Capitolo
7
Un
tempo eravamo guerrieri
Gabriel
assunse un'espressione contrariata. "Veramente non ci somigliamo
affatto, Lucifer é biondo e poi è affetto da
eterocromia!"
"Quello
non è David Bowie?" domandò Alba perplessa.
Ariel
si alzò dal letto e si diresse verso Arianna ancora a terra,
priva di sensi. "Non so se ve ne siete accorti, ma Arianna è
svenuta!" commentò prendendola in braccio e uscendo dalla
camera di Michele.
Alba
lo raggiunse nel corridoio.
"La
sua camera è…".
"Quella
in fondo a destra!" finì per lei Ariel entrando in camera
di Arianna e poggiandola sul letto.
Le
accarezzò delicatamente il viso, soffermandosi per un istante
sulla fronte come per controllarle la temperatura, scostò le
coperte e dopo averle tolto maglia e pantaloni sistemò il
piumone in modo da coprirla per bene.
Ariel
si era profondamente pentito del modo in cui si era comportato con
Arianna, ma scusarsi con lei non era bastato a fargli riconquistare
la fiducia della ragazza che aveva deciso di non vederlo più.
Si
sedette sul letto accanto a lei e si guardò intorno
malinconico. Non era cambiato nulla dall'ultima e unica volta che era
stato lì. Le stampe di Mirò, la scrivania perfettamente
ordinata, il poster di Manhattan ai tempi in cui i profili delle Twin
Towers rendevano unico il panorama di New York. Era rimasto tutto
uguale.
Alba
lo osservò sulla soglia della porta. "Sei mai stato
innamorato di lei, almeno un po'?"
Ariel
si girò verso Alba. "Si, ma non lo avevo capito. Ero
troppo preso dall'idea che Azaele volesse rubarmi l'anima di Molinesi
e ho finito per perdere la mia occasione".
"Mi
dispiace!" rispose Alba.
"Forse
è meglio così, apparteniamo a due mondi troppo diversi.
E comunque me lo sono meritato, ho commesso troppi errori.
Ultimamente però sono maturato molto e credo proprio di
doverlo a quello svampito del tuo ragazzo!"
Alba
ridacchiò "Non mi dire che ti sei affezionato a lui?"
"Non
esageriamo, continua ad essere lo stesso demone casinista e
imprevedibile che tende a darmi sui nervi non appena apre bocca! Però
almeno non lo odio più!" rispose l'angelo sorridendo.
Arianna si mosse nel letto. Alba si avvicinò preoccupata.
"Stai
tranquilla" la rassicurò l'angelo. "Ho fatto in modo
che passasse direttamente al sonno. Si farà una bella dormita
e domani si sveglierà riposata. Però ti consiglio di
prepararti una spiegazione convincente per ciò che ha visto
poco fa!".
Ariel
si alzò dal letto lasciando il posto ad Alba e tornò in
camera di Michele dove regnava un silenzio imbarazzato. Ognuno dei
presenti era rimasto fermo al suo posto. Safet era ancora di fronte
al letto su cui era seduto Michele, mentre Gabriel e Azaele si
lanciavano occhiatine imbarazzate dai lati opposti della finestra
aperta.
Ariel
si rivolse ad Azaele cercando di mostrarsi più cortese
possibile. "Credo che dovresti permettere a tuo padre di parlare
con Sael".
Azaele
stava per rispondergli di farsi gli affari propri ma l'angelo,
facendo uno sforzo per mantenere la calma, lo precedette. "Ascolta,
se Sael è convinto che per causa sua lassù stiano
cominciando a non fidarsi più di Michele, non credi che la
soluzione migliore per fargli capire che si tratta solo di una
paranoia che gli ha messo in testa Ysrafael, sia che un Arcangelo lo
rassicuri? Tuo padre oltretutto non è un Arcangelo come tanti,
è uno dei Sette guerrieri!"
Gabriel
aprì le braccia e commentò soddisfatto "Appunto!"
Azaele
osservò meravigliato Ariel, era la prima volta in tanti
millenni che l'angelo non si stava comportando da stronzo. Rifletté
sulle sue parole e concluse che in effetti Gabriel aveva più
chance di lui.
"E
va bene. Ma non combinare casini!" borbottò rivolto al
padre.
Safet
scosse la testa e mormorò "Non combinare casini…
da che pulpito!"
#
L'aula
Zuckerberg era costituita da un anfiteatro le cui tribune, arredate
da poltroncine rosse, degradavano verso il banco dei segretari. Gli
Arcidiavoli la consideravano il loro Parlamento e vi si riunivano
quando dovevano prendere delle decisioni importanti come per esempio
punire un nuovo peccato, decisione che a dire il vero si presentava
abbastanza raramente visto che gli umani, dimostrando ben poca
fantasia, la maggior parte delle volte si limitavano a escogitare
varianti più o meno elaborate dei più noti ammazzare,
mentire,
rubare
eccetera. Avrebbero dovuto utilizzarla anche per discutere
l'approvazione di nuove circolari infernali o per ratificare
normative emanate dal Paradiso, ma in realtà questo tipo di
attività erano svolte per lo più dai segretari, visto
che la maggior parte degli Arcidiavoli, pur dirigendo formalmente
l'inferno e malgrado un tempo fossero stati dei potenti guerrieri,
forse a causa della cocente sconfitta subita o più
probabilmente perché a parte combattere non sapevano fare
molto altro, si erano ridotti ad un'accozzaglia di pigri debosciati
dediti a bere, mangiare e organizzare orge.
Akenet
e Adel aprirono le porte della sala e ai loro occhi si presentò
lo spettacolo, ben poco edificante, degli Arcidiavoli riuniti
insieme. Alcuni erano stravaccati sulle poltrone a bere birra e
strafogarsi di cibo dalle origini non meglio identificate, altri
erano seduti scompostamente a guardare film porno dai tablet, altri
ancora erano impegnati con uno o più colleghi in attività
non esattamente consone ad una seduta in Parlamento.
Akenet
si guardò intorno disgustato mentre Adel era paralizzata
dall'imbarazzo, pur non essendo la prima volta che si ritrovava ad
affiancare il suo capo in una assemblea di Arcidiavoli, non riusciva
ad abituarsi allo spettacolo deplorevole fornito ogni volta dai suoi
superiori.
Uno
dei segretari notò gli ultimi arrivati e suonò la
sirena di inizio riunione. Alcuni Arcidiavoli si ricomposero
sbuffando, altri presero svogliatamente posto sulle poltroncine.
Un
Arcidiavolo notevolmente appesantito dagli stravizi si rivolse ad
Akenet. "Allora, la tua serva ha scoperto qualcosa? Quel demone…
coso, come si chiama… Azazel, ha ingravidato l'umana o no?"
Akenet
incrociò le braccia e rispose. "Si, la mia segretaria ha
verificato che l'umana è effettivamente incinta del demone
Azaele!" stava per lasciare la parola ad Adel ma fu preceduto
dal caos che scoppiò nella sala.
Gli
Arcidiavoli presi dall'entusiasmo di quella notizia tanto attesa da
millenni, avevano cominciato a saltare sulle poltrone dandosi il
cinque e schiamazzando senza alcun ritegno. Alcuni per festeggiare
iniziarono ad agitare le bottiglie di birra e spruzzare schiuma
dappertutto.
Akenet
rimase impassibile, ma Adel percepì tutto il disprezzo
dell'Arcidiavolo nei confronti dei suoi sguaiati colleghi. Mentre
l'osservava si rese conto che il suo capo possedeva molta più
dignità di tutti gli altri Arcidiavoli messi insieme. Si
sorprese a pensare che se non fosse stato per il timore che le
incuteva quella sensazione di rabbia trattenuta a stento che Akenet
trasmetteva per la maggior parte del tempo, lo avrebbe trovato
piuttosto sexy nonostante le cicatrici sulle braccia e sul dorso.
L'arcidiavolo
si voltò verso Adel e le lanciò uno sguardo
indecifrabile a causa di quelle due pozze nere che erano i suoi
occhi. Lei fece due passi indietro spaventata, lui accennò un
sorriso che era più un sogghigno, avanzò verso di lei e
la superò afferrando per il collo uno dei segretari.
"Suona
la sirena, ne ho abbastanza di assistere a questa merda!"
Il
segretario non se lo fece ripetere due volte.
Al
suono della sirena gli Arcidiavoli si calmarono nuovamente.
Un'Arcidiavola,
si alzò in piedi e si rivolse ad Akenet con una voce
gracchiante e fastidiosa. "Bè, allora che aspetti a
mandare qualcuno a prendere l'umana, ti pesa il culo?"
"L'umana?"
domandò perplesso Akenet.
"Sei
stupido o che? Vuoi che ce la freghino gli angelici?"
Akenet
rispose freddamente. "Ti risulta che un umano vivo possa varcare
le soglie dell'Inferno, Zoel?"
La
demone si rese conto di aver detto un'idiozia e tornò a
sedersi senza rispondere.
"Bé,
ma allora come facciamo?" intervenne lamentoso un altro
Arcidiavolo dal ventre prominente, mezzo nudo e completamente
fradicio di birra.
"Invierò
una spia per tenere d'occhio la situazione e quando sarà il
momento interverremo!"
"E
quando sarebbe il momento, scusa?" domandò un altro
Arcidiavolo alto, magro e completamente rasato, a parte per un lungo
ciuffo nero sulla nuca.
"Quando
sarà vicino il parto, ovviamente. Aspetteremo che nasca il
bambino e ce lo porteremo via!"
"Ah!
Ma se prima hai detto che gli umani non possono varcare le soglie
dell'Inferno, ti stai contraddicendo!" intervenne trionfante
Zoel.
"Mi
riferivo alla madre. Il bambino è per metà un demone!"
le rispose Akenet con voce tagliente.
"Ah,
già!" rispose Zoel imbarazzata.
"Qualcun
altro ha qualcosa da dire?" domandò Akenet guardandosi
intorno. Nella sala calò il silenzio. "Bene, allora io
vado. Vi lascio al vostro lavoro!" concluse ironicamente
voltandosi e avviandosi verso l'uscita della sala.
Adel
gli andò dietro e quando furono fuori dovette aprire le ali e
seguirlo in volo, l'Arcidiavolo camminava troppo velocemente perché
lei potesse mantenere il suo passo.
A
un certo punto si accorse che Akenet non si stava dirigendo verso il
nono girone. Continuò a seguirlo finché il demone si
alzò in volo per poi posarsi su una delle torri di guardia
poste sulle mura che circondavano la città di Dite.
L'Arcidiavolo si fermò a osservare il panorama infernale con
le mani appoggiate sulla balaustra infuocata. Adel atterrò al
suo fianco e raccolse le ali per evitare di ustionarle
inavvertitamente. Seguendo lo sguardo di Akenet si rese conto che da
lassù si potevano vedere quasi tutti i Cerchi e i Gironi
infernali, il fiume Stige attraversato dall'imbarcazione di Caronte,
come sempre stipata oltre il limite, e ancora più lontano il
Flegetonte e persino il Cocito che si inabissava e scorreva a spirale
risalendo poi fino a toccare le sponde della palude all’ingresso
dell’Ade.
Dal
basso salivano le urla disperate dei dannati, le imprecazioni e gli
ordini secchi dei demoni custodi.
"Un
tempo eravamo guerrieri!" disse Akenet, senza voltarsi. La sua
voce era velata di una malinconia che colpì Adel. "Lei,
lo è ancora. Signore!"
Lui
si voltò, accennò un sorriso e rispose. "Ti
ringrazio, Adel. Ma neanche io lo sono più. Ormai sono solo un
misero burocrate. Se il Padre voleva punirmi per i miei errori, c'è
riuscito perfettamente!"
Adel
non disse nulla.
"Immagino
che abbia capito chi sarà la spia che seguirà le mosse
di Azaele e della sua compagna!"
"Si,
Signore!" sospirò lei.
"Bene,
almeno tu non deludermi!"
Adel
annuì ma esitò prima di volare via.
"Che
stai aspettando? Muoviti!" le ordinò lui bruscamente
facendole fare un piccolo balzo indietro.
"Mi…
mi scusi Signore. Vado!" balbettò Adel alzandosi
immediatamente in volo.
Akenet
diede un'ultima occhiata al panorama, saltò sulle mura e si
lanciò verso il nono girone cercando di non far troppo caso
alla gradevole sensazione di pace che aveva provato quei pochi
istanti che Adel era rimasta al suo fianco sulla torre di guardia.
#
Sael
volava sui tetti di Roma ripensando a i tutti i bei momenti passati
con Michele. Non era stato mai cosi felice in vita sua, come con
l'angelo. Ma era proprio per questo che l'aveva lasciato, non
riusciva a sopportare l'idea di essere la causa della sua rovina, lo
amava troppo. Grosse lacrime cominciarono a scorrergli lungo le
guance, stava così male che decise di posarsi sulla terrazza
di Castel Sant'Angelo. Una volta atterrato, raccolse le ali e si
sedette su uno dei cannoni, prese un lungo respiro e si asciugò
le lacrime con una mano.
Aveva
pensato che fermarsi lo avrebbe aiutato a riprendere il controllo, ma
la vista dell'angelo che vegliava su Roma dall'alto del Castello gli
ricordò Michele. Crollò completamente e in modo
terribilmente imbarazzante, il respiro rotto da singhiozzi e il viso
completamente bagnato di lacrime.
"Non
sei un po' cresciuto per piangere in quel modo?" gli domandò
una voce dal bel timbro baritonale, subito dopo Gabriel atterrò
di fronte a lui.
Sael,
spaventato, spalancò le ali e fece un balzo indietro andando a
sbattere contro una piramide di palle di cannone che rotolarono da
tutte le parti abbattendo svariati turisti.
Sael
si guardò intorno sconvolto.
"No…
non l'ho fatto apposta!" balbettò.
Gabriel
osservò gli umani che si lamentavano, chi tenendosi una gamba,
chi una caviglia e commentò pensieroso. "Di solito questi
incidenti tendo a provocarli io, sono un po' distratto!"
Dopodiché unì le dita della mano destra nel gesto della
benedizione. Le palle di cannone tornarono al loro posto e gli umani
si rialzarono in piedi ricominciando a visitare il castello come se
non fosse successo nulla. L'arcangelo riportò lo sguardo su
Sael.
Il
demone si spaventò di nuovo e indietreggiò finché
non si ritrovò bloccato contro il muro.
Gabriel
lo raggiunse e si fermò ad osservarlo perplesso. "Perché
sei tanto spaventato? Non hai fatto nulla di male, a parte indossare
quegli stupidi occhiali scuri, e come da accordo Paradiso-Inferno,
numero un milione e… sblisga, non porti armi. Quindi perché
pensi che voglia punirti per qualcosa?"
"Pe…
perché lei è un Arcangelo!" rispose Sael
togliendosi immediatamente gli occhiali.
Gabriel
sbuffò. "Questo non significa che vada in giro a
saccagnare di botte i demoni infernali senza alcun motivo!"
"Saccagnare?"
domandò Sael perplesso.
Gabriel
alzò gli occhi al cielo. "Facciamo i linguisti adesso?
Riempire di botte… ti è più chiaro ora?"
domandò sarcastico.
"Sissi!
Chiarissimo. Signore!" rispose il demone preoccupato di non fare
innervosire l'Arcangelo.
Questi
lo osservò e domando "Allora, perché stavi
piangendo?"
Sael
arrossì. "Io, cioè… ma perché è
atterrato davanti a me?"
"Odio
quando qualcuno risponde ad una domanda con un'altra domanda! Ti ho
chiesto perché piangevi!" rispose infastidito Gabriel.
Sael
abbassò lo sguardo senza rispondere. Gabriel decise che era
inutile insistere, il figlio di Safael era palesemente imbarazzato e
non si sarebbe certo aperto così facilmente, doveva prima
conquistare la sua fiducia. Decise di cambiare tattica.
"Andiamo
a berci una birra, devo farti qualche domanda su Azaele!"
"Azaele?"
"Si,
vorrei avvicinarmi al ranocchietto insolente, ho bisogno di chiedere
consiglio a qualcuno che lo conosca bene e tu sei il ragazzo del suo
migliore amico oltre che il figlio di Safael, l'unico demone di cui
mi fido ciecamente!"
Sael
rimase di sasso, in una sola frase Gabriel aveva ammesso di conoscere
Safet, di sapere che era suo padre e soprattutto di sapere che lui e
Michele stavano insieme.
"Ma,
per quale motivo vuole parlare con me, insomma io… non sono
una spia e non voglio metterlo nei guai!"
"Chi
ha detto che devi metterlo nei guai, ragazzino hai problemi di
comprendonio? Ho detto che voglio avvicinarmi
a lui. Ci tengo parecchio al ranocchietto e tu sai cosa intendo, no?"
rispose Gabriel dando per scontato che il demone sapesse che Azaele
era suo figlio.
Sael,
che al contrario non ne sapeva nulla, fraintese completamente e lo
guardò a bocca aperta.
"Ma…
ma come… cioè…!" balbettò
imbarazzato.
"Bé,
ti sembra così strano che io possa avere un interesse del
genere per il ranocchietto? Guarda che anche se adesso non si
direbbe, c'è stato un tempo in cui l'ho tenuto tra le mie
braccia, coccolato e sbacciucchiato". Gabriel sospirò al
ricordo di Azaele poco più che neonato stretto tra le sue
braccia e aggiunse con aria un po' sognante. "A lui piaceva
tanto!"
Sael
boccheggiò senza riuscire ad emettere alcun suono coerente.
"Santo
cielo piantala di comportarti come un pesce palla e rispondimi, ti va
di darmi una mano o no?" sbuffò Gabriel.
"Io…
cioè, lei capisce che… è imbarazzante per me,
oltretutto ecco… Azaele al momento è impegnato con
Alba. Si amano molto e non credo che... sia il caso".
Gabriel
osservò Sael dubbioso. "Si, bé, lo so che è
fidanzato con quella piccola umana deliziosa, ma non vedo perché
questo dovrebbe impedirci di ricucire il nostro rapporto!"
Sael
diventò rosso per l'imbarazzo e cominciò a sentire
troppo caldo, si allentò la cravatta e rispose. "Non si
arrabbi, la prego ma non credo che… cioè, non penso che
Alba accetterebbe una cosa del genere!"
"Uh,
perché? A dire il vero non mi sembra di averle fatto una
cattiva impressione, secondo me sarebbe contenta se entrassi nella
loro vita!".
"Senta…
Alba è molto gelosa di Azaele, non credo proprio che sia
disposta a dividerlo con… con qualcuno!" Riuscì a
dire il demone sperando di non provocare l'ira funesta
dell'Arcangelo.
Gabriel
per un attimo non capì cosa c'entrasse la gelosia di Alba, poi
improvvisamente il dubbio che tra lui e il giovane demone ci fosse
stato un enorme malinteso si palesò alla sua mente. "Ma
che hai capito ragazzino?" riuscì a malapena a
gorgogliare piegato in due dalle risate.
Sael
lo osservò esterrefatto e allo stesso tempo rassicurato,
almeno apparentemente l'Arcangelo non sembrava arrabbiato.
Quando
Gabriel si ricompose avvicinò un po' il suo viso a quello di
Sael e gli domandò "Ok, ora guardami bene in faccia, non
ti viene in mente nulla?"
Il
demone osservò i capelli neri ricci di Gabriel, la barba
tagliata corta, il naso proporzionato e ben disegnato, il fisico
snello e l'altezza non proprio elevata per essere un Arcangelo.
"Oh,
Santo Cielo! Lei non sarà mica il padre di…!"
L'Arcangelo
sorrise. "Esattamente, ragazzo, sono il padre di Azaele e sono
preoccupato per lui, ha combinato un casino gigantesco e questa volta
voglio stare al suo fianco per proteggerlo!" Allungò una
mano su una spalla di Sael e propose gentilmente. "Dai, andiamo
a prenderci una birra, così parliamo con calma".
Gabriel
prese una sedia e si sedette invitando Sael a prendere posto
dall'altra parte del tavolino.
Ora
che aveva assunto il suo aspetto umano, a parte per gli occhi blu con
sfumature di grigio, somigliava ancora di più ad Azaele. Sael
non riusciva ancora a credere che fosse proprio lui il padre di
quello svampito, ma oramai non aveva più dubbi. Il demone notò
che condivideva con il figlio anche lo stesso gusto nel vestire.
Indossava un paio di jeans, una maglia a maniche corte azzurra sotto
una camicia jeans di colore blu e un paio di scarpe Reebok blu scuro.
Rispetto ad Azaele che prediligeva il nero e il grigio scuro, vestiva
capi dello stesso colore dei suoi occhi ma lo stile era decisamente
lo stesso.
Un
cameriere si avvicinò e osservò ammirato Gabriel, in
effetti per quanto fosse basso come Arcangelo, era pur sempre alto
quasi due metri e la sedia del bar lo conteneva a fatica.
L'Arcangelo
ordinò due birre e non appena il cameriere se ne andò
si rivolse a Sael. "Allora, che mi consigli, voglio dire…
tu e Safet siete riusciti a riavvicinarvi, come ha fatto tuo padre a
farsi perdonare?" domandò Gabriel, realmente interessato
al punto di vista di Sael.
"Bé,
la situazione era un po' diversa. Mio padre si è ritrovato con
me all'Inferno e mi ha sempre protetto e aiutato. Lei e Azaele
invece, avete vissuto lontani per millenni!"
Gabriel
si rattristò. "Pensi che non sia possibile che noi…?"
non riuscì a terminare la frase.
Sael
ci rimase male per lui. "No, non intendevo questo, Signore.
Credo che nonostante tutto Azaele desideri sapere chi è suo
padre!"
"Lo
ha appena saputo e non mi è sembrato molto felice!"
sospirò Gabriel.
"Ma
come ha fatto? Cioè non penso che nessuno lo sapesse, a parte
Michele e mio padre!" esclamò Sael stupito.
"Glielo
ha detto tuo padre!" spiegò l'Arcangelo.
"Ma
perché?"
"Semplicemente
perché era arrivato il momento che lo scoprisse. Come ti ho
detto, Azaele ha combinato un enorme casino ed è importante
che sappia chi sono i suoi alleati!"
"Cosa
ha combinato?" domandò Sael e poi ricordandosi della
nausea di Alba esclamò. "Ohmmerda, non mi dica che lui e
Alba aspettano un bambino!"
"Proprio
così! Capisci che è importante che io conquisti la sua
fiducia, succederà un casino e io non potrò aiutarlo se
continuerà a tenermi a distanza!"
"Bé,
allora glielo spieghi, no? E magari cerchi di convincere anche sua
madre ad aiutarlo!"
"Questo
è impossibile, purtroppo Galadriel è morta durante la
Grande Guerra!" spiegò Gabriel tristemente.
"Oh,
mi dispiace molto!" rispose Sael mortificato.
Il
cameriere ritornò con le due birre. Le lasciò sul
tavolo insieme allo scontrino.
"Comunque
penso, che lei debba solo mostrarsi desideroso di chiarirsi con Aza e
soprattutto che sia completamente sincero con lui. In fondo non è
stata tutta colpa sua e di sua moglie. Papà tempo fa mi ha
raccontato che anche i
genitori
di Azaele avevano votato contro la decisione di abbandonare i propri
figli!"
"È
vero, siamo stati solo noi tre a votare contro quella decisione
assurda. Ma alla fine abbiamo dovuto adeguarci al volere della
maggioranza!" confermò Gabriel amareggiato.
"Deve
dirlo ad Azaele, sono sicuro che non ci metterà molto a
perdonarla, desidera molto avere una famiglia!"
"Di
questo me ne sono accorto!" commentò Gabriel leggermente
sarcastico. "Comunque ti ringrazio per il consiglio, proverò
a essere completamente sincero con lui, spero che gli possa bastare
per offrirmi una seconda possibilità!"
"Ne
sono sicuro, Signore!"
"E
adesso dimmi perché piangevi in quel modo, e guarda che non ho
intenzione di lasciar perdere l'argomento!"
Sael
si imbarazzò di nuovo. "Senta è una cosa
personale, non mi sento di parlarne".
"Tuo
padre è il mio migliore amico Sael. Per millenni ha vegliato
su mio figlio proteggendolo dalle ire degli Arcidiavoli, qualunque
problema tu possa avere, voglio aiutarti. Lo devo a Safael!"
Sael
incrociò lo sguardo di Gabriel senza riuscire a sostenerlo.
"E
va bene, allora te lo chiedo senza tanti giri di parole, perché
mai hai fatto una cosa tanto idiota come lasciare Michele? È
un ragazzo splendido, quando ti ricapita un'occasione del genere? E
non domandarmi come lo so, lo so e basta!"
"Guardi
che non sono un cretino, lo so benissimo che Michele è un
ragazzo splendido!" rispose Sael irritato dopo un primo momento
di stupore.
“Calma,
calma non volevo mica offenderti, perché non mi spieghi cosa
ti preoccupa tanto?"
Sael
finì la sua birra. "Io non voglio che Michele finisca
all'inferno per colpa mia! È chiaro ora?" ringhiò
Sael.
Gabriel
poggiò il bicchiere di birra sul tavolino, incrociò le
braccia e scuotendo la testa rispose. "È chiaro che sei
convinto di una cosa molto stupida!"
"Ma
Lei si rende conto che stando con me verrà sporcato dal mio
essere un demone e che prima o poi finiranno per mandarlo all'Inferno
per punirlo?"
"Scusa
ma chi te le ha messe in testa queste fesserie, Ysrafael?"
domandò Gabriel.
"Si,
è stato Ysrafael a mettermi in guardia, e comunque a parte
quello che mi ha detto lui, continuo a fare un sogno terribile in cui
Michele è stato condannato all'Inferno e io a torturarlo!"
Gabriel
riprese il bicchiere, bevette un'altra sorsata di birra e rispose.
"Senti Sael, io posso capire la tua preoccupazione, ma i tempi
cambiano e le situazioni si evolvono. Michele è un Angelo e
sicuramente millenni fa il vostro rapporto sarebbe potuto essere un
problema, ma oggi!"
"Oggi
cosa è cambiato rispetto a millenni fa? Io sono ancora
condannato all'Inferno per un errore commesso quando ero solo uno
stupido adolescente immaturo. Se potessi tornare indietro mi
comporterei molto diversamente, ma non posso, perciò non mi
resta altro che accettare di essere ciò che sono, un demone
infernale senza alcuna speranza di redenzione!" replicò
Sael con gli occhi lucidi.
Gabriel
sorrise comprensivo. "È proprio questo il punto, ragazzo.
Alcuni di voi si sono resi conto di aver commesso un grave errore e
si sono sinceramente pentiti, ma purtroppo la legge stabilita al
tempo della vostra sconfitta non permette di accettarvi di nuovo
lassù!"
Sael
osservò Gabriel senza capire.
"E
la mia storia con Michele che c'entra?".
"Sael,
credi davvero che qualcosa possa accadere senza che Lui lo sappia?"
"No,
immagino di no!"
"Quindi
nel momento stesso in cui tra voi è successo quello che è
successo, non credi che se Lui avesse voluto punire qualcuno, sarebbe
intervenuto e che forse se finora non è stato punito nessuno,
un motivo c'è?"
Sael
abbassò lo sguardo. "Magari ha solo voluto dare tempo a
Michele di rendersi conto che stava facendo una stupidaggine!".
Gabriel
finì la birra e sorrise. "O magari ha voluto lanciarti un
messaggio, ragazzo!"
"Un
messaggio?"
"Non
ti è venuto in mente che forse sei stato perdonato e che
l'amore di Michele per te è parte del perdono che hai meritato
per il tuo pentimento?"
Sael
guardò Gabriel incredulo. "Lei sta veramente dicendo che
Lui potrebbe… potrebbe avermi perdonato?"
L'arcangelo
gli strizzò un occhio. "Esatto ragazzo, e non potendo
riportarti lassù, ti ha mandato un pezzetto di Paradiso
quaggiù".
A
Sael cadde la mascella per lo stupore. "Io…" non
riuscì a dire altro, era così emozionato che non riuscì
a trattenere le lacrime.
Gabriel
si alzò, lasciò il conto sul tavolo e si avvicinò
a Sael. "Dai, andiamo. Michele non vede l'ora che torni da lui!"
Sael
si alzò e abbracciò Gabriel. L'Arcangelo non si tirò
indietro.
Il
cameriere tornò per ritirare il conto e li guardò
commosso, era contento che quei due avessero fatto pace, erano
davvero una bellissima coppia. Sospirò e decise di chiamare la
sua ragazza, era stupido continuare a rimanere arrabbiato con lei per
quella scemenza.
Sael
si staccò da Gabriel imbarazzato. "Mi scusi…!"
"Va
bene così, Sael. Mi fa piacere che ti fidi di me. Vorrei che
anche mio figlio si lasciasse abbracciare!"
"Sono
certo che lo farà, lei è una bravissima persona e penso
che sarà un ottimo padre!"
"Ti
ringrazio molto Sael, spero tanto che tu abbia ragione! Ora torniamo
a casa, ok?"
Sael
esitò. "Michele è arrabbiato?"
"No,
è solo ansioso di rivederti, dai andiamo!" rispose
Gabriel sorridendo e aggiunse. "Ah, un'altra cosa…
piantala di darmi del lei,
mi fai sentire vecchio!"
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