Le avventure di Arcolago

di Emilia Zep
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Se a Pietro e Giulio avessero raccontato quello che sarebbe successo quell’estate, certamente non ci avrebbero creduto. E allora figuriamoci se l’avrebbero fatto i grandi! Li avrebbero guardati con condiscendenza dicendo “I bambini! Quanta fantasia!”
Per questo, i due fratelli, dopo gli eventi inimmaginabili di quelle vacanze in montagna si erano ripromessi solennemente di non rivelare a nessuno l’accaduto.
Prima però avevano nascosto in un posto sicuro la pentola di rame che gli aveva dato Eriol, quando li aveva salutati al confine di Arcolago.
Tutto era cominciato all’inizio dell’estate. E anche se a Pietro e Giulio sembravano passati secoli, si trattava  in realtà appena di qualche mese.
Stavano facendo una passeggiata con il nonno, su per il sentiero.
Tutti e due avevano sempre amato le camminate in montagna. Per questo ogni volta che partivano per Ponte Chianale erano felici come pasque. Il nonno li portava sempre a fare bellissime escursioni e gli faceva scoprire sentieri, ruscelli, laghi nascosti.
Quel giorno, lungo la via, il nonno si era fermato a chiacchierare con un turista francese molto simpatico e i due bambini erano rimasti a giocare nell’erba poco più in là.
Ecco che qualcosa attirò l’attenzione di Giulio.
“Ehi Giulio, dove vai?”
Pietro era il fratello maggiore e cercava di essere il più responsabile “Se ci allontaniamo troppo il nonno si preoccuperà”
Ma Giulio passetto dopo passetto era uscito dal sentiero e indicava con il ditino una bambina, poco più in là, nella radura, che sembrava tutta intenta ad agitare un legnetto per aria.
“Ma quella è Micaela!” Pensò Pietro.
Micaela era una bambina del posto che abitava non lontano da loro. A Pietro non era molto simpatica perché ogni volta che la invitava a giocare rispondeva con aria grave che non aveva tempo e doveva fare i compiti. Secondo Pietro si dava un sacco di arie solo perché aveva un paio d’anni più di lui! E non ci credeva per niente che avesse davvero tutti quei compiti da fare.
E infatti, invece di essere a casa a studiare, ecco che se ne stava lì ad agitare quel legnetto per aria, mormorando parole incomprensibili tra sé e sé.
Era davvero strana, pensò Pietro: magra magra, con un enorme massa scura di capelli ricci e la faccia piena di lentiggini.  Indossava sempre dei calzettoni a strisce tutti colorati e, soprattutto, aveva un occhio grigio e l’altro verde.
Era tutta concentrata e sembrava sforzarsi moltissimo.
“Dai… dai… ti prego” diceva di tanto in tanto.
Pietro e Giulio si guardarono perplessi, a tutti e due scappava da ridere.
Ma quando Pietro tornò a girarsi verso la bambina non poté credere ai suoi occhi.
“Oddio Giulio, dammi un pizzicotto!”
Ma anche il fratello guardava davanti a sé con la bocca spalancata.
Perché per qualche secondo al posto di Micaela era comparso un pipistrello.
Sì sì, proprio un pipistrello.
Ora, non dovete pensare che questo prodigio fosse durato più di tanto. Si trattò davvero di qualche secondo. Ma a Pietro e Giulio sembrò un tempo infinito.
Non dovete nemmeno pensare che questo pipistrello fosse il più bello della sua specie. Anzi, era un po’ rachitico, con un ala più piccola dell’altra e non volava poi nemmeno troppo bene.
Ma bisogna capire che Pietro e Giulio non avevano mai visto – né mai avrebbero immaginato di vedere –una bambina come loro trasformarsi in pipistrello.
Il volatile non fece in tempo a godersi i suoi quattro o cinque secondi di gloria che con un piccolo pop! tornò ad essere Micaela e piombò sul terreno con un tonfo sonoro.
“Oh no! Oh no!” Si lamentò la bambina stizzita “Non ce la farò mai! Mai!”
Micaela era così buffa che questa volta Giulio non riuscì a fare a meno di farsi sfuggire una risatina.
La bambina si voltò di scatto e li vide. “E voi due?”, sembrava molto seccata, “Che ci fate qui?”
“Perché, non si può?” Ribatté Pietro “Il bosco mica è tuo!”
Micaela scosse la testa “Avete visto tutto, vero?”
I due bambini annuirono.
“Ecco, lo sapevo! Adesso mi tocca farvi un incantesimo per cancellarvi la memoria!”
Giulio spalancò la bocca ancora di più.
“Un incantesimo?” Ripeté Pietro “Quindi è tutto vero. Quella di prima era una magia?”
“Oh sì!” Rispose Micaela con aria d’importanza.
“E come mai sai fare le magie?”
“Perché sono una masca”
“Una cosa?”
“Una masca.”
“E che cos’è una masca?”
“Una masca è una specie di maga. Vengono chiamate così le maghe e le streghe di queste parti. Nella mia famiglia siamo masche da generazioni. Anche mia mamma lo è e pure mia nonna.”
“Oh” Pietro e Giulio non riuscivano a credere alle proprie orecchie, “E quel legnetto è la tua bacchetta magica?”
“Sì. Mi sto allenando per un esame molto importante.” Spiegò Micaela “Se a settembre verrò promossa, prenderò il Libro del Comando, che è un libro in cui sono scritti tutti i sortilegi principali della nostra tradizione. Solo quando si riceve il Libro del Comando si diventa una masca a tutti gli effetti.”
“E’ per questo che stai sempre a studiare?”
“Sì, è un esame molto difficile. Bisogna fare una pozione magica complicatissima e poi anche essere in grado di trasformarsi in un animale. Io ho scelto il pipistrello.”
“E vai in una scuola di magia come quella di Harry Potter?”
“Oh sì! Anche meglio di quella di Harry Potter! Si chiama Ca d’le Masc. Altro che Hogwarts!”
Pietro e Giulio la guardarono ammirati.
“Adesso però devo proprio cancellarvi la memoria. E’ vietatissimo farsi vedere dalla gente normale mentre si fanno incantesimi. Potrei passare dei guai.”  
Micaela sollevò la bacchetta, un po’ titubante.
“Aspetta aspetta!” La fermò Pietro
“Eh lo so” Sospirò Micaela comprensiva “Dopo essere venuti a conoscenza di simili prodigi non li si vorrebbe dimenticare.”
“No, non è quello” Spiegò Pietro un po’ imbarazzato “Ma sai prima, quel pipistrello… non era così convincente.”
La bambina parve delusa “Era tanto brutto?”
Né Pietro né Giulio volevano essere maleducati “No… no… carinissimo! Però… aveva un’ala strana , non è durato molto e sei anche caduta…”
“Lo so” ammise Micaela a malincuore.
“Questo incantesimo di memoria è molto difficile?” 
“Molto.”
“E lo hai mai fatto prima?”
“No. E’ la prima volta.”
Pietro e Giulio indietreggiarono intimoriti.
Micaela abbassò la bacchetta “Non vi fidate, vero?”
I bambini non risposero
Micaela si lasciò cadere sull’erba e scoppiò a piangere “Lo so, lo so, sono un disastro! Mi bocceranno, non prenderò mai il Libro del Comando e non diventerò mai una vera masca!”
I due fratelli non sapevano cosa fare. Giulio si avvicinò alla bambina e le accarezzò i capelli.
“Dai, non dire così.” Provò a consolarla Pietro “Non deve essere facile trasformarsi in pipistrelli.”
Micaela raddoppiò i singhiozzi “E’ difficilissimo! Sono mesi che mi alleno ma niente! Più mi sforzo e più non mi riesce. E la maestra Clerionessa mi odia, mi boccerà di sicuro.  E no, Ca d’le masc non è per niente come la scuola di Harry Potter. Le aule sono strette e in laboratorio non ci sono mai abbastanza calderoni per tutti! E io rimango sempre senza.”
“E perché sempre tu?”
“Perché Evelina, Marco e gli altri della loro banda mi fanno mille dispetti. E se arrivo prima di loro e non gli lascio la postazione me la fanno pagare. E quando vedranno il mio pipistrello con l’ala atrofica rideranno tutti. Non voglio nemmeno pensarci!”
Giulio le fece un’altra carezza.
“E con voi non so come fare! Di sicuro vi cancellerò i ricordi sbagliati. Non vi ricorderete più come vi chiamate e neppure quando è il vostro compleanno! ”
“Oh no!”
“Ma se qualcuno scopre che mi avete vista fare una magia mi espelleranno!”
“Ma noi non lo diremo a nessuno!” Promise Pietro.
Giulio annuì “Nessuno”.
Micaela lì guardò.  Se avesse combinato qualche pasticcio nella memoria dei suoi nuovi amici non se lo sarebbe mai perdonato.
“E va bene” acconsentì “E’ un giuramento solenne però. Non dovete dirlo ad anima viva. Mai. Per nessun motivo al mondo.”
I due fratelli giurarono.
“Per nessun motivo al mondo” ripeterono.
In quella, arrivò il nonno trafelato “Pietro, Giulio ma dove eravate finiti!”
“Signor Martino” disse Micaela “Non li sgridi. Li ho trattenuti io”
Il nonno vedendo che Micaela era un po’ più grande dei suoi nipoti, parve tranquillizzarsi “Va bene ma la prossima volta dovete chiedere il permesso. Non voglio più perdervi di vista.”
I due bambini salutarono la loro nuova amica e lei si portò il dito davanti alla bocca come per ricordare loro di mantenere il segreto.




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