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{
Il
ristorante Gotham Gourmet
}
{
Ore
20:30
}
John
Digsby, detto Occhio
di Lince
sia in senso ironico per il suo pronto spirito di osservazione che in
senso meno ironico per un suo strano tic nervoso che lo portava nei
momenti peggiori a credersi un felino selvatico e a cercare di
azzannarsi da solo i coglioni, aveva impiegato anni per riuscire ad
aprire il proprio ristorante.
Qualcuno
gli aveva suggerito che non fosse stata proprio una buona idea averlo
aperto fra le luride strettoie di Crime Alley, dove trent'anni prima
i coniugi Wayne erano stati brutalmente assassinati in una rapina a
mano armata, ma purtroppo,
dopo quarant'anni in una città nella quale il tizio medio che
ti chiede il pizzo ha la faccia a forma di pinguino, Digsby era
diventato pazzo.
Era
anche masochista: infatti tre volte quattro il Joker era stato
rilasciato da Arkham solo perché Digsby continuava
misteriosamente a dichiarare di 'aver incastrato il Principe
Pagliaccio del Crimine!' e a lasciare criptici indizi per l'Uomo
Pipistrello, come quando, dopo essersi preso senza motivo la colpa di
un'efferata strage compiuta dal Joker, aveva affittato metà
dei cartelloni pubblicitari di Gotham per farvi scrivere su 'Digsby
ha colpito! Per fortuna nessuno sospetterà mai di me, Digsby,
attualmente nascosto in un magazzino al porto fra la
trentaquattresima e la trentacinquesima: qui dietro il cartellone se
volete trovate una chiave per entrare
nel magazzino, inoltre sappiate che il punto dove mi fa più
male essere preso a calci è dietro lo scroto'.
Ora,
però, il buon Digsby si trovava a tu per tu col suo lavoro di
direttore del Gotham Gourmet, e non aveva alcuna intenzione di venire
meno ai propri doveri verso la clientela.
Quella
sera, Occhio di Lince – assieme all'assistente Gregory Wilde –
stava esaminando con attenzione le referenze del nuovo aspirante
cuoco del locale.
Cacciò
d'un tratto un respiro profondo e sospettoso.
“Signore,
le sue referenze non sono male, ma in lei qualcosa mi puzza. Wilde?
Che ne pensi?”
“Capo,
è LETTERALMENTE Batman con un cappello da cuoco.”
“Spiacente
Wilde, qui non tiriamo a indovinare il nome della gente sui vestiti,
o tanto varrebbe decidere che uno si chiami Batman e sia l’Uomo
Pipistrello solo per gli abiti. Siediti qui, amico. Com’è
che ti chiami?”
“mI
cHiAmO sAm BaTsY. SapEtE sE iL jOkEr LaVoRa QuI?”
“Oh,
se lo vedo ti faccio un fischio Sam! Dimmi, in che piatti sei
specializzato?”
“pAuRa
NeL cUoRe DeI cRiMiNaLi cOn CoNtOrNo Di GiUsTiZiA.”
“Cucina
macrobiotica, eh? Va bene, puoi iniziare subito!”
“gRaZiE.
NoN sOnO mIcA iL bAtMaN sOtTo MeNtItE sPoGlIe.”
“Capo,
non m’importa cosa dice, è proprio Batman. So cosa
vedo.” “Sai
cosa vedo io? Che le tue crespelle non si consegneranno da sole al
tavolo 52. MARSCH! Batsy, aiutalo!”
“cErTo.
PeR fOrTuNa NoN è FaCiLe ChE lE eMozIoNi PrEnDaNo Il
sOpRaVvEnTo SuL pOtEnTe BaTmAn. CiOé, sUl PoTeNtE sAm bAtSy.”
“OH
MA
DAI CAPO!”
“RRRRRRRRH-!”
“CAPO
NO LASCIA LO SCROTO! CAPO NO!”
***
Comunque,
a dispetto degli ingiusti sospetti di Greg, nelle ore seguenti Sam si
dimostrò un cuoco niente affatto male: ad esempio, in
un'occasione aveva risolto il problema di un tiramisù troppo
zuccherato spaccando tutti gli incisivi al cliente, sicché
l'amaro del sangue aveva risolto la cosa da sé.
(“GraFFie,
Fam BatFy!”)
E
in un'altra aveva risolto un'indigestione di un altro cliente
lasciandolo a penzolare dalla cima della Wayne Tower sino a che non
gli avesse rivelato chi ci fosse dietro l'omicidio
di Henry Claridge.
(“Commissario,
non può lasciare che il Pipistrello infranga tutti i
protocolli in questo modo! E se lasciasse cadere quel tizio?!”
“Batman
ha un giuramento: non uccide mai. Chiudi il becco e stai a guardare,
Bullock.”
“È
STATO IL JOKER!”
“cOmE
lO sAi?”
“L'HA
FOTTUTAMENTE DETTO LUI ALLA RADIO NEL 1940! BATMAN L'HA ANCHE
CATTURATO!”
“pEr
FoRtUnA nEsSuNo SoSpEtTa ChE sAm BaTsY SiA iN rEaLtà iL
pOtEnTe BaTmAn!”
“ASPETTA,
COSA?!”
“...”
Allora,
per non compromettersi, aveva lasciato cadere il cliente dal palazzo.
“HA
VISTO, CAPO?! LO SAPEVO! LEI E LE SUE STRONZATE SU BATMAN CHE NON
UCCIDE!” “Bullock,
apri subito un'inchiesta su quel Sam Batsy!”
“COSA?!
Commissario Gordon, ha ammesso anche lei che quello è Batman!”
“SE
SI DICHIARA SAM BATSY IO CHE DEVO FARE?! LEVARGLI LA MASCHERA?!”
“LEI
È IL PEGGIOR COMMISSARIO DI TUTTI I TEMPI E SE LO VUOLE SAPERE
L'ABBIAMO CAPITO TUTTI TRANNE LEI CHE BARBARA È BATGIRL!”
“Ridicolo!
La mia Babs è una tranquilla bibliotecaria!”
“No
papà, davvero, sono Batgirl, cerco di fartelo capire da anni
ma ogni volta tu non mi ascolti tuffandoti in un nuovo caso e dopo un
minuto arriva il Joker e mi spara di nuovo!”
“Torniamo
al commissariato, Bullock, l'Uomo Calendario è di nuovo
fuggito da Arkham!”
“*BANG*”).
Adesso,
a fine serata, Sam era comparso da un angolo buio della stanza per
informare scrupolosamente uno dei cuochi, Eddy Alamo detto
“Bulbasaur” per la sua divertente goffa verde a cipolla,
di un terribile errore con la pasta cresciuta dei panzarotti
napoletani.
“NoN
pUoI mEtTeRe Il liEviTo nElL’ImPaStO sEnZa PriMa AvEr MeScOlAtO
bEnE lA FaRiNa Al SaLe. ScrEsCeRà.”
“Sì
be’, lavoro qui da vent’anni e saprò pure come si
cucina un impasto!” Nessuno
contraddiceva Sam sui panzarotti napoletani: sotto lo sguardo
dilatato dall'orrore di tutti gli altri cuochi del locale, Batsy
afferrò Alamo, lo sbatté contro un muro e gli spezzò
tutte le dita in un modo tale che persino Madre Natura, in un angolo
del Gotham Gourmet, prese appunti per ricordarsi in futuro che le
ossa umane potessero contorcersi in un modo che nemmeno lei stessa
aveva mai previsto prima.
Mentre
la simpatica vegliarda ancora prendeva appunti, per un terribile
errore Batsy la scambiò per Poison Ivy, la sbatté
contro un muro e le spezzò tutte le dita in un modo tale che
stavolta fu l'Evoluzione a iniziare a prendere appunti; allora Batsy
fissò l'Evoluzione, ma per un terribile errore la scambiò
per Hugo Strange.
La
cosa andò avanti fino a che tutta Gotham non ebbe le dita
spezzate eccetto i clienti del locale, così Batsy tornò
a tormentare Eddy per farlo confessare e, per spaventarlo senza
fargli del male, gli spillò lo scroto sui fornelli della
cucina.
“OH
MIO DIO!”
Alché
gli altri del locale si chiesero cosa diavolo intendesse Sam per
‘fare del male’ e iniziarono a pensare di farsi più
collaborativi.
“cOnOsCo
MiLlE mOdI pEr FaRtI iMpLoRaRe E iN nEsSuNo ReStI cOn La CoLoNnA
VeRtEbRaLe InTeRa.”
“AVANTI
CAPO! Sta per spezzargli la schiena!”
“Sta
solo bluffando per non fargli mescolare sale e lievito!”
“DimMi
DoVe Si NaScOndE l’EnIgMiStA!”
“CAPO!”
“Un
po’ di disciplina in cucina ci vuole!”
CRAC.
“AAAAAAAAAAAAAAAARH!
MI HA SPEZZATO NOVE DITA!”
“dImMi
cHi Ti MaNdA. La cOrTe DeI gUfI? HusH?”
“NON
SO DI CHE PARLI, IO IMPASTO LA PIZZA!”
“sO
cOsA sI pRoVa. AveVo NovE aNnI qUaNdO lA LiEviTaZiOnE dElLa mIa ViTa
sCrEbBe.
A vOlTe UnDiCi, è VaRiAbIlE.”
“Batsy,
servi al 27!”
“cOn
Te NoN hO fInItO.”
“Capo,
sono certo che-”
“CHE
CI POSSO FARE?! DICE DI CHIAMARSI SAM BATSY!”
“vOrReI
cHe AsSuMeStE aNcHe Il MiO puPiLlo, RoBiN.”
“OH
E
DAI!
STAVOLTA NON HA NEMMENO MODIFICATO I
NOMI!”
***
Nonostante
tutto, anche quella sera il Gotham Gourmet stava riscuotendo un
grande successo: i tavoli erano gremiti e le portate sparivano
ingollate dai clienti che, come formiche operose, sbafavano felici
una portata dopo l’altra.
Persino
Oswald Cobblepot, alias il Pinguino, si lanciava fra le fauci puntute
un’aragosta offerta dalla casa dopo l’altra, e
anche
Killer Croc per la prima volta pareva davvero felice mentre nuotava
nell’acquario mangiando tutti i pesci come dessert dopo aver
divorato sette camerieri.
Addirittura
un tizio, un tale Johnny
Cicciobomba,
a metà serata si era già abbuffato tanto che il medico,
disperato, era stato costretto a intervenire.
(“Cicciobomba,
BASTA mangiare.
Cicciobomba,
ascolta,
so che soffri perché i tuoi antenati erano fatti di antiacido
quando vi hanno deciso il cognome di famiglia, ma-”
“SE
VOGLIONO CHE IO MI CHIAMI IN QUESTO MODO vorrà dire che sarò
degno del mio nome, D'ACCORDO? Portatemi
altre tartine imburrate!”
“Cicciobomba
NO! No sentite, non portategliele!”
“Le
avete condite con la salsa al lardo?”
“Certamente,
signor
Cicciobomba!”
“Sì
ma pure voi siete coglioni eh, non lo vedete che gli stanno uscendo
gli occhi dalle orbite?!”
“Le
hai provate inzuppate nella salsa all'avocado?”
“Cicciobomba
BAST-”
*BLAM*)
E
quando, in fondo, se non quella sera?
Era
la grande serata inaugurale nella quale chiunque poteva mangiare
gratis!
Almeno
così la pensava Wilde, fino a che non vide Digsby sfondare la
porta sul retro con un calcio stringendo il calcio di un fucile
carico fra le mani.
“VA
BENE, chi di voi figli di puttana ha sparso la voce che stasera si
mangia gratis e che è una serata inaugurale? Perché se
sono rovinato vi trascino all’inferno con me!”
“Calma,
capo! CALMA!”
“TI
FACCIO VEDERE IO COME MI CALMO!”, caricò il fucile
Digsby addentandosi intanto con gusto un testicolo.
Wilde
si accostò di soppiatto alla boiserie che affiancava la porta
a veranda della cucina, e Digsby si acquattò sul lato opposto,
gettando a propria volta qualche occhiata discreta verso la folla
gozzovigliante.
“Crediamo
sia stata colpa del cliente al tavolo 52.” Fra
tutti i tavoli ne spiccava uno con un solo ospite: era una figura
tutt’altro che anonima, il cui volto piegato dal peso di un
brutto cerone da clown era ingioiellato da un sorriso simile a una
ferita storta e rubizza.
Imprigionato
in una zoot suit dalle spalle troppo larghe per il suo fisico
mingherlino, continuava a ridere come un idiota e, di tanto in tanto,
tormentava i capelli scarmigliati e verdi giada che sfuggivano alla
larga falda del cappello lilla.
“Chi
è?”
“Dice
di chiamarsi Jack Joksy. Ma siamo quasi certi che si tratti del Joker
sotto mentite spoglie.”
“Wilde,
non ricominciamo coi sospetti cretini!” “Capo,
Smith gli ha portato una zuppa e lui l’ha ucciso con del gas
spruzzato da una spilletta.” “Questo
non prova nulla! Lascia che di riconoscere metaumani e supercriminali
me ne occupi io, d’accordo?”
In
quel momento passeggiò nel retrobottega la figura di un
giovanotto dai capelli a caschetto, con una valigetta ventiquattr’ore
pronta e le guanciotte impomatate, che con molte belle speranze fece
tanto di cappello presentandosi al buon Digsby. “Salve,
sono qui per quel posto di aiuto-cuoco!” “Bel
tentativo, Batman! Ma qui non vogliamo vigilanti! Perché non
provi a prendere esempio da-”
“sAm
BaTsY.”
“Sì
ecco. Mi sa che scalerai in fretta qui, Batsy.
Altro che quegli stupidi sospetti di Wilde nei tuoi confronti.”
“gRaZiE.
DomANi PosSo FaRmI sOstITuiRe DaL mIo FeDeLe MaGgiOrDoMo AlFrEd?”
“AVANTI
CAPO, TI PREGO!”
“Ciccio,
dammi UN SOLO motivo per cui sei così convinto che sia
Batman!” “Capo,
è LETTERALMENTE BATMAN CON UN CAPPELLO DA CUOCO! Non fa
nemmeno niente per nasconderlo!”
“Dovrebbe
avere un’ossessione per tutti i criminali e non mi pare ce
l’abbia.” “aVeTe
ViSto dEi CrImInaLi Da QuEsTe PaRtI?”
“HM?
HM?”
“Amico,
questo non prova che sia Batman, al massimo prova che sia un votante
repubblicano!”
“CAPO,
DEVI ASCOLTARMI! Joksy sta venendo qui e siamo tutti quasi sicuri che
sia il Joker! CAPO!”
“AH,
di nuovo? Dammi una SOLA prova che sia il Joker!”
“Capo,
sul foglio della prenotazione si è firmato per sbaglio Joker e
per sicurezza ha scritto questo in fondo!”
‘PS:
Non ho sbagliato a scrivere, sono davvero il Joker!’
“Ascolta
amico, se vai avanti così coi tuoi sospetti idioti non farai
strada nel mio rist-”
D’un
tratto il ruggito lamentoso di un’arma da fuoco gracchiò
per ben tre volte, per tre volte accendendo altrettanti soli nella
morbida semioscurità del retrobottega: Digsby, trattenendo un
lamento soffocato a metà gola e stringendosi il petto con la
destra, cadde riverso in terra con altrettante bandierine Joke’s
on you! piantate
nel torace, mentre dalla pistola bollente del Joker ancora si
levavano gli sbuffi di fumo sopravvissuti ai tre colpi appena esplosi
contro il povero proprietario del locale.
“OH
MIO DIO CAPO!”
“HEHEHEHEHEHEHHEHEHE!”
“malEdEtTo
JoKeR!”, inveì disperato il Cuoco Pipistrello “QuaLcUnO
tE lA fARà PaGaRe!” “Sì.
aD eSeMpIo iO.”
Rivelatasi
appena al di fuori del retrobottega, la figura imponente dell’Uomo
Pipistrello si stagliò nella notte di burrasca come un
pilastro di marmo ebano, tinta dal fragore dei lampi d’alabastro
e avvolta nel fruscio del mantello d’inchiostro dai mille lembi
cullato dal vento della tempesta, e si annunciò orgogliosa
all’entrata del Gotham Gourmet.
L’applauso
scrosciante del pubblico festante illuminò la sala di risa e
gioia, cosa che il Cavaliere Oscuro non gradì affatto, urlando
loro di smetterla subito e mettendosi immediatamente all’inseguimento
del Principe Pagliaccio del Crimine mescolatosi alla folla del
locale.
“ASPETTA
COSA-?! BATMAN?! MA ALLORA QUESTO QUI CHI-?!”
“cReDeVo
Di AvErLo DeTtO! SonO sAm bAtSy!”
“Ma
allora perché sei vestito così?! E perché hai
parlato di Robin e Alfred?! E perché parli in questo modo e
ogni tanto ti chiami Batman per sbaglio?!”
Doveva
averla fatta grossa,
considerò Gregory dopo la fuga in lacrime di Sam Batsy, il
nuovo cuoco dislessico che egli aveva appena deliberatamente
insultato.
***
Certo,
non era ancora riuscito a spiegarsi cosa diavolo fosse successo
quella sera, ma perdinci, ora che le Risorse Umane lo avevano
chiamato a colloquio aveva tutte le intenzioni di chiarire a dovere
la faccenda.
“Buongiorno,
signore. Sono Gregory Wilde. Posso spiegare tutto. Non volevo
offendere nessuno, ma quel tizio si vestiva da PIPISTRELLO e comunque
nessuno mi ha ancora spiegato la cosa di Robin, Alfred e del
chiamarsi per sbaglio Batman.”