redarguire >> rispose Aziraphale anche lui con
un
sorriso furbo e dolce, faceva male lasciarlo di nuovo ma almeno aveva
la certezza che si sarebbe ripreso e che avrebbe potuto tornare per
rivederlo ogni volta che poteva.
Si sorrisero
scambiandosi un lungo sguardo pieno di tutto quello che
stavano provando, era uno sguardo pieno d'amore e malinconia, e ancora
di cose non dette, certo Aziraphale gli aveva rivelato i suoi
sentimenti ma Crowley aveva dovuto trattenerli per il bene dell'altro,
rimanendo per l'ennesima
volta con l'amaro in bocca, allungò una mano vero di lui
fino a
sfiorarne l'essenza, avrebbe voluto fare ben altro, prendere quel bel
viso e baciarlo e non farlo andare più via, ma non poteva
così lo guardò per la seconda volta sparire sotto
i suoi
occhi.
Gli aveva promesso a
modo suo che sarebbe stato bene, e in effetti lo
sforzo di schioccare le dita e rimettere tutto a posto poteva anche
farlo, non era molto ma sapeva che gli sarebbe costato
perché
non aveva voglia di fare niente, aveva il cuore lacerato e se prima non
pensava di poter stare peggio di come stava, in quel momento aveva
capito che non c'era mai limite al dramma.
Anche l'angelo non se
la passava bene, la sua anima era lacerata non
solo perché doveva rimanere in paradiso ma anche
perché
evidentemente il demone non lo ricambiava, era sicuro gli volesse bene
ma...gli occhi gli si inumidirono, era appena tornato e già
aveva voglia di fuggire via, si domandò perché
l'Altissimo avesse voluto che si innamorasse di qualcuno con cui non
avrebbe mai potuto condividere quel sentimento, la sua domanda era
destinata a rimanere senza risposta, così si
asciugò le
lacrime e volò sulla collina più alta, deciso a
passare
lì il resto dei suoi giorni.
Le giornate di Crowley
erano decisamente più movimentate, dopo che
il suo angelo era sceso direttamente dal paradiso per curarsi di lui e
non solo gli aveva rivelato i suoi sentimenti, gli era salito dentro un
sentimento di vera e pura ribellione, come un fuoco che non poteva
essere spento con niente, non aveva voglia di dormire, se la prendeva
con gli oggetti, le piante di nuovo lussureggianti ma ancora
più
terrorizzate -e no, non le aveva comprate nuove-, i momenti d'ira erano
intervallati da stati di apatia dove si buttava malamente sul letto
imprecando contro tutto l'intero creato, infernale o meno che fosse.
Una volta se la
prendeva con Lei, chiedendosi come potesse essere
così sadica da unire due creature per poi separarle
brutalmente,
l'altra il diretto era Lucifero maledicendo il giorno in cui lo aveva
conosciuto, poche volte se la prendeva anche con Aziraphale,
perché aveva dovuto accettare quello stramaledettissimo
accordo?
E poi ovviamente fustigava se stesso, dandosi dell'incapace per non
aver impedito che accadessero tutti questi eventi.
Un giorno stanco di
starsene sdraiato a non fare nulla, piagnucolando e
commiserandosi, decise che era giunto il momento di agire, era
necessaria un'azione drastica lo sapeva, e un'idea luccicò
nei
suoi occhi d'ambra, avrebbe rischiato portando avanti quel piano lo
sapeva, ma non gli importava perché senza l'angelo nella sua
vita non aveva senso viverla, e lui era stufo che fossero sempre gli
altri a decidere per loro.
Si era ribellato a Dio
già una volta (che in realtà non
contava perché era stato trascinato), lo aveva fatto una
seconda
volta (ipotetica perché non sapeva con certezza se il piano
divino e il grande piano fossero la stessa cosa, forse Dio l'apocalisse
non l'aveva mai voluta e quindi anche il quel caso non era andato
contro di Lei), perciò non sarebbe stato tanto sbagliato
farlo
una terza volta (sempre che l'onnipotente li volesse divisi, Crowley
spesso si era lasciato andare al pensiero che proprio La creatrice del
mondo avesse un piano ben preciso per loro due.)
Quindi che fosse contro
o meno la Sua volontà lui si sarebbe andato a
riprendere Aziraphale, perché dentro se stesso nutriva la
certezza che il loro destino era di stare uniti, chiunque gli avrebbe
detto che era una follia andare in un luogo piano di angeli che ti
odiano, e di acqua santa pronta ad essere usata, ma lui si era
già bruciacchiato i talloni una volta per amore dell'angelo,
e
non aveva paura di bruciare il suo intero corpo pur di portarlo fuori
da quel luogo che non meritava la presenza buona del suo migliore amico.
Si mise a pensare a un
piano, quale poteva essere il modo miglio per
arrivare lassù e non essere scoperto? Aziraphale gli aveva
detto
una volta che esisteva un'entrata che era poco sorvegliata, in
quell'area del paradiso non passava quasi mai nessuno, ma non gli aveva
detto dove fosse situata, non era una cosa troppo grave in fin dei
conti, qualcuno prima o poi si sarebbe accorto della sua presenza e
avrebbe dato l'allarme, sperava di trovare l'angelo in quel lasso di
tempo oppure sarebbe dovuto fuggire molto in fretta.
Dopo una mezz'oretta di
riflessione decise che avrebbe improvvisato,
era bravo in quello, si alzò dal letto e si diresse in
quell'edificio dove si trovavano i rispettivi ingressi delle loro
fazioni, gli faceva strano usare la scala che saliva invece dell'altra,
era una sensazione di formicolio sparso in tutto il corpo, quando
arrivò all'ingresso deglutì rumorosamente, stava
per
entrare nel luogo da cui era stato bandito, dove non era visto di buon
occhio da tutti e chiunque aveva a portata dell'acqua santa da
lanciargli addosso.
Certo in quel luogo
c'era già stato, ma non nelle vesti di se
stesso, ed era al novantanove virgola nove per cento sicuro che il loro
piano avrebbe funzionato, quindi non aveva nulla da temere, in quel
momento invece era un demone nel covo degli angeli, il luogo perfetto
per suicidarsi se sei una creatura infernale, una gocciolina di sudore
scese lungo la tempia, deglutì di nuovo, strinse i pugni e
si
ricordò per chi lo stava facendo, quel viso paffuto, i
riccioli
biondi, gli occhi chiari, il sorriso che sapeva di buono,
riacquisì forza ed armato di nuovo coraggio entrò
in
quella stanza luminosa e bianca.
All'inizio
pensò di essere stato molto fortunato, non c'era
nessuno in giro e forse aveva imboccato accidentalmente la strada
giusta, ma la sua fortuna finì presto, cominciò a
vedere
piume bianche ovunque e dovette più volte nascondersi dietro
qualche colonna.
<< Angelo
dove sssei >> sibilò a denti stretti.
Riuscì ad
uscire da quell'edificio claustrofobico e fin troppo
bianco per i suoi gusti, si ritrovò immerso nel verde tinto
di
tanti altri magnifici colori, i suoi occhi brillarono e per un attimo
tornò indietro a quando poteva volare in quei luoghi
indisturbato, un senso di nostalgia lo avvolse, scosse la testa, non
era tempo di lasciarsi andare a sciocchi sentimentalismi, doveva
riprendersi quell'unica parte di paradiso che gli era stato concesso
tenere al suo fianco.
Aziraphale che aveva
passato la giornata a passeggiare tra gli alberi
aveva deciso che era il momento di tornare a casa,
stiracchiò le
proprie ali sistemando qualche piuma e imboccò il cammino
che lo
avrebbe portato al suo personale giaciglio, non aveva fretta, per
questo se la stava prendendo comoda ma più camminava
più
percepiva qualcosa di strano, gli uccellini sembravano agitati,
cinguettavano svolazzando da un ramo all'altro, vedeva angeli volare in
un'unica direzione, e tutti gli animali che incontrava stavano fuggendo
chissà dove.
Aggrottò le
sopracciglia decidendo di aumentare il passo, doveva
assolutamente capire che cosa stesse succedendo, avvicinandosi al
centro percepì del trambusto e vide una folla di creature
eteree
raggruppati insieme, non capiva che cosa stessero facendo, sentiva
delle urla, e sembrava quasi stessero trattenendo qualcuno.
Una voce
attirò presto la sua attenzione.
<<
Lasciatemi andare branco di...AHI...ehi quelli mi servono!
>>
Tutta l'essenza di
Aziraphale si bloccò, se avesse avuto un
cuore si sarebbe certamente fermato, quella voce sembrava proprio la sua,
ma era davvero possibile che fosse così o stava avendo
un'allucinazione, Crowley non sarebbe mai stato così folle
da
introdursi in paradiso, però era entrato in una chiesa...
Il panico si
impadronì di lui, se avesse avuto ragione doveva
intervenire subito altrimenti lo avrebbero fatto fuori, corse agitando
le ali e con forza e fatica si introdusse in mezzo a quella cerchia di
piume e grida, quando arrivò alla fine i suoi occhi si
spalcarono, Crowley era a terra trattenuto per le braccia da due grossi
angeli, si dibatteva per liberarsi ma quando i suoi occhi ne
incontrarono un paio celesti cessò di divincolarsi,
spalancò la
bocca e lo sguardo si bagnò di felicità e
commozione.
<<
Angelo! Finalmente ti ho trovato, beh tu hai trovato me ma,
digli di lasciarmi o non risponderò delle mie azioni!
>>
strillò.
Il principato si
svegliò dallo stato di trance in cui sembrava
caduto, si avvicinò al demone sdraiato per poi dargli le
spalle e
rivolgersi alla folla.
<<
Lasciatelo in pace, mi occuperò io di lui. >>
<< Non
possiamo, dobbiamo aspettare l'arrivo dei superiori >>
disse uno di quelli più grossi.
Il demone si trattenne
a fatica dalla voglia di imprecare.
<<
Starò io con lui finché non arriveranno
>> provò a dire Aziraphale.
<< Tu sei
l'angelo traditore, non ci fidiamo di te! >>
urlò qualcuno, e ora anche lui aveva molta voglia di dire
una
parolaccia.
Doveva trovare un piano
in fretta, ma lì nessuno si fidava di
lui, ed era abbastanza sicuro che gli arcangeli sarebbero arrivati
già muniti di fresca acqua santa, strinse i pugni in un moto
di
rabbia, ma poi decise che avrebbe dovuto fare l'unica cosa che loro non
si aspettavano, arrendersi.
<< Va
bene, ma voglio esserci anche io al loro cospetto. >>
Crowley
spalancò gli occhi e sbiancò di colpo, voleva
forse condannarli entrambi?
<< E
vorrei che voi da angeli vi comportasse come tali, fatelo
alzare almeno! Anche se è una creatura dell'inferno ha
diritto
di essere trattato con dignità. >>
Ci mancò
poco che il povero serpente non svanì per auto
combustione, aveva ripreso tutto il colorito in un colpo solo, vedere
il
suo angelo così determinato, quella voce solitamente dolce
ora
ferma e autorevole gli aveva fatto venire brividi in tutto il corpo,
avrebbe tanto voluto urlare a tutte quelle teste vuote quanto lo amava
e che loro avrebbero dovuto prendere esempio da lui.
Qualcuno interruppe la
sua adorazione tirandolo in piedi, lo lasciarono
troppo bruscamente per cui barcollò un po' prima di
recuperare
l'equilibrio, si avvicinò di qualche passo ad Aziraphale e
gli
sussurrò qualcosa nell'orecchio.
<< Si
può sapere che diav...angelo ti è preso? Vuoi
farci ammazzare per caso? >>
<<
Ringrazia di essere ancora vivo, avrebbero potuto usare
l'acqua santa sin da subito >> lo rimproverò,
ma si
sentiva che era più preoccupato che arrabbiato.
Il demone non
poté che trovarsi d'accordo con lui e infatti non disse una
parola.
<<
Comunque tranquillo ho un piano e... >> disse
Aziraphale, non continuò la frase guardando i suoi simili
che li
accerchiavano ancora di più per evitare fuggissero, qualcuno
si
era persino alzato in volo per monitorare la situazione dall'alto.
<< E?
>> chiese il demone agitato.
<< Spero
che funzioni >> bisbigliò il principato.
<< Cosa!?
Il tuo piano sarebbe sperare che funzioni! Angelo ma...-
>>
<< Shh,
fidati di me >> disse facendo un sorrisino a tutti quelli
che ora erano diventati le loro guardie.
<< Io mi
fido sempre di te >> rispose il demone arrossendo,
e questa frase fece sfarfallare il corpo celeste dell'altro.
<< Sta
zitto e lascia parlare me >> disse poi mentre la
folla si apriva in due per lasciare passare le autorità
superiori.
Gabriele, Michele,
Uriel e Sandalphon si avvicinarono maestosi,
Gabriele al centro come sempre, le mani unite dietro la schiena,
Aziraphale si spostò mettendosi davanti a Crowley, il suo
corpo
e le ali lo avrebbero protetto nel caso quei quattro avessero voluto
farla finita presto, l'arcangelo dagli occhi viola sogghignò.
<<
Aziraphale perché non sono sorpreso di vedere anche te,
dove ci sono guai ci sei tu, e dove c'è quel...
>> fece
una smorfia di disgusto e poi continuò <<
demone ci sei
tu. >>
Il principato
indurì l'espressione, non gli era piaciuto
assolutamente il modo in cui aveva pronunciato quella parola, ma non
poteva rischiare di mandare a monte tutto per una cosa del genere,
l'importante era che si salvassero o almeno che Crowley riuscisse a
fuggire.
<<
Così non ti è bastato rovinare il piano di Dio,
hai voluto portare il tuo demone preferito per organizzare una rivolta,
volevi distruggere il paradiso forse? >> fu Michele a
parlare.
<< Che
idiozia! >> sbottò Crowley.
<< Fai
silenzio >> lo rimproverò l'angelo, non c'era
da scherzare con quei quattro.
<< Si
demone da ascolto al tuo fidanzato e chiudi la bocca, non sei
autorizzato a parlare con noi >> disse Uriel.
Crowley si trattenne a
stento dal rispondere, poi vide le grandi e
maestose ali bianche che lo riparavano e per lui, solo per lui tenne
chiusa la bocca, vide che gli tremavano leggermente le mani e si
immaginò che sforzo stesse facendo a tenere testa a quelli
che
prima erano stati i suoi capi, il suo angelo era proprio coraggioso,
sorrise e si ripromise che una volta tornati a casa lo avrebbe stretto
forte tra le braccia.
<< Non
è così, lui è qui per me, solo per me
>> tremava mentre faceva quella confessione.
<<
Lasciateci tornare a casa, s-sulla terra voglio dire e non mi rivedrete
mai più da queste parti. >>
<< Ma
questa è casa tua Aziraphale >> Gabriele
sorrise in modo falso e freddo unendo le mani davanti a sé.
<< No,
non lo è più e voi lo sapete, forse
sarò anche un angelo spezzato, mal funzionante ma Dio mi
avrebbe
già punito per quello che ho fatto >> la sua
voce non era
più tanto ferma, il demone si chiese se davvero si sentiva
così e aveva tanta voglia di abbracciarlo e dirgli che lui
era
l'angelo più perfetto che esisteva.
<< Credi
di essere ancora nella posizione di fare richieste dopo
che ci hai rinnegati? >> domandò Sandalphon,
ma la sua
aveva tutta l'aria di non essere una domanda.
<< Io ho
un'altra idea invece, l'ultima volta non ha funzionato
ma perché non ritentare, forse con un po' più
d'acqua
>> il sogghigno che passò sul volto di
Gabriele e degli
altri non piacque a nessuno, Crowley rabbrividì e si
avvicinò ad Aziraphale che aveva preso a emettere una strana
frequenza luminosa.
<<
Che...che vuol dire più acqua? >>
bisbigliò all'orecchio del principato, non troppo sicuro di
voler sapere la risposta.
Non rispose e questo
mandò in panico il povero demone, stava per
dire qualcosa quando si sentì afferrare una mano,
improvvisamente Aziraphale si volto, lo strinse tra le braccia e si
alzò in volo tenendolo a sé, il demone
urlò
meravigliato e leggermente colto di sorpresa, subito gli altri angeli e
arcangeli gli furono dietro, ma Aziraphale sembrava avvolto da una
determinazione, una luce nuova che lo faceva volare perfettamente.
Crowley lo osservava,
magnifico e splendido, il viso concentrato, quelle
ali che sembravano più grandi e luminose della prima volta
che le
aveva viste, era sempre stato la creatura più bella che
avesse
mai visto ma in quel momento incarnava proprio la perfezione angelica e
lui si ritrovò a ringraziare Dio per aver potuto assistere a
tale splendore.
Il demone non sapeva
dove stavano volando, troppo preso a contemplarlo
nella sua grazia, ad un trattò la velocità
aumentò
vertiginosamente e Crowley ebbe davvero paura, una mossa sbagliata e
potevano finire a terra, perdere quota o schiantarsi.
<<
Aziraphale così ci...- >>
<< Abbi
fede >> disse solo, con una voce talmente potente e buona
che non sembrava nemmeno la sua.
In un attimo si
ritrovarono immersi nella luce, l'angelo racchiuse le
ali in avanti per far scudo a Crowley, un momento di attesa e poi
stavano precipitando verso il basso, in picchiata come un meteorite,
avrebbero rischiato di prendere fuoco ma Aziraphale aveva fatto un
miracolo proprio perché non accadesse, il portale di luce si
chiuse dietro di loro impedendo a quelli che li stavano inseguendo di
entrare.
Il principato riprese
quota quando erano vicini alla terra, il demone
si era strinto alle sue vesti chiudendo gli occhi, se fosse morto
almeno lo avrebbe fatto tra le braccia della persona che amava e
inalando il suo profumo, la velocità era ancora molta,
l'angelo
era stanco e perse qualche colpo, atterrarono malamente ma per fortuna
erano entrambi salvi.
Il corpo di Crowley da
un lato, quello dalle vesti bianche dall'altro,
le ali afflosciate a terra, fu il demone il primo a riprendere i sensi,
inizialmente si sentì confuso con la testa dolorante,
se la massaggiò poi quando tutto gli tornò alla
mente
cercò con lo sguardo la creatura che lo aveva appena salvato.
Lo vide lì
sdraiato e subito corse da lui, istintivamente
posò una mano sul suo corpo meravigliandosi di sentirlo
morbido
e tiepido, poteva toccarlo, si chiese come fosse possibile e un
pensiero gli balenò nella mente, possibile che
Lei...Quell'idea
venne distratta da un mugolio, Aziraphale si stava svegliando, lo
aiutò a voltarsi facendo attenzione alle ali, lo tenne tra
le
braccia così che potesse avere il capo sollevato.
Le palpebre si
sollevarono rivelando quei meravigliosi occhi turchini.
<< Angelo
>> lo chiamò con un velo di commozione.
<<
C-Crowley... >>
<< Shh,
non agitarti adesso, hai fatto un bel volo >>
cercò ti rompere la tensione, ma la risatina che gli venne
fuori era piena di panico e nervosismo.
<< Come
ti senti? >>
<< Mmm,
piuttosto indolenzito, il che è strano >>
disse il principato, ancora non si era reso conto del cambiamento.
Crowley sorrise
dolcemente.
<<
C'è una spiegazione per quello >>
allungò
il braccio e posò una mano sulla guancia morbida dell'altro.
<< La
senti? >> chiese e si incantò nell'osservare
l'espressione meravigliata del suo angelo.
<<
S-sì, ma come è possibile io... >>
un
luccichio in cielo attirò il suo sguardo e capì
tutto,
stirò le labbra in un sorriso carico di gratitudine e
commozione, Dio gli aveva restituito il suo corpo, e probabilmente
aveva concesso loro di scappare, questo poteva significare solo una
cosa, che Lei approvava il loro rapporto, avevano la Sua benedizione e
nessuno gli avrebbe più fatto del male.
<< Grazie
>> mormorò trattenendo a stento le
lacrime, Crowley capì a chi erano rivolte quelle parole e
rimase
in silenzio rispettando quel momento, anche lui La ringraziò
mentalmente chiudendo per un attimo gli occhi.
Il demone lo
aiutò a mettersi seduto e Aziraphale si
sforzò di far scomparire le ali, era ancora scombussolato
per
tutto ciò che era successo e si sentiva stanchissimo,
voltò il viso per incontrare quegli occhi gialli che gli
erano
tanto mancati.
<< Te lo
hanno mai detto che hai tutte le rotelle fuori posto? >>
Crowley rise.
<< Senti
chi parla, quello che si lancia a capofitto nell'atmosfera terrestre.
>>
<< Dovevo
salvare un sederino demoniaco >> sorrise
arrossendo, nonostante le battute i loro occhi, gli sguardi erano il
ritratto dell'amore e della gratitudine, mai si erano amati e
desiderati come in quel momento.
<<
Suppongo lui ti debba ringraziare. >>
Aziraphale inizialmente
non capì ma quando lo vide cercare di
voltarsi lo fermò subito arrossendo fin sopra le orecchie.
<< Per
l'amor del cielo Crowley! >>
Risero entrambi, poi si
scrutarono per un istante, quel silenzio era pregno di significato.
<< Mentre
eravamo lassù, ho fatto una specie di promessa...
>>
<<
Cioè >> domandò l'angelo
arricciando le sopracciglia.
<<
Preferirei mostrartela >> disse il demone arrossendo e
spostando lo sguardo verso il basso, il cuore gli batteva
così
forte che dovette fare un respiro per evitare gli scoppiasse,
guardò di nuovo verso di lui e con uno slancio gli
avvolse le braccia intorno al corpo in un abbraccio mozzafiato.
Aziraphale
sussultò colto alla sprovvista, il suo cuore
iniziò a galoppare, il sangue affluì sulle guance
e
sentiva un familiare formicolio nello stomaco, era piacevole avere di
nuovo un corpo, e ancor più bello era essere abbracciati
dalla
persona che ami, chiuse gli occhi abbracciandolo a sua volta,
appoggiò la fronte alla spalla magra fasciata dalla giacca
nera,
ispirò il suo profumo...E' così che ci si sente
quando
stringi la persona che ami si disse e quel pensiero gli
scatenò
le lacrime, si strinse più forte a lui sperando non notasse
che
stava piangendo, non voleva lasciarlo, e chissà se da amico
avrebbe potuto avere di nuovo qualcosa di simile si chiese, ma comunque
era felice perché almeno avrebbero potuto passare il resto
delle
loro vite l'uno a fianco all'altro.
Crowley si
staccò leggermente dall'abbraccio, posò
entrambe le mani sul viso paffuto che amava tanto, asciugò
le
lacrime e lo chiamò, lui aprì gli occhi
arrossendo
mortificato, ma il demone aveva promesso che tutte quelle insicurezze
le avrebbe accolte e amate, avrebbe fatto capire a quel meraviglioso
angelo che era perfetto e che lui lo amava così com'era.
<<
S-scusa sono ancora molto sc...- >>
Non gli
lasciò il tempo di terminare la frase che
avvicinò il viso al suo baciando quelle candide labbra che
aveva
avuto l'onore di sfiorare solo una volta, Aziraphale dopo un momento di
sorpresa chiuse gli occhi lasciandosi andare, muovendo le labbra
guidate
da quelle impavide del demone.
Fu un bacio lento,
studiato e gustato in ogni movimento, le loro labbra
si cercavano ad ogni piccolo stacco, non ne avevano mai abbastanza, si
desideravano da così tanto tempo che avrebbero potuto
rimanere
così per secoli senza mai desiderare altro, Aziraphale in un
breve momento di lucidità posò una mano a
malincuore
sulla spalla dell'altro spingendolo piano all'indietro, Crowley
aprì gli occhi guardandolo in modo interrogativo.
L'angelo
deglutì rosso in volto, erano ancora molto vicini e i
suoi occhi cadevano sempre sulle labbra rosse e gonfie del demone, ma
c'era una cosa che doveva sapere prima di continuare.
<<
I-io...vorrei sapere cosa significa? >> si
sentì
un po' stupido a porre quella domanda, ma i suoi dubbi erano leciti,
poteva essere un segno di gratitudine oppure aveva solo ricambiato il
bacio che lui per primo, quella notte, aveva dato.
Crowley che era solito
rispondere con battutine o mezze frasi quella
volta decise che era meglio non farlo, avevano già combinato
troppi casini per aver taciuto così a lungo quello che
provavano, meglio essere chiari oltre che coi gesti anche con le parole.
<<
Significa che sono innamorato di te, sono stato un
idiota a non dirtelo prima, avrei dovuto farlo ma credevo che tu non mi
ricambiassi >> confessò guardandolo con
un'espressione
colpevole.
Il novello cuore del
principato perse un battito, arrossì
talmente tanto ed era così felice che si
imbarazzò al
pensiero che gli si leggesse in faccia.
<< Oh
Crowley...quando io sono venuto da te e ti ho confessato
quello che...insomma quello che provavo tu eri già...-
>>
<< Oh
sì! Ma ho deciso di non dirtelo perché dovevi
ritornare in paradiso e rimanerci, perciò non volevo darti
altro
dolore. Ero completamente spiazzato da tutto quello che in un secondo
era successo, il minuto prima me ne stavo ad odiare il mondo e l'attimo
dopo il mio angelo mi dice che prova qualcosa per me ma non
può
tornare sulla terra, capisci che non avevo la capacità di
fare
un ragionamento logico >> disse mentre le gote gli si
velarono
per l'imbarazzo, non era mai stato così diretto con lui.
<< Tuo
angelo...? Hai detto davvero... >> se gli occhi di
Aziraphale avessero avuto poteri magici a quest'ora sarebbero piovute
stelle da quanto brillavano.
<< Beh se
sei d'accordo... >> rispose grattandosi la nuca vermiglia.
Aziraphale gli si
tuffò tra le braccia stringendolo,
cominciò a singhiozzare ancora incredulo per quello che era
appena accaduto.
<<
Suppongo sia un sì >> sogghignò
Crowley
accarezzandogli la schiena, l'altro annuì mugugnando
qualcosa
sulla sua spalla.
<< Lo
è >> mugolò guardandolo con le
lacrime
agli occhi, ma fortunatamente quelle goccioline erano di gioia e non
più di tristezza.
Il demone sorrise
accarezzando di nuovo la guancia delicata dell'altro,
il quale chiuse le palpebre e piegò il viso nella direzione
di
quel tocco.
<<
Andiamo a casa? >> disse con la voce roca.
<< E' una
buona idea mio caro, così mi cambio anche questi vestiti.
>>
<< Per me
puoi rimanere così quanto vuoi, sarà
più facile toglierteli >>
sghignazzò alzandosi e
allungando una mano per aiutare l'angelo ad alzarsi, lui stava per
afferrarla quando si rese conto di quello a cui aveva appena alluso
quel serpente tentatore, il suo volto divenne viola per l'imbarazzo.
<<
CROWLEY! >> strillò con la voce più
acuta che riuscì ad ottenere.
<<
Intendevo che è più facile per te
>> rispose mentre lo tirava su.
<< Certo
come se non ti conoscessi abbastanza >> disse
mentre si spolverava la veste candida, il tono era divertito ma gli
piaceva fingere di avercela con lui, quei teneri battibecchi gli erano
mancati immensamente, e a dire il vero era curioso di sperimentare
alcune cose, ma non lo avrebbe mai ammesso così
sfacciatamente,
avrebbe lasciato a Crowley il piacere di tentarlo e lui avrebbe finto
di cadere ingenuamente nella trappola, oh si sarebbero divertiti da
morire.
<<
Cos'è quell'espressione soddisfatta? >>
domandò di colpo il demone sollevando un sopracciglio.
Aziraphale cadde dalle
nuvole, arrossì vistosamente e guardò ovunque
tranne lui.
<< Oh
niente niente, sono solo felice ecco...sì...
>> deglutì sperando di essersela cavata, ma
dal sorrisetto
dell'altro comprese che non era così, ma ebbe la prontezza
di
fare finta di niente.
<< Allora
andiamo? >>
<<
Sssì angioletto andiamo >> lo prese per mano
tirandolo verso di sé.
Una volta giunti a casa
passarono prima dalla libreria di modo che
Aziraphale potesse indossare i suoi vecchi abiti, li aveva riposti con
molta cura nella speranza di poterli riutilizzare un giorno, Crowley lo
stava aspettando stravaccato sulla poltrona, tutta la stanchezza di
quei giorni gli era piombata addosso di colpo, quando però
lo
vide spuntare fuori con il suo tipico completo la stanchezza gli
passò di colpo.
<< Ho mai
detto che ti donano? >>
Il principato
arrossì.
<<
Veramente dicevi che erano antiquati. >>
<< Lo
sssono, ma a te stanno divin...perfettamente >> si
alzò avvicinandosi a lui e lo prese tra le braccia,
Aziraphale
posò la testa sul suo petto e chiuse gli occhi lasciandosi
cullare dai movimenti lenti dell'altro, avevano iniziato una specie di
piccola danza involontaria e non avevano alcuna intenzione di
interromperla.
<<
Crowley? >>
<< Mh?
>>
<< Posso
chiederti un favore? >>
<< Tutto
quello che vuoi. >>
<<
Potresti chiamarmi angelo. >>
<< Io ti
chiamo sempre così >> gli strinse la
schiena facendolo aderire meglio al suo corpo in un moto di tenerezza e
protezione.
<< Per
favore. >>
<< Ma
certo angelo >> acconsentì a quella strana
richiesta che lui non poteva capire.
Aziraphale si
rilassò totalmente tra le sue braccia, un sorriso
soave nacque sul suo volto, ora tutto era al suo posto, tutto era
perfetto perché avevano ottenuto la
libertà che
avevano da sempre cercato, avevano l'amore che quando erano nati non
sapevano di desiderare ma che ora faceva felicemente parte delle loro
vite, e soprattutto perché dopo secoli un angelo e un demone
avevano potuto finalmente amarsi.
Fine.
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