Halp,
sono caduta in un nuovo fandom!
Premesse
necessarie:
-la
storia riprende sia la novel, che il drama che alcuni elementi
dell'anime. Ho fatto un po' un mix degli elementi che più mi
sono piaciuti o che mi servivano a seconda delle scene.
-ho
letto la novel in inglese e visto il drama/anime sottotitolato in
inglese, quindi non ho idea di quali siano i nomi in italiano dei vari
luoghi. Alcuni li ho tradotti un po' alla lettera, altri li ho lasciati
in inglese perché la versione italiana faceva abbastanza
ridere. Se non si capisce qualcosa fatemi sapere! Also, dei pochi
dialoghi alcuni sono presi dal drama, altri sono di mia invenzione.
-ho
indicato la coppia nelle note, ma in realtà l'intera fic
è dal punto di Lan WangJi. Inizialmente doveva essere un
qualcosa più generale, poi mi sono lasciata prendere la mano
ed è diventato un retelling dal suo punto di vista. Ops...
-come
dicevo sopra, la storia è dal punto di vista di WangJi e mi
rendo conto che alcuni punti possano sembrare un po' OOC, ma penso
siano giustificati perché siamo abituati a vederlo solo
dall'esterno, senza molti spunti su cosa possa veramente passargli per
la testa. Questa è la mia versione dei fatti, spero di
essere stata il più fedele possibile al personaggio e al suo
sviluppo.
-l'aspetto
della punizione è inserito solo per dare un ritmo alla
storia, non c'è niente di grafico
-disponibile
una traduzione in inglese (by me lol) HERE
-preparate
un fazzolettino, sorry...
TRENTATRE
FRUSTATE, TRENTATRE RICORDI, TRENTATRE RIMPIANTI
Lan
WangJi si era chiesto spesso, nei mesi passati, qual era stato il
punto di non ritorno. Quali erano stati gli errori, da parte di
tutti? Cosa avrebbero potuto fare per evitare il peggio? E,
soprattutto, cosa avrebbe dovuto fare lui
per
evitare di perdere una delle persone più importanti della
sua vita?
C'erano
probabilmente mille risposte, mille diversi modi in cui avrebbe
potuto cambiare il corso della storia. Ma era facile, col senno di
poi, pensare a quali parole avrebbe potuto dire per evitare di vedere
la tragedia svolgersi di fronte ai suoi occhi impotenti.
Meno
facile era sapere di dover convivere con sé stesso e con il
proprio
senso di colpa, con la consapevolezza di non avere fatto abbastanza,
di non essere stato abbastanza. Con la consapevolezza di essere
stato, volente o meno, complice.
“Zio,
ti prego. Ripensaci”.
La
voce spezzata di suo fratello lo riscosse dai suoi pensieri. Era
inginocchiato nel cortile principale di Cloud Recesses, le mani sulle
cosce e la schiena nuda e rigida. Aveva perso il conto di quanto
tempo fosse passato da quando era stato trascinato via dai Burial
Mounds e costretto a lasciarsi alle spalle un Wei Wuxian ferito nel
corpo e nell'anima. Aveva lottato con tutto sé stesso,
incurante del
fatto che i suoi contendenti fossero parte della sua stessa setta, ma
non era stato abbastanza.
Aveva
anche perso il conto del tempo che aveva passato nella tradizionale
posizione di penitenza di fronte a suo zio e al consiglio dei Saggi
Lan, impegnati in un'animata discussione su quanto fosse stato una
delusione,
su come si fosse lasciato trascinare dal nemico,
su come avesse violato un numero inimmaginabile di regole.
A WangJi non importava delle loro opinioni, non quando quelle regole
su cui aveva forgiato la sua vita non gli avevano impedito di fare
degli sbagli. Aveva imparato a sue spese, dopotutto, che la
realtà
non è bianca o nera e che non basta affidarsi solo a dei
rigidi
dettami per evitare di perdere la retta via.
Gli
importava però dell'opinione di suo fratello, che mai aveva
visto
indossare un'espressione tanto addolorata e spaventata. Una parte non
ancora distrutta del suo cuore si strinse in una morsa nel realizzare
che il suo Xiongzhang,
la sua ancora, il suo unico confessore stesse piangendo per lui.
Lan
Qiren sembrò non sentire nemmeno la supplica del nipote, lo
sguardo
fisso sul più giovane. C'era rabbia, nella sua espressione,
una
rabbia che WangJi non aveva mai visto diretta a lui e non
poté fare
a meno di rabbrividire. Era stato davvero una delusione, per tutti.
“Ti
penti, WangJi?”.
WangJi
non rispose. Non ce n'era bisogno, il suo sguardo per una volta
parlava abbastanza per lui. No, non si sarebbe pentito. No, non
avrebbe rinnegato l'unica cosa giusta che aveva fatto nei mesi, forse
negli anni precedenti. No, non avrebbe mai più tradito i
suoi stessi
sentimenti.
“Trentatré
frustate. Una per ogni discepolo Lan che hai ferito stasera”.
“Zio,
ti prego!”.
“Ti
penti, WangJi?”.
Silenzio.
WangJi chiuse gli occhi e prese un respiro profondo. Era pronto a
qualunque punizione, non si sarebbe tirato indietro di fronte alle
proprie responsabilità. Allo stesso modo, non aveva alcuna
intenzione di mentire. No, non si sarebbe pentito.
“Molto
bene. Iniziate”.
WangJi
prese un altro respiro, concentrandosi sulla propria energia
spirituale e iniziando a meditare. Sapeva che non avrebbe retto a
lungo, ma aveva tutte le intenzioni di resistere il più
possibile.
Trentatré
colpi. Per la sua setta erano il prezzo da pagare per gli uomini che
aveva ferito. Per Lan WangJi rappresentavano i ricordi di una vita e
i rimpianti che custodiva nel cuore. Un colpo per ogni momento
felice, un colpo per ogni momento in cui avrebbe potuto cambiare le
cose. Un colpo per ogni volta che aveva esitato, per ogni volta che
si era fatto frenare dal suo orgoglio, dalla sua visione limitata
della realtà, dalle sue convinzioni. Un colpo per ogni volta
che si
era lasciato scappare dalla punta delle dita la possibilità
di
salvarlo.
“Uno”.
Il
loro primo incontro. Come poteva dimenticare quel momento, come
poteva dimenticare quello strano sfarfallio che il suo cuore aveva
fatto quando aveva sentito per la prima volta la risata cristallina
di Wei Wuxian? Ricordava come se fosse ieri la confusione di fronte a
quelle emozioni così strane. Irritazione, un pochino di
rabbia forse
per tale noncuranza delle regole, decisamente un pizzico di
curiosità
-come poteva esistere una persona così libera, senza catene,
così
tremendamente diversa da tutto ciò che aveva sempre ritenuto
corretto?
Malgrado
il dolore acuto che si dilagava lungo tutta la schiena al primo
colpo, WangJi si ritrovò a sorridere.
“Due”.
Se
doveva essere sincero con sé stesso, ma mai lo avrebbe
ammesso ad
alta voce, quei primi mesi passati tra il desiderio di ignorare
quell'insopportabile ragazzino e la curiosità di scoprire
cosa
significassero quelle emozioni che le sue risate gli procuravano
erano stati senza paragoni i momenti più felici della sua
vita. Non
che non fosse stato felice prima, amava suo fratello con tutto il suo
cuore e rispettava suo zio con riverenza, ma per la prima volta in
sedici anni di vita aveva aperto gli occhi su qualcosa di diverso e
di tremendamente affascinante.
Che
trovasse affascinante la libertà di Wei Wuxian o Wei Wuxian
stesso,
beh quello era un dettaglio che non aveva intenzione di rivelare.
“Tre”.
“Zio!”.
La
voce di suo fratello gli fece aprire appena le palpebre e un altro
ricordo si sovrappose al dolore della frusta spirituale che era stata
scelta come oggetto per la sua punizione. Lan Xichen era sempre stata
l'unica persona in grado di leggere davvero le sue espressioni, in
grado di capire cosa voleva dire anche quando non riusciva a trovare
le parole per esprimersi. Ed era stato il primo -e forse l'unico- ad
accorgersi delle occhiate che sempre più spesso WangJi si
trovava a
lanciare a Wei Wuxian e alla sua cerchia di amici.
In
un primo momento aveva provato solo fastidio nel vederli ridere senza
restrizioni, così incuranti delle regole del luogo che li
stava
ospitando. Ma era bastata una frase -”se vuoi puoi unirti a
loro,
WangJi. Sono sicuro che a Wei Wuxian farebbe piacere”- per
mettere
in dubbio quella certezza.
E
forse avrebbe dovuto ascoltare quel consiglio, forse avrebbe dovuto
mettere da parte il suo orgoglio. Cosa sarebbe cambiato se fossero
diventati davvero amici?
“Quattro”.
La
missione alla città di Caiyi e la successiva scoperta del
Waterborne
Abyss era stata la prima vera occasione in cui aveva assistito alle
capacità di Wei Wuxian come cultore. Il suo modo di pensare
e di
agire andava contro tutto quello che Lan WangJi aveva sempre
studiato, eppure le sue azioni erano efficaci e svelte. Per la prima
volta WangJi era arrivato a chiedersi se non ci fosse davvero altro,
al di fuori degli insegnamenti della sua setta, non per forza
qualcosa di migliore, ma forse qualcosa di diverso.
Quell'esperienza
era stata anche l'occasione per vedere con i suoi quella che Jiang
Wanyin definiva “la stupida necessità di fare
l'eroe” del
fratello. Si era buttato senza esitazioni per salvare un discepolo
che nemmeno conosceva. Non aveva pensato alle regole, o a quale
sarebbe potuta essere la soluzione migliore, aveva solamente pensato
a salvare una vita.
All'epoca
aveva negato qualunque tipo di amicizia, ma se fosse potuto tornare
indietro avrebbe afferrato quella mano senza esitazioni.
“Cinque”.
Col
senno di poi, WangJi si era chiesto spesso quando esattamente la sua
opinione su Wei Wuxian fosse cambiata. Dopo interminabili notti
passate a rimuginarci sopra, era arrivato alla conclusione che non
c'era mai stato nulla da cambiare. Quella che all'inizio era stata
irritazione per un comportamento sregolato era stata presto
sovrastata dall'innegabile curiosità di scoprire fino a che
punto
quel discepolo era disposto ad arrivare.
Passare
dai pensieri all'azione era stato molto più facile di quanto
si
fosse immaginato. Si stupiva ancora di quanto poco avesse pensato
alle regole quando aveva accettato di bere con Wei Wuxian,
ritrovandosi la mattina seguente a chiedersi se per caso non fosse
impazzito. Accettare la punizione corporale era stato altrettanto
facile, venire a patti con il perché si fosse trovato in una
tale
situazione un po' meno. Dover accettare di avere agito nel pieno
delle sue facoltà mentali -all'inizio, per lo meno-,
consapevole
delle conseguenze. Dover accettare di averlo fatto solo per
soddisfare l'egoistico desiderio di poter vedere Wei Wuxian
sorridere, semplicemente per quello.
E
se il suo cuore aveva perso qualche battito quando si era accorto del
fatto che Wei Wuxian fosse diventato Wei Ying, nella sua mente quanto
sulla punta delle sue labbra, ancora una volta era un segreto che non
aveva intenzione di rivelare a nessuno.
“Sei”.
Onestamente
non sapeva cosa suo fratello avesse avuto in mente quando aveva
consigliato a Wei Ying di raggiungerlo alla Pozza Ghiacciata. Non che
a WangJi dispiacesse la sua compagnia, anche se non lo avrebbe mai
ammesso.
E
l'ultima cosa che si era aspettata da quel pomeriggio infinito era di
essere trascinato in una grotta sotterranea e incontrare una dei
pilastri della sua setta . C'erano state rivelazioni sorprendenti e
spaventose ed era diventato chiaro che la loro vita sarebbe cambiata
drasticamente nei mesi successivi.
Ma
una parte della mente di WangJi non si era mai staccata dal fatto che
il suo nastro -quel nastro sacro che rappresentava il controllo e che
poteva essere toccato solo dai familiari più stretti- era
rimasto
avvolto per tutto il tempo al polso di Wei Ying. Consciamente sapeva
che non aveva avuto altra scelta e che non significava nulla
più
della necessità di evitare che il giovane cultore venisse
ucciso
sotto i suoi occhi. Lo sapeva, eppure non era riuscito a non pensare
a ciò che poteva implicare.
Quanto
si pentiva di non essere stato sincero all'epoca.
“Sette”.
La
tradizione di liberare nel cielo le lanterne era sempre stato uno dei
suoi momenti preferiti. Quell'anno si era ritrovato a combattere con
sé stesso e con i suoi desideri più profondi,
consapevole che non
sarebbero mai stati condivisi. Aveva osservato Wei Wuxian decorare la
sua lanterna, aveva cercato di nascondere quanto avrebbe voluto
osservarlo ridere così liberamente per sempre. Sapeva che
non
sarebbero durati molto, quei momenti insieme, e questo lo spaventava.
Cosa avrebbe fatto della sua vita senza Wei Ying? Sarebbe mai
riuscito a ritornare alla sua routine quotidiana sapendo che al di
fuori esisteva un mondo così brillante?
Soffocando
un gemito di dolore WangJi si chiese cosa sarebbe successo se fosse
stato sincero fin da subito. Con sé stesso, con Wei Ying.
Sarebbe
cambiato qualcosa? Wei Ying si sarebbe fidato di lui? Sarebbe
riuscito a fermare la catastrofe che si sarebbe compiuta negli anni
successivi?
“Otto”.
I
mesi seguenti erano un turbinio di ricordi confusi nella sua memoria.
Wei Wuxian era stato cacciato da Cloud Recesses, il matrimonio della
sorella era stato annullato e in qualche modo le relazioni tra le
varie sette avevano iniziato a cambiare. Era ovvio che l'equilibrio
che li teneva legati era molto delicato e nessuno era intenzionato a
spezzarlo, consapevoli delle conseguenze che avrebbero dovuto
affrontare.
Per
quanto la situazione fosse fragile, Lan WangJi aveva gioito
internamente all'annuncio dell'annuale Battuta di Caccia, organizzata
per quell'anno dai Wen. Non aveva mai adorato quel tipo di incontri,
preferendo cacciare in solitaria o in compagnia dei discepoli della
sua setta. Eppure non era riuscito a nascondere l'eccitazione -agli
occhi di suo fratello, per lo meno- e aveva dovuto richiamare a
sé
tutta la sua concentrazione per non rompere il suo controllo quando
aveva sentito rimbombare la risata familiare di Wei Ying.
Di
tutto si era aspettato da quell'incontro, tranne che il sentire il
suo nastro sfilarsi dai suoi capelli e rimanere per la seconda volta
tra le dita della stessa persona. Sapeva che era stato un incidente,
sapeva che non significava nulla -era abbastanza certo che l'altro
non ne conoscesse nemmeno il completo significato, per quanto potesse
valere. Lo sapeva e solo grazie a uno sforzo inumano era riuscito a
nascondere l'imbarazzo dietro alla rabbia. Aveva ignorato le parole
confortevoli di suo fratello, stringendo con forza il nastro
immacolato e cercando di convincere sé stesso -e il suo
cuore- che
non doveva farsi speranze. Non doveva e non poteva.
“Nove”.
Come
anticipato dall'immortale Lan Yi la situazione era degenerata in
fretta. Wen Rouhan aveva deciso di smetterla di nascondersi dietro
alle apparenze e aveva dato sfogo a tutta la sua forza, travolgendo
il mondo come un uragano. Uno dei primi obiettivi era stato proprio
Cloud Recesses e se chiudeva gli occhi WangJi poteva ancora vedere le
fiamme avvolgere i luoghi che aveva sempre considerato la propria
casa. La crudeltà dei Wen aveva distrutto edifici e vite,
lasciandosi alle spalle desolazione e dolore.
Uno
dei molti rimpianti di WangJi legato proprio alla distruzioni della
sua setta. Non era stato abbastanza forte per salvarla, non era stato
abbastanza svelto per evitare che tutto potesse prendere fuoco. Non
era riuscito ad evitare che suo padre e suo zio, insieme a centinaia
di discepoli, finissero coinvolti e aveva dovuto accettare la
scomparsa di suo fratello.
Per
la prima volta da mesi Lan WangJi aveva rilegato Wei Ying e i suoi
sentimenti in un angolo, concentrandosi solo sul cercare di salvare
il più possibile. Poco importava se doveva combattere con
una gamba
rotta, non avrebbe permesso ulteriori perdite.
“Dieci”.
Per
questo motivo non aveva protestato quando i Wen avevano ordinato a
ogni setta di mandare dei discepoli per
“indottrinarli”. Aveva
indossato la sua solita maschera di ghiaccio per coprire il turbinio
di emozioni che si portava nel petto e si era presentato al cospetto
di Wen Chao.
L'emozione
di rivedere Wei Ying, malgrado i disastrosi eventi dei mesi
precedenti, non era stata così travolgente, quanto
più un balsamo
che aveva calmato il suo spirito. Era stato l'unico a chiedergli come
stesse, l'unico a interessarsi del destino della sua setta, l'unico a
preoccuparsi del suo benessere. Lan WangJi non aveva trovato le
parole per mostrare quanto fosse grato di quelle attenzioni e come al
suo solito si era rinchiuso nel suo guscio. Non era mai stato
così
infuriato per la sua incapacità di dire un semplice
“grazie”
quando necessario.
“Undici”.
Se
WangJi non era in grado di esprimersi a parole, poteva farlo
utilizzando i gesti. Non si era tirato indietro nel raggiungere Wei
Ying per distrarre quell'enorme tartaruga assassina e non si era
pentito di essere rimasto incastrato in quella grotta insieme a lui.
Certo, forse sarebbe sopravvissuto anche senza le continue battute
del suo compagno, ma per lo meno aveva qualcosa che lo poteva
distrarre dal dolore sordo alla gamba.
In
quella cava aveva avuto l'occasione di lasciare cadere un pezzo della
sua maschera, ingoiando qualunque imbarazzo e ritrovandosi a
piangere. Poteva contare sulla punta delle dita le volte in cui si
era lasciato travolgere dalle emozioni, ma in quel momento, in una
situazione di vita e di morte e in compagnia della persona che era
stata l'artefice di tante di quelle stesse emozioni, aveva sfogato
tutte le sue lacrime. Lacrime per la sua setta e la sua famiglia,
lacrime per suo padre, la cui morte aveva pesato più di
quanto
avesse potuto immaginare malgrado il loro rapporto così
lontano.
Lacrime per quella situazione ingiusta e crudele che stava
trascinando l'intero mondo in una guerra. Lacrime per quei sentimenti
che palesemente non erano condivisi e che non poteva fare altro se
non sotterrare nel suo cuore.
“Dodici”.
Lan
WangJi aveva composto WangXian
poche
settimane dopo aver conosciuto Wei Ying. Non aveva ben chiaro in
mente quando quella melodia aveva preso vita, ma era stato
decisamente il momento catartico grazie al quale aveva realizzato e
accettato i suoi sentimenti.
Dopo
avere ucciso la tartaruga si era ritrovato tra le braccia un Wei Ying
ferito e debole, in una condizione ben peggiore di quanto avesse
immaginato. Non sapeva quanto tempo avrebbero potuto resistere
così,
con le loro energie spirituali ormai al minimo e poteva solo sperare
che Jiang Wanyin stesse tornando con i rinforzi. Non poteva fare
molto per aiutare l'altro e quando si era trovato di fronte a quella
richiesta -”cantami qualcosa, Lan Zhan”- non aveva
esitato un
attimo.
“Tredici”.
Anche
se era vietato spettegolare a Cloud Recesses, notizie del mondo
esterno arrivavano a Gusu con estrema facilità. Era venuto a
conoscenza dell'attacco a Lotus Pier, della morte del leader Jiang e
della scomparsa di Wei Ying e di Jiang Wanyin. Aveva sperato con
tutto il cuore che si fossero salvati entrambi e che fossero nascosti
da qualche parte.
Lan
WangJi strinse i pugni sulle cosce all'ennesimo colpo, aggrottando le
sopracciglia nello sforzo di mantenere il controllo sulla sua
concentrazione. Il dolore fisico era nulla al confronto di quello che
aveva provato quando erano arrivate voci che Wei Wuxian era scomparso
nel nulla. All'epoca aveva seguito Jiang Wanyin senza esitazioni,
consapevole che era l'unica persona altrettanto interessata a
ritrovare Wei Ying, possibilmente vivo.
Non
era proprio un'alleanza, non erano amici, ma avevano lo stesso
obiettivo. WangJi non aveva potuto fare a meno di domandarsi cosa
fosse successo tra i due fratelli per portare Jiang Wanyin a voltare
le spalle solo qualche mese dopo. Era stato così disperato
in quella
missione di salvataggio, come aveva potuto abbandonarlo?
“Quattordici”.
Durante
quei tre mesi le preparazioni per la cosiddetta “Sunshot
Campaign”
avevano tenuto WangJi abbastanza impegnato da non perdere la ragione.
Tre mesi di paura e agitazione, tre mesi in cui i suoi pensieri erano
costantemente divisi tra la volontà di aiutare la sua setta
e la
disperata necessità di ritrovare Wei Ying.
Jiang
Wanyin non era la compagnia migliore -non che WangJi fosse l'uomo
più
divertente sulla terra, quindi non aveva nulla di cui potersi
lamentare- ma era efficiente e scaltro. E soprattutto conosceva Wei
Ying. “Mio fratello è un idiota, ma non sparirebbe
mai così senza
motivo”. WangJi non sapeva perché fosse
così ostinato, ma era
segretamente grato della sua testardaggine. Era quello che gli
serviva per mantenere viva la speranza.
Di
nuovo, malgrado avesse avuto poche alternative in quella situazione,
Lan WangJi si era chiesto spesso cosa avrebbe potuto fare per evitare
quello sviluppo di eventi. Ma come avrebbe potuto abbandonare la sua
setta nel momento del bisogno? Come avrebbe potuto salvare entrambi?
Erano domande a cui non avrebbe mai trovato risposta.
“Quindici”.
Realizzare
che Wei Ying era vivo era stata una ventata di sollievo e una
secchiata d'acqua fredda allo stesso tempo. Era chiaro che fosse
successo qualcosa e non solo per quanto sembrasse più
flebile in
quegli abiti scuri e nemmeno per le occhiaie scure. Il suo sguardo
nascondeva qualcosa e anche la sua risata era diversa.
Uno
degli insegnamenti fondamentali della sua setta era “non
associarsi
con il maligno” e Lan WangJi era cresciuto sentendosi
ripetere che
qualunque tipo di coltivazione che deviasse dall'energia spirituale e
dalla spada fosse sbagliata. Nel disperato tentativo di dare un senso
a quello che stava vedendo -la comparsa dei due ghoul, la tortura di
Wen Chao e Wen Zhuliu e la strana foschia nera che comprimeva
l'intera stanza- WangJi si ritrovò a realizzare che gli
importava
poco del fatto che quel tipo di coltivazione potesse essere
sbagliata. L'unico pensiero che gli vorticava in mente era
“Wei
Ying sta bene?”.
“Sedici”.
“Torna
a Gusu con me”.
WangJi
si lasciò scappare un gemito di dolore all'ennesimo colpo e
al
ricordo di quelle parole. Più di tutto aveva fatto male
l'espressione arrabbiata e sospettosa di Wei Ying. WangJi aveva
cercato di spiegarsi, aveva cercato di fargli capire quanto la strada
che aveva scelto fosse pericolosa per il suo benessere. Non era mai
stato bravo con le parole e in quel momento aveva odiato come la sua
bocca non riuscisse a ripetere i suoi stessi pensieri. Voglio
proteggerti. Non voglio che tu soffra. Voglio aiutarti. Ti amo.
E
invece tutto quello che era riuscito ad articolare erano state quelle
parole, che avevano avuto però l'effetto contrario. Wei Ying
si era
allontanato, disdegnando il suo aiuto e interpretando la sua offerta
di aiuto come la sola volontà di seguire le regole alla
lettera.
Mai
come quel giorno WangJi aveva odiato la sua incapacità di
esprimersi. Mai come quel giorno si era pentito di non essersi
sforzato di più. Di nuovo, quanto sarebbe cambiato il futuro
se
fosse riuscito a fare capire a Wei Ying le sue vere intenzioni?
“Diciassette”.
Le
settimane successive erano trascorse nell'euforia della preparazione
per l'attacco finale. Aveva accolto il ritorno di suo fratello a
braccia aperte, anche se aveva storto il naso di fronte alla presenza
della misteriosa spia dentro a Nightless City. Era sempre
più
preoccupato per Wei Ying, ma non era nella situazione adatta per
potergli dare tutte le attenzioni che avrebbe voluto.
Più
di tutto, era preoccupato dei bisbigli che sentiva volare
nell'accampamento. WangJi non era stato l'unico ad accorgersi che il
suo nuovo tipo di coltivazione era fin troppo legato al risentimento.
Il tabù che l'intero mondo dei cultori aveva sempre
associato con
quell'energia aveva portato molti a guardare con sospetto il giovane.
Era strano, dopotutto, vedere un così tale talento
abbandonare la
strada corretta e nessuno -tanto meno WangJi- riusciva a capirne il
motivo.
Spesso
Lan WangJi lo aveva osservato da lontano, chiedendosi come molti il
motivo per cui non utilizzasse più Suibian.
Lo aveva osservato preoccupato ogni volta che notava una smorfia
palesarsi sul suo volto, ogni volta che lo vedeva suonare Chenqing,
ogni volta che il suo sguardo si perdeva nel vuoto, come se la sua
mente fosse da qualche altra parte.
WangJi
voleva aiutarlo, voleva sollevare quel peso dalle sue spalle, voleva
dimostrargli di essere un suo alleato -un amico, addirittura- ma in
nessun modo riusciva ad articolare quei pensieri in parole concrete.
Non
aveva mai capito, nemmeno negli anni successivi, i motivi per i quali
Wei Ying si fosse avvicinato a quel tipo di coltivazione. Lo aveva
accettato in quanto parte della persona che amava, ma non era mai
riuscito ad arrivare in fondo a quella verità. E forse
quello era il
motivo per il quale non era riuscito a salvarlo da sé
stesso, alla
fine.
“Diciotto”.
Wei
Ying aveva mostrato le sue nuove abilità più di
una volta prima
della battaglia finale, assicurando a tutti di essere perfettamente
in grado di gestire quei poteri. Solo all’ultimo momento, nel
bel
mezzo della battaglia finale a Nightless City, avevano tutti compreso
il motivo di una tale sicurezza. C’era paura, forse un
briciolo di
curiosità negli occhi della folla che aveva osservato Wei
Ying
utilizzare un miserioso pezzo di pietra per sollevare
un’armata di
cadaveri viventi come loro improvvisi alleati.
La
battaglia era stata sanguinosa e lunga, ma l'unica preoccupazione di
WangJi era stata quella di proteggere Wei Ying. Se non poteva
aiutarlo a liberarsi da quel tipo di coltivazione, almeno avrebbe
fatto di tutto per mantenerlo in vita. Era abbastanza, giusto?
Eppure,
malgrado la vittoria, Lan WangJi non riusciva a togliersi quel gusto
amaro dalla bocca. Erano cambiate così tante cose in pochi
anni,
così tanti erano morti. Cosa c'era da festeggiare? Ma poi
aveva
guardato Wei Ying, le labbra sporche di sangue piegate in un mezzo
sorriso così simile a quello di cui si era innamorato, e
aveva
pensato che, forse, c'era ancora qualcosa per cui valeva la pena
essere felici.
“Diciannove”.
WangJi
aveva sempre cercato di evitare le occasioni ufficiali il
più
possibile, ma non aveva potuto sottrarsi dal banchetto preparato dopo
la vittoria. Ripetendosi che era sbagliato parlare male degli altri
aveva evitato di esprimere il suo dissenso di fronte all'improvviso
coinvolgimento dei Jin, che avevano passato la battaglia il
più
lontano possibile dalle prime linee del fronte.
Seduto
a fianco del fratello, il suo sguardo era stato fisso su Wei Wuxian
per l'intera serata. Aveva seguito con crescente sconforto la
discussione sul matrimonio tra Lady Jiang e Jin Zixuan -come se fosse
qualcosa di cui parlare in una tale occasione!- e aveva osservato in
silenzio l'uscita di scena di Wei Ying.
Il
resto del banchetto l'aveva passato utilizzando tutto il suo
controllo per evitare di alzarsi e seguirlo fuori da quella sala
così
opprimente. Cosa sarebbe successo se l'avesse fatto? Le cose
sarebbero andate diversamente se fin dall'inizio avesse appoggiato
Wei Ying, oppure era destino?
“Venti”.
“Zio,
ti prego. Basta”.
“WangJi.
Ti penti?”.
Di
nuovo, silenzio. WangJi era fin troppo concentrato nell'evitare di
crollare a terra per riuscire a rispondere, ma probabilmente non lo
avrebbe fatto comunque. Con la schiena in fiamme e il cuore stretto
in una morsa ancora più dolorosa, Lan WangJi rimase
immobile, gli
occhi chiusi e i pugni stretti sulle cosce.
“Continuate”.
Un
altro colpo, un altro ricordo.
Non
ci era voluto molto a Lan Xichen per convincere WangJi a partecipare
alla battuta di caccia a Phoenix Mountain. Nei mesi precedenti aveva
pensato spesso a Wei Ying, ma con la ricostruzione di Cloud Recesses
aveva avuto poche opportunità per viaggiare fino a Yunmeng.
Poterlo
finalmente vedere, in sella al suo cavallo e a fianco del fratello,
con quel perenne sorriso sulle labbra, era stato sufficiente per
dimenticare tutti i motivi per i quali sarebbe voluto rimanere nelle
sue stanze a meditare.
Avrebbe
voluto dire che la distanza aveva acquietato i suoi sentimenti, ma
era un discepolo del clan Lan e non poteva mentire. Non che fosse
stato possibile, con il cuore che batteva all'impazzata e le dita
strette intorno alle briglie del proprio cavallo. Se Lan Xichen si
era accorto dei due respiri profondi che aveva dovuto prendere per
evitare di cadere, fece sicuramente finta di non avere visto nulla.
“Ventuno”.
WangJi
aveva spesso pensato a quella giornata. A tutto il dramma con i Jin,
certo, ma soprattutto a Wei Ying. A come si era riempito di orgoglio
quando aveva centrato i cinque bersagli in un solo colpo e bendato,
così sicuro di sé, così simile al
ragazzino del quale si era
infatuato.
Per
la prima volta -nella realtà, per lo meno, in quanto
ciò che
accadeva nei sogni era destinato a rimanere lì- WangJi era
stato
travolto dal desiderio. La sua setta aveva regole ben precise sulle
relazioni, ma per qualche motivo quando Wei Ying era coinvolto
nessuna di esse sembrava avere più molta importanza. WangJi
avrebbe
voluto dire di essere stato in pieno possesso delle sue
facoltà
mentali, ma la realtà era che quando lo aveva visto su quel
tronco,
i capelli svolazzanti e l'espressione serena come non la vedeva da
anni, non era riuscito a trattenersi.
Il
suo primo bacio. Non importava quanto dolore stesse provando in quel
momento, il solo ricordo di quel momento fu sufficiente per
scaldargli il cuore e allo stesso tempo stringerglielo in una morsa
d'acciaio. Era stato un codardo, ne era consapevole. E di nuovo
poteva solo passare ore a immaginare come avrebbe reagito Wei Ying se
avesse avuto il coraggio di sfilargli quella benda dagli occhi.
WangJi
dubitava che avrebbe mai ricambiato i suoi sentimenti, ma per una
piccola parte voleva credere che le cose sarebbero andate
diversamente se fosse stato sincero.
“Ventidue”.
Per
quanto avesse sperato di evitarlo, WangJi non aveva potuto che
osservare l'ennesima catastrofe accadere di fronte ai suoi occhi.
Anche se ad essere onesti a quel punto non era più certo di
essere
impotente, quanto più di volerlo essere. Sapeva che il
trattamento
contro i Wen era sbagliato, sapeva che andava contro tutti i principi
della sua setta, eppure era rimasto in silenzio. Complice.
Wei
Ying era stato l'unico a comportarsi da vero cultore. Si era messo
dalla parte dei più deboli e aveva combattuto per la
giustizia. Ed
era diventato il nemico. Anche dopo tutti quegli anni WangJi non
riusciva a comprendere come il resto delle sette avesse potuto essere
così cieco. Ma, alla fine, non lo era stato anche la sua?
Non aveva
lui stesso chiuso gli occhi e fatto finta di non vedere?
Wei
Ying era stato così coraggioso e potente. E forse le sue
modalità
di richiedere dove fossero tenuti i Wen non erano state le
più
diplomatiche -ricordare a tutti di essere senza paragoni il
più
forte non era la via migliore per evitare spargimenti di sangue- ma
di certo erano state le più oneste. Wei Ying lo era sempre
stato,
onesto. Con sé stesso, con gli altri. Così onesto
nei confronti dei
suoi valori, così affascinante nella sua testardaggine.
WangJi
aveva desiderato avere il suo stesso coraggio.
“Ventitré”.
Non
sapeva esattamente cosa fosse andato a fare fino al sentiero di
Qiongqi. Voleva fermare Wei Ying? Voleva combattere contro di lui?
Aveva davvero ucciso tutte quelle persone? Perché? Come?
Perché
aveva la sensazione di essere di fronte a un bivio? Perché
il
confine tra il giusto e lo sbagliato sembravano così
confusi,
ultimamente?
Sotto
la pioggia scosciante il volto pallido di Wei Ying era sembrato
ancora più spettrale. Ancora una volta, WangJi non era stato
in
grado di fargli capire quanto volesse proteggerlo. Ancora una volta,
si era lasciato sfuggire tra le dita la possibilità di
cambiare le
cose.
“Se
te ne vai ora abbandonerai davvero gli insegnamenti classici e
l'ortodossia. Non potrai più tornare indietro”.
L'ennesimo
colpo si sovrappose al ricordo di quelle parole e WangJi non
riuscì
a trattenere un urlo. Con tutta sincerità, non avrebbe
saputo
decidere se il dolore più acuto fosse quello alla schiena o
al suo
interno.
“Ventiquattro”.
Partecipare
alla conferenza il giorno successivo era stato difficile. Rimanere
indifferente di fronte agli insulti gratuiti e alle bugie aveva
richiesto tutto il suo controllo. Era ridicolo come quelle persone
potessero cambiare nemico così facilmente, come se
necessitassero
semplicemente di qualcuno da biasimare per tutti i mali.
Aveva
stretto tra le dita Bichen
nel
disperato tentativo di ricordare a sé stesso che le azioni,
tanto
quanto le parole, avevano conseguenze. E la sua posta in gioco non
coinvolgeva solo sé stesso. Ma poi MianMian si era alzata,
sola di
fronte a quel gruppo di uomini senza scrupoli, e aveva cercato di
farli ragionare. Non aveva funzionato, ovviamente, e WangJi aveva
desiderato poterla affiancare, poter urlare al mondo fino a battere
un po' di ragione in quelle teste vuote.
Ma
WangJi non era libero di agire senza pensare. WangJi aveva la sua
setta, la sua famiglia. Poteva lasciarsi tutto alle spalle e seguire
il suo cuore? Sapeva, dentro di sé, qual era la scelta
giusta, ma
questo non la rendeva altrettanto facile.
“Hanguang-jun”,
lo aveva salutato la giovane donna appena fuori dalla sala,
inchinandosi con rispetto. WangJi aveva ricambiato il saluto.
“Se
vuoi continuare a coltivare, la mia setta è pronta ad
accoglierti”,
le disse con sincerità. E sapeva che suo fratello non
avrebbe avuto
nulla da ridire.
“Ti
ringrazio, Hanguang-jun”.
Non
c'era stato bisogno di altre parole. Non si conoscevano
personalmente, ma entrambi avevano riconosciuto la verità
dietro
alle bugie. Era imbarazzante realizzare come i potenti stessero
usando la stessa tattica, individuando un nemico comune e mettendolo
alla gogna.
WangJi
si era chiesto se tutto quello seguiva davvero gli insegnamenti della
sua setta, se l'essere diversi poteva giustificare tutto quell'odio.
Non era certo di volere ricevere una risposta a quella domanda.
“Venticinque”.
Non
era stato facile ottenere il permesso di partecipare alla caccia a
Yiling. Probabilmente suo zio lo avrebbe punito, ma ogni
preoccupazione era scomparsa quando aveva sentito quella voce tra la
folla.
“Lan
Zhan!”.
Oh,
quanto era stato difficile mantenere un'espressione neutrale. Quanto
avrebbe voluto dimenticare tutti gli insegnamenti, lasciarsi alle
spalle tutte le responsabilità, ignorare la sua stessa
famiglia.
Quanto avrebbe voluto poter abbracciare Wei Ying in quel momento e
fare finta che tutto quello che era successo negli anni precedenti
fosse stato solo un sogno. WangJi non aveva mai desiderato qualcosa
in quella maniera così travolgente e solo la presenza del
bambino
-Wen Yuan, la nuova fonte di tutti i suoi nuovi sogni in cui poteva
avere una famiglia- era riuscita a tenere a bada quell'ondata di
emozioni.
WangJi
non sapeva quanto a lungo avrebbe resistito. Si era ripromesso di
tenere nascosti i suoi sentimenti, aveva fatto di tutto per auto
convincersi che quel bacio rubato era abbastanza, di non avere
bisogno di altro. Ma rivedere Wei Ying dopo mesi, potersi perdere
nella sua risata e farsi avvolgere dalla sua parlantina aveva messo
in dubbio quella stessa promessa.
Ne
era valsa la pena?
“Ventisei”.
WangJi
aveva sentito molte storie sui Burial Mounds, su come erano stati
creati e su quanto fossero pericolosi con tutto quel risentimento che
nessuno riusciva a controllare. Si era chiesto come degli esseri
umani potessero vivere in un tale luogo, in mezzo agli alberi morti e
avvolti dagli strilli disperati di quelle anime che affollavano la
montagna.
Solo
quando aveva finalmente messo piede nel piccolo accampamento dei Wen
si era reso conto di cosa significasse essere veramente disperati. E
si era anche accorto che non c'era nessuna armata di morti viventi,
ma solo vecchi, feriti e addirittura un bambino. Non si era mai
sentito così male in tutta la sua vita come di fronte agli
occhi
spaventati di quelle persone inermi. Come poteva definirsi un
cultore?
Quelle
immagini si erano marchiate a sangue nella sua memoria e nulla,
nemmeno la rabbia di suo zio o la punizione che aveva portato a
termine, avrebbero potuto cancellarle dalla sua mente.
Per
la prima volta WangJi aveva visto in prima persona come non esistesse
solo il bianco e il nero nella realtà, come giusto e
sbagliato
fossero concetti che andavano al di là di semplici azioni.
Si era
trovato a combattere da un lato di quella battaglia senza nemmeno
realizzare che stava aiutando a uccidere degli innocenti. E il fatto
che non avesse il loro sangue sulle sue mani non lo rendeva meno
complice.
Meritava
quella punizione, ma per ragioni totalmente diverse da quelle di suo
zio.
“Ventisette”
Wei
Ying avrebbe adorato sua sorella. Quello era l'unico pensiero intorno
al quale aveva deciso di concentrarsi. Jiang Yanli era una sposa
radiosa ed era esattamente come Wei Ying avrebbe voluto vederla il
giorno del suo matrimonio.
Avrebbe
dovuto essere lì. Lui, più di chiunque altro tra
quegli invitati,
aveva il diritto di prendere per mano la sorella e gioire per
quell'evento. Eppure non c'era, perché nessuno avrebbe mai
invitato
Wei Wuxian a un matrimonio, a prescindere dai legami di sangue.
Era
tutto così ingiusto che Lan WangJi dovette nuovamente
richiamare a
sé tutta la sua concentrazione per non scoppiare a piangere.
Come
potevano quelle persone ridere, bere e mangiare nella stessa sala in
cui avevano dichiarato guerra a uno di loro, solo pochi mesi prima?
Come poteva Jiang Wanyin rimanere a fianco della sorella, come se il
fratello non fosse seppellito in una montagna di morti e
disperazione? Non si era mai sentito così impotente,
malgrado tutto
quello che era in grado di fare.
Era
solo uno spettatore con le mani legate dietro la schiena e la bocca
cucita. Non poteva parlare e non poteva muoversi. Quella punizione,
quei colpi inesorabili che avevano reso la sua schiena un inferno di
dolore, erano il risultato della sua scelta di non fare niente.
“Ventotto”.
Quando
un messaggio dei Jin aveva annunciato la nascita di Jin Rulan e aveva
invitato i Due Gemelli di Giada ai festeggiamenti, Lan WangJi aveva
pensato nuovamente a Wei Ying. Nei mesi passati aveva cercato in
mille modi di trovare una soluzione, un compromesso, ma nessuna di
quelle idee era mai uscita dalle sue labbra. Non era più
tornato ai
Burial Mounds e si era rinchiuso a Cloud Recesses.
Ovviamente
Wei Ying non era stato invitato, ma dallo sguardo della sorella, al
momento dei saluti, aveva compreso di non essere l'unico a pensare
che ci fosse qualcuno di importante che mancava a quella
celebrazione.
Sarebbe
finita così, si era chiesto sulla via di ritorno per Gusu.
Wei
Wuxian sarebbe sempre rimasto il nemico numero uno del mondo dei
cultori? Non c'era margine di cambiamento, di dialogo? Non c'era
davvero niente che si poteva fare?
“Ventinove”.
La
risposta a quelle domande era arrivata solo qualche mese dopo, con
una puntualità quasi sospettosa. Quale occasione migliore se
non la
celebrazione dei cento giorni di Jin Rulan per mettere in cattiva
luce Wei Wuxian?
Ma
Lan WangJi non pensava male delle persone, o per lo meno non lo
faceva apertamente. Aveva ascoltato la descrizione dell'accaduto con
sorpresa e incredulità, sforzandosi per non scoppiare a
ridere di
fronte alle bugie così palesi che i Jin stavano dipingendo.
Eppure
erano bugie così simili alla verità che nessuno
le aveva messe in
dubbio. Anche suo fratello, malgrado le sue suppliche
-“Xiongzhang,
ti prego...”-
si era unito alla massa. Avevano condannato Wei Ying, desiderosi di
vendetta, senza sentire la sua versione dei fatti, senza farsi
domande sul come o sul perché. Nessuno si era impegnato a
fare finta
che stessero davvero combattendo per una qualche sorta di giustizia.
E
allora Lan WangJi si era chiesto quale fosse il suo limite. Fino a
che punto sarebbe riuscito a rimanere a guardare?
“Trenta”.
Lan
WangJi aveva ormai perso il controllo del suo corpo. Non era
più
inginocchiato composto, i colpi avevano piegato la sua posizione fino
a farlo accasciare su sé stesso, i pugni ancora stretti
sulle cosce.
Il dolore era abbagliante e non era certo di quanto fosse
più
consapevole di ciò che lo circondava. Sentiva la voce secca
di suo
zio contare ogni numero senza esitazione, sentiva le suppliche di suo
fratello, che in un momento durante la punizione era caduto in
ginocchio a poca distanza da lui. Non percepiva nulla a parte il
fuoco sulla sua schiena e la morsa intorno al suo cuore.
Si
chiese se quello si avvicinasse al dolore che Wei Ying aveva provato
nel realizzare che i Wen si erano sacrificati per lui -un sacrificio
inutile, perché tutti sapevano che non si sarebbero fermati
a loro.
Si chiese se si era sentito altrettanto impotente e altrettanto
sconvolto.
Lan
WangJi non aveva nient'altro se non quel dolore e il ricordo
dell'uomo che aveva amato con tutto sé stesso.
Urlò di nuovo,
perdendo il respiro al pensiero che non avrebbe mai più
potuto
vederlo.
“Trentuno”.
Lan
WangJi riteneva ridicolo come le maggiori sette si fossero ritrovate
di nuovo a Nightless City per celebrare la loro vittoria. Era
qualcosa di cui essere fieri, l'avere ucciso degli innocenti? Era
qualcosa da celebrare, la fine di un intero clan? Era questo, che li
rendeva speciali?
Qualunque
domanda si era persa nell'aria quando si era trovato faccia a faccia
con Wei Wuxian, uno scontro che nessuno dei due avrebbe mai voluto
prendesse piede. E se WangJi voleva solo porre fine a quella pazzia e
trovare una soluzione razionale, era diventato presto evidente che
nessuno fosse disposto ad accettare una fine pacifica.
Con
la mente offuscata dal dolore, WangJi si chiese quale fosse stato il
vero punto di non ritorno. La morte della sorella, decisamente, ma
c'era stato qualcos'altro che aveva scosso Wei Ying al punto da
perdere il controllo.
WangJi
aveva fatto appena in tempo a salvarlo dalle orde di cadaveri viventi
che sembravano più interessate a riversare il proprio
risentimento
contro la persona che li aveva richiamati in vita. Con l'ultimo
briciolo di forza e lucidità aveva preso l'unica decisione
di cui
non si sarebbe mai pentito. Aveva sollevato il corpo inerme di Wei
Ying e, una volta salito su Bichen,
si era lasciato alle spalle quel luogo di morte e dolore. Si era
alleato con il male, così avevano detto i Saggi, ma a lui
non
importava. Voleva salvare Wei Ying. Doveva salvarlo. Ed era disposto
a tutto per farlo.
“Trentadue”.
Era
stato l'istinto che l'aveva portato a volare fino ai Burial Mounds.
Aveva bisogno di un posto dove poter proteggere Wei Ying e
sé stesso
e Cloud Recesses, per quanto fosse la sua casa, era quanto di
più
lontano dall'esserlo per la persona che voleva salvare.
Wei
Ying non era sembrato molto contento della sua presenza e aveva
cercato di cacciarlo più volte, ma WangJi l'aveva ignorato.
Fin
troppe volte si era convinto di non potere fare nulla, di non avere
altre alternative. Non avrebbe più commesso lo stesso
sbaglio.
Non
si era aspettato il gruppo di discepoli Lan, guidati da suo zio, e
soprattutto non si era aspettato di essere sconfitto così
facilmente. Certo, era ferito e stanco, ma era un cultore, era
Hanguang-jun, finivano davvero lì le sue
capacità? Qual'era
l'utilità di quel titolo se non riusciva nemmeno a
proteggere la
persona che amava?
“Trentatré”.
Forse
non era veramente degno di quel titolo. Aveva permesso che lo
portassero via, aveva lasciato Wei Ying da solo. Ferito e in balia
del risentimento. Come poteva vivere con sé stesso?
“Spero
la punizione abbia fatto effetto, WangJi”. La voce rauca di
suo zio
penetrò nella nebbia che offuscava il suo cervello.
Registrò solo
dopo qualche momento che i colpi erano finiti, eppure il dolore al
centro dei suo petto non era ancora diminuito.
“No”.
Non seppe dire dove trovò la forza per formulare quella
sillaba, ma
per una volta ritenne necessario esprimere a voce i suoi pensieri.
No, non aveva fatto effetto, per lo meno non l'effetto desiderato.
Non aveva nulla di cui pentirsi nei confronti della sua setta, c'era
solo una persona che meritava le sue scusa.
E
mentre percepiva la sua coscienza scivolare via, sentì la
necessità
di mettere in chiaro anche quello. “Mi dispiace... Wei
Ying”.
Spero
tu possa perdonarmi.
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