Storia di una morte sospetta

di Alexis Cage
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Si ritrovarono tutti insieme ancora una volta. Mia non aveva mai detestato qualcuno come in quel momento: voleva soltanto non pensare più a quella situazione. Soprattutto, odiava che l’unico luogo tranquillo a cui avevano pensato per vedersi fosse stato il giardino di casa sua.
“Resta qui” ripetè per l’ennesima volta a Phil. Lui parve voler aprire la bocca per dire qualcosa, ma rinunciò subito.
Josie entrò in quel momento nel salotto che dava sul giardino della casa e, cogliendo l’aria tesa tra i due, domandò con voce cauta:
“Tutto bene? Noi ci siamo sistemati…”
“Sì, sì” la interruppe subito Mia mentre Phil si voltava per tornare al tavolo a cui si era posizionato per studiare: troppo vicino a loro, abbastanza per sentire il caos che si sarebbe potuto scatenare. Mia non era riuscita ad ottenere di più dal fratello e lo conosceva abbastanza per sapere che non voleva stare lì solo per accertarsi che la sorella stesse bene, come aveva dichiarato in sua difesa.
In quel momento odiava un po’ anche lui. Odiava Josie, li odiava tutti.
Di certo odiava Lily, pensò mentre seguiva l’altra donna alla tavola del giardino a cui si erano sistemati gli altri. Lily e quella sua espressione chiusa e arrabbiata, come se fosse stato fatto un grave torto a lei e a lei soltanto.
“Eccovi” le accolse Alan con una punta di esasperazione che non sorprese Mia: lui non conosceva Martha, anzi, l’aveva conosciuta come quella che aveva fatto troppe domande qualche sera prima. A lui non importava nulla del tragico incidente che se l’era portata via, no?
“Eccoci” disse Josie, sempre con quel tono pacato e pratico. Le due si sedettero agli unici posti liberi, poi tutti restarono in silenzio per un po’. Infine, fu Jason a interrompere quel momento:
“A voi hanno fatto domande strane, questa volta?”
“No” rispose subito Anita. “No, solo dov’ero quando è successo.”
“Non mi hanno dato l’idea che stiano cercando un assassino” disse Josie, “volevano solo parlarci per confermare che non c’entra con Andy. Secondo me sono certi che sia stato solo un incidente.”
“Una tragedia” intervenne Mia con voce distaccata. Tutti si voltarono verso di lei e apparve loro evidente quanto quella situazione la stesse stressando; non tutti se ne preoccuparono molto, concentrati sui propri problemi e sulle noie scaturite sin dalla morte di Andy.
“Beh, certo…”
“Come hanno detto in televisione” continuò Mia. “Una tragedia. Hanno detto che non guidava spesso, che hanno trovato le sue medicine nel suo corpo. Ed è uscita di strada. Proprio una tragedia.”
“Siamo tutti sconvolti dalla situazione. È orribile quello che le è successo, ma siamo tutti sconvolti” notò Jason, sfregandosi una mano sulla guancia. Poi Anita disse:
“E sappiamo che era sotto farmaci, per cui…”
“Sta’ zitta” la interruppe suibito Josie. Anita vide l’espressione dell’amica e seguì quanto le aveva intimato; quasi tutti gettarono un’occhiata veloce su Mia, che però non si sentiva scossa come avrebbe pensato a causa della supposizione di Anita. Forse se l’era aspettato, in fondo.
Perché erano tutti così preoccupati di quello che pensava lei? Anche Lily era stata legata a Martha, e anche a Andy. Perché lei poteva stare lì, con lo sguardo puntato sul tavolo, con un’espressione chiusa e arrabbiata, senza che nessuno le dicesse niente?
“Comunque è morta” notò Mia, facendo sobbalzare Anita. “E a me sembra molto strano che sia capitato così.”
“Dicevate che non vedeva Andy da anni, è davvero possibile che la sua morte l’abbia sconvolta a tal punto?” notò Jason. Lily parlò per la prima volta, con voce bassa:
“Stava male di testa, non possiamo immaginare cos’abbia pensato. Magari ci ha pensato troppo e basta.”
“E basta, perché pensi che qualcuno qui creda ci possa essere di più?” domandò Josie. Mia spostò gli occhi su di lei e la trovò con lo sguardo puntato su Lily, attenta.
Cosa aveva voluto dire? Anche lei credeva che ci fosse una possibilità – una piccola, remota possibilità – che non fosse stato un incidente? Non era l’unica con la mente attanagliata da quel sospetto, quindi?
Lo sguardo che Lily lanciò a Josie fu così pregno di fastidio e rabbia che riuscì a distrarre Mia dai pensieri che le erano passati come un lampo nella mente.
“Perché dobbiamo stare qui a pensarci, eh? Siamo tutti stanchi, è morto Andy e ora anche lei. Io voglio solo starmene a casa mia e non pensarci più, e non credo di essere l’unica.”
“Esatto” le diede man forte Alan mentre Anita annuiva con forza: Mia avrebbe trovato divertente quella scenetta, se non ci fosse stata tutta quella storia di mezzo. Jason, accanto a Lily, le appoggiò la mano su una spalla nel vano tentativo di tranquillizzarla; lei però era ancora alterata:
“Quindi perché siamo qui? Diccelo, Josie.”
“Volevo sapere se alla polizia vi hanno fatto domande brutte come l’altra volta, tutto qui” rispose subito l’interpellata, mantenendo una voce calma. “E mi fa sentire meglio parlare di tutto questo con chi ci sta passando come me. Scusatemi, credevo fosse lo stesso per voi.”
“Evidentemente no” replicò Lily con tono aspro. “E per me questa riunione finisce qui. Statemi bene.”
Mantenne subito la parola, sorprendendo tutti: si alzò e si diresse a passo sostenuto verso l’interno della casa.
Jason si alzò subito per correrle dietro, dicendo un “mi dispiace” veloce rivolto più a Mia che agli altri. Lei lo sentì salutare anche Phil mentre attraversava il salotto a passo sostenuto, e pensò di odiarlo meno degli altri; di certo meno di quello che stava provando verso Lily.
Erano rimasti in quattro. Alan e Anita impiegarono poco tempo per avvisare che anche loro si sarebbero tolti dai piedi e per uscire dal giardino come tutti gli altri, lasciando Mia e Josie da sole: era accaduto tutto nel lasso di pochi minuti, a malapena due, eppure Mia non si sentì sconvolta più di tanto; Josie, invece, sembrava molto arrabbiata.
“Io cerco di capire le ragioni di Lily e degli altri, davvero, hanno il diritto di essere sotto shock. Però mi fa comunque incazzare.”
“Anche a  me” concordò Mia; senza gli altri di mezzo si sentiva già molto più tranquilla.
“Soprattutto perché io sono davvero preoccupata per quello che è successo… ho paura che non sia stato un incidente. Che ci sia qualcuno che ci sta prendendo di mira, e ha colpito Martha perché stava ragionando troppo.”
Mia perse qualche secondo a osservare il giardino, nascosto al sole dalla struttura della casa. La somiglianza tra i suoi pensieri a quelli di Josie le stava trasmettendo una tale serenità che nemmeno si sarebbe aspettata, riuscendo ad allontanare un poco di angoscia.
“Mia” la chiamò Josie, stavolta con tono ansioso. “Mia, guardami, per favore.”
Lei obbedì alla richiesta dell’altra, e si rese conto solo in quel momento di non averla guardata – non per davvero – fino a quel momento, da quando era arrivata a casa sua. Questo la riscosse ancora di più e disse, ancor prima che Josie lo domandasse:
“Sto bene. Tranquilla. Gli altri mi hanno messo un po’ di angoscia, ma sto bene.”
Dopo pochi istanti, aggiunse:
“E credo anche io che non sia stato un incidente.”
Il sollievo che vide sul volto di Josie fu lo stesso che immaginò di aver provato lei poco prima, e ne fu felice.
“Però non so se è una mia preoccupazione irrazionale” si affrettò ad aggiungere. “Ne avevamo parlato l’altra sera, no? Nessuno ha un vero movente né un alibi infallibile.”
“Io ho dubbi per un’altra cosa” fece Josie. “Se è vero che è stato qualcuno di noi ad uccidere Andy… se è vero, la vedrei come un’azione improvvisa. La stessa persona sarebbe stata capace di uccidere Martha per farla stare zitta, di premeditarlo?”
“Secondo te non è possibile che qualcuno abbia avuto una specie di raptus con Andy, e abbia pianificato di togliere Martha di mezzo? Non può averlo fatto la stessa persona in due momenti diversi?” chiese Mia, confusa da quel ragionamento. Josie fece per dire qualcosa, poi le sfuggì una risata e si coprì il volto con le mani mentre parlava:
“Mi sento idiota a dirlo, ma stavo pensando ai polizieschi che guardo quando non ho niente da fare e lì direbbero che è strano che un assassino agisca in modo così diverso.”
“Non è una cosa così idiota” fece Mia, sentendo nascere un sorrisetto mentre metteva una mano sull’avambraccio dell’altra per farle abbassare le mani; vide dal suo volto che la risatina di Josie non era isterica ma una semplice risatina, come già aveva capito. Quell’improvvisa allegria non nata dallo stress che attanagliava entrambe le sembrò quasi stonata, ma decisamente piacevole.
“Certo, è strano che siamo davvero invischiate in degli omicidi con un assassino, come in un film” notò Mia. “Però è anche assurdo che Martha abbia fatto un incidente così vicino alla morte di Andy. Era sconvolta, sì, ma come tutti noi. E non credo proprio che le medicine siano una scusante.”
“Tirare in ballo le medicine sembra più una scusa per chiudere la questione e non parlarne più” notò Josie. Dopo qualche istante aggiunse: “Non volevo dire che è quello che ha fatto Lily…
“Ma in effetti è esattamente quello che ha fatto” concordò Mia. Iniziò a grattare un piccolo graffio nel legno del tavolo, sovrappensiero.
“Avevi detto che eri convinta che lei non c’entrasse con la morte di Andy” notò Josie, senza polemica nella voce. Mia restò in silenzio per qualche secondo, poi replicò:
“Ora non so più di cosa sono convinta. La conosco e so che è pronta a dire le cattiverie più crudeli quando si sente minacciata, e questa è la peggiore situazione in cui ci siamo mai trovate. Ma non penso che questo la potrebbe portare ad ammazzare, pur di difendersi.”
“Anche perché questo significherebbe che è stata lei ad uccidere Andy” aggiunse Josie.
All’improvviso suonò il campanello di casa. Mia si alzò subito e l’altra la seguì in soggiorno: trovarono solo Phil, stringeva una busta delle lettere tra le mani.
“Era uno delle pompe funebri” spiegò subito, tendendo la lettera a Mia. “È per il funerale di Martha. Ha detto che manderanno un messaggio sul cellulare a breve.”
Mia aprì subito la busta e mostrò a Josie cosa conteneva: un biglietto bianco, semplice, con riportate le indicazioni per presenziare a un breve rinfresco dopo il funerale, in onore del ricordo di Martha. In qualche modo seppe che anche Josie stava ripensando al funerale di Andy di qualche giorno prima: avevano solo potuto accompagnare la salma fino alla chiesa, la famiglia di lui non aveva voluto nessuno all’interno. Mia si era sentita tremendamente in colpa, perché era stata felice di restare fuori.
Non avrebbe mai voluto ritrovarsi di nuovo in quella situazione. Non dopo pochi giorni.
Alzò lo sguardo verso Josie; lei le chiese:
“Vuoi che venga con te, se si può fare?”
Pensò di non aver mai provato gratitudine verso qualcuno come in quel momento; e, soprattutto, era felice che sarebbe stata Josie ad andare con lei.
“Solo se vuoi.”
Le sembrò che Josie si fosse bloccata prima di rispondere, prendendosi qualche secondo, e dentro di sé si illuse che quello che avrebbe voluto dire fosse “per te, sì”; ma lei disse soltanto:
“Va bene.”
 
La casa dei genitori di Martha era grande; nonostante ciò, il salone d’ingresso e le stanze adiacenti sembravano invase da persone vestite di nero e di tutte le età. Mia notò che per la maggior parte erano coetanei dei loro genitori e sospettò che fossero perlopiù conoscenti dei genitori di Martha, non di Martha stessa: come se il rinfresco fosse stato organizzato per loro, per essere circondati da amici e parenti e non restare soli nel silenzio che li avrebbe costretti ad affrontare tutto.
Non poteva immaginare com’era per un genitore dover seppellire il figlio, ma pensò a Phil e sentì crescere il malessere solo a quell’idea.
Lei e Josie avevano già raggiunto la madre di Martha per darle le loro condoglianze; Mia fu sorpresa che la donna si ricordasse così bene di lei, nonostante gli anni di distanza, e fu sorpresa anche di vederla così in sé. Certo, sconvolta, ma ancora padrona di se stessa.
“È davvero forte” concordò Josie quando Mia le riferì quell’impressione. Si erano posizionate in un angolo del salone per non disturbare le altre persone e avere un poco di respiro.
“Ho sentito che suo padre si è sentito male, l’hanno portato al piano di sopra” continuò Josie. Mia gettò un’occhiata verso scale, rigirandosi il bicchiere d’acqua tra le dita.
“Sua madre mi ha detto che c’è anche il suo ragazzo. Non sapevo nemmeno che avesse un ragazzo, sai?”
“È normale, non vi vedevate da tantissimo tempo” notò Josie. “Sai come si chiama? Magari l’hai conosciuto a scuola.”
“Matt, no, non lo conosco. Un po’ sono felice che lei abbia avuto qualcuno accanto in questi anni… ma in fondo so che è felice anche da sola, era felice. Aveva la nostra età.”
“Lo so” disse soltanto Josie, accarezzandole leggermente un braccio. Notarono entrambe quando un giovane uomo scese le scale da solo, e non furono le uniche: la madre di Martha gli si avvicinò subito per sentire, probabilmente, come stava il marito. Mia sentì una stretta allo stomaco per tutto il tempo, prima di vedere la donna annuire e tornare a parlare con chi aveva accanto: il marito stava ancora semplicemente riposando, quindi. Stava bene per quanto poteva stare bene in quel momento.
Sapendo che Josie l’avrebbe seguita, Mia si avvicinò leggermente verso dov’era il fidanzato di Martha. Attese che lui finisse di parlare con un paio di persone, e che finisse di bere l’acqua che si era versato in un bicchiere del piccolo tavolo messo a disposizione per quello, prima di avvicinarsi ancora di più e rivolgergli la parola. Scoprì che, a differenza sua, Matt la conosceva già: Martha l’aveva nominata qualche volta, raccontando dei tempi della scuola passati con lei, Andy, Lily.
Mia si sentì disconnessa per tutta la durata di quelle chiacchere tra sconosciuti, mentre lui le parlava di quanto Martha fosse brillante, dei progressi fatti con la terapia, di come fosse emozionata la domenica precedente per la rimpatriata con i vecchi amici che non vedeva da anni. Aveva altri amici, certo, ma il ricordo di loro tre in particolare era sempre stato forte.
Era lui che l’aveva convinta ad andare ed era rimasto scioccato sapendo cos’era accaduto quella notte. Anche Martha, ovvio, ma era stato fiero di lei per come era riuscita a gestire quella situazione così stressante. E per quanto potesse sembrare assurdo, Matt aveva pensato che fosse molto più sconvolta quando era rientrata a casa, qualche sera prima, dopo essersi trovata con lo stesso gruppo di domenica.
In tutti gli anni in cui erano stati assieme, quella sera fu la prima volta in cui Martha gli aveva chiesto chiaramente di tenere lui le sue medicine; di ridargliele solamente quando erano assieme, negli orari in cui doveva assumerle. E lui così aveva fatto: forse, disse mentre la voce faticava a uscire dalla gola, forse era stato quello a farla stare male mentre era alla guida. Forse aveva avuto una crisi che avrebbe potuto controllare assumendo le sue medicine, ma non l’aveva potuto fare perché lui aveva accettato di costudirle per lei.
Matt si allontanò in fretta, non potendo continuare.
Lasciò Mia e Josie lì, confuse e inquietate, con lo stesso pensiero in mente: la polizia aveva detto loro che avevano verificato e Martha aveva preso le sue medicine; troppe, e quello l’aveva fatta uscire di strada.
Nel momento in cui, secondo la polizia, Martha aveva preso una quantità troppo alta delle sue medicine, quelle medicine erano nelle mani di Matt. Non di Martha.
“Questo è strano” riuscì soltanto a dire Mia, sapendo che anche Josie era arrivata alla sua stessa conclusione; con le stesse domande che vorticavano, frenetiche, nella testa.




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