Lo schermo

di Kim WinterNight
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Lo schermo
 
 
 
 
 
 
Lo schermo sfarfalla,
placido rimanda immagini spente;
le guardo senza vederle,
poi mi volto e impietrisco.
Non sono sola – mi sento sola.
 
Dagli altoparlanti una musica piatta,
attorno a me un silenzio piatto,
nessuno parla – tutti tacciamo.
Divento di ghiaccio.
Lo schermo si fa minaccioso,
mi canzona, e non è l’unico.
 
Alla mia sinistra eccone un altro –
più piccolo, insulso, alienante –
su cui occhi annoiati scorrono rapidi,
s’incastrano in vite di pixel,
parlano con muri digitali,
sfuggono alla realtà – da me.
 
Alle mie spalle eccone un terzo –
più piccolo ancora –
su cui dita stanche corrono,
compiono gesti automatici,
ricercano un divertimento irreale,
giocano ad ammazzare il tempo –
ignorandomi.
 
Mi sento sola – sono sola.
Anche i miei occhi allora, annoiati,
si tuffano in vite non mie;
anche le mie dita allora si divertono
ad ammazzare il tempo.
Anche se desidero solo abbattere
Il muro della non comunicazione.
Anche se voglio soltanto parlare –
non sono sola, mi sento sola.
 
La mia voce si spegne, soffocata
dalla musica piatta – dal silenzio.
Mi resta uno schermo che sfarfalla
e rimanda, placido,
la vuotezza delle nostre illusioni.




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