Il duca e la sua sposa

di eddiefrancesco
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Inghilterra, 1816 Appollaiata sul bordo di un divano del suo salotto decorato con estrema opulenza, Lady Bodenham scruto' il Duca di Deighton. «Devo dire che l'aria dell'Italia sembra donarvi, cugino» osservò in tono materno. «Anche se la vostra carnagione è alquanto scura.» Scandi' ogni parola dando un colpetto al braccio di Galen con il suo delicato ventaglio di avorio. «Davvero scura» aggiunse accompagnando il commento con altri due colpetti. Per fortuna le sue braccia esili non avevano quasi muscoli, perciò i suoi colpi ebbero su di lui l'effetto che avrebbe avuto una piuma d'oca. Le labbra notoriamente sensuali del Duca di Deighton si curvarono in un sorriso e i suoi occhi nocciola brillarono divertiti mentre sosteneva tranquillamente lo sguardo indagatore della cugina. Eloise era abbigliata con lo stesso fasto con cui era arredata l'ampia stanza che in origine aveva fatto parte di una Abbazia medievale. La sua famiglia era venuta in possesso di quella proprietà durante il regno di Enrico VIII e da allora aveva subito diversi restauri, alcuni pregevoli, altri di dubbio gusto. Quella sera indossava un abito stile impero verde pallido ornato di pizzo, un colore che non le donava e faceva assumere alla sua carnagione una tonalità giallastra. I capelli piuttosto radi erano pettinati in una acconciatura talmente complicata da fare rabbrividire Galen al pensiero di quanto fosse stata maltrattata la sua cute per appuntarli in quel modo. «Non ho alcun dubbio che abbiate trascorso la maggior parte del tempo vivendo come un contadino» continuò Eloise con aria petulante. «In questo caso sarei stato un contadino davvero ricco ed indolente» replicò lui. «Ditemi, è tutti qui il cambiamento che notate?» «Perché, che altro dovrei vedere? Un tatuaggio o qualcosa di altrettanto disgustoso?» Galen non sapeva perché si era dato pena di farle quella domanda. Eloise non era stata mai famosa per la sua perspicacia. Quanto al suo aspetto, la cugina aveva ragione. Tranne per la pelle abbronzata e qualche ruga attorno agli occhi, non sembrava molto diverso da quando aveva lasciato l'Inghilterra dieci anni prima. Fece un profondo sospiro e si mise a osservare i numerosi ospiti di Eloise, la solita cerchia di amici e adulatori che approfittavano della generosa ospitalità della cugina. Vedendolo, alcuni di loro arrossirono e rivolsero la loro attenzione altrove. Galen non si sorprese più di tanto. Se solo la sua reputazione fosse morta con la sua partenza! Sfortunatamente non era stato così e lui se ne era reso conto nel momento stesso in cui era tornato a casa. Non gli erano sfuggiti i sorrisi untuosi, gli ammiccamenti, i tentativi di allontanare da lui mogli e sorelle... Durante la sua giovinezza si era comportato spesso come una vera canaglia. Era stato il tipo d'uomo che intrecciava relazioni amorose seguendo solo il suo capriccio. Si lasciava guidare dal suo istinto e non possedeva alcuna remora morale. Tutto questo fino alla notte in cui era accaduto qualcosa che aveva cambiato la sua vita. «Confesso di non capire perché avete trascorso dieci anni all'estero» dichiarò Eloise. Galen fu sul punto di rispondere che lo aveva fatto perché preferiva i contadini italiani alla sua famiglia e all'aristocrazia inglese in generale, ma non lo fece. Dopo tutto era ospite in quella casa e nessuno gli teneva una pistola puntata contro la tempia per obbligarlo a restare. «Perché l'Italia mi piace.» «Allora forse avreste dovuto restarci» replicò la donna, con tutta evidenza offesa dalla sua risposta vaga. «Lo avrei fatto, se mio padre non fosse morto.» Eloise arrossi' e, per dissipare quel momento di profondo imbarazzo, lui continuò a parlare con lo stesso tono casuale. «Per questo sono tornato. Ma come mai, cara cugina, non mi avete ancora chiesto il motivo per cui non sono ripartito?» «Dovete occuparvi della conduzione della tenuta» Replicò lei. «Oppure potrebbe trattarsi di una donna.» «No. Non ho bisogno di pensare all'amministrazione delle proprietà. Jasper sa farlo benissimo senza la mia supervisione» rispose Galen alludendo al soprintendente della tenuta. Si avvicinò a Eloise e abbassò la voce con un tono da cospiratore. «Ma avete ragione. C'è di mezzo una donna.» Eloise sgrano' gli occhi mostrando un'avida curiosità mentre lui faceva una pausa melodrammatica. «Ho deciso di trovare una moglie.» La cugina lo fissò stupita. «Una... una che cosa?» «Una sposa. Una moglie. Una donna con cui dividere il resto dei miei giorni e che mi dia anche un erede. Sono tornato a casa per sposarmi.» «Non riesco a capire...» Lui corrugo' le sopracciglia con aria preoccupata. «Devo chiamare un servitore perché vi porti un bicchiere d'acqua o i sali, Eloise? Sembrate sul punto di svenire.» «No! No! Non sto male. Sono solo sconvolta! Sorpresa! Deliziata! Voi, sposato!» Nonostante si rivolgesse a lui, il suo sguardo vagava già avidamente nella stanza. «L'ho trovata!» gridò poco dopo come se avesse scoperto l'Eldorado. Con il ventaglio gli indicò una giovane che indossava un abito bianco verginale bordato di rosa e delle roselline tra i capelli. Anche la sua carnagione era bianca e rosa e l'unico ornamento che portava era una semplice e sottile catenina d'oro che le pendeva dal collo lungo e flessuoso. La voce di Eloise si abbassò trasformandosi in un eccitato sussurro. «Lady Mary, la figlia del Conte di Pillsborough! La sua fortuna è immensa. Non potreste trovare di meglio, Galen. E come potete vedere è anche molto bella.» Non poteva negarlo, pensò lui. Tuttavia aveva conosciuto molte donne bellissime e sapeva che ci voleva molto di più dell'aspetto fisico per convincerlo a sposarsi. «È anche compita e raffinata. Suona, canta e ricama con...» Galen interruppe la cugina prima che lo considerasse già impegnato. «Non avevo in mente di fare la scelta proprio oggi.» Eloise diventò seria. «Non siete più giovanissimo, Galen. Ormai avete passato la trentina.» «So di avere perso molto tempo, Eloise. Ma avevo le mie ragioni.» «Quali?» «Sono private e personali, cugina.» Eloise corrugo' ancora di più la fronte. «Capisco.» «Tuttavia ho davvero bisogno delle vostre conoscenze di gran lunga superiori in materia.» disse Galen anche per placare i suoi sentimenti feriti. «Non vorrei essere preso in trappola da un viso grazioso o da modi affascinanti.» Eloise sorrise, tranquillizzata da quelle parole. «Sarò felicissima di potervi essere d'aiuto, Galen. Davvero felicissima!» Poi tornò a farsi seria. «Che cosa c'è? Forse tra i vostri ospiti c'è qualcuna con un viso grazioso e modi affascinanti che non è adatta a me?» «A dire il vero, si. Ma non per le ragioni che potreste pensare o che potreste sentire da altri.» «Mia cara cugina, ora avete risvegliato la mia curiosità» replicò Galen esagerando di proposito il suo tono. «Si tratta di una mia carissima amica, che conosco fin dai tempi della scuola.» Galen ricordava quale sciocca creatura fosse stata la cugina quando era molto più giovane e se l'amica le assomigliava, quell'avvertimento non era necessario. «Ora è vedova. Suo marito è morto due anni fa e da allora lei ha vissuto praticamente in totale eremitaggio.» Galen fece un sorriso ironico. «Credevo che gli eremiti fossero solo uomini.» Agito' il ventaglio come se volesse scacciare un attacco di falene e gli lanciò un'occhiata stizzita. «In completa reclusione, allora.» si corresse la cugina.




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