Era una
splendida giornata di primavera e Kagome era al fiume con Sango e Rin
a lavare alcuni panni mentre i loro figli, ancora piccoli, giocavano
nei dintorni sotto lo sguardo attento di Inuyasha e Miroku, tornati
la sera prima da un lavoro impegnativo miracolosamente indenni.
Uno
scenario perfetto che a un certo punto venne turbato da un acceso
litigio fra le tre cugine, che iniziarono a discutere con sempre
maggior foga senza curarsi dei ripetuti inviti a calmarsi.
Moroha, in
particolare, non voleva sentire ragioni e la madre, esasperata
e intenerita al tempo stesso, non poté fare a meno di notare
tra sé
quanto la piccola fosse simile al padre mentre urlava contro le due
con un linguaggio che lei di certo non le aveva insegnato.
Lanciò
quindi una rapida occhiata a Inuyasha, in quel momento impegnato,
almeno in teoria, a cercare di calmarla. In realtà Kagome
aveva
molti dubbi che stesse davvero aiutando Rin a risolvere il problema,
anzi, e le voci delle bambine e del mezzodemone si alzavano sempre di
più, mettendo a dura prova la sua pazienza.
«Moroha...
a cuccia!» urlò alla fine.
«Kagome!»
le arrivò subito dopo il lamento sofferente di Inuyasha e il
silenzio appena ottenuto fu spezzato all'istante da un coro di
risatine che la costrinsero a guardare con più attenzione la
scena.
«Scusami,
non volevo!» esclamò a quel punto, accortasi che a
terra era
giustamente finito lui mentre la figlia lo osservava stranita.
«Mamma?
Perché papà si è buttato a terra e non
si alza?» domandò confusa
la bambina con aria leggermente preoccupata.
«Taci,
almeno» brontolò Inuyasha, ancora bloccato dal
potere del rosario
magico, mentre i loro amici e Rin, incapaci di resistere oltre,
scoppiavano a ridere senza ritegno, seguiti presto dai figli.
«Oh,
insomma... Guarda cosa mi hai fatto fare, Moroha!» esclamò
imbarazzata Kagome, pensando intanto febbrilmente a come spiegarle la
situazione. Aveva sempre cercato di non usare la formula davanti ai
bambini e quell'errore così stupido la infastidiva
parecchio. Come
aveva fatto a dimenticarsi il funzionamento di quella che un tempo
era la sua unica arma contro il turbolento compagno di viaggio?
«Io? Ma
che ho fatto?» protestò la figlia.
«Mi sono
sbagliata perché tu facevi troppa confusione e
papà ci è andato di
mezzo» le spiegò Kagome con un sospiro.
«Non ti avevo detto di
smetterla? Non dovreste litigare così tra di voi»
la rimproverò
severa.
«Sono
state loro a cominciare» puntualizzò Moroha
lanciando
un'occhiataccia alle cugine.
«Non è
vero!» protestò subito Towa.
«Ora
basta» le interruppe la sacerdotessa prima che Setsuna
rincarasse la
dose. «Avanti, venite qui e fate pace. Qualunque cosa sia
successa»
disse decisa, allargando le braccia per invitare le contendenti ad
avvicinarsi.
Le bambine
si fulminarono con gli occhi a vicenda ancora per un attimo,
chiaramente poco entusiaste all'idea, ma lo sguardo di Kagome le
convinse a obbedire.
«Mi
dispiace» dissero a voce bassa, ancora leggermente
imbronciate,
facendo sospirare appena di sollievo le rispettive madri. Avevano
tutte un potere incredibilmente forte per la loro età, oltre
a delle
ottime capacità di combattimento ereditate dai loro padri, e
una
lotta così vicino al villaggio avrebbe potuto provocare non
pochi
guai.
«Brave!»
le lodò la donna con un sorriso. «Ora tornate a
giocare ma basta
litigi» aggiunse affettuosa e le bambine si allontanarono di
nuovo
per raggiungere Hisui e le sue sorelle, che le aspettavano a qualche
metro di distanza.
«Kagome,
sei impazzita?» protestò in quel momento Inuyasha,
che nel
frattempo l'aveva raggiunta, massaggiandosi la schiena. «E
voi
smettetela di ridere!» sbraitò furioso rivolto
agli amici.
«Scusa ma
era da molto che la divina Kagome non usava quella
formula...»
iniziò Miroku con le lacrime agli occhi per le risate.
«E la
scena è stata troppo divertente!» concluse per lui
Sango. «Come
hai potuto pensare di mandare a cuccia Moroha?» aggiunse poi
rivolta
all'amica, cercando invano di riprendere fiato e darsi un contegno.
«Non
pensavo che la formula di Kagome ti schiantasse davvero a terra in
quel modo!» esclamò divertita Rin, che fino ad
allora aveva sentito
solo racconti al riguardo.
«Mi
dispiace molto, non succederà più» si
scusò la sacerdotessa,
appoggiando una mano sul braccio del marito per trattenerlo mentre
cercava di ignorare la scomoda domanda della sterminatrice. Aveva
senso, ovviamente, ma la priorità in quel momento era
calmare
Inuyasha, visto che dalla sua espressione era chiaro che fosse in
arrivo un'altra discussione fin troppo accesa e non era il caso di
dare ancora spettacolo davanti ai bambini.
«Stavo
pensando che siete molto simili quando litigate con qualcuno e mi
è
venuto naturale dire... quelle parole»
spiegò la ragazza con
un lieve sospiro, evitando per un soffio di ripeterle.
«Come
sarebbe a dire “Siamo molto simili”?»
protestò Inuyasha, ancora
offeso per l'accaduto. Da un lato era contento del paragone ma essere
schiantato a terra come ai vecchi tempi senza motivo non era certo
piacevole e quel litigio, iniziato dalla figlia, era scoppiato
oltretutto per una sciocchezza colossale.
«Possibile
che non te ne sia accorto? Eravate identici!» disse convinta
Kagome.
«Fin troppo, direi. Com'è che Moroha conosce certe
parole?»
aggiunse poi minacciosa, ricordandosi di un particolare che al
momento l'aveva irritata parecchio.
«Non ne ho
idea» mentì il mezzodemone ma la sua espressione
leggermente
colpevole lo tradì all'istante.
«Davvero?
È strano, visto che finora un simile linguaggio l'ho sentito
solo da
te» lo accusò la moglie in tono fintamente
tranquillo.
«Sì,
forse... potrebbero essermi sfuggite una o due volte davanti a
lei»
ammise Inuyasha.
«Escludendo
oggi e chissà quante altre volte, immagino»
sospirò Kagome,
consapevole che ormai il danno era fatto. «Cosa devo fare con
voi
due?» domandò sconsolata, tornando verso le amiche.
«Andiamo,
non è poi così grave, no?»
provò a dirle il marito seguendola.
«Lascia
perdere, prima che mi venga voglia di mandarti di nuovo...»
«No,
aspetta! Le dirò che non deve ripetere queste
cose» la interruppe
svelto Inuyasha, messo in allarme dal tono.
«Ci siamo
capiti» sorrise Kagome divertita, riprendendo a lavare i
panni
tranquilla mentre gli amici ridacchiavano e il mezzodemone si
allontanava brontolando sul ramo di un albero per riflettere in pace
con le voci allegre dei bambini in sottofondo.
Prompt:
Moroha è così simile a suo padre che Kagome le
urla automaticamente
“A cuccia!”.
Angolo
autrice:
Ciao
a tutti e grazie per aver letto fin qui! In realtà la storia
non mi
convince del tutto ma spero che a voi sia piaciuta e di avervi
strappato almeno un sorriso (scusa, Inuyasha XD). Fatemi sapere che
ne pensate, se vi va, e grazie a tutti per il tempo che mi avete
dedicato anche solo leggendo! <3
Come
ho accennato nell'introduzione, la storia partecipa alla challenge
“Blossom By Blossom” indetta dal gruppo fb
“Non
solo Sherlock - gruppo eventi multifandom”.
Ringraziate quindi
anche l'admin e i membri del gruppo per la nascita di questa
storiella e passate a trovarci se avete voglia di un ambiente
tranquillo con tanti spunti per scrivere e fangirlare in compagnia.
;)
Se
a qualcuno interessa, ho
fondato anni fa un gruppo facebook principalmente su Fairy Tail,
Edens Zero e il nuovo Gate of Nightmares (manga basato su un
videogioco che Mashima ha contribuito a creare disegnando
ambientazioni e personaggi), ma anche sugli anime e manga in
generale. Se volete conoscere altri fan di queste bellissime opere,
saremo ben felici di accogliervi qui
(attenzione ai possibili spoiler se non seguite le scan online!),
dove è in corso una challenge di scrittura e disegno
dedicata ai
pirati. Vi aspettiamo numerosi! :)
Vi
informo inoltre che potete trovarmi anche nella mia
pagina facebook (oltre che su Instagram
e Twitter),
dove posto
le mie color e i link delle fanfiction.
Penso
di non avere altro da aggiungere (immagino che questo angolo autrice
sia già durato fin troppo :P XD), quindi per ora vi saluto,
augurandovi una buona serata e buonanotte per dopo.
Bacioni
e alla prossima!
Ellygattina
|