Merlyn era in piedi su delle
scale. Intorno a lei era buio se non per delle torce. L’aria era fredda e la
donna tremò. Aveva due direzioni tra cui scegliere: andare verso l’alto o
scendere verso il basso da dove proveniva quell’aria gelida.
Afferrò una torcia dal muro e fece due gradini verso l’alto,
poteva vedere la fine della scalinata ed un corridoio. Non sapeva con esattezza
dov’era, ma era certa che quello non fosse il suo posto.
«Merlyn.» una voce la
chiamò, immobilizzandola. Si guardò intorno, ma non c’era nessuno.
«Merlyn.» ripeté la voce
che sembrava provenire proprio dal basso.
La maga non era stupida, sapeva di non dover andare verso
delle voci, soprattutto quando non le era chiaro come fosse arrivata in quel
posto. Fece un altro gradino verso l’alto, ma si arrestò quando udì passi
pesanti provenire proprio da quella direzione.
Istintivamente si schiacciò contro la parete, tenendo la
torcia in alto per dare l’impressione che fosse ancora attaccata al muro. I
passi si fecero più vicini e proprio dal corridoio vide passare due guardie che
portavano lo stemma di Camelot sul petto. Si portò una mano alla bocca per eliminare
anche il suono del suo respiro, non voleva essere in quel posto e certamente
non voleva essere trascinata al cospetto del re o, peggio ancora, Arthur.
«Merlyn.» la voce la chiamò
nuovamente, un leggero tremore smosse la terra sotto i suoi piedi. Il tono era
più autoritario, come se le stesse comandando di scendere per ascoltarlo.
Assicuratasi che le guardie fossero fuori portata si staccò
dal muro, iniziando la discesa verso quelle che dovevano essere le segrete del
castello. Era buio pesto, lì sotto e la torcia non aiutava molto. Sollevò con
una mano la gonna del suo vestito, le mancava solamente inciampare e rompersi
il cranio.
Iniziò a vedere una luce tenue infondo alla scalinata e la
voce si fece più insistente. Fece di fretta gli ultimi gradini, il cuore che le
batteva forte nel petto in un misto di paura ed eccitazione.
Davanti a lei si trovò una caverna enorme, fatta di
stalattiti e stalagmiti, praticamente impossibile allontanarsi anche solo più
di tre passi dalla porta ad arco che conduceva alle scale.
«C’è qualcuno?» domandò sentendo la sua voce tornarle
indietro in un eco.
Improvvisamente davanti a lei cadde un’ombra enorme.
Venne investita da una folata di vento e quando riaprì gli occhi davanti aveva
un drago.
«Sono qui. Quanto sei piccola, per un Destino tanto grande.»
pronunciò la voce che sentiva da prima. Il drago era bianco, le sue ali erano
ripiegate contro il corpo, ma sapeva che dovevano essere molto grandi. Non
sembrava minaccioso, per sé, ma Merlyn non poteva
fare a meno di pensare che potesse mangiarla in un sol boccone.
«Come sai, Merlyn, il tuo dono ti
è stato dato per una ragione.» annunciò il drago avvicinando il muso per poter
guardare meglio Emrys «Arthur è the Once and
Future King che riuscirà ad unire la terra di Albion.».
Merlyn sbuffò infastidita, non
voleva parlare del marito in quel momento «Lo so chi è Arthur.» rispose
guardandolo di traverso. Chissà se sarebbe stata una buona idea provare a
cavalcare un drago.
«Ma dovrà guardarsi dai pericoli, dagli amici così come dai
nemici.» la bestia la ignorò, continuando quello che sembrava un monologo.
«Non aiuterò l’uomo che mi ha spezzato il cuore.» disse
battendo il piede a terra. Era così stupido anche solo pensare di rimanere a
Camelot, voleva tornare a casa sua, prendere Mordred
e fuggire nel Regno di Gawant, là erano più aperti
alla magia.
«Nessuno di noi può scegliere il proprio destino, Merlyn.» parlò il drago guardandola divertito «E a nessuno
di noi è permesso sfuggirgli.» continuò tornando a sedersi mettendo una notevole
distanza tra loro.
La ragazza scosse la testa «No, Arthur non ha bisogno del
mio aiuto, può farcela completamente da solo.» disse distogliendo lo sguardo.
La vita di Arthur era veramente in pericolo? Poteva la sua rabbia e
risentimento permettere che l’uomo che amava venisse ucciso?
«Giovane maga, avete già cambiato in modo irreparabile il
futuro.» le disse il drago facendo uscire del fumo bianco dalle narici in modo
minaccioso «Mordred, quel druido che chiami figlio,
fin dall’alba dei tempi era stato destinato ad uccidere Arthur.» rivelò la
bestia scavando la roccia sotto i suoi artigli «Ora le cose sono cambiate, ma
nel futuro il tuo posto è comunque a Camelot, insieme ad Arthur.» iniziò a
dispregiare le ali «Devi venire a Camelot, il giorno dell’incoronazione del Once
and Future King si sta avvicinando e non finirà positivamente senza di te.»
l’avvisò prima di spiccare il volo e scomparire in quell’immensa caverna.
«No! Aspetta!» ma il drago era già scomparso, sordo ai
richiami della ragazza. Prima che potesse usare la sua magia si risvegliò nel
suo letto, ad Ealdor, tra le braccia un Mordred dormiente.
Aveva il viso completamente sudato, fortunatamente era solo
stato un incubo, Arthur non stava per morire.
Almeno sperava.
⸸⸸⸸
Morgana stava pranzando insieme ad Arthur nelle sue stanze.
Non erano soliti farlo prima della scomparsa del principe, ma l’uomo aveva
trovato in Morgana una buona amica e confidente.
«Sei nervoso per la tua incoronazione?» domandò la Lady
osservando attentamente l’espressione di Arthur, era ovvio che non stesse bene,
chiunque riusciva a capirlo, tranne Uther.
Arthur lasciò perdere la salsiccia con cui stava giocando
«No.» rispose non nell’umore giusto per chiacchierare. Pensò a come il cibo
fosse senza sapore, quella era spazzatura in confronto a cosa gli preparava Merlyn.
«Ho sentito che Uther farà arrivare Lady Helen per
l’evento.» provò nuovamente, sapendo quando la famiglia reale amasse la voce
della donna, non per niente era una delle più famose cantanti di tutta Albion.
«Fantastico.» commentò il principe prendendo un sorso di
vino, pensando involontariamente a Gwaine e le loro
gare di bevute alla taverna di Ealdor. Prima che
venissero banditi, ovviamente.
Morgana si pulì le labbra con il fazzoletto di stoffa e si
alzò, Gwen alle sue spalle si affrettò a raccogliere i piatti della sua signora
«Quando avrai voglia di parlare sai dove trovarmi.» disse come saluto, senza
curarsi di una risposta uscì dalle stanze del principe.
«Sta veramente male.» commentò Gwen dispiaciuta. Arthur non
era una persona semplice da farsi piacere, lei che lo conosceva da una vita
aveva fatto fatica ad accettarlo come un possibile amante, ma a volte le
mancava quel principe arrogante che lottava per il bene del suo popolo.
«Segna le mie parole, Gwen, se entro la fine dell’anno le
cose non cambieranno andrò direttamente io stessa ad Ealdor
a recuperare questa Merlyn.» disse la Lady
spazientita. Aveva sentito molte storie sulla donna, Arthur la dipingeva come
una specie di angelo, sicuramente con la pazienza di una Santa se era riuscita
a non ucciderlo in tre anni.
A costo di far infuriare Uther Pendragon.
⸸⸸⸸
Balinor si passò una mano sul
viso, sua figlia gli aveva appena chiesto se fosse vero che la leggenda narrava
del ruolo di Mordred nell’uccisione del futuro re di
Camelot.
«Sì, Mordred è destinato ad
uccidere Arthur.» rispose non vedendo il senso nel mentire ulteriormente.
Merlyn scosse la testa «No, non lo
è più. Me l’ha detto un drago in sogno.» disse la maga stringendo i pugni sulle
ginocchia «Mi ha anche detto che la vita di Arthur è in grave pericolo e che
devo andare a Camelot.» aggiunse aspettandosi una sfuriata da parte del padre.
L’uomo voleva veramente impedirle di andare, ma se Kilgharrah aveva ragione la vita di suo genero era in
pericolo e il futuro di tutta Albion con lui.
«Dovresti prepararti per metterti in viaggio, allora.» disse
alla fine, incapace di ignorare la profezia. La Triplice Dea voleva Merlyn a Camelot e in un modo o nell’altro ci sarebbe
finita.
«Non credo che Uther sarà felice di vedermi.» le fece notare
la figlia, come se volesse una scusa per rimanere a casa ed ignorare ancora
quell’enorme fardello che era il Destino.
«Non importa, sono sicuro troverai una soluzione.» rispose
l’uomo sperando che magari il re nemmeno si ricordasse il viso di sua figlia.
Merlyn annuì silenziosamente
«Porterò Mordred con me, ovviamente.» lo avvisò
sapendo quanto il padre si fosse affezionato al bambino, ma non poteva abbandonarlo
anche lei.
«Farai meglio a portarti anche i tuoi amici, Camelot non è
sicura per te.» le consigliò Balinor alzandosi per
abbracciarla. La stava letteralmente mandando nella tana del Diavolo, ma non
c’erano scelte, se Kigharrah si era
permesso di contattarla in sogno voleva dire che le cose si erano fatte
più serie.
⸸⸸⸸
Lancelot non era un amante dell’idea, seriamente, ma la
prospettiva di tornare a Camelot e magari vedere la bella Gwen non gli
dispiaceva per niente.
Hunith aveva preparato loro del cibo
per il viaggio, lasciandoli con una lettera per Gaius,
e i cinque si erano incamminati alle prime luci del giorno.
Merlyn appena messo piede fuori da
Ealdor era sembrata più serena, come se non si stesse
dirigendo nel regno con il più alto tasso d’omicidi di persone magiche. La sua
allegria, però, era piacevole dopo sette mesi di miseria. Mordred
vicino a lei era elettrizzato all’idea di andare a Camelot dove sapeva esserci
Arthur e il fatto che la madre sembrava molto più allegra non poteva che fargli
piacere.
Lancelot si accostò alla ragazza mentre Gwaine
inseguiva Mordred diverse iarde davanti a loro,
l’uomo aveva sfidato il bambino in una corsa a chi sarebbe arrivato per prima
alla fine del sentiero.
«Ti vedo più rilassata.» commentò aiutandola a sistemarsi
l’enorme zaino che teneva sulle spalle con tutti i suoi averi. Non c’erano
dubbi che sarebbero rimasti a Camelot per molto tempo.
La ragazza sorrise, uno dei primi sorrisi sinceri da quando
Arthur era andato via «Sì, sono contenta di essermene andata da lì. Non
sopportavo più gli sguardi della gente.» rispose tenendo d’occhio Gwaine e Parsifal che si stavano letteralmente lanciando Mordred facendolo ridere a crepapelle.
Lancelot non sembrò del tutto convinto «Non credevo che ti
interessasse degli sguardi della gente.» disse cercando di suonare casuale.
Merlyn capì perfettamente cosa stava accadendo e ora che erano finalmente lontani sentì di
potergli dire la verità, sicuramente l’uomo non sarebbe tornato indietro per
tirare un pugno «Ranful ha minacciato di fare del
male a Mordred.» si tenne sul vago, continuando a
guardare i tre giocare.
L’uomo corrugò la fronte «Perché? Cosa voleva?» domandò non
sicuro di voler saperlo veramente.
Merlyn arrossì e borbottò una
risposta, improvvisamente i sassolini sul sentiero si fecero più interessanti.
«Come?» la invitò a ripetere, sperando che avesse capito
male. Aveva promesso ad Arthur che avrebbe protetto Merlyn
e non si era reso conto di cosa stava accadendo.
«Voleva che andassi a letto con lui.» ripeté evitando il
contatto visivo con l’amico.
Lancelot si fermò, prendendo la mano della ragazza,
obbligandola a girarsi verso di lui «Ti ha mai fatto del male?» le domandò
seriamente preoccupato. Arthur lo avrebbe ucciso, una sola cosa gli aveva
chiesto e non era riuscito a mantenere la promessa.
La maga scosse la testa «No, ovviamente non glielo avrei
permesso.» disse toccandosi nervosamente i capelli. Che Lancelot pensasse
avesse ceduto alle avances di Ranful?
«Se non fossimo già a metà strada giuro che tornerei
indietro solo per dargli un pugno.» le disse stringendola in un abbraccio.
Merlyn ricambiò l’abbraccio, amava
i suoi amici.
⸸⸸⸸
Gwen stava passeggiando per il mercato con una lista di
oggetti da comprare, Morgana aveva bisogno di alcuni accessori per
l’incoronazione di Arthur e l’aveva incaricata di fare gli acquisti in quanto
occupata a non far cadere l’uomo nell’ennesima spirale depressiva.
Solo mezz’ora prima avevano avuto un’esecuzione, Thomas
Collins era stato condannato a morte per aver usato la magia e l’aria in città
era decisamente scontenta. A nessuno piaceva vedere una testa rotolare a terra.
Un bambino le finì contro, il viso pieno di lacrime mentre
chiamava per la madre. Non lo aveva mai visto prima e le sembrava estremamente
spaventato.
«Mi scusi, Miss.» disse tra i singhiozzi continuando a
guardarsi intorno.
Gwen si piegò per essere alla sua stessa altezza, prese un
fazzoletto dalla tasca del suo grembiule e asciugò il viso del bambino «Non c’è
bisogno di piangere, ti aiuterò io a trovare tua madre. Puoi descrivermela?»
gli chiese cercando tra la folla una faccia sconosciuta. Conosceva tutti i
presenti, quindi poteva essere certa che la madre di questo tenero bambino non
fosse nei paraggi.
Il bambino tirò su con il naso «Lei è bellissima.» iniziò
facendo scappare una piccola risata a Gwen «Ha i capelli neri molto
lunghi e indossa un vestito verde.» concluse come se avesse ristretto il
cerchio. Un sacco di donne avevano lunghi capelli neri e indossavano vestiti
verdi.
«Okay, dove l’hai vista l’ultima volta?» domandò iniziando a
camminare verso la parte bassa.
Gli occhi del bambino si riempirono nuovamente di lacrime «Quando
hanno tagliato la testa a quell’uomo.» pianse non rispondendo esattamente alla
domanda della donna, ma dandole l’informazione che le serviva.
Stava per portarlo al piazzale quando la voce di una donna
si fece sentire oltre il chiacchiericcio del mercato «Mordred!»
Gwen vide una donna veramente bellissima camminare a passo veloce mentre si
guardava intorno spaventata. Il bambino non aveva minimamente mentito nella
descrizione, i suoi capelli erano lunghi, Gwen ne era quasi invidiosa.
Dio, Morgana sfigurava in confronto alla madre del bambino.
«Madre!» chiamò Mordred
trascinando Gwen per la mano che ancora teneva con una presa ferrea.
La donna si buttò sulle ginocchia, stringendosi al petto il
figlio, ignorando il fango che le stava macchiando il vestito. Gwen notò alle
sue spalle un uomo enorme, sembrava anche piuttosto minaccioso.
«Dio, Mordred, mi sono spaventata
a morte, per favore non allontanarti più da me.» disse baciandogli la fronte,
le mani che ancora tremavano. La donna si rimise in piedi e guardò l’uomo alle
sue spalle «Puoi cercare tu Gwaine e Lancelot? Voglio
portare Mordred da mio zio per calmarlo.» gli disse
indicando lo stato di totale panico negli occhi del bambino. Arrivare a Camelot
e vedere immediatamente un’esecuzione non dava certo una buona impressione e
prima che potesse coprire gli occhi di Mordred era
già tardi, il boia aveva fatto calare l’ascia e spaventato il druido era
scappato, dimenticandosi per un attimo di essere con Emrys.
Merlyn si girò nuovamente verso la
donna che teneva ancora la mano di Mordred, doveva
essere più grande di lei di un paio d’anni, l’espressione gentile ed amichevole
«Grazie mille…» aspettò per il nome.
«Gwen.» offrì la serva allungando la mano per farsela
stringere.
«Merlyn.» si presentò a sua volta
la madre del bambino e Gwen emise uno squittio spaventandola.
«Scusate, non so cosa mi sia preso.» disse sentendo il
bisogno di correre immediatamente dalla sua signora per dirle che Merlyn, Merlyn
Pendragon, era a Camelot.
Merlyn sorrise in modo cordiale
«Non vorrei essere scortese, ma abbiamo finito un lungo viaggio, mio figlio ha
bisogno di riposarsi. Ma sono sicura che ci vedremo in giro.» salutò invitando
il bambino a salutare la gentile signorina che l’aveva aiutato.
Gwen salutò a sua volta e tornò al suo compito prima di
fermarsi sui suoi passi. Mordred era il
figlio di Merlyn?!
⸸⸸⸸
Gaius non sapeva cosa fare di una
ragazza, tre uomini ed un bambino. Aveva solamente una stanza che era destinata
a sua nipote, ma non poteva nemmeno lasciare che i tre uomini dormissero per
strada.
Il medico di corte sapeva perfettamente la situazione della
nipote, per questo era preoccupato oltre ogni limite. Temeva quello che Uther
potesse farle vedendola a corte.
«Per l’amore del cielo, Merlyn,
non attirare l’attenzione fino a quando non avrò parlato con il Re.» la pregò
mentre le consegnava delle fiale da consegnare. La ragazza era a corte come
apprendista e Gaius sarebbe andato a comunicarlo ad
Uther, assicurandogli che non avrebbe dato alcun problema.
La ragazza alzò gli occhi al cielo «Non preoccuparti, Gaius, nessuno si renderà conto della mia presenza.» lo rassicurò
mentre scompigliava giocosamente i capelli a Mordred.
Il bambino sarebbe rimasto nelle stanze del medico per aiutarlo mentre i tre
uomini sarebbero andati alla ricerca di un lavoro.
Era semplice, dovevano solamente evitare Arthur e non dare
nell’occhio.
⸸⸸⸸
Ecco, il problema di Merlyn era
che non aveva imparato quando tenere la bocca chiusa. Quando aveva visto un
povero ragazzo venire bullizzato da un gruppo di cavalieri non aveva potuto
fare a meno di intervenire.
Aveva iniziato con una piccola serie d’insulti fino ad
arrivare a provare a dare un pugno ad uno dei cavalieri. Quindi, con
l’accusa di aver osato insultare e colpire un nobile, era stata
prelevata con la forza da due guardie e buttata in una cella.
La compagnia non era male, l’ubriacone della cella accanto
le aveva anche raccontato una storia divertente. L’unica cosa che temeva in
quel momento era uscire da lì perché Gaius l’avrebbe
uccisa senza alcuna pietà.
«Senti, dammi retta, non vale la pena passare la vita ad
ubriacarsi. Quante volte vuoi finire qua dentro? Non è un bel posto, un ratto
mi è appena passato sopra lo stivale.» stava dicendo la ragazza seduta contro
le sbarre della cella «Quando uscirai, andrai dritto a casa e ti darai una
bella pulita. Poi tornerai da quel fornaio che ti ha licenziato e prometterai
di essere fino alla fine dei tuoi giorni sobrio.» continuò attirando
l’attenzione di uno dei cavalieri che stava passando per di lì «E se mai
dovesse passarti per la testa di toccare anche solo un altro goccio di birra
pensa: “voglio veramente rovinarmi la vita?” e ti risponderai “no, ovvio che
non voglio!”.» andò avanti facendo anche delle voci per imitare l’altro
detenuto.
«Hai ragione.» rispose l’uomo avvicinandosi alle sbarre,
sentendosi veramente ispirato dalle parole della ragazza.
Sir Leon si avvicinò alle celle ed impallidì nel vedere il
viso della ragazza dietro le sbarre «Merlyn.» la
chiamò sorpreso, non credeva ai suoi occhi!
La ragazza si girò a guardarlo, non riconoscendolo. Chi era
e perché sapeva il suo nome?
⸸⸸⸸
Gaius poteva considerarsi un amico
di Uther, più volte negli anni alcuni eventi avevano portato i due uomini ad
avvicinarsi.
Quando aveva chiesto udienza al Re quel pomeriggio era stato
accolto con un sorriso, Uther felice che il giorno seguente avrebbe potuto
finalmente coronare suo figlio come legittimo discendente al trono.
«Sire, mia nipote è arrivata in città.» iniziò unendo le
mani davanti a sé, quasi dondolandosi nervosamente.
«Oh, la famosa nipote di cui parlavi anni fa.» rispose Uther
firmando un documento passatogli da Geoffrey «Sono contento che alla fine sia
riuscita a venire, Essetir non è certamente un Regno
in cui si vive bene.» commentò sentendo una lieve gratificazione di aver tolto
un suddito a Cenred. Più persone Camelot ospitava e
più i suoi averi e le sue fortune aumentavano, un’apprendista medico di corte
non gli faceva nemmeno male. Gaius non stava certo
ringiovanendo e la nipote sembrava un’ottima alternativa.
Il medico si schiarì la gola, improvvisamente più nervoso
del dovuto «Sire, mia nipote è Merlyn.» rivelò e
quando il nome uscì dalle sue labbra vide il re fermarsi, la penna immobile
sopra un altro documento, una goccia d’inchiostro che rischiava di cadere e
macchiare la pergamena.
Uther ripose la penna nel calamaio, intorno a loro i nobili
avevano iniziato a borbottare, tutti sapevano a chi appartenesse quel nome:
alla moglie di Arthur. Geoffrey non aveva trovato nessun modo per invalidare il
matrimonio e non poteva nemmeno far finta di nulla e far sposare il figlio con
un’altra principessa. Tutti i cinque Regni sapevano di Principe Arthur e la
contadina.
«Non è venuta in cerca di guai, vuole solo imparare il
mestiere.» si affrettò a dire vedendo il viso di Uther farsi rosso di rabbia
«Ha promesso che non proverà ad interagire con il Principe.» aggiunse riuscendo
a calmare il re.
Il borbottio intorno a loro si fece più forte.
Le porte si aprirono e Gaius vide
Sir Leon camminare a passo svelto verso di loro.
«Qualche problema?» domandò Uther, non gli piaceva vedere
quell’espressione preoccupata sulla faccia del suo cavaliere, perché voleva
solamente dire che c’erano guai in vista.
Leon fece un breve inchino «Maestà, ero di passaggio per le
celle e ho riconosciuto una detenuta.» disse abbassando la voce, cercando di
non farsi sentire dagli impiccioni intorno a loro «Sire, Merlyn
è qui.» lo avvisò non tanto per fare la spia, ma con la speranza di poterla
liberare. Era la moglie di Arthur, non poteva passare la notte in una cella!
Uther grugnì infastidito, guardò Gaius
inarcando un sopracciglio «Fortunatamente non era in cerca di guai.» commentò
prima di lasciare il tavolo e avviarsi verso le segrete, aveva una bella
chiacchierata da fare.
⸸⸸⸸
Morgana era affacciata alla finestra quando aveva visto una
ragazza provare a sferrare un pugno ad uno dei cavalieri di Camelot. Aveva riso
al tentativo, ma ammirava il coraggio della fanciulla.
Doveva raccontarlo ad Arthur, sicuramente lo avrebbe tirato
su di morale, avrebbero riso insieme e magari sarebbero andati a parlare con la
ragazza.
Gwen ancora non era tornata dal suo giro di commissioni;
quindi, si avviò da sola verso le stanze del principe, salutando cortesemente
le Lady che incontrava sul suo cammino. Erano tutte delle pettegole,
ogniqualvolta la fermavano per scambiare due parole non facevano altro che
chiedere come stesse Arthur e se si avessero notizie della contadina, arpie in
attesa che arrivasse notizia di una miracolosa morte della povera ragazza.
Bussò alla porta per sentirsi mandare via, ma ignorò la voce
ed entrò ugualmente, un sorriso allegro in volto «Non crederai mai a cosa ho
visto.» annunciò afferrando una mela dal tavolo. Arthur era seduto alla sua
scrivania a leggere dei documenti mentre Morris stava sistemando la stanza.
Il ragazzo non alzò nemmeno la testa, pensando che se
l’avesse ignorata sarebbe andata via.
«C’era questa ragazza, giù in città, ovviamente non potevo
sentire cosa stessero dicendo, ma ad un certo punto ha provato a dare un pugno
ad uno dei cavalieri con cui stava parlando.» raccontò passandosi la mela da
una mano all’altra «Sir Paul l’ha afferrata per un braccio e fatta mettere in
ginocchio, peccato che non sia riuscita a colpirlo,
non gli farebbe di certo male ricevere un pugno.» commentò pulendo la mela
contro la manica del suo vestito. Morris annuì in accordo alle sue parole, a
nessuno piaceva Sir Paul.
«Che idiota.» commentò Arthur finalmente incontrando lo
sguardo di Morgana «Mi chiedo come una ragazza possa essere così stupida
da sfidare un cavaliere di Camelot.» sbuffò una risata pensando per un attimo a
Merlyn. La moglie sicuramente avrebbe fatto una cosa
del genere, ricordò quasi con affettò la prima ginocchiata alle parti basse che
aveva ricevuto quando si erano incontrati.
Morgana sorrise a sua volta, lo sapeva che quella storia lo
avrebbe rallegrato!
«Cosa ha fatto Sir Paul per attirare l’ira di questa
ragazza?» domandò poi, doveva sapere esattamente cos’era successo, non poteva
permettere che uno dei suoi cavalieri andasse ad attaccare briga con innocenti
fanciulle dalla scarsa pazienza.
«Stava lanciando dei pugnali al suo servitore, la ragazza
non ne era particolarmente contenta e deve avergli detto qualcosa e Sir Paul
l’ha spintonata, poi lei ha provato a dargli il famoso pugno, infine due
guardie l’hanno portata via.» raccontò in breve quello che aveva visto.
Arthur annuì silenziosamente, pensando a come tre anni prima
molto probabilmente avrebbe fatto una cosa del genere. Decise che Sir Paul
aveva bisogno di una lezione, non poteva trattare il suo servo in quel modo.
Morris si permise di parlare, ormai non più tanto spaventato
da Arthur «Ero lì vicino quando è successo.» disse ricordandosi perfettamente
della ragazza «Sir Paul ha fatto delle battute di cattivo gusto, qualcosa sul
camminare sulle ginocchia, e la ragazza ha provato a colpirlo.» aggiunse alla
storia di Morgana.
Il principe sospirò, forte, doveva decisamente dare una
lezione a Sir Paul. Solamente perché avevano avuto la fortuna di nascere in una
famiglia nobile non voleva dire che potevano permettersi di dire certe cose
alla servitù.
«Vedrò di ricordargli le buone maniere.» disse
semplicemente, invitando con lo sguardo Morgana ad uscire. Aveva delle faccende
da sbrigare, non poteva starsene lì a sentire storie su una fanciulla
abbastanza sfrontata da provare ad aggredire un cavaliere nonostante le giuste
motivazioni.
Morgana diede un morso alla mela e salutò il principe, aveva
fatto la sua parte.
⸸⸸⸸
Merlyn si sentiva tremendamente
piccola in quella stanza, circondata da nobili che la guardavano curiosi. Gaius al suo fianco non sembrava minimamente preoccupato e
Sir Leon la stava ancora guardando come se avesse un fantasma davanti.
«Dimmi, Merlyn, perché sei qui?»
domandò il Re seduto al trono, la maga se lo ricordava meno minaccioso, ma
forse era il contesto ad essere cambiato e darle una percezione diversa.
«Sono venuta a studiare l’arte della medicina, Sire.»
rispose mentre le mani sudavano. Non voleva vedere Arthur, non dopo essere
finita in galera nelle prime cinque ore della sua permanenza a Camelot, ma
soprattutto perché ancora non aveva preparato cosa dirgli.
Lo aveva perdonato? Ovvio, lo amava.
Gli avrebbe detto che lo aveva perdonato? No, non voleva
immischiarsi nella sua vita ed impedirgli di sposare una principessa come gli
aveva gentilmente ricordato Uther ad Ealdor.
«Sire, è lei la moglie del principe?» domandò un nobile
guardandola da testa a piedi, uno sguardo non del tutto disgustato, ma nemmeno
di approvazione.
Merlyn strabuzzò gli occhi, come
facevano a saperlo?! Era sicura che il Re mai e poi mai avrebbe detto la verità
su dove fosse finito il figlio negli ultimi tre anni, tantomeno della moglie plebea.
«No.» rispose la donna stringendo i pugni lungo i fianchi.
Uther la guardò male «Fai silenzio, nessuno ti ha
interpellato.» l’ammonì per poi rivolgersi al nobile di cui non ricordava
esattamente il nome «La ragazza è legalmente la moglie di Arthur, ma
stiamo lavorando per sciogliere l’unione in un modo che non comprenda la morte
della ragazza.» spiegò lanciando un’occhiataccia a Geoffrey, il quale alzò
leggermente le spalle. Non c’erano modi, cosa poteva farci lui? Era nel
giuramento stesso “finché morte non ci separi”, un matrimonio era fino alla
morte e nemmeno un Re poteva cambiare la parola di Dio.
«Quindi non siete qui per reclamare il titolo di principessa
di Camelot?» domandò un altro nobile. Merlyn
tecnicamente e praticamente era la principessa di Camelot, nessuno poteva
negarle il titolo.
«No, non sono qui per questo.» rispose corrugando la fronte,
non sapeva il perché ma non credeva che sarebbe andata a finire così. Erano
piuttosto tranquilli questi nobili, nessuno sembrava volerle tagliare la testa.
Uther strinse le labbra in una linea sottile, non gli
piaceva il fatto che la ragazza era lì, ma non poteva nemmeno mandarla via dopo
che buona parte della Corte sapeva della sua esistenza e del suo arrivo. In più
non voleva ferire Gaius, il quale aveva sempre
parlato con devozione della nipote.
Gaius era come famiglia per lui e
un piccolo dettagli si insinuò nella mente del re: Gaius
proveniva da una famiglia nobile, il che rendeva la figlia della sorella in
qualche modo una nobile a sua volta. Merlyn non era
una semplice contadina alla fine dei conti.
«Dimmi, sai leggere e scrivere?» domandò Uther attirando
sguardi incuriositi. Un nobile rise, nascondendosi malamente dietro un colpo di
tosse.
Che cosa assurda, una contadina che sapeva leggere e per di
più scrivere.
«Certo, mia madre mi ha insegnato.» rispose la ragazza
sempre più confusa, cercando aiuto in Gaius, il quale
stava in silenzio aspettando chissà cosa.
«Va bene, puoi andare. Ma ti avverto, la prossima volta non
sarò così gentile da farti uscire dalla cella.» l’avvertì il re facendo nascere
un profondo chiacchiericcio mentre Gaius ringraziava
la sua clemenza dei confronti della nipote.
Quando i due uscirono dalla sala Gaius
tirò un profondo sospiro «È andata bene.» commentò sapendo perfettamente dove
erano andati i pensieri del re. Lui stesso poteva essere un uomo semplice e
privo di ricchezze, ma la sua famiglia era comunque nobile e tutti a Camelot ne
erano a conoscenza. Avevano delle terre al confine con Nemeth,
Hunith vi aveva rinunciato quando aveva deciso che la
vita da Lady non faceva per lei e Gaius non aveva mai
avuto la fortuna di sposarsi e lasciare detti terreni a dei possibili figli.
Quindi, se Uther avrebbe riconosciuto Merlyn come
parte della nobiltà, con il matrimonio avrebbe potuto inglobare quelle terre
nel suo regno, espandendosi ancora di più. Non era molto, ma meglio di niente
se il matrimonio era impossibile da annullare e nessuna principessa poteva
sposare il principe.
«Non capisco cosa gli importi se so leggere e scrivere.»
disse invece la ragazza mentre si incamminavano verso casa. Non le era piaciuta
l’atmosfera dentro quella stanza e Uther sembrava tramare qualcosa.
Quando aprirono la porta delle stanze del medico trovarono Mordred e Parsifal incitare Lancelot e Gwaine
che stavano avendo uno scontro a braccio di ferro, totalmente ignari che la
ragazza era finita nelle carceri di Camelot.
«Madre!» Mordred corse verso la
madre che lo prese tra le braccia, contenta di essere tornata a casa tutta
intera, togliendo il brutto livido che le stava nascendo sul braccio dove quel
pallone gonfiato di un cavaliere l’aveva afferrata.
Si misero a tavola, una minestra di pollo per riscaldare i
loro stomachi.
Lancelot raccontò di aver trovato lavoro presso un
maniscalco di nome Tom, fortunatamente durante la sua gioventù aveva fatto
esperienza durante i suoi viaggi prima di essere catturato dagli uomini di Cenred.
Gwaine si vantò invece di aver
battuto un uomo ad una gara di bevute alla taverna, dicendo di aver bevuto
litri e litri di birra senza dover nemmeno pagare una moneta in quanto il
perdente si era preso carico del conto.
Parsifal invece era riuscito a farsi assumere a palazzo come
aiuto stalliere.
«A te com’è andata la giornata?» domandò Lancelot mentre
tagliava con forchetta e coltello il pezzo di pollo troppo grande per Mordred.
Merlyn sorrise «Oh, niente di
speciale. Ho consegnato i vari tonici e poi sono andata a fare un giro per il
mercato.» mentì sfidando con lo sguardo lo zio a contraddirla. L’uomo rimase in
silenzio, anche perché aveva detto la verità, semplicemente omettendo quello
che era successo dopo il mercato.
I cinque ospiti entrarono nella piccola stanza e si
prepararono per la notte. Mordred venne spogliato per
essere poi infilato nella sua camicia da notte. Gli uomini si tolsero le
tuniche rimanendo a petto nudo, sistemando a terra delle coperte per dormirci
sopra. Merlyn invece allentò semplicemente i lacci
del suo corsetto, non poteva certamente dormire in camicia da notte davanti a
loro nonostante la profonda amicizia che li legava, ma in compenso si prese il
letto insieme a Mordred.
Spense la candela augurando la buonanotte a tutti, domani
sarebbe stata una lunga giornata.