Attenzione:
accenni a torture off-screen
Note:
what-if ispirato all'arco narrativo “Una morte in
famiglia”
Appena
uscito dal rifugio di Ra's
al Ghul,
Jason respirò a pieni polmoni l'aria fresca di quella notte
primaverile, assaporando per un attimo la libertà appena
riconquistata prima di allontanarsi furtivamente.
A guardare
la voglia, si sarebbe sdraiato da qualche parte nei dintorni per
riprendere le forze dopo gli scontri affrontati a fatica lungo il
tragitto ma non poteva permetterselo. Talia aveva rischiato molto per
aiutarlo e non era proprio il caso di vanificare un'altra volta gli
sforzi di entrambi. Già qualche giorno prima infatti, dopo
averlo
immerso in segreto nel Pozzo di Lazzaro per fargli recuperare la
memoria, la donna aveva
cercato
di farlo fuggire per avvertire Batman del pericoloso piano della Lega
degli Assassini che avrebbe potuto costargli la vita ma il ragazzo,
ancora confuso dopo la cura, era stato sorpreso di lì a poco
da uno
degli adepti e riportato alla base.
Ovviamente
Ra's al Ghul non aveva
preso bene la sua
fuga e Jason, in segno di riconoscenza per ciò che Talia
aveva fatto
per lui e Bruce, le aveva dato a sua volta una mano sostenendo di
aver cominciato da tempo a recuperare frammenti di memoria senza che
nessuno se ne accorgesse, riuscendo quella sera a tramortirla e
scappare quando aveva tentato
di
ucciderlo nel sonno.
Per fortuna
il capo dei criminali gli aveva creduto, ma capendo il rischio che
avevano corso, dal momento che il giovane sapeva
fin troppe cose sull'organizzazione, inclusi i dettagli
del
piano per la sua idea di utilizzarlo come ulteriore arma psicologica
contro i loro avversari, aveva deciso di torturarlo per strappargli
tutte le informazioni utili sui vigilanti per poi eliminarlo di
persona.
Per tutta
risposta il giovane non aveva detto una parola sulla sua famiglia e i
loro alleati, mettendosi anzi d'impegno per irritarlo e basta secondo
il suo stile, ma il suo corpo aveva comunque risentito delle
prolungate sofferenze di vario genere a cui era stato sottoposto,
motivo per cui, fino a poche ore prima, temeva davvero che presto
sarebbe giunta la sua fine. Ra's
al Ghul
faceva attenzione, in realtà, a tenerlo in vita, evitando di
esagerare nonostante la rabbia e mandando ogni volta qualcuno a
medicargli le ferite e farlo mangiare e bere il minimo indispensabile
dopo avergli fatto passare le pene dell'Inferno, ma nessuno poteva
assicurare che avrebbe continuato a lungo. Del resto ormai doveva
aver capito che Jason non si sarebbe piegato e perdere troppo tempo
per cercare di farlo parlare avrebbe messo a rischio un piano che
aveva ottime possibilità di riuscita anche senza il suo
sostegno.
Muovendosi
a fatica per il dolore che lo attanagliava ovunque nonostante le
medicine somministrate da Talia poche ore prima mentre giaceva nella
sua cella ancora privo di sensi dopo una sessione di tortura
particolarmente sofferta, il ragazzo si allontanò da quel
luogo
pieno di brutti ricordi augurandosi che questa volta andasse tutto
bene. La donna era riuscita per miracolo a intrufolarsi di nuovo in
quella stanza, sostituendosi chissà come a chi era stato
incaricato
di curarlo per lasciargli l'occorrente per la fuga e un biglietto in
cui gli spiegava cosa fare, e non poteva mandare all'aria la sua
ultima possibilità di salvezza. Non sarebbe stato facile
raggiungere
Gotham e la sua famiglia in simili condizioni ma doveva riuscirci ad
ogni costo. Non che avesse intenzione di presentarsi sulla porta di
Villa Wayne come gli aveva raccomandato la sua salvatrice - si
sentiva troppo a disagio all'idea di affrontarne gli abitanti dopo
ciò che aveva combinato prima che Joker lo uccidesse - ma
una volta
tornato in città, li avrebbe in qualche modo avvisati del
piano
della Lega degli Assassini rimanendo nascosto. Doveva solo evitare di
attirare l'attenzione degli uomini di Ra's,
che di sicuro l'avrebbero cercato ovunque per fargli pagare il
tradimento e renderlo inoffensivo una volta per tutte, ma aveva delle
idee abbastanza precise su come fare.
Per
fortuna, spingendo il suo corpo al limite nonostante le pause
più
frequenti di quanto avrebbe voluto per medicare le ferite e riposarsi
un po' quando la febbre e il dolore superavano il livello di guardia,
riuscì a cavarsela per qualche giorno
senza troppi problemi e i suoi sforzi vennero ripagati la sera in cui
raggiunse finalmente la zona più malfamata di Gotham, dove
fin
dall'inizio aveva deciso di nascondersi. Conosceva dei posti adatti
laggiù da prima ancora che Bruce lo prendesse in casa e non
sarebbe
stato difficile trasformarli nelle sue basi segrete, che avrebbe
cambiato
spesso per
maggior sicurezza.
Distrutto
dalle fatiche dell'ennesima giornata
a guardarsi le spalle, si diresse verso un vecchio edificio in
periferia che veniva usato perlopiù dai senzatetto nelle
fredde sere
d'inverno, pregustando già il momento in cui si sarebbe
rilassato
senza il pensiero di doversi rimettere in viaggio al più
presto.
Fece appena
in tempo a raggiungere la porta malandata sul retro e guardarsi
intorno furtivo, però, prima che un grosso imprevisto si
abbattesse
su di lui.
«Ehi, tu!
Che stai facendo?» disse infatti una voce che aveva sperato
di non
sentire ancora per parecchio tempo. Non che gli dispiacesse davvero
incontrarne il proprietario - in fondo gli mancava la sua famiglia e
aveva messo in conto da tempo la possibilità di incrociare
qualcuno
di loro, prima o poi - ma si augurava che questo avvenisse
più
avanti, quando avrebbe forse saputo come comportarsi.
Non riuscì
a rispondere né a muovere un muscolo, con l'ovvio risultato
di far
avvicinare il suo interlocutore.
«Hai
bisogno di aiuto?» chiese questi preoccupato e Jason
imprecò in
silenzio. Doveva aspettarselo che Dick si accorgesse subito che
qualcosa non andava nella figura che aveva intravisto nell'ombra da
chissà dove e la sua mente lavorò veloce alla
disperata ricerca di
una scappatoia. Non voleva iniziare un'inutile lotta che avrebbe
sicuramente perso ma non si sentiva ancora pronto per affrontarlo.
«Ehi» lo
chiamò ancora il più grande, appoggiandogli una
mano sulla spalla
che lo fece irrigidire per un attimo. «Voltati, va tutto
bene. Non
ti farò del male» disse gentilmente e Jason
obbedì lento senza
volerlo, incrociando gli occhi del fratello, nascosti in parte dalla
maschera, con il fiato sospeso.
Lo sentì
trattenere bruscamente il respiro appena lo riconobbe e la presa
sulla spalla divenne così forte da fargli quasi male.
«Jason?
Com'è possibile? Tu...» boccheggiò
questi a fatica mentre il più
giovane cercava invano una risposta che
gli permettesse di allontanarsi in tempi brevi senza dover tornare a
casa e rivelare tutto. Talia gli aveva detto, dopo averlo
immerso nel Pozzo, cosa fosse accaduto alla sua morte e sapeva quindi
fin troppo bene - anche se stentava a crederci - quanto la sua
famiglia ne avesse sofferto. Il dolore che aveva inferto ai suoi cari
per tanto tempo era uno dei motivi per cui preferiva restare nascosto
ma ovviamente cos'era successo appena aveva messo piede in
città?
«È una
lunga storia...» disse infine Jason, a sua volta sconvolto,
anche se
per ragioni diverse, e con le gambe che tremavano. Era certo che non
l'avrebbero retto ancora a lungo ma non osava far capire la
situazione a Dick.
«Non posso
crederci, fratellino! Che ti è successo? Da quando sei
tornato?»
esclamò felice Nightwing un attimo dopo, come se lui fosse
stato
semplicemente in giro per il mondo, stringendolo in un forte
abbraccio che lo fece gemere appena.
Se ne pentì
all'istante, visto che l'altro lo lasciò subito andare,
allontanandolo di poco da sé per poterlo vedere meglio senza
togliergli le mani dalle spalle.
«Sei
ferito?» chiese a quel punto preoccupato, scrutandolo con
attenzione
dalla testa ai piedi in cerca di indizi.
«Non è
niente di grave. Un po' di riposo e sarò come
nuovo» cercò di
tranquillizzarlo Jason, augurandosi che il suo corpo non lo smentisse
subito. Si sentiva malissimo, in realtà, ma non voleva che
Dick lo
sapesse o non sarebbe mai riuscito a evitare almeno l'incontro con
Bruce e Alfred. Una parte di lui avrebbe desiderato correre da loro
in quel preciso istante ma l'altra insisteva a fargli notare che per
quella sera sarebbe stato decisamente troppo.
«Non penso
proprio. Senza offesa, fratellino, ma hai un pessimo aspetto. Che ti
è successo?» ribatté serio Nightwing,
esortandolo con lo sguardo -
per quel poco che si vedeva attraverso la maschera - a dirgli la
verità.
Di nuovo il
ragazzo non rispose e il più grande, accortosi del tremito
che lo
scuoteva, aumentò la stretta.
«Sei nei
guai, vero? Ti stanno inseguendo?» lo incalzò
ancora Dick con una
lieve minaccia nella voce che gli strappò un sorriso.
L'aveva sempre
messo in imbarazzo quel tono protettivo che usava spesso anche Bruce
ma in quel momento si sentì semplicemente a casa e al sicuro
dopo
tanto tempo. Guardarsi le spalle giorno e notte per evitare gli
uomini di Ra's era
stato più difficile
di quanto fosse disposto ad ammettere e una parte di lui non era
affatto dispiaciuta di avere accanto qualcuno che di certo, al minimo
accenno di guai, avrebbe affrontato il nemico al posto suo dopo
averlo esortato a nascondersi e stare tranquillo a riposare in attesa
del suo ritorno. Gli scontri in quei giorni erano stati tutto sommato
pochi, per fortuna, ma sufficienti a regalargli qualche altro livido
e ferita di poco conto e sfiancarlo ancora di più. Per
quanto ci
avesse provato con tutto se stesso, non riusciva proprio a muoversi
come al solito, peggiorando sempre di più la situazione. Era
fiero,
però, di essere riuscito ad arrivare fin lì e gli
era bastato
entrare nel perimetro della città per sentirsi
già relativamente al
sicuro.
«Gli
uomini di Ra's al
Ghul» cedette alla
fine.
«Cos'è
successo?» ripeté Nightwing per l'ennesima volta,
con quell'ombra
di minaccia più marcata nella voce.
«Dammi
tregua, insomma!» protestò debolmente Jason,
sperando di
distoglierlo da quella scomoda domanda, senza accorgersi
dell'improvviso cambiamento nell'espressione del fratello.
«Va bene,
me lo racconterai a casa. Ora lasciami dare un'occhiata a quelle
ferite» si arrese il più grande, preoccupato,
spingendolo
gentilmente verso l'edificio all'apparenza tranquillo.
«No, Dick,
aspetta» lo fermò il ragazzo con una leggera nota
di supplica nella
voce.
«Perché
no? Hai bisogno di cure» ribatté sorpreso il
vigilante.
«Non posso
tornare a casa» spiegò Jason, con lo stesso tono
di poco prima,
abbassando lo sguardo.
«Sei
impazzito? Certo che puoi! Hai idea di cosa abbiamo passato in questo
periodo? Bruce e Alfred saranno felicissimi di rivederti!»
esclamò
Nightwing, pregustando già la festa che ci sarebbe stata di
lì a
poco a Villa Wayne. Per quanto tempo avevano tutti sperato in un
miracolo che gli permettesse di riaverlo con loro?
«È
appunto per questo...» sussurrò il ragazzo con una
strana
espressione, senza osare guardarlo.
«Stai
delirando, Jay, vieni. Tra poco starai meglio» disse
dolcemente il
più grande, aiutandolo a camminare per raggiungere
l'edificio senza
badare alle sue confuse proteste. Poteva sentire la pelle scottare
attraverso i vestiti e i brividi che lo scuotevano e per tutto il
tragitto non smise un attimo di rimproverarsi per non aver pensato
subito a portarlo in un luogo più riparato dall'aria ancora
fredda
della stagione e controllargli le ferite, che di sicuro erano ben
più
gravi di quanto il ragazzo volesse fargli credere. Era fin troppo
evidente dal modo in cui si muoveva e avrebbe dovuto conoscere bene
la sua pessima abitudine - comune a tutti loro, in realtà -
di
trascurare la propria salute.
«Coraggio,
siamo arrivati. Lasciami dare un'occhiata adesso» lo
rassicurò,
aiutandolo a sdraiarsi sul pavimento. Non era il massimo, in
realtà,
ma non ci voleva un genio per capire che il fratello rischiava di
svenire da un istante all'altro.
«Non
preoccuparti, posso fare da solo» cercò di
allontanarlo debolmente
Jason ma Dick scosse la testa con un lieve sorriso e gli strinse
appena la mano, guidandogliela poi verso il suolo a una certa
distanza dal corpo per avere più spazio.
«Tranquillo,
Jay. Farò piano adesso» promise con calma,
sollevandogli la maglia
con la massima delicatezza e facendo del suo meglio per rimanere
impassibile quando vide il disastro che nemmeno le bende ormai
sporche riuscivano a nascondere.
«Cosa ti
hanno fatto?» chiese a bassa voce, sconvolto e furioso
all'idea che
qualcuno avesse osato ridurlo in quello stato.
«Ra's
al Ghul non c'è andato leggero negli ultimi
giorni» rispose piano
Jason, sforzandosi di sorridere per cercare di tranquillizzarlo.
Conosceva bene la situazione sotto i vestiti e di sicuro era molto
meno grave di quanto sembrava, visto che era comunque riuscito ad
arrivare a Gotham senza farsi ammazzare o catturare di nuovo.
«Ti ha
torturato?» domandò dispiaciuto Dick, con
l'espressione di scuse
che aveva sempre quando non poteva evitare sofferenze alle persone
che amava, e il ragazzo annuì, avvertendo di nuovo quella
piacevole
sensazione di familiarità e sicurezza che non credeva gli
fosse
mancata tanto.
«Chiamo
subito Bruce per farti venire a prendere» disse il
più grande un
attimo dopo.
«No!» lo
fermò ancora Jason, con più foga del necessario,
afferrandogli un
polso.
«Che stai
dicendo? Alfred può curarti meglio di quanto potrei fare io
qui, lo
sai» cercò di convincerlo Nightwing, abbassando
però il braccio
per non farlo affaticare ulteriormente.
«Non posso
tornare a casa» insistette il più giovane.
«Sì
che puoi, tranquillo.
Vedrai che Bruce e Alfred ti faranno sentire subito meglio»
lo rassicurò Dick, iniziando a preoccuparsi. Sapeva che lui
e il
padre avevano litigato poco prima che Joker lo uccidesse ma sembrava
che Jason avesse paura della sua reazione nel rivederlo e non
riusciva a immaginare un timore più assurdo. Qualunque cosa
si
fossero detti allora, era più che certo che Bruce non
gliel'avrebbe
fatta pesare in alcun modo, come del resto il fatto che gli aveva
disobbedito per l'ennesima volta con tragiche conseguenze, ed era
strano che il fratello avesse anche solo il minimo dubbio al
riguardo.
«Non
voglio!» esclamò il ragazzo a voce
più alta, ingaggiando
addirittura una breve lotta per riuscire ad alzarsi.
«Mi dici
che ti sei messo in testa? Dovresti saperlo che a Villa Wayne sarai
sempre accolto a braccia aperte» cercò di farlo
ragionare il più
grande, trattenendolo saldamente finché le forze non gli
vennero
meno, costringendo Jason ad accettare il suo aiuto per sdraiarsi di
nuovo.
«Non
merito niente da voi dopo quello che ho fatto prima di...».
Gli si
spezzò la voce prima che riuscisse a finire la frase ma
Nightwing
scosse la testa sorridendo e l'avrebbe abbracciato se non avesse
avuto paura di fargli ancora del male.
«Nessuno
di noi è arrabbiato con te, anzi. Non sai quanto abbiamo
sperato di
rivederti, anche se sapevamo che non era possibile» gli disse
dolce
ma deciso, accarezzandogli piano una guancia in un gesto
rassicurante. «Ora avverto Bruce e faccio arrivare i
soccorsi,
d'accordo? Andrà tutto bene» aggiunse poi con un
sorriso senza
spostare la mano, aspettando il suo leggero cenno di assenso,
chiaramente poco convinto, prima di mettersi in contatto con il
padre, costretto a casa da una ferita ricevuta qualche giorno prima.
Come
immaginava, l'uomo si preoccupò parecchio per la sua
chiamata,
soprattutto quando insistette perché lui e Alfred fossero
entrambi
seduti prima di rivelare l'incredibile notizia, che scatenò
un'ondata di emozioni contrastanti che avrebbero potuto essere
pericolose senza le dovute precauzioni.
«Arrivo
subito!» esclamò Bruce alla fine, senza ascoltare
le proteste dei
due ragazzi. Dick l'aveva avvisato solo per evitargli un infarto alla
vista di Jason ancora vivo mentre quest'ultimo si agitò di
nuovo
all'idea che l'incontro con il padre - quello più temuto -
arrivasse
prima del previsto, costringendo il più grande a ripetergli
per
l'ennesima volta, appena chiuse la comunicazione, che il loro affetto
nei suoi confronti non era cambiato di una virgola.
Una volta
ristabilita una parvenza di calma, Dick svolse piano le bende per
iniziare a medicargli le ferite peggiori in attesa di Batman, che non
tardò ad arrivare.
Come
Nightwing aveva immaginato, l'uomo corse subito incontro al figlio
più giovane, stringendolo forte a sé per
comunicargli almeno una
minima parte dell'emozione che provava dopo aver registrato a
malapena in che pessime condizioni versasse su quel pavimento freddo
e sudicio.
«Perché
mi stai abbracciando? Dopo tutto quello che ho fatto...»
obiettò
Jason con un filo di voce, incredulo di fronte a una simile ondata di
affetto che non si aspettava.
«Non hai
fatto nulla di male, anzi. Sono io che devo chiederti scusa per non
averti protetto da Joker» rispose il padre con le lacrime che
non
smettevano di sgorgare dagli occhi.
«Non è
così» sussurrò il ragazzo, ricambiando
debolmente la stretta
mentre cedeva suo malgrado a un pianto liberatorio, che
aumentò di
intensità quando Dick cominciò ad accarezzargli
piano la schiena
nel vano tentativo di calmarlo.
Rimasero
per un po' in quella posizione, increduli e felici per essersi
ritrovati, finché un lieve gemito di Jason per una fitta
più forte
delle altre non ricordò a tutti che era ferito e
febbricitante.
Sentendolo
muoversi, il giovane cercò di aggrapparsi al padre per
prolungare il
momento ma Bruce, sia pure a malincuore, lo scostò con
delicatezza
da sé, avvolgendolo nel suo mantello per tenerlo al caldo, e
lo
riadagiò a terra, aiutando poi Nightwing a finire di
disinfettare i
numerosi tagli e le piccole ustioni sparsi ovunque. Alla villa
avrebbero fatto sicuramente un lavoro migliore ma la cosa importante
in quel momento era evitare che le infezioni peggiorassero e dargli
un minimo di sollievo. Non c'era dubbio che Ra's
al Ghul si fosse impegnato parecchio per chissà quale motivo
ed
entrambi fremevano di rabbia nel vedere i segni infiammati che
facevano sussultare il ragazzo di tanto in tanto ma non poterono fare
altro che esortarlo a resistere mentre cercavano di distrarlo. Alcune
ferite avevano ripreso a sanguinare copiosamente in quei pochi minuti
di coccole che si erano concessi e bisognava fare in fretta.
Al termine
dell'operazione Bruce, leggermente più tranquillo, gli
iniettò una
fiala di paracetamolo estratta dalla cintura per contrastare la
febbre e il dolore per poi avvolgerlo meglio nel mantello con l'aiuto
di Dick e sollevarlo con delicatezza, sorridendo appena intenerito
quando lo sentì appoggiare esausto la testa contro il suo
petto
mentre lo portava al Batwing.
«Coraggio,
Jason. Torniamo a casa adesso» gli disse dolcemente,
osservandolo
cedere alla stanchezza prima ancora di arrivare al velivolo con
l'espressione più serena di quando aveva raggiunto i due
figli.
Avrebbero avuto molto di cui parlare quando si fosse svegliato ma la
cosa più importante al momento era garantirgli un luogo
sicuro in
cui riposare davvero dopo chissà quanto tempo e delle cure
adeguate.
Prompt:
X riesce a fuggire dalla prigionia ferito e malconcio. Si ritrova
braccato. (Easter Advent Calendar) / X
pensa di non meritare più nulla dopo quello che ha fatto ma
Y corre
subito ad aiutarlo quando scopre che è in
difficoltà per qualsiasi
motivo. (Si dice il peccato ma non il peccatore)
Uova:
Aria fresca / “Ehi, tu!” / “Adesso
farò piano” / “Non
voglio!”
Angolo
autrice:
Ciao
a tutti e grazie per essere arrivati fin qui!
Non so cosa sia venuto fuori, visto che conosco ancora poco la serie
e i personaggi, ma spero che il risultato sia decente. Fatemi sapere
che ne pensate, se vi va, e grazie per il tempo che mi avete dedicato
anche solo leggendo! <3
Come
ho detto nell'introduzione, la fic partecipa alle iniziative
“Easter
Advent Calendar”
e “Si dice il peccato ma non il peccatore” indette
dal gruppo fb
Hurt/Comfort
Italia - Fanart & Fanfiction.
Passate a trovarci se anche voi amate questo genere! ;)
Se
a qualcuno interessa, ho
fondato tempo fa un gruppo facebook principalmente su Fairy Tail,
Edens Zero e il nuovo Gate of Nightmares (manga basato su un
videogioco che Mashima ha contribuito a creare disegnando
ambientazioni e personaggi), ma anche sugli anime e manga in
generale. Se volete conoscere altri fan di queste bellissime opere,
saremo ben felici di accogliervi qui
(attenzione ai possibili spoiler se non seguite le scan online!),
dove è in corso una challenge di scrittura e disegno
dedicata ai
pirati. Vi aspettiamo numerosi! :)
Penso
di non avere altro da aggiungere, quindi per ora vi saluto,
augurandovi una buona serata e buonanotte per dopo.
Bacioni
e alla prossima!
Ellygattina
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