La Galassia del Sole

di Shade Owl
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Un proiettile vagante aveva colpito Gareth, ferendolo alla gamba qualche centimetro sopra il ginocchio. Se fosse stato più basso avrebbe frantumato la rotula.
Leon si inginocchiò accanto a lui, mentre dal fondo del corridoio arrivavano rumori di persone che correvano nella loro direzione, segnalando la presenza di guardie in arrivo; acqua e fumo oscuravano la visuale, quindi era impossibile dire dove fossero precisamente, ma almeno anche loro erano nascosti alla loro vista, tanto che adesso avevano smesso di sparare.
Fortunatamente, la ferita di Gareth non sembrava grave, a vedersi: non usciva molto sangue (forse aveva mancato l’arteria, per fortuna), ma questo non significava che non fosse un problema. In quelle condizioni non sarebbe mai riuscito a correre.
Senza perdere tempo, Gareth tirò fuori da una tasca un rotolo di garza, strappò la confezione coi denti e cominciò subito ad avvolgerla intorno alla ferita, serrandola forte.
- Non è niente…- disse subito, la voce contratta dal dolore - Ha mancato la femorale… ma è ancora dentro… e fa male…-
- Ce la fai a camminare?-
Lui annuì e cercò di tirarsi su, anche se poi ricadde a terra. Leon si guardò alle spalle, nervosa: stavano arrivando altre guardie.
- Lasciami qui, se vuoi.- disse lui, cogliendo il suo sguardo - Ti raggiungerò tra poco.-
Leon lo guardò.
- Gareth, noi siamo amici.- disse secca - Non ti lascio qui.-
Gli afferrò il braccio, passandoselo sulle spalle, e lo tirò su. Lui gemette un momento.
- Allora… è così che ci consideri, eh?- ridacchiò dolorosamente.
Lei aggrottò la fronte.
- Cosa?- chiese.
- “Amici”.-
Lei sbuffò.
- Se non vuoi che ti lasci qui davvero, allora sta zitto e cammina.-
Qualcuno riprese a sparare, ma ormai Leon era riuscita a svoltare oltre un angolo, e lei e Gareth, bagnati dall’acqua che pioveva dal soffitto e pieni di polvere, si trascinarono fino alla porta da cui avrebbero potuto uscire. Leon dubitava che Gareth sarebbe riuscito ad arrampicarsi bene, con quella gamba, ma quello era il solo modo che avevano per scappare, specie adesso che il piano era stato sigillato. Per aprire la porta dovette usare di nuovo l’Elettrocinesi, e non appena furono passati se la chiuse dietro. Non avrebbe retto ad una carica, purtroppo.
- Mettiti l’imbragatura.- disse Leon, portandolo vicino alla finestra - Ti aiuto io a sali…-
Non avevano fatto in tempo ad allontanarsi dalla porta, e la carica temuta dalla Figlia del Sole giunse fin troppo presto. Entrambi caddero a terra, mentre tre uomini facevano irruzione nella stanza.
- Scudo!- gridò Leon, afferrando Raggio e sollevandola.
Un paio di pallottole rimbalzarono sulla superficie metallica, che aveva alzato per proteggere la testa sua e del ragazzo, poi lanciò lo scudo verso la porta. Le guardie alzarono le braccia istintivamente, e lei ne approfittò, buttandosi a testa bassa e spingendoli con forza. Sorpresi da quanto stava accadendo non riuscirono a reagire in tempo, e due di essi caddero a terra sotto il suo peso, mentre solo il terzo riuscì a sgusciare via.
Prima che potesse puntare bene la pistola, comunque Leon, che ancora stava spingendo lo scudo sopra gli altri due, afferrò rapidamente la sua arma per la canna.
- Per questo non uso armi da fuoco.- mormorò lei, seria.
Un attimo dopo rilasciò un torrente di elettricità dalle mani, stordendo i due che teneva inchiodati a terra; la polvere da sparo nei proiettili della pistola, invece, reagì più violentemente e, con un fracasso tremendo, fece esplodere la pistola nella mano della terza guardia, che venne anche investita dall’elettricità.
La combinazione di cose scaraventò il poveretto contro un muro con una mano che sanguinava, e quando si accasciò rimase immobile senza fiatare, mentre gli altri due rimasero a terra, mugolanti e incapaci di orientarsi dopo l’elettrocuzione subita.
Illesa ma sempre più agitata, Leon si alzò in piedi rapidamente, dirigendosi verso Gareth.
- Ci dobbiamo sbrigare!- esclamò - Dai, muoviti!-
Il ragazzo si rialzò come meglio poté e corse alla maggior velocità permessa dalla gamba ferita verso la finestra rotta, mettendosi l’imbragatura il più rapidamente possibile.
- Arrampicati!- disse Leon, prendendo l’estintore più vicino e usandolo per colpire la serratura della porta, ora chiusa.
I colpi deformarono quel punto della soglia, che essendo in metallo non si ruppe, ma rimase incastrata. Con un po’ di fortuna, aprirla sarebbe stato difficile.
- Leon!- gridò Gareth, che si stava già agganciando alla corda che penzolava di fuori - Sbrigati, dai!-
Leon corse verso la finestra, ma la porta cominciò a tremare: qualcosa l’aveva colpita, ed era molto più forte di un paio di guardie della sicurezza. Dopo appena un altro colpo si spalancò completamente, uscendo addirittura fuori dai cardini, e qualcosa entrò con lentezza: non era un uomo, ma un automa.
- Oh, ma che cavolo…- gemette lei.
Era alto almeno il doppio di Leon, una figura meccanica composta da uno scheletro di acciaio sottile e scuro dalla forma vagamente simile a quella di una persona. Al posto della testa aveva una grossa lente, sicuramente il sensore ottico principale, e le sue braccia terminavano di una coppia di armi dotate di enormi tamburi di proiettili, forse delle mitragliatrici.
Entrò con dei movimenti a scatto, meccanici, tipici di una macchina; dietro di lui fecero irruzione anche altri due uomini, che subito puntarono contro di loro le armi.
- Fermi!- gridò una delle due guardie.
Leon aveva rimesso a posto Raggio, e stavolta non sarebbe riuscita a raggiungerla prima che quei due o l’automa aprissero il fuoco. Oltretutto, altre guardie stavano entrando dietro di loro, non meno di tre, anch’esse armate. Erano in trappola, purtroppo.

La porta blindata si aprì, ma poi scattò l’allarme. Drake e Marie sussultarono, alzando lo sguardo.
- Non è colpa mia!- disse subito Marie - Non ho fatto niente di strano!-
- Lo so…- disse Drake, cercando di mantenere la calma - Devono essere Leon e Gareth. Sono stati scoperti.-
Poco dopo udirono un’esplosione da qualche parte sopra di loro, anche se le vibrazioni furono quasi totalmente assorbite dalla struttura del palazzo e il suono fu soffocato dalla sirena. Marie divenne pallidissima.
- Abbiamo poco tempo.- disse Drake, aprendo la porta.
Entrarono nella camera blindata e si guardarono intorno: c’erano montagne di mazzette di banconote, alcuni lingotti, valigette varie e quelli che sembravano panetti di droga. Poi, in un angolo, c’era una grossa valigia quadrata in metallo, spessa almeno venti centimetri.
- Dici che è lì?- chiese Marie.
- Se non è lì, l’hanno spostata.- rispose Drake - Vai alla porta, guarda se la via è libera.-
Mentre la ragazza eseguiva, lo Stratega prese la valigetta e la aprì: dentro c’era un blocco di metallo, a metà tra il grigio ferro e il verde, scintillante e pieno di formazioni cristalline dagli angoli leggermente affilati. Era senz’altro quello.
- Ci siamo.- disse tra sé.
Chiuse la valigetta e corse alla porta, uscendo di corsa, ma fuori dall’anticamera trovò ad aspettarlo una coppia di automi da guardia e cinque uomini, quattro di essi in divisa e armati, un altro in vestaglia. Marie era ferma davanti a loro, le mani alzate.
L’uomo in vestaglia fece qualche passo avanti. Era più basso di Drake, un po’ robusto di costituzione, forse sulla cinquantina, i capelli color grigio ferro. I suoi occhi acquosi indugiarono sulla valigetta che Drake teneva in mano, poi guardò lo Stratega.
- Potrei sapere cosa vuoi farci con la mia Clumnite?-

Problemi, problemi, problemi... sempre e solo problemi. Beh, che dire... ringrazio John Spangler, Easter_huit, Biscottoalcioccolato e Bindaz, i lettori che mi seguono.
A presto!

 





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