Una
pesante cappa di odore di sudore, escrementi e fango copriva la
trincea, mentre nell'aria risuonavano le voci dei soldati e gli
squittii dei topi.
Con
un sospiro, Francesco fece cadere il suo corpo imponente sul letto da
campo.
Prese
il rosario, che teneva nella divisa lercia, e cominciò a
sgranare i grani. Cosa si stava rivelando quell'immane conflitto?
Avevano
creduto alle parole dei politici e dei generali, che parlavano di una
guerra breve, che li avrebbe ricoperti di gloria.
Ma
che gloria c'era nel freddo, nella fame e negli assalti inutili?
Con
un gesto nervoso, schiacciò alcuni pidocchi, che si erano
infiltrati nei suoi capelli bruni. Sua madre gli aveva detto di
affidarsi alla protezione di Santa Barbara e della Madonna, ma lui,
dopo mesi di vita in trincea, sentiva di avere perduto la fede.
Certo,
non aveva mai abbandonato il rito della recitazione del Rosario, ma
gli sembrava una pratica vuota e priva di senso.
Dove
era Dio, mentre tanti giovani morivano?
Perché
non fermava un simile conflitto?
Invidiava
i compagni che si affidavano al sacro con tanta, innocente sicurezza.
Vedeva
in loro la forza di sopportare le sofferenze della vita in trincea.
Lui,
invece, voleva urlare a Dio, padrone indifferente e vendicativo, la
sua rabbia.
Giacomo...
Ruggero... Antonio...,pensò,
amareggiato. Anche i suoi tre amici, provenienti da regioni
differenti d'Italia, si erano arruolati volontari, i cuori ardenti
d'entusiasmo e alte idealità eroiche.
Erano
giovani come lui e desideravano contribuire alla nascita di qualcosa
di nuovo.
Ma
i loro sogni si erano impantanati nel fango e nella sporcizia.
Eppure,
con grande coraggio, si abbandonavano alla fede e credevano nel
potere delle immagini sante.
Ma
quei pezzi di carta non li avevano salvati dal fuoco delle
mitragliatrici tedesche.
E
io non ho potuto darvi una sepoltura. Siete ancora lì, nella
terra di nessuno., si disse.
Anche la pietà verso i morti scompariva in quella tempesta di
sangue.
La
morte, sempre presente, impediva ai soldati di compiere i loro doveri
verso i commilitoni.
E
questo aveva condannato i suoi amici alla non sepoltura.
Per
lui, era straziante una simile realtà, ma nulla poteva fare
per cambiarla.
Del
resto, altri loro compagni erano lì, esposti al gelo e agli
animali.
Perché
sono qui?, si domandò. Le
mitragliatrici avevano dilaniato i corpi dei suoi amici, eppure lui
era ancora lì.
E
non si era neanche ammalato gravemente.
I
suoi arti erano perfettamente funzionanti.
Ma
la vita doveva ridursi a questo?
Ad
un tratto, il lungo fischio dell'ufficiale di vedetta lacerò
il silenzio.
Francesco,
con uno scatto, si alzò dalla branda, prese il fucile e corse
all'esterno, seguito dai suoi compagni. Non c'era più tempo
per le domande.
Dovevano
tornare a combattere e a morire.
|