Il
sole si leva alto e irradia d'oro il cielo di Lione, mentre le nuvole
si tingono di un delicato color di rosa.
Sante,
silenzioso, mantiene la testa alta e lo sguardo fisso, davanti a sé.
Si sta avvicinando il termine della sua vita.
E
non ha nemmeno compiuto ventidue anni.
Una
nube di malinconia aleggia sul suo animo e i suoi occhi nocciola si
velano di lacrime. Al processo, ha detto che i militari, difensori
dell'ordine borghese, sono degli imbecilli.
Ma
è davvero così?
In
fondo, molti soldati sono giovani come lui, costretti a servire un
padrone ingiusto.
Forse,
sono più vicini a lui di quanto sembri.
Come
lui, mentre muoiono in guerra, piangono e sentono il peso
dell'ingiustizia della guerra.
Sognano
la casa e la famiglia.
Prima
di chiudersi nel sonno eterno, i loro occhi catturano lo sguardo
gentile di una madre.
A
stento, frena un singhiozzo. Gli sembra di vedere, in quel momento,
le strade del suo comune natio.
Perfino
la miseria, da lui denunciata, durante l'iniquo processo scompare.
Si
tinge quasi di tinte pastello e risuona di voci sempre allegre.
Mamma...,
pensa. Gli pare quasi di sentire
le sue carezze tra i capelli.
Sua
madre, nonostante la miseria, è una donna generosa, che non ha
mai mancato di donare affetto a lui e ai suoi otto fratelli.
Nemmeno
il ricovero di suo padre, dovuto ad una terrificante malattia, ha
piegato il suo spirito.
Ha
cercato di essere una dolce madre e un padre autorevole.
Stringe
la mascella. Pur di non gravare su di lei, si è allontanato
dalla sua famiglia.
Eppure,
con la sua condanna, le darà un dolore dilaniante.
Forse,
avrebbe dovuto restare al suo paese e condurre una vita di stenti e
di miseria.
Ma
il suo senso di giustizia si è ribellato ad uno stato senza
speranza.
Non
ha potuto considerare la miseria come un dato naturale.
No,
non ha voluto fare un torto alla sua intelligenza, facendo sua una
soluzione tanto facile.
Ma
un simile ideale vale le lacrime di sua madre e lo strazio dei suoi
fratelli?
Il
patibolo, quasi per incantesimo, appare.
Decine
di persone si assiepano in quello spazio angusto, bramose del sangue
dell'assassino di Sadi Carnot.
Sante
accenna ad un sorriso commosso. Ha scorto, in quella folla, diversi
suoi compagni anarchici.
Sono
venuti a sostenerlo e a fargli sentire la sua vicinanza.
Gli
pare quasi di scorgere i loro occhi, lucidi di lacrime.
Le
lacrime si seccano e il suo sguardo si indurisce. Come ha potuto la
sua mente indebolirsi e costruire ricordi falsi?
La
miseria è stata compagna di vita, fin da quando ha raggiunto
l'età della ragione.
Tanti
uomini si sono suicidati per assenza di lavoro, tante donne e
bambine, prostrate dalla fame, si sono vendute alla bieca lussuria
dei capitalisti.
E
loro non hanno esitato a condannare quelle donne, servendosi della
morale borghese.
La
miseria e il sopruso hanno condannato suo padre ad una vita quasi da
vegetale.
Quanto
ha sofferto sua madre per la malattia di suo marito?
No,
una simile situazione non può proseguire.
Nessuno
deve patire le pene sofferte da sua madre e da tante altre donne come
lei.
E
se la sua vita è il prezzo della libertà, è ben
disposto a offrirla ad un simile, meraviglioso ideale di libertà.
A
passo deciso, solenne, sale sul patibolo.
La
eco dei suoi passi pare quasi riempire l'intero spazio, come il suono
di un gong colpito da un martelletto.
Sante
si gira e il suo sguardo si posa sui presenti. Sente dietro di sé
la presenza del boia, ma non gli importa.
Vuole
incoraggiarli a non arrendersi alla sopraffazione del mostro
borghese.
— Forza,
compagni! Viva l'anarchia! —
grida.
La
sua voce forte, priva di qualsiasi incertezza, tuona.
Sante
è felice. Ne è sicuro, il suo grido ha raggiunto i suoi
compagni anarchici.
Il
suo sangue sarà la linfa che donerà vita ad un futuro
nuovo, privo di ingiustizie.
Il
suo atto non sarà vano, ma costruirà un avvenire
luminoso.
Nessun
bambino piangerà per il pane, nessuna donna offrirà il
suo corpo alle brame di un padrone selvaggio, nessun uomo si ucciderà
per l'assenza di pane.
Pochi
istanti dopo, la lama cade sul suo collo.
Questa
volta la figura eroica da me esaminata è quella dell'anarchico
italiano Sante Ieronimo Caserio, che, a ventuno anni, fu condannato a
morte per l'omicidio del presidente francese Sadi Carnot.
Si
può condividere o no la sua ideologia, si può accettare
o no la sua opinione (personalmente, pur non essendo anarchica, penso
che avesse ragioni fondate di rabbia non solo verso Carnot, ma verso
la classe politica generale. Infatti, il governo francese trasforma
il sostegno all'anarchismo in un reato quasi capitale, condannando
varie famiglie alla miseria), ma non si può non ammirare la
fermezza mostrata da questo giovane uomo, che si rifiutò
risolutamente di tradire i suoi compagni (“Caserio fa il
fornaio, non la spia”) e il suo ideale.
Alcune
frasi sono citazioni modificate delle parole di Caserio, da lui
pronunciate durante il processo.
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